SVIMEZ. LUCCI (CISL): DATI DA ECONOMIA DI GUERRA. ROMPERE SISTEMA DI RELAZIONI VISCHIOSE CHE DA TROPPO TEMPO BLOCCA IL SUD

Napoli, 30 luglio 2015.
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“I dati diffusi dalla Svimez sono da economia di guerra”, dichiara Lina Lucci, Segretario Generale Cisl Campania e Coordinatore Cisl del monitoraggio della spesa dei Fondi Ue per il Mezzogiorno in merito a quanto emerge nelle anticipazioni del rapporto Svimez 2015.

Tra i dati più eclatanti vi è quello relativo agli occupati al Sud che nel 2014 sono tornati ai livelli del 1977: 5,8 milioni, sotto la soglia patologica dei 6 milioni. Tra il 2008 ed il 2014 il Sud ha fatto registrare una caduta dell’occupazione del 9%, a fronte del -1,4% del Centro-Nord, oltre sei volte in piu’. Delle 811mila persone che in Italia hanno perso il posto nel periodo in esame, ben 576mila sono residenti nel Mezzogiorno. E il rischio è una condizione di sottosviluppo permanente.

“Non ci saranno dati di controtendenza – aggiunge Lucci – fino a quando permarrà la diffusa incapacità di programmare gli investimenti, che deve essere integrata tra politiche nazionali e regionali e la scarsa qualità della spesa. Non ci possono essere dati positivi se i soggetti attuatori non hanno strutture tecniche adeguate e competenti, e reiterano il criminale utilizzo delle risorse pubbliche, troppo spesso a vantaggio di interessi di pochi.

La Campania e il Mezzogiorno scontano la beffa di una classe dirigente inadeguata, che è stata dedita ad accordicchi sotterranei (in barba alla sana divisione dei ruoli tra maggioranze e opposizioni), quando non al malaffare, e che fa da alibi ai Governi nazionali che negli anni hanno spostato sempre più ai margini la questione meridionale”.

“Fino a quando per le Infrastrutture, per esempio, agli annunci e alle programmazioni di investimenti poi non seguiranno effettivi impegni di spesa nei documenti economici e finanziari, fino a quando la sanità servirà a fare clientele più che a prevenire e curare, in Campania e al Sud andrà sempre peggio – aggiunge Lucci -. Ed è sbagliato imputare le cause in via diretta alla criminalità, che arriva dopo e “cavalca” un sistema malato”.

“Occorre rompere quella rete di relazioni vischiose che al Sud in particolare blocca qualsiasi ipotesi di sviluppo reale e diffuso e puntare su una analisi più approfondita dei fenomeni, per effettuare poi scelte legate al merito. Per tornare alla sanità: si vedano quanti interventi chirurgici, per esempio, vengono effettuati per ogni singola struttura e si scoprirà che, mentre ci sono medici e infermieri che lavorano alacremente e in condizioni spesso difficili, ce ne sono altri che fanno poco o nulla. E come nella sanità, ovunque. Non con il bisturi occorre intervenire al Sud, ma con una scavatrice, per estirpare dalle radici le “erbacce”, dissodare il terreno e coltivarlo ex novo” conclude Lucci.***
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Napoli, 30 Luglio
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Svimez, Marciano (PD): Innovazione e Fondi Europei le leve per il Sud
– “Il Sud Italia ha probabilmente toccato il punto più basso della storia unitaria, come certificato dai dati Svimez, che disegnano un quadro nero e inquietante sotto tutti gli aspetti, economici e sociali. In Campania, in particolare, a una crisi sistemica e di contesto si sono aggiunti i limiti di una esperienza di governo che, ad esempio, non ha intrapreso le necessarie azioni di contrasto alla povertà, che oggi interessa due famiglie su tre. Le due leve per risalire possono essere una spesa più efficiente dei fondi strutturali e la creazione delle condizioni per fare industria”.
Così Antonio Marciano, consigliere regionale PD e Questore dell’ufficio di Presidenza della Campania, commenta i dati Svimez.
“Sul tema dei fondi europei, la nuova programmazione deve essere l’occasione per puntare al sostegno strutturale e infrastrutturale alle aree industriali e ai piani di insediamento produttivo; avviare un programma per la rigenerazione urbana delle città campane, in particolare dei centri storici e delle arie cosiddette periferiche; investire risorse Fse verso le Università campane, conferendo loro la funzione di organismi intermedi”, aggiunge il consigliere.
“Per quanto riguarda l’industria, invece, dobbiamo proteggere e assicurare la produzione degli stabilimenti che abbiamo sul territorio, a partire dai siti di Finmeccanica e Fincantieri, promovendo l’adeguato sostegno ai poli di eccellenza e innovazione. Dall’altro lato, poi, bisogna tornare ad attrarre investimenti, grazie innanzitutto alla semplificazione burocratica, alla costruzione di reti infrastrutturali materiali e immateriali e all’incentivo alle start up innovative”, prosegue.
“Nel complesso, oggi serve il coinvolgimento della politica e delle Istituzioni a tutti i livelli, un’azione coordinata di sistema tra Regione, Governo nazionale e Europa, per rimettere il Mezzogiorno al centro dell’agenda degli interventi. Paghiamo lo scotto di anni di egemonia di pensiero leghista, a cui anche una certa sinistra per un periodo ha dato credito. È tempo di tornare a investire al Sud e per il Sud: anche per questo, come Rifare l’Italia Campania, organizzeremo a inizio autunno un appuntamento di approfondimento e di confronto nel quale elaborare e condividere le nostre idee e proposte per la regione e per il Mezzogiorno”, conclude Marciano.—
Gennaro Mancini333.5923105
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