The Necks, cult band australiana, in concerto a Salerno per un’unica data in Italia.
“These men are gods” – Michael Gira, Swans
“One of the greatest bands in the world” – «New York Times»
“Their music is a thrilling, emotional journey into the unknown. Like seeing a world in a grain of sand, The Necks permit us to hear a whole new world of music in a sliver of sound” – «The Guardian»
“Tonal, accessible, and yet profoundly challenging… The Necks are singular… Yielding things no one else does” – «The Wire»
A indicare le nuove frontiere del jazz, dall’Australia, arrivano The Necks, jazz trio sperimentale che suonerà, il 13 aprile, al Teatro Nuovo di Salerno. La tappa salernitana è a cura di OHMe, rassegna di musica internazionale, ed è l’unica data in Italia.
Il jazz si può suonare in vari stili: c’è chi sceglie la tradizione degli standard del bebop, chi gli evergreen della swing era e chi invece preferisce la rielaborazione in chiave pop. Ma c’è anche chi, come The Necks, preferisce creare ex novo un mondo sonoro. Il gruppo australiano da 30 anni porta avanti, con coerenza, un progetto musicale peculiare e unico. E se c’è un aggettivo che ricorre nelle recensioni dei dischi del trio australiano è proprio “unico”, ad indicare un linguaggio nuovo, diverso da tutto ciò che è stato già detto e fatto.
Fonti autorevoli dicono di loro: “Musica per rapimenti e ipnosi, mini-massimalismo travolgente e riflessivo, astrazione spazio-temporale monocroma eppure sfaccettata: questo – e infinitamente altro – è ciò che i The Necks mettono sul piatto sin dagli esordi, con una carica emotiva e una perizia strumentale da far invidia ai grandissimi dell’empireo del jazz/avant/quant’altro. Empireo nel quale, per chi scrive, i re si collocano di diritto”. Chris Abrahams (tastiere), Tony Buck (batteria), Lloyd Swanton (basso) sono nati durante i primi anni ‘60. Proprio quando John Coltrane suonava “Olè”; appartengono ad una nuova generazione di musicisti jazz e la loro peculiarità è conseguenza di vari fattori ma soprattutto del sound, acustico ma corposo e a tratti sintetico, evocativo di ipnosi minimaliste su cui si appoggiano le armonie e le improvvisazioni.
Il loro è un jazz minimale, è post-tutto, come di loro dice Geoff Dyer; dall’Australia arrivano a Salerno, grazie a OHMe, rassegna a cura di Enzo Schiavo e Franco Cappuccio, questi esploratori psichici della musica jazz che mettono insieme contemporaneità, suoni inesplorati e atmosfere trasognanti.
Opening del concerto è affidata agli X(i)NEON, progetto di musica sperimentale nato dalla collaborazione tra Francesco Galatro (basso e contrabbasso, con un forte background jazz) e Anacleto “AV-K” Vitolo (Laptop/live electronics).
OHMe è un’operazione di “resistenza” ed innovazione culturale e musicale, un impeto sonoro che porta, a Salerno, il meglio che la musica di oggi propone, selezionata secondo un unico criterio: la qualità. Una scelta pienamente riassunta nel concetto di ohm ovvero – con un significato traslato – di unità di misura della resistenza elettrica. Facebook: OHMe; Twitter: OHMe.
Ingresso: €18,00; per info e prenotazioni: 3494290327 – 3485692960; info@scenecontemporanee.it
L’UFFICIO STAMPA_ Alessandra De Vita – sandralessdevita
da: alessandra de vita [alessandradv@live.it]
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