Terra di lavoro: vino, sapori e dintorni.
Meno vino ma di buona qualità. Sono le coordinate dell’annata 2004 in Terra di Lavoro tracciate, sulla base dell’andamento del clima dall’inizio dell’anno, da Luigi Moio, docente universitario di enologia e papà di alcune delle produzioni made in Caserta. Che, prima di tutto, conferma che quest’anno l’appuntamento con la vendemmia sarà posticipata di dodici o quindidici giorni.
«Avremo – spiega Moio – una lieve flessione nella produzione dovuta sostanzialmente agli attacchi di peronospora subiti dalle uve in consenguenza dei periodi di piogge costanti registrati nei mesi di aprile e maggio». Leggi di mercato alla mano, ci sarebbe da temere un aumento dei prezzi. «Ma molto probabilmente – spiega lo scienziato campano del vino – i produttori si guarderanno bene dall’attuare ritocchi, visto che questa operazione era già stata compiuta qualche anno fa: ulteriori aumenti rischierebbero di collocare i prodotti fuori mercato». Legittimo sperare, dunque, in cartellini compilati nel segno del buon senso, soprattutto in considerazione della concorrenza, sempre più agguerrita, di prodotti che arrivano dal nuovo e dal nuovissimo mondo.
Ma quali saranno le altre conseguenze del clima che ritroveremo nel bicchiere? «Per quanto riguarda il territorio casertano abbiamo avuto un buon mese di luglio e un buon mese di agosto. Le uve di questa vendemmia, pur presentando una gradazione zuccherina un po’ più bassa, saranno di ottima qualità, e possiamo prevedere che avremo rossi e bianchi di buona concentrazione. Lo stesso ritardo nella raccolta, che consentirà ai produttori di prepararsi meglio per l’appuntamento con la lavorazione, non potrà che incidere positivamente sul fattore qualità». Nessun rischio, quindi, di ritrovarsi con le difficoltà dell’annata 2002, che fu di «non eccellente qualità», e quelle incontrate nel 2001, così come nel ’99 e nel ’98, a causa dell’afa estiva. Ma i produttori possono ritenersi più che soddisfatti anche per l’andamento del mercato, che continua a premiare il made in Campania. «Per quanto riguarda la regione nel suo complesso – spiega ancora Moio – Greco e Fiano sono ormai tra i vini bianchi più richiesti a livello nazionale. E va bene anche per quel che riguarda il territorio di Caserta, dove, accanto al Falerno, punta di diamante della produzione locale, stanno registrando una buona affermazione anche altri vini, come ad esempio i «riscoperti» Pallagrello e Casavecchia. Con l’annata 2004, dunque, si conferma lo standard qualitativo dei vini di Terra di Lavoro, che come gli altri vini regionali potranno trarre un ulteriore beneficio dall’istituzione dell’Igt Campania. Resta tutta ancora da affrontare la sfida delle quantità, ancora troppo basse e non certo soltanto a causa della sfavorevole congiuntura di primavera. È di pochi giorni fa l’appello dell’assessore provinciale all’Agricoltura Gaetano De Angelis che ha denunciato come l’intera produzione locale non raggiunga, per quantità, i volumi di una sola grande azienda toscana come Antinori, invitando a incrementare la superficie vitata. Un appello che oggi condivide anche Moio. (Laura Cesarano, Il Mattino)
Categorie: Enologia e Viticoltura
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