EVENTI BANCO DI NAPOLI – SRM
notizie a cura di Marina Ripoli

5 giugno 2016
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PRESENTATO IL SECONDO RAPPORTO ANNUALE DI SRM “ITALIAN MARITIME ECONOMY”
ECONOMIA MARITTIMA STRATEGICA PER LA CRESCITA DEL MEZZOGIORNO
• +123% la crescita del traffico merci nel Mediterraneo negli ultimi 13 anni
• Il 19% del traffico navale mondiale passa dal Mare Nostrum; nel 2005 era il 15%
• Le direttrici verso e da Golfo-Medio ed Estremo Oriente sono cresciute nel periodo 2001-2014 rispettivamente del 160% e del 92%
• +339% i passaggi dal Canale di Suez verso il Golfo arabo (2001-2014)
• Italia primo Paese UE28 per trasporto di merci in Short Sea Shipping nel Mediterraneo (204,4 mln di tonnellate). Italia terza in Europa per traffici gestiti (460 mln di tonnellate)
• Il settore marittimo vale oltre 43 miliardi di Euro di Valore Aggiunto (VA) e 800mila posti di lavoro
• Valore interscambio oltre 220 miliardi di euro di import-export pari al 30% delle merci in valore. Verso i Paesi del Mediterraneo (Area Mena) questa percentuale sale al 75%
• Il 33,7% del VA dell’economia del mare è prodotto nel Mezzogiorno (14,7 miliardi di euro) dove si trova il 38,6% degli occupati del settore
• I porti del Mezzogiorno movimentano il 45,7% del traffico container e il 47% del traffico merci
• Via mare il 60% dell’interscambio del Mezzogiorno (55 miliardi di euro)
Napoli, 5 giugno 2015 – SRM (Studi Ricerche Mezzogiorno, Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) ha presentato oggi a Napoli il Secondo Rapporto Annuale “Italian Maritime Economy. Rischi e opportunità al centro del Mediterraneo” in un convegno dal titolo “Nuove rotte per la crescita del Mezzogiorno” presso la sede del Banco di Napoli.
Frutto dell’attività di monitoraggio dell’Osservatorio Permanente sull’Economia dei Trasporti Marittimi e della Logistica di SRM (www.srm-maritimeconomy.com) operativo dal 2014, il Rapporto si focalizza sui grandi fenomeni che stanno modificando gli assetti logistico-portuali europei e dell’Italia. Il nostro Paese dispone di un importante patrimonio infrastrutturale ed imprenditoriale in merito che va migliorato per essere più competitivo. Il nostro sistema portuale mantiene una posizione di rilievo nell’ambito del Mediterraneo, in termini di volumi di merci movimentate, ma, salvo eccezioni, sta attraversando una fase di stallo.
Il Rapporto, in particolare, individua tre driver strategici. Il primo è una decisa strategia rivolta all’integrazione infrastrutturale e intermodale. Il secondo è l’attrazione di investimenti dall’estero ed in questo ambito le Free Zones possono essere un fattore determinante. Il terzo è il dover pensare la logistica come asset principale per lo sviluppo del Mezzogiorno e quindi al centro della nostra agenda competitiva e dei suoi piani di investimento.
Il convegno, svoltosi nella Sala delle Assemblee del Banco di Napoli, è stato aperto da Franco Gallia, direttore regionale di Intesa Sanpaolo per Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. I dati e le analisi elaborati dal Centro Studi sono stati illustrati da Massimo Deandreis, direttore generale di SRM, e da Alessandro Panaro, responsabile dell’ufficio Maritime and Mediterranean Economy di SRM, che ha approfondito i temi delle grandi alleanze e della competitività delle infrastrutture.
La tavola rotonda, moderata dal direttore de Il Mattino, Alessandro Barbano, su “Nuove rotte per la crescita del Mezzogiorno e del Mediterraneo” ha visto come discussant Michele Acciaro, professore di Maritime Logistics della Kühne Logistics University (KLU) di Amburgo, Oliviero Baccelli, Direttore CERTeT Bocconi, Sghir El Filali dell’ANP, Agenzia Nazionale dei Porti del Marocco di Casablanca, Luigi Nicolais, presidente CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Paolo Scudieri, presidente SRM e presidente di Adler Group, Orazio Stella, Amministratore Delegato Maersk Italia.
Le conclusioni della giornata sono state tenute da Maurizio Barracco, presidente del Banco di Napoli.
Maurizio Barracco, presidente Banco di Napoli – “Il report di SRM ci conferma la crescita del ruolo strategico ed economico del Mediterraneo e ci fa capire come il raddoppio del Canale di Suez potrà avere un impatto estremamente positivo sul commercio marittimo e, se siamo bravi, anche sull’economia italiana e del Mezzogiorno. Una crescita che vogliamo sostenere sfruttando la presenza di Intesa Sanpaolo in tutto il bacino del Mediterraneo con filiali in Turchia, uffici in Tunisia e Marocco e una banca molto forte in Egitto, la Banca d’Alessandria. Ed infine a Dubai da cui si sovraintende tutta l’area del Golfo. Sottolineo che il Gruppo è forte proprio in quei Paesi e mercati che stanno emergendo come nuove direttrici del traffico marittimo e su cui l’Italia può giocare un importante ruolo. Il Banco di Napoli ed Intesa Sanpaolo vogliono e possono essere un punto di contatto tra l’Italia, il Mezzogiorno e la sponda sud del Mediterraneo, dando supporto economico e finanziario alle imprese e agli operatori del settore”.
Franco Gallia, direttore regionale Intesa Sanpaolo – “L’economia marittima per la nostra banca è qui di fondamentale importanza. Nel “mare”, infatti, la finanza ha un ruolo di rilievo, sia se parliamo di finanza privata cioè il sostegno ai nostri armatori e alle imprese della logistica sia che parliamo di finanza pubblica, vale a dire la finanza per le infrastrutture, e quindi l’attivazione di strumenti finanziari rivolti anche al settore pubblico come il project-finance quando l’operazione si svolge in partenariato pubblico-privato. Intesa Sanpaolo è sempre vicina ai settori produttivi che caratterizzano l’Italia e il Mezzogiorno e lo siamo con uno sguardo sempre più attento al Mediterraneo, alla cultura e alle radici delle imprese che qui producono”.
Paolo Scudieri, presidente SRM: “Le imprese che producono hanno bisogno di una filiera del mare – portualità, logistica e operatori di shipping – che sia efficiente, competitiva nei tempi e nei costi, e in grado di inserirci nelle grandi direttrici dei traffici marittimi. L’annunciata riforma dei porti va in questa direzione ma occorre fare in fretta. Abbiamo perso molto tempo in passato. Tempo che i nostri competitors, nel Nord Europa e nel Sud Mediterraneo, hanno usato per rafforzarsi con investimenti infrastrutturali importanti. L’Italia ha una posizione geografica straordinaria. Noi siamo convinti che rilanciare la filiera del mare e investire per una portualità efficiente possa essere la modalità nuova per trainare lo sviluppo del Mezzogiorno”.
Massimo Deandreis, direttore generale SRM: “La ricerca è ricca di dati e mette bene in evidenza il peso di tutta la filiera del mare, non solo come comparto produttivo, ma anche come generatore di valore e di occupazione. In Italia 1/3 di tutto l’import ed export parte o arriva via mare. Gran parte di questo comparto è collocato nel Mezzogiorno che potrebbe svolgere il ruolo di piattaforma logistica a beneficio di tutto il sistema produttivo nazionale. Anche perché sta emergendo in modo marcato una direttrice marittima che dall’Europa, via Mediterraneo, passa per il Canale di Suez, Golfo e Asia. In questa direttrice l’Italia e i porti del Mezzogiorno, potrebbero trovare ancor meglio la loro funzione di Hub strategico”.
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Napoli, 03 giugno 2015
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INVITO STAMPA CONVEGNO BANCO DI NAPOLI -SRM NUOVE ROTTE PER LA CRESCITA DEL MEZZOGIORNO
Presentazione del Secondo Rapporto Annuale sull’economia marittima italiana
Napoli, 5 giugno 2015
Sala delle Assemblee del Banco di Napoli, Via Toledo 177
ACCREDITO STAMPA ORE 9.30
Venerdì 5 giugno 2015 SRM presenta a Napoli – presso la Sala delle Assemblee del Banco di Napoli a partire dalle ore 9,30 – il Secondo Rapporto Annuale su Italian Maritime Economy. Rischi e opportunità al centro del Mediterraneo”: lavoro di ricerca frutto di un intero anno di studi compiuti da SRM nell’ambito dell’Osservatorio Permanente sull’Economia del Mare (www.srm-maritimeconomy.com).
Il convegno sarà aperto da Franco Gallia, Direttore Regionale di Intesa Sanpaolo per Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia.
Seguirà la presentazione del Rapporto a cura di Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM e di Alessandro Panaro, Responsabile “Maritime and Mediterranean Economy” di SRM.
I temi emersi dalla ricerca saranno discussi nell’ambito della tavola rotonda “Nuove rotte per la crescita del Mezzogiorno e del Mediterraneo” moderata da Alessandro Barbano de “Il Mattino”. Tra gli speakers esponenti nazionali ed esteri del mondo imprenditoriale, accademico e della portualità, rappresentativi del terriorio italiano e delle aree del Nord Europa e della Sponda Sud del Mediterraneo.
Concluderà i lavori Maurizio Barracco, Presidente del Banco di Napoli.
Napoli, 29 maggio 2015
Al convegno sarà fornita copia del rapporto e sintesi dei risultati
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Napoli, 21 maggio 2015
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INVITO STAMPA LA FILIERA ABBIGLIAMENTO-MODA NEL MEZZOGIORNO UNO SVILUPPO TRA TRADIZIONE, INNOVAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE
La ricerca di SRM “Un Sud che innova e produce” presentata oggi al Banco di Napoli
• 6,6 miliardi di euro di fatturato e 2,3 in valore aggiunto il valore della filiera nel Mezzogiorno.
• 20mila imprese del settore e 100mila occupati nel Mezzogiorno.
• 2,2 mld l’export delle imprese meridionali, il 50% circa verso Paesi extra UE; forte capacità di penetrazione nei nuovi mercati.
• Il peso del settore meridionale sul totale della moda Italiano è l’8,4% sul fatturato e l’11% nel valore aggiunto.
• Italia leader mondiale della filiera Abbigliamento-Moda: il fatturato italiano, 78,5 mld di euro, supera il totale, 68,4 miliardi di euro, dei quattro principali stati europei: Germania, Francia, Spagna e Regno Unito.
– È stata presentata oggi, nel corso di un convegno nella sede del Banco di Napoli, la ricerca realizzata da SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) dal titolo “Un Sud che innova e produce. La filiera abbigliamento-moda”, volume della collana di studi sui settori manifatturieri di punta del Mezzogiorno.
Il convegno, introdotto dal presidente del Banco di Napoli, Maurizio Barracco, e dal presidente di SRM, Paolo Scudieri, si è concentrato sul valore della filiera Moda per lo sviluppo economico del territorio analizzando il ruolo dell’Italia nel contesto internazionale ed europeo, la rilevanza delle relazioni produttive tra le imprese, il posizionamento del Mezzogiorno nella filiera nazionale ed infine l’importanza dei principali driver di competitività per affrontare le sfide future quali la logistica, l’innovazione e l’internazionalizzazione.
La ricerca si inserisce negli studi di SRM su quelle filiere produttive che meglio esprimono l’idea di un Sud in grado di innovare e produrre. Nel caso specifico, la moda è un importante catalizzatore dello sviluppo economico ed uno dei settori principali del nostro made in Italy la cui presenza trascina, in una spirale virtuosa, ricadute di immagine positive per l’intera industria manifatturiera del nostro Paese.
I dati evidenziano un Mezzogiorno che vanta una posizione di rilievo in ambito nazionale con fatturato delle imprese pari a 6,6 miliardi di euro, un valore aggiunto di 2,3 miliardi di Euro, 2,2 miliardi di export e circa 20mila imprese attive.
I risultati della ricerca sono stati presentati da Massimo Deandreis, direttore generale di SRM, da Olimpia Ferrara, responsabile Reparto Imprese e Terzo Settore di SRM e da Alessandra Benedini di Prometeia.
Il direttore regionale di Intesa Sanpaolo, Franco Gallia ha tenuto la relazione introduttiva dell’evento incentrandosi su “Il ruolo della banca a sostegno della filiera”. E’ poi seguita la tavola rotonda dal titolo “I fattori di crescita per la filiera: dimensione, internazionalizzazione ed innovazione” moderata dal direttore generale del Banco di Napoli, Bruno Bossina alla quale hanno partecipato: Carlo Palmieri, presidente della sezione “Sistema Moda dell’Unione Industriali di Napoli, Gianfranco Di Natale, direttore generale SMI-Sistema Moda Italia, Pascale Iannetta, direttore finanziario Kiton, Mario Resca, presidente Confimprese, Antonio Bernardo, presidente Piazza Italia, Monica Gemelli, amministratore delegato della start-up innovativa Bluesquare. Il convegno si è concluso con l’intervento del prof. Giovanni Costa, vicepresidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo.
Giovanni Costa, vicepresidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo – “Il Gruppo Intesa Sanpaolo erogherà quest’anno a famiglie e imprese 37 miliardi di nuovo credito a medio-lungo termine che si aggiungono ai 27 erogati nel 2014. Questo è solo un aspetto della nostro contributo all’economia reale. L’impegno del Gruppo e del Banco di Napoli in questa giornata sul sistema Tessile-abbigliamento- calzatura dimostra la nostra attenzione ai nuovi fenomeni di aggregazioni di rete che noi vogliamo valorizzare con il rating di filiera che contribuirà ad aumentare la capacità d’investimento e lo spirito imprenditoriale in un settore fondamentale per l’economia del Paese e del Mezzogiorno”.
Maurizio Barracco, presidente Banco di Napoli – “Il settore Moda è uno dei principali asset della Campania. La sua storia imprenditoriale ci ricorda che il nostro territorio è ricco di realtà positive che vanno sostenute per favorire la ripresa reale e duratura dell’economia territoriale. Su questa direzione è il convegno che affronta la fondamentale tematica dell’innovazione, dell’internazionalizzazione e della crescita della filiera in tutte le sue principali componenti produttive e distributive. Qualità della produzione e capacità di competere sul mercato globale sono condizioni fondamentali per lo sviluppo del settore”.
Paolo Scudieri, presidente SRM: – “Questa ricerca rappresenta la continuazione di una serie di approfondimenti sui settori manifatturieri. Dopo Aerospazio, Automotive e Agroalimentare, SRM si sofferma ora sulla cosiddetta quarta “A”: la filiera dell’Abbigliamento-Moda. Il nostro intento è di mettere luce sulle filiere eccellenti del Mezzogiorno, nelle quali c’è capacità di fare impresa, spirito imprenditoriale, internazionalizzazione. Un Sud diverso da quello che si descrive comunemente, che sa innovare e produrre”.
Franco Gallia, direttore regionale Intesa Sanpaolo – “L’incontro di oggi ci fornisce la chiara percezione che il sistema d’impresa e le dinamiche imprenditoriali si stanno trasformando e orientando verso un nuovo modello competitivo basato su innovazione, dimensione e internazionalizzazione. Ciò rende possibile definire migliori relazioni e più efficaci sistemi di finanziamento e di servizio alle imprese in un rapporto di condivisione di obiettivi tra banche e imprese del territorio che ci consente di supportare la nascita e lo sviluppo di nuove aziende e accompagnare e sostenere quelle già esistenti in un mercato sempre più competitivo e complesso”.
Bruno Bossina, direttore generale Banco di Napoli – “E’ nostra volontà assecondare le esigenze dei sistemi produttivi locali, cogliendo quelle specificità territoriali che spesso differiscono e caratterizzano le diverse aree produttive. L’azione del Banco di Napoli si concentra in particolare su almeno tre direttrici fondamentali: Crescita e innovazione, perché per esportare occorre avere dimensioni d’impresa adeguate; sviluppo del business internazionale, perché l’industria italiana sarà sempre più dipendente dall’estero; rafforzamento delle vocazioni settoriali con investimenti e scelte industriali che sostengano i settori e le aree di maggiore forza competitiva presenti nel Paese”.
Massimo Deandreis, direttore generale SRM: – “Dalla ricerca emerge chiaramente non solo il rilievo che ha questo settore nell’economia del Mezzogiorno ma anche l’interdipendenza esistente e il contributo dato ai successi di tutta la filiera Abbigliamento-Moda italiana. Le difficoltà non mancano soprattutto perché la globalizzazione pone nuove e più difficili sfide. Ma le imprese di questa filiera – anche nel Mezzogiorno – hanno ormai compreso che occorre sapere coniugare qualità e tradizione con innovazione, tecnologie e sperimentazione di nuove forme distributive”.
PRINCIPALI NUMERI DELLA RICERCA:
Italia
La filiera manifatturiera italiana costituisce una quota rilevante dell’intero settore Tessile Abbigliamento Calzaturiero (acronimo TAC) europeo essendo il principale produttore e generatore di fatturato (36,4%), di valore aggiunto (35,3%) e di occupazione (24,2%).
In termini di fatturato l’Italia vale più dei quattro principali stati europei della filiera messi insieme: 78,5 miliardi contro i 68,4 miliardi di Germania, Francia, Spagna e Regno Unito.
Accanto all’industria italiana TAC c’è il comparto “distributivo” della filiera che con un fatturato di quasi 62 mld di euro, posiziona il Paese al terzo posto in Europa, dopo il Regno Unito (70,5 mld. di euro) e la Germania (70,1 mld. di euro) paesi con una storica e ben radicata tradizione “di servizi distributivi”.
In Italia il Fatturato della filiera ammonta a 78,5 miliardi di Euro ed il valore aggiunto prodotto ammonta a 21,2 miliardi. Il contributo del fatturato del sistema moda al settore manifatturiero italiano è del 9%, analogo dato (9,7%) è per il valore aggiunto.
L’export italiano verso il mondo, del sistema moda, ammonta a 46,9 miliardi di euro; le aree di destinazione verso i paesi Extra UE 28 pesano per il 48,7%; il contributo dell’export “moda” all’export totale del manifatturiero Italia è del 12,3%.
In Italia il settore vanta oltre 85 mila imprese attive, gli occupati nel settore ammontano a 546 mila unità. Il peso delle imprese del sistema moda sul totale delle imprese manifatturiere in Italia è del 16,8%. Il peso degli occupati del sistema moda sul totale occupati manifatturieri è del 13,3%.
I distretti industriali rappresentano il 35,4% in termini di unità locali e il 45,6% in termini di addetti dell’intero sistema Moda italiano, percentuale che si attesta al 7,8% e al 7,4% rispettivamente se si considera l’intero manifatturiero.
Mezzogiorno
Nel Mezzogiorno le imprese attive della filiera Abbigliamento sono quasi un quarto di tutte le imprese della filiera nazionale.
L’export del settore Abbigliamento-Moda nel Mezzogiorno è pari al 5,9% dell’export Manifatturiero del Sud, valore non particolarmente elevato soprattutto perché le imprese del settore del Mezzogiorno sono prevalentemente “terziste” ossia lavorano come subfornitori di imprese del Centro Nord. Una componente quindi dell’export del Centro Nord incorpora produzioni del Mezzogiorno.
Senza il contributo del Mezzogiorno il posizionamento dell’Italia passerebbe nella classifica mondiale dal secondo al quarto posto per valore complessivo dell’export del settore Abbigliamento e Moda.
Le imprese che hanno costituito una rete d’imprese nel Mezzogiorno (del settore Abbigliamento Moda) sono 67 pari al 17% del dato nazionale. I Distretti invece sono 9 su 42. Quello di San Giuseppe Vesuviano si configura come il più grande del Mezzogiorno.
Nel Mezzogiorno una componente rilevante è quella della Campania che si conferma come la Regione dove questo settore è più fortemente radicato e dove alcuni indicatori sono anche più elevati della media nazionale.
In Campania il Valore Aggiunto del settore sul totale manifatturiero è del 10,1% dato superiore a quello nazionale (9,7%) e quello medio del Mezzogiorno (8,3%). Anche su altri indicatori, come Fatturato (10,5%), Export (12,4%) e occupati (16,2%) i valori della Campania in rapporto al settore manifatturiero nel suo insieme sono superiori a quelli medi nazionali e del Mezzogiorno.
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Napoli, 19 maggio 2015
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PRESENTAZIONE DELLA RICERCA
“UN SUD CHE INNOVA E PRODUCE – LA FILIERA ABBIGLIAMENTO MODA”
Il Banco di Napoli ed SRM sono lieti di invitarLa alla presentazione dello studio “Un Sud che innova e produce – La filiera abbigliamento-moda”.
La ricerca sarà presentata giovedì 21 maggio dalle 9.30 alle 13.00 presso la Sala delle Assemblee del Banco di Napoli in Via Toledo 177.
Il lavoro mette in luce il valore della Moda per lo sviluppo economico del territorio analizzando il ruolo dell’Italia, e del Mezzogiorno, nel contesto competitivo internazionale ed europeo di fronte alle sfide della logistica, dell’innovazione e dell’internazionalizzazione.
Di tali sfide si discuterà nell’ambito della tavola rotonda “I fattori di crescita per la filiera: dimensione, internazionalizzazione ed innovazione” con imprenditori del settore, esponenti del mondo bancario e delle associazioni di categoria.
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27 dicembre 2014
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PRESENTAZIONE DELLA RASSEGNA ECONOMICA
COMUNICATO STAMPA CONFINDUSTRIA-SRM:
CHECK-UP MEZZOGIORNO, SETTIMO ANNO DI CRISI
29 dicembre 2014. Motori al minimo, ma Sud ricco di risorse e potenzialità:
per la ripresa recuperare la fiducia e rilanciare gli investimenti
Oltre 40 mila imprese in meno; investimenti in calo di oltre 29 miliardi di euro;
quasi 700 mila posti di lavoro perduti; 125 mila lavoratori in Cassa Integrazione;
quasi una persona su due ha rinunciato a cercare un lavoro regolare;
PIL in calo di oltre 51 miliardi di euro.
Questo il bilancio di sette anni di crisi secondo il Check-up Mezzogiorno, elaborato da Confindustria e SRM per fare il punto sullo stato di salute dell’economia meridionale.
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Roma, 27 dicembre 2014 – Si chiude con pochissime luci e molte ombre il settimo anno di crisi per l’economia del Mezzogiorno che, anche per il 2014, fa registrare il segno meno nella gran parte degli indicatori.
L’Indice Sintetico del Check Up, elaborato da Confindustria e SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (centro studi del Gruppo Intesa Sanpaolo) è infatti ben al di sotto del dato di partenza del 2007, ed in calo ulteriore rispetto al minimo già registrato nel 2013. A deprimere l’indice sono gli investimenti pubblici e privati, stimati in calo di quasi 29 miliardi tra il 2007 ed il 2014; il PIL, stimato in calo di oltre 51 miliardi di euro; e l’occupazione, con il numero degli occupati ben al di sotto della soglia psicologica dei 6 milioni, ed un tasso di disoccupazione che ha sfondato il tetto del 20%.
Nei primi 9 mesi del 2014, 88 mila imprese meridionali hanno chiuso i battenti, ad un ritmo di 326 cessazioni al giorno, non compensate dalle nuove iscrizioni: il saldo del 2014 vede, infatti, 10 mila imprese in meno. Le sofferenze bancarie sono ormai ben oltre quota 36 miliardi di euro. Le imprese che restano vedono erodere il loro fatturato (-1,8%), la loro redditività (RoI ridotto di oltre 3 punti dal 2007) e i loro margini, anche per effetto dell’aumento della pressione fiscale: le imprese in perdita nel Mezzogiorno sono circa 1/3 del totale, e il 5,5% di loro è in perdita dopo il pagamento delle imposte. Segno di margini sempre più esigui, ma anche di una pressione fiscale, soprattutto locale, sempre più opprimente: come certifica la Banca d’Italia, nel 2011-12 le entrate fiscali sono aumentate dell’1,7% all’anno nel Mezzogiorno, dove ormai il rapporto tra gettito fiscale e PIL è ormai prossimo a quello del Centro-Nord.
Segnali contrastanti vengono dalle esportazioni. Nel medio lungo periodo, infatti, l’export si conferma la principale variabile positiva dell‘economia meridionale (+2,7% rispetto al dato pre-crisi del 2007) ma, nel complesso, anche questa variabile sta conoscendo negli ultimi mesi un preoccupante rallentamento, essendo fortemente influenzata dall’instabilità del pezzo del petrolio (che costituisce parte importante dell’export meridionale). Nel 2014 migliora infatti l’export dell’automotive e dell’aeronautico (+5,1% rispetto ad un anno fa), della meccanica (+4,3%) e del metallurgico (+13,9%), trainato dalla ripresa delle esportazioni dell’ILVA di Taranto: in calo invece, oltre ai prodotti della raffinazione, la chimica, la farmaceutica e la gomma e plastica. L’agroalimentare è il settore che più ha visto crescere le proprie esportazioni dall’avvio della crisi (+40,5%, con un incremento in valore di oltre 1,2 miliardi di euro).
Quelli legati all’export non sono i soli segnali positivi: continua a crescere il numero delle società di capitali (+4,4% nell’ultimo anno, nonostante il calo delle imprese attive), come il numero delle start up (+45,6% nella sola seconda parte del 2014); crescono le imprese in rete (oltre 2.200) e cala per la prima volta il numero medio delle società con almeno un protesto nell’anno. Soprattutto, come mostra la Banca d’Italia, la domanda e l’offerta di credito tendono a stabilizzarsi (anche grazie all’intervento della BCE), dopo un lungo periodo in cui alla crescita della domanda ha fatto riscontro un irrigidimento delle condizioni di offerta e, di conseguenza, una riduzione degli impieghi (-1,8%).
Tali segnali, tuttavia, non sono ancora sufficienti ad invertire la tendenza, anche perché concentrati in alcune aree e con numeri ancora troppo esigui e, soprattutto, non supportati da una azione pubblica convintamente anticiclica, se si eccettua l’effettivo saldo di buona parte dei debiti della PA verso le imprese. Tra il 2009 e il 2013, infatti, la spesa in conto capitale nel Mezzogiorno si è ridotta di oltre 5 miliardi di euro, tornando ai valori del 1996, contribuendo alla riduzione del numero e del valore degli appalti pubblici. Di valore sempre più ridotto sono, inoltre, le gare di Partenariato Pubblico-Privato bandite al Sud, e pressoché dimezzati, rispetto all’anno precedente i mutui concessi agli Enti locali per il finanziamento degli investimenti. Si realizzano, dunque, sempre meno investimenti pubblici, sia che lo Stato li finanzi direttamente sia che li promuova indirettamente
E’ un Mezzogiorno con il motore al minimo, dunque, in cui economia, società e amministrazione pubblica sembrano non avere la forza per uscire dalla crisi e il clima di fiducia faticosamente risalito nei mesi scorsi, è tornato purtroppo a calare, soprattutto nella sua componente economica. Si spiega anche così il basso livello di investimenti privati nonostante la liquidità non manchi ai principali gruppi bancari, dopo l’accesso al funding agevolato della BCE.
Quella del Mezzogiorno, oltre che una crisi economica e sociale, sembra essere sempre più una crisi di sfiducia, in cui le imprese non investono, i giovani se ne vanno, perfino le poche risorse pubbliche per investimenti non si riescono ad utilizzare: ad un anno dalla chiusura del ciclo di programmazione 2007-13, restano infatti ancora da erogare ben 14 miliardi di euro. Cosicché, torna ad allargarsi il divario nel PIL procapite, pari a poco più del 56% di quello del Centro-Nord: in valori assoluti, pari a circa 13mila euro in meno.
E’ un Mezzogiorno sfiduciato, ma ancora ricco di risorse e di imprese che hanno rinviato i loro investimenti in attesa di prospettive più chiare, e che hanno bisogno di un tessuto sociale e soprattutto istituzionale che reagisca con vigore.
Il recupero della fiducia appare pertanto la principale ricetta di politica economica capace di agganciare il Sud alla possibile ripresa del 2015: lo sblocco di questo stand-by può venire da uno stimolo esterno.
L’esclusione delle spese di investimento, in particolare di quelle finanziate da fondi strutturali europei dal calcolo europeo del deficit, appare sempre più la chiave di volta per rimettere in moto investimenti da troppo tempo bloccati e per ridare ai bilanci pubblici spazi di manovra senza i quali nessuna fase espansiva appare ipotizzabile. Il semestre di presidenza italiano ha avuto il merito di porre il tema all’ordine del giorno, e il recente Consiglio europeo ha lasciato aperto uno spiraglio, collegandone l’eventuale implementazione all’attuazione del Piano Juncker. Queste timide aperture devono essere consolidate già nei primi mesi del 2015, per poterne trasferire i benefici effetti sul Patto di Stabilità delle Regioni, ampliando gli spazi, ancora stretti, aperti dalla Legge di Stabilità.
La vera sfida è costituita da una selezione attenta e mirata degli investimenti pubblici e privati, in alcune aree prioritarie dal valore strategico: dalla ricerca e sviluppo alla competitività delle imprese; dalle risorse naturali e culturali all’istruzione; dall’efficienza energetica alle infrastrutture materiali e sociali (e ai servizi che tali infrastrutture utilizzano).
E’ la stessa sfida del Piano Juncker, sulla quale far convergere gli investimenti pubblici e privati, e su cui concentrare tutte le risorse della politica di coesione, vecchie e nuove. Una sfida da giocare prima di tutto al Sud.
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Napoli, 15 dicembre 2014
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SULLE AZIENDE SEQUESTRATE ALLA
CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
Sala delle Assemblee del Banco di Napoli, Via Toledo 177
ACCREDITO STAMPA ORE 10.00
SRM PRESENTA IL NUOVO NUMERO DELLA
“RASSEGNA ECONOMICA” SU
“LE AZIENDE SEQUESTRATE ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA”
• In Italia le imprese confiscate sono 1.707 e i beni immobili 11.237
• Oltre la metà è concentrata in Sicilia (36,5%) e Campania (20,3%), ma anche nel Nord vi è una presenza significativa
• Commercio, costruzioni, turismo ed attività low tech e no-export oriented i settori maggiormente interessati
• In prevalenza sono aziende con capitale tra i 10 e i 20 mila euro
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Presentato oggi, nella sede del Banco di Napoli, il nuovo numero monografico della rivista internazionale Rassegna Economica dal titolo: “Le aziende sequestrate alla criminalità organizzata. Valore, limiti e problematiche di gestione”. Hanno introdotto i lavori il Presidente Banco di Napoli Maurizio Barracco, il Presidente di SRM Paolo Scudieri, e il Direttore Generale del Banco di Napoli Franco Gallia.
Salvio Capasso, Responsabile Economia delle Imprese SRM e coordinatore editoriale della rivista, e Luigi Donato, Vice Capo Dipartimento Banca d’Italia, hanno presentato il volume approfondendo la dimensione del fenomeno delle aziende sottratte alla criminalità organizzata attraverso la quantificazione del valore diretto ed indiretto sul territorio, il funzionamento dell’impianto normativo, nonché le problematiche relative agli aspetti gestionali.
I temi sollevati sono stati discussi nella tavola rotonda moderata dal Direttore Generale di SRM e responsabile della rivista, Massimo Deandreis, a cui hanno preso parte: Giovanni Conzo, Sostituto Procuratore della Repubblica presso la DDA di Napoli; Liana Esposito, Sostituto Procuratore della Repubblica-DDA di Napoli; Francesco Menditto, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano; Valentina Sanfelice di Bagnoli, Manager e Imprenditrice; Maurizio Vallone, Direttore del Servizio controllo territorio del Dipartimento della P.S. di Roma. E’ inoltre intervenuto il Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti, ed ha infine chiuso i lavori e tirato le somme del dibattito il Vice Ministro degli Interni, Filippo Bubbico.
Maurizio Barracco, Presidente Banco di Napoli: “Le dimensioni del fenomeno sono ragguardevoli oltre 1700 aziende, 11.000 immobili e notevoli somme di denaro. L’efficienza da parte dello stato nella gestione di questo patrimonio, soprattutto in una fase critica dell’economia diventa fondamentale sia come simbolo della capacità dello stato di ripristinare la legalità ma anche di conservare se non addirittura di accrescere posti di lavoro oggi così importanti. Il Banco di Napoli del Gruppo Intesa Sanpaolo da sempre vicino al territorio è pronto a collaborare nel settore di propria competenza e cioè il settore finanziario per agevolare il raggiungimento di tale efficienza”.
Paolo Scudieri, Presidente Studi e Ricerche Mezzogiorno: “Come imprenditore, oltre che come Presidente di SRM, sono fortemente convinto che la presenza di corruzione e illegalità producano gravi distorsioni nel sano processo competitivo di mercato e favoriscano l’inaridimento imprenditoriale, limitando di fatto il nascere di nuove imprese e quindi di nuove prospettive per il futuro stesso dei nostri giovani. Inoltre questi fenomeni producono un enorme danno di immagine per il nostro Paese a discapito della maggioranza di imprenditori che lavorano onestamente”.
Franco Gallia, Direttore Generale Banco di Napoli: “I dati mettono bene in evidenza che il tema della gestione e valorizzazione delle attività imprenditoriali sequestrate alla criminalità organizzata è assolutamente centrale per l’economia italiana, ed ancor di più per il Mezzogiorno. Sciogliere il perverso sistema di intrecci tra società civile e società illegale e interrogarsi sul fatturato e sui costi, diretti e indiretti, della criminalità, significa anche capire quanto l’economia illegale ferisce il tessuto sano. Basta pensare che il costo del credito è mediamente più elevato nelle aree a elevata attività criminale proprio perché il tasso sconta il rischio che l’impresa cliente sia vulnerabile all’ambiente nella quale opera. Occorre rendersi conto che corruzione e illegalità sono un costo non più sopportabile”.
Massimo Deandreis, Direttore Generale Studi e Ricerche Mezzogiorno: “Con questo numero di Rassegna Economica SRM prosegue un cammino iniziato l’anno scorso e dedicato ad approfondire i vari aspetti dell’economia illegale e sommersa. Affrontiamo il tema con l’aiuto di autorevoli esperti che toccano i vari aspetti del problema; crediamo in questo modo di dare un contributo utile poiché dalla conoscenza e misurazione di questi fenomeni può venire una più incisiva azione di contrasto e un migliore riutilizzo dei beni sequestrati”.
Alcune evidenze sul fenomeno delle aziende sequestrate alla criminalità organizzata
Questo numero della Rassegna Economica mette in risalto il problema delle aziende sequestrate che spesso falliscono a discapito del mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi e le azioni messe in campo per il loro rilancio competitivo. In molti casi si tratta di aziende non intrinsecamente competitive che, riportate sul mercato legale, faticano a sopravvivere. Spesso queste imprese non nascono con finalità imprenditoriali, ma per utilità criminali (riciclare denaro, controllare il territorio). Se restano sul mercato è solo grazie a mezzi illegali, dalla corruzione alle frodi negli appalti e contabili, dalle intimidazioni ai danni della concorrenza all’impiego di lavoratori in nero e materiali di scarsa qualità.
Una volta emerse dall’illegalità, l’amministrazione giudiziaria di queste aziende opera nella piena legalità con grande difficoltà: I costi di gestione lievitano, crescono le problematiche competitive di un mercato non più “protetto” e spesso la conclusione è la messa in liquidazione, che coinvolge i lavoratori e le loro famiglie. Al 2013, secondo l’Agenzia per i Beni Sequestrati e Confiscati alla Mafia le imprese confiscate in via definitiva sono finora 1.707, mentre i beni immobili sono 11.237.
Le aziende confiscate alla criminalità organizzata sono presenti in 17 regioni: il fenomeno è significativo in particolare in 6 regioni: Sicilia, Campania, Lombardia, Calabria, Lazio e Puglia. Oltre la metà delle aziende confiscate è concentrata tra Sicilia (36,47%) e Campania (20,31%). Anche alcune province del Nord (Milano, Lecco, Brescia, Como e Bologna) mostrano un’alta presenza.
I dati relativi al 2013 dall’Osservatorio Transcrime indicano che circa il 90% sono in liquidazione o in procedura fallimentare e più di 72.000 lavoratori hanno perso il posto di lavoro. Si tratta in genere di realtà spesso piccole che nel 50% dei casi hanno un capitale medio tra 10 e 20 mila euro, per lo più di Società a Responsabilità Limitata, (Srl), e in media con una vita di soli dieci anni tra la costituzione e la confisca di prima istanza, ancora meno quelle oggetto di sequestro e operanti in territori a basso sviluppo.
I settori di attività economica privilegiati sono quelli a bassa tecnologia, no export oriented, di piccola dimensione, ad alta intensità di manodopera e ad alto coinvolgimento di risorse pubbliche. Spiccano, in particolare, il settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio (29,4%) e delle costruzioni (28,8%). Seguono più distanziati gli alberghi e i ristoranti (10,5%) e le attività immobiliari (8,9%).
Il convegno si è concluso con la cerimonia di assegnazione del Premio Rassegna Economica 2014. La consegna dei riconoscimenti ha visto la partecipazione dei vincitori del bando dei due filoni di ricerca proposti quest’anno: 1) “L’economia del Mezzogiorno nel contesto competitivo nazionale ed internazionale”, vincitore Paolo Di Caro con il saggio “Shocking Aspects of Mezzogiorno: Resilience, Vulnerability and Regional Growth”; 2) “Le caratteristiche competitive e le dinamiche evolutive della Maritime Economy in Italia e nel Mezzogiorno”, vincitori Monica Grosso, Lucia Leporatti e Alessio Tei con il saggio “I Porti del Mezzogiorno: tra competitività presente e futura”.
Il Premio – alla sua quarta edizione – è stato istituito in occasione degli 80 anni della storica rivista per dare spazio a studi brillanti di giovani ricercatori e puntare altresì alla valorizzazione del ruolo della Rassegna Economica come strumento per fornire stimoli innovativi in campo imprenditoriale e istituzionale sulle più importanti e attuali questioni concernenti lo sviluppo dell’economia e la competitività delle imprese e delle infrastrutture nel contesto nazionale ed internazionale.
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Napoli, 12 dicembre 2014
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Lunedì 15 Dicembre 2014
sarà presentato – alle ore 10,00 nella sede del Banco di Napoli in via Toledo 177 – il nuovo numero della rivista internazionale Rassegna Economica dal titolo: Le aziende sequestrate alla criminalità organizzata. Valori, limiti e problematiche di gestione, realizzato da SRM.
Il convegno sarà l’occasione per discutere dei temi affrontati nella rivista, ed in particolare di tre aspetti: il valore delle aziende sottratte alla criminalità organizzata perché, per comprendere le ragioni di un’azione di recupero, è fondamentale quantificarne il valore diretto ed indiretto sul territorio; il funzionamento dell’impianto normativo per comprenderne i limiti e le potenzialità e cercare quindi di migliorarne l’azione riformatrice; infine, gli aspetti gestionali e le problematiche connesse, al fine di individuare i possibili percorsi operativi per una più efficiente gestione delle attività aziendali.
Introdurranno i lavori il Presidente Banco di Napoli Maurizio BARRACCO, il Presidente di SRM Paolo SCUDIERI, e il Direttore Generale del Banco di Napoli Franco GALLIA.
Presenteranno il volume, approfondendo la dimensione del fenomeno delle aziende sottratte alla criminalità organizzata, Salvio CAPASSO, Responsabile Economia delle Imprese SRM e Coordinatore della rivista, e Luigi DONATO, Vice Capo Dipartimento Banca d’Italia.
I temi sollevati saranno discussi nell’ambito di una tavola rotonda moderata dal Direttore Generale di SRM e responsabile della rivista, Massimo DEANDREIS, a cui prenderanno parte: Giovanni CONZO, Sostituto Procuratore della Repubblica – DDA di Napoli; Liana ESPOSITO, Sostituto Procuratore della Repubblica – DDA di Napoli; Francesco MENDITTO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano; Valentina SANFELICE di BAGNOLI, Manager e Imprenditrice; Maurizio VALLONE, Direttore del Servizio controllo territorio del Dip. della P.S. di Roma.
Interverrà il Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti.
Le conclusioni saranno affidate al Vice Ministro degli Interni, Filippo Bubbico.
Il convegno si concluderà con la cerimonia di assegnazione del Premio Rassegna Economica 2014 ai giovani ricercatori under 35 vincitori del bando per i due filoni di ricerca proposti quest’anno: “L’economia del Mezzogiorno nel contesto competitivo nazionale ed internazionale” e “Le caratteristiche competitive e le dinamiche evolutive della Maritime Economy in Italia e nel Mezzogiorno”.
Al convegno sarà fornita copia della rivista e sintesi dei risultati
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16 novembre 2014
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NAPOLI. PRESENTATO IL 4° RAPPORTO ANNUALE DI SRM SU “LE RELAZIONI ECONOMICHE TRA
L’ITALIA E IL MEDITERRANEO”
Napoli, 14 novembre 2014. Convegno aperto dal messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: Lavorare con il massimo impegno per ristabilire le condizioni favorevoli allo sviluppo economico
della regione mediterranea
• 44 miliardi di euro l’export verso i Paesi Sud del Mediterraneo e l’area del Golfo, valore molto superiore alle esportazioni verso USA (27 mld) e Cina (9,9 mld)
• L’Italia è tra i principali partner della sponda Sud del Mediterraneo, con 54,8 mld di euro in scambi commerciali
• L’incidenza dell’Area sul totale del commercio estero dell’Italia è del 7,3%, 14,6% per il Mezzogiorno
• Cresce la presenza di imprese italiane nell’Area. In Egitto, Marocco e Tunisia, in base ai report di SRM, vi operano in modo stabile circa 1.800 imprese italiane
• In crescita il ruolo dei Fondi Sovrani MENA (FoS MENA) che gestiscono 2.700 miliardi di dollari e che si stima possano investire in Italia tra 1,5 e 2,5 miliardi di dollari
• Nel Mediterraneo transita il 19% del traffico mondiale marittimo di merci, una quota in crescita dal 15% di fine anni ’90. Raddoppiati tra il 2000 e il 2013 i passaggi di navi dal Canale di Suez
Napoli, 14 novembre 2014 – È stato presentato oggi, presso la sede del Banco di Napoli, il Quarto Rapporto Annuale su Le Relazioni Economiche tra l’Italia e il Mediterraneo realizzato dall’Osservatorio Permanente di SRM sull’economia del Mediterraneo. Il convegno è stato aperto dal Presidente del Banco di Napoli, Maurizio Barracco, dal Direttore Generale del Banco di Napoli, Franco Gallia, e dal Presidente di SRM, Paolo Scudieri.
Il Presidente del Banco di Napoli, Maurizio Barracco, ha dato lettura del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano dove viene sottolineato l’antico intreccio di storia e cultura tra i paesi che si affacciano nel Mediterraneo e che “come emerso dall’ultimo rapporto del Centro Studi e Ricerche sul Mezzogiorno, le relazioni economico-commerciali tra l’Italia e i paesi della sonda Sud del Mediterraneo non abbiano perso, nonostante la profonda crisi politica che affligge quell’area, la loro tradizionale vivacità”.
Il Direttore Generale di SRM, Massimo Deandreis, nel presentare il rapporto ha delineato il quadro dell’interscambio commerciale tra l’Italia e l’area MED, ha descritto le caratteristiche dei flussi finanziari dell’area MENA e analizzato i flussi di traffico marittimo e le prospettive del settore delle energie rinnovabili nei paesi del Mediterraneo.
Dal report si evince come l’export italiano verso i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo è ormai su quota 29 miliardi, l’11,1% del totale dell’export dell’Italia, ai quali sommare i 15 miliardi di export verso l’area del Golfo per un totale di 43,8 miliardi di €, valore di gran lunga superiore alle esportazioni verso gli Stati Uniti (27 miliardi di €) e verso la Cina (9,9 miliardi.
L’Italia, con 54,8 miliardi di euro di scambi commerciali con l’Area (a fine 2013), è il principale partner commerciale della sponda Sud del Mediterraneo, dopo Stati Uniti (62 miliardi) e la Germania (oltre 57 miliardi). Da notare che il 2013 ha fatto registrare una contrazione (-11,2% sul 2012) dovuta essenzialmente al forte calo delle importazioni di petrolio dalla Libia (-37,8% nel 2013). L’incidenza dell’Area Sud Mediterraneo sul totale del commercio estero dell’Italia è stata pari al 7,3% nel 2013, una quota sensibilmente maggiore rispetto ai principali competitor; specializzazione maggiormente marcata per il Mezzogiorno dove si raggiunge un’incidenza pari al 14,6%.
Le positive prospettive di sviluppo a medio termine fanno crescere l’interesse delle imprese italiane per l’Area. SRM ha analizzato e stimato il numero, le dimensioni e i settori di attività delle imprese italiane nei paesi dell’Area Med soffermandosi su Egitto, Marocco e Tunisia. Complessivamente, le imprese italiane che operano in modo stabile in questi 3 paesi sono circa 1.800.
Importante e in crescita è il ruolo dei Fondi Sovrani MENA (FoS MENA) come veicolo di investimento e potenziale driver per rafforzare le relazioni economiche tra l’Italia e i paesi Med. Gestiscono 2.700 miliardi di dollari e si stima che nei prossimi anni possano investire in Italia una cifra compresa tra 1,5 e 2,5 miliardi di dollari.
All’interno del bacino del Mediterraneo transita il 19% del traffico mondiale marittimo di merci, una quota in crescita dal 15% di fine anni ’90. Tra il 2000 e il 2013 i passaggi di navi dal Canale di Suez sono più che raddoppiati, con una crescita media di circa l’8% all’anno.
I temi e gli spunti emersi dal Rapporto di SRM sono poi stati discussi nella tavola rotonda “Banche, Imprese, Infrastrutture: l’economia come leva di cooperazione politica con il Sud Mediterraneo” moderata da Alessandro Barbano, direttore de “Il Mattino” alla quale hanno partecipato: Vincenzo Amendola, Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati; Kaouther Trabelsi, Delegato Generale del CEPEX (Centre de Promotion des Exportations – Tunisia); Maurizio Massari, Ambasciatore della Repubblica Italiana in Egitto; Ferdinando Nelli Feroci, Commissario Europeo uscente e Presidente IAI; Jean Marie Paintendre, IPEMED (Institut Perspective Economique Méditerranéen); Yasmina Sbihi, Country Director per l’Italia dell’Agenzia marocchina per lo sviluppo degli investimenti; Roberto Vercelli, Amministratore Delegato AlexBank Egitto.
Maurizio Barracco, Presidente Banco di Napoli: “Con questo convegno e con il Rapporto presentato da SRM vogliamo sottolineare quanto le relazioni economiche con il Sud Mediterraneo siano molto più fitte e importanti di quanto comunemente percepito e questo vale sia per l’Italia in generale, ma soprattutto per il Mezzogiorno. La centralità economica del mare nostrum è anche evidenziata dal fatto che un quinto di tutte le merci che viaggiano via mare nel mondo passano per il Mediterraneo e che il Canale di Suez ha visto raddoppiare negli ultimi anni il numero di navi in transito. Eppure l’Italia non sa sfruttare a pieno le opportunità di crescita economica che derivano dal posizionamento geo-economico del Mezzogiorno nel cuore del Mediterraneo. Da qui dobbiamo ripartire se vogliamo rilanciare, su basi concrete, la crescita nelle nostre regioni.”
Franco Gallia, Direttore Generale Banco di Napoli. “Il Banco di Napoli storicamente favorisce la vocazione mediterranea dell’economia del Mezzogiorno e lo fa perché convinto che i paesi del Mediterraneo siano la più importante leva di sviluppo del tessuto economico e sociale e la più immediata occasione d’internazionalizzazione delle imprese. Vediamo, infatti, che quelle che esportano sono più performanti, hanno saputo reggere meglio la crisi e hanno un migliore merito di credito. Imprese per le quali il Banco di Napoli è pronto a fornire tutto il credito necessario per il loro sviluppo. Momenti di riflessione e analisi come quelli di oggi ci consentono anche di parlare delle tante opportunità di business offerte da questi Paesi per i quali la nostra banca può offrire, grazie alla nostra vasta rete di uffici e banche estere, la necessaria assistenza ed un’ampia gamma di servizi.”
Paolo Scudieri, Presidente SRM: “Sono pochi i centri di ricerca che in modo costante e con strutture permanenti, si concentrano sull’analisi delle relazioni economiche da e verso l’Italia con un focus specifico sul Mezzogiorno. SRM lo può fare con costanza e impegno grazie al sostegno del Gruppo Intesa Sanpaolo e del Banco di Napoli perché siamo consapevoli che questo è un tema strategico per il futuro della nostra economia. Il connubio Mezzogiorno-Mediterraneo può essere una leva vincente, a cui va aggiunta la dimensione dell’economia marittimo portuale, settore fondamentale per l’Italia e per il Sud in particolare. Occorre usare la rilevanza che hanno gli scambi economici come leva, come dice il titolo della tavola rotonda del nostro convegno, per rilanciare anche la cooperazione politica e, attraverso di essa, avviare un processo di più forte integrazione con il Sud Mediterraneo.”
Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM: “Quello che stupisce analizzando questi dati è la loro evidenza. Ne basta uno: dal 2001 al 2013 l’export dell’Italia verso il Sud Mediterraneo (Turchia compresa) è cresciuto del 107%. Includendo anche il Golfo, con un valore di 44 miliardi di euro, l’Italia esporta nell’area più di quanto esporta negli Stati Uniti e il quadruplo di quanto vendiamo in Cina o in Russia. Ma non c’è solo l’export. Guardando ad Egitto, Tunisia e Marocco, SRM ha censito quasi 1800 aziende a capitale italiano, numero in costante crescita anno dopo anno. E’ confortante vedere che le imprese, e tra queste molte del Mezzogiorno, abbiamo compreso l’importanza crescente di questi mercati. Manca invece una visione strategica e di sistema. Eppure i dati parlano chiaro: il Mezzogiorno sarebbe una perfetta piattaforma logistica del Mediterraneo a beneficio di tutto il sistema produttivo italiano. Ma occorre comprenderlo e investire, altrimenti altri, anche più lontani, ci prenderanno il posto che la geografia ci ha dato”.
SINTESI DETTAGLIATA DEL RAPPORTO
CARTELLA STAMPA
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13 novembre 2014
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INVITO STAMPA Presentazione
QUARTO RAPPORTO ANNUALE SULLE
RELAZIONI ECONOMICHE TRA L’ITALIA E IL MEDITERRANEO
Napoli, 14 novembre 2014
Sala delle Assemblee del Banco di Napoli, Via Toledo 177
ACCREDITO STAMPA ORE 9.00
Domani venerdì 14 novembre 2014 SRM presenta a Napoli – presso la Sala delle Assemblee del Banco di Napoli a partire dalle ore 9,00 – il Quarto Rapporto Annuale su Le Relazioni Economiche tra l’Italia e il Mediterraneo: lavoro di ricerca frutto di un intero anno di studi compiuti da SRM nell’ambito dell’Osservatorio Permanente sull’economia del Mediterraneo (www.srm-med.com).
Il convegno sarà introdotto dal Presidente del Banco di Napoli, Maurizio BARRACCO, dal Direttore Generale del Banco di Napoli, Franco GALLIA, e dal Presidente di SRM, Paolo SCUDIERI.
A seguire Massimo DEANDREIS, Direttore Generale di SRM, illustrerà i risultati del Rapporto 2014 proponendo dati e analisi sulle relazioni commerciali, finanziarie e infrastrutturali tra l’Italia e il Mediterraneo, nonchè un focus sui Paesi: Egitto, Tunisia e Marocco.
I temi emersi dalla presentazione del Rapporto saranno discussi nella tavola rotonda “Banche, Imprese, Infrastrutture: l’economia come leva di cooperazione politica con il Sud Mediterraneo”, moderata da Alessandro Barbano, Direttore de “Il Mattino”. Interverrano esponenti del mondo istituzionale, diplomatico, imprenditoriale e bancario.
Napoli, 13 novembre 2014
Al convegno sarà fornita copia del rapporto e sintesi dei risultati
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SRM Ufficio Stampa
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Napoli il 22 ottobre 2014
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L’Economia reale nel MezzogiornoA presso la Sala delle Assemblee del Banco di Napoli si terrà la presentazione del volume L’Economia reale nel Mezzogiorno dalle ore 10.30 alle 13.00.
L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Edison e dalla società editrice Il Mulino, con la collaborazione di SRM e del Banco di Napoli.
L’evento sarà aperto da Maurizio Barracco, Presidente Banco di Napoli, e da Umberto Quadrino, Presidente Fondazione Edison.
Seguirà la presentazione del volume da parte dei curatori, Alberto Quadrio Curzio e Marco Fortis, e la tavola rotonda Il futuro dell’Industria nel Mezzogiorno, moderata da Alessandro Barbano, Direttore del Mattino.
Interverranno: Giuseppe Calcagni, Presidente Gruppo Besana; Umberto Masucci, Presidente International Propeller Clubs; Paolo Scudieri, Presidente SRM e Presidente Adler Group; Chicco Testa, Presidente Assoelettrica; Marco Zigon, Presidente di Getra.
economia-reale-mezzogiorno
Scarica il programma
Il libro sarà distribuito ai partecipanti fino ad esaurimento copie.
E’ richiesta la registrazione scrivendo a m.ripoli@sr-m.it
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SINTESI
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Se nelle regioni meridionali italiane si adottasse una logica industriale, l’Italia potrebbe diventare come la Francia e la Germania. Un’affermazione forte che i curatori argomentano per dimostrare la natura italo-europea del Mez­zo­giorno nel Mediterraneo. Le tesi principali del volume sono due. La prima richiede per lo sviluppo del Mezzogiorno la creazione di un’«economia reale» forte in cui capacità organizzativa e razionalità produttiva si applichino a tutti i settori, sottraendosi alla discrezionalità di interventi finanziari che nascono e finiscono in quell’assistenzialismo che mortifica le qualificate risorse umane del Mezzogiorno. La seconda tesi è che i punti di forza e di eccellenza già presenti nell’economia reale del Mezzogiorno dimostrano la sua innovatività, ma non sono sufficienti per un’area con 26 milioni di abitanti. La vera chiave di volta per far emergere il Sud sta nell’integrazione tra agricoltura, industria, turismo, logistica e infrastrutture anche con una prospettiva mediterranea. Sono, queste, le tematiche lungo le quali si snoda il volume, ma anche le ipotesi di sviluppo auspicabili per il futuro dell’Italia.
Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica dell’Uni­ver­sità Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è presidente della Classe di Scienze morali dell’Accademia nazionale dei lincei e del Comitato scientifico della Fondazione Edison.
Marco Fortis, docente di Economia industriale e Commercio estero all’Uni­versità Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è vicepresidente della Fondazione Edison.Follow us on:
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Napoli, Venerdì 7 marzo 2014
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CONVEGNO BANCO DI NAPOLI E SRM
sala delle Assemblee del Banco di Napoli
“Capitale di rischio e di credito all’epoca della crisi. La governance nelle società di capitali a dieci anni dalla riforma”.
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Banco di Napoli e SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) organizzano il convegno “Capitale di rischio e di credito all’epoca della crisi. La governance nelle società di capitali a dieci anni dalla riforma”.
Il convegno si svolgerà presso la sala delle Assemblee del Banco di Napoli, con inizio alle ore 10.00 e sarà introdotto da:
Maurizio Barracco, Presidente del Banco di Napoli,
Antonio Buonajuto, Primo Presidente della Corte di Appello di Napoli, Francesco Caia, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli,
Vincenzo Moretta, Presidente Ordine Dottori Commercialisti di Napoli.
Presiede e apre i lavori Michele Vietti, Vice Presidente del CSM.
Seguirà una tavola rotonda coordinata da Massimo Deandreis, direttore generale SRM, alla quale interverranno: Giuseppe Boccuzzi, Direttore Generale del Fondo Interbancario per la Tutela dei Depositi,
Stanislao De Matteis, Giudice del Tribunale di Napoli,
Gianvito Giannelli, Ordinario di Diritto Commerciale, Università degli Studi di Bari,
Nicola Rocco di Torrepadula, Ordinario di Diritto Commerciale, Università degli Studi.
Concluderà i lavori Franco Gallia, direttore generale del Banco di Napoli.
Nel corso del convegno sarà presentato e discusso il volume “La governance nelle società di capitali.
A dieci anni dalla riforma” diretto da Michele Vietti con il coordinamento scientifico di Piergaetano Marchetti e Daniele U. Santosuosso, EGEA Editore.
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Maurizio Barracco, presidente del Banco di Napoli: “Il Banco di Napoli è perfettamente consapevole di quanto la dimensione giuridica dell’attività imprenditoriale sia un fattore determinante per l’efficienza dell’impresa stessa e della sua capacità di competere.
Siamo consapevoli che la crisi economica ha stressato questo rapporto, con anche importanti rilievi di carattere giuridico che toccano direttamente il ruolo delle Banche.
Il convegno di oggi, a dieci anni dalla riforma, ci consente di compiere con autorevoli esperti una riflessione sugli effetti della riforma e sugli aspetti di necessario ulteriore ammodernamento del quadro del diritto societario italiano”.
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Franco Gallia, direttore generale del Banco di Napoli: “E’ importante sottolineare come gli aspetti economici e finanziari di questi anni siano legati a doppio filo con la riforma del diritto societario.
Senza la riforma probabilmente non ci sarebbe stata una strutturazione maggiore delle imprese e una maggiore presenza di società di capitali.
Senza il supporto di un sistema imprenditoriale la crisi sarebbe stata peggiore.
L’impresa è infatti chiamata a governare un tale ri-orientamento e, in particolare, a mobilitare risorse ed energie per compensare le spinte recessive con nuovi stimoli a intraprendere e investire, individuare nuove modalità di soddisfacimento dei bisogni, ricostruire un’economia socialmente e “ambientalmente” più sostenibile.
Soprattutto, l’idea di governance che sottende la riforma mirava e mira a guidare l’impresa verso la globalizzazione dei mercati”.
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6 marzo 2014 – Convegno in corso di accreditamento presso l’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di Napoli.
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Palazzo del Banco di Napoli
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Il palazzo del Banco di Napoli si trova in Via Toledo, ai numeri 177 e 178. La costruzione dell’edificio cominciò nel 1939, ampliando quella che nel XIX secolo era la sede del Palazzo dei Ministeri del Regno dei Borbone, costruita nel 1819 da Stefano Gasse, insieme agli architetti Antonio De Simone e Vincenzo Buonocore.
Il nuovo progetto venne affidato a Marcello Piacentini che, per prima cosa, separò la sede della banca da quella del Municipio collegandole con una galleria coperta da un’originale struttura in ferro e vetro. In seguito venne realizzata la facciata di via Toledo, con la scalinata e i cinque portali d’ingresso sormontati da archi. Il basamento, su cui si aprono due ordini di finestre quadrate e rettangolari, è realizzato in marmo grigio. La fascia superiore presenta al centro dei finestroni rettangolari con archi, mentre nella sezione laterale troviamo, in basso, una finestra rettangolare e, in alto, un bassorilievo. Infine, la parte alta della facciata, si conclude con alcune aperture prima del cornicione. L’interno, illuminato da un grande lucernario, è decorato con un gran quantità di marmi policromi.
Nel 1986, l’architetto Nicola Pagliara progettò l’aggiunta di alcuni arredi lungo via Toledo, comprendenti fioriere, vasche e sedili in ottone e marmi policromi.
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18 dicembre 2013
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IRES, IRPET, SRM, EUPOLIS, IPRES e LIGURIA RICERCHE: LA FINANZA TERRITORIALE IN ITALIA – RAPPORTO 2013
Le istituzioni europee richiedono una governance più marcatamente regionale – quindi più Regioni – per la programmazione dei fondi strutturali del nuovo ciclo 2014-2020.
Ma Regioni e governi locali vivono una fase di forte incertezza. Riforme che sembravano trovare affermazione nel 2012 vengono presto rimesse in discussione, confondendo il quadro di regole e principi e compromettendo il rapporto tra cittadino e amministrazioni. Inoltre, nel nostro Paese si assiste ad una forte spinta alla ri-centralizzazione dei processi decisionali in diversi settori delle politiche pubbliche, mentre gli enti decentrati si trovano ad aumentare il proprio prelievo fiscale.
Gli enti territoriali si trovano oggi a fare di più con meno e soprattutto senza sapere quanto!
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Firenze, 12 dicembre 2013 – Si presenta oggi a Firenze presso Sala Verde della CR Firenze (via De’Pucci 1) alle 9:30 la nuova edizione del Rapporto
2013 “La finanza territoriale in ITALIA”, curato dalla “rete” degli Istituti di ricerca regionali composta da IRES, IRPET, SRM, EUPOLIS, IPRES e LIGURIA RICERCHE.
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La 9° edizione del volume offre una panoramica aggiornata su questa difficile e contraddittoria fase che stanno vivendo le istituzioni decentrate del Paese. La prima parte contiene un’approfondita lettura della complessa fase di transizione tra diversi modelli di finanziamento e gestione della cosa pubblica; la seconda parte dà rilievo ad approfondimenti tematici che riguardano le politiche messe in opera dalle Regioni per utilizzare meglio le proprie risorse e quelle comunitarie.
Ne discutono esperti del settore, rappresentanti del mondo accademico e istituzionale.
Di seguito una sintesi che illustra i risultati significativi del volume e una rassegna di alcuni dei principali dati.
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La finanza locale italiana nel 2011 e 2012
Per l’insieme delle amministrazioni territoriali la crescita del prelievo locale non ha compensato le riduzioni continue delle risorse trasferite dal centro, e le spese si contraggono: oltre a quelle di investimento, che sono in contrazione da alcuni anni, calano anche le spese ordinarie correnti. La riduzione riguarda la spesa sanitaria, degli enti locali, delle Regioni. Si abbassa la consistenza del personale nei diversi comparti, così come la spesa per le retribuzioni; in lieve aumento risulta solo la spesa per consumi intermedi.
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AMMINISTRAZIONI LOCALI: ANDAMENTO DI ALCUNE GRANDEZZE. 2010-2012
var. 2010/2009
var. 2011/2010
var. 2012/2011
Imposte locali
4%
5%
8%
trasferimenti correnti da enti pubblici
-8%
-9%
-8%
spese correnti
2%
-2%
-1%
Uscite in c/capitale
-22%
-11%
-8%
Le amministrazioni comunali sono pesantemente coinvolte nel processo di risanamento dei conti pubblici, sia dal lato della spesa che da quello delle entrate. I trasferimenti (da Stato e da Regione), subiscono continuamente pesanti drenaggi (-10,5 miliardi riscossi dagli enti per trasferimenti negli ultimi 3 anni), mentre – proprio per sopperire ai suddetti tagli dei trasferimenti – gli enti vengono indotti ad utilizzare sempre di più i margini di manovra loro “concessi” su alcune importanti imposte. Aggiungasi che, anche quando la spesa sia di per sé sostenibile, il rispetto del Patto di Stabilità sovente la tiene bloccata. Insomma, i tagli ai trasferimenti e i vincoli alla spesa oggi di fatto impediscono agli enti locali scelte finanziarie e una programmazione di interventi appropriate.
Il processo di federalismo è, quindi, compromesso dalle difficoltà del quadro macroeconomico e le entrate degli enti vengono destinate a finanziare il risanamento, piuttosto che l’offerta di servizi sul territorio. I comuni si confrontano con i cittadini aumentando le imposte locali (+10% è la variazione 2011-2012 delle riscossioni tributarie dei comuni, che sono pari nel 2012 a 530 euro procapite) ma senza poter offrire più servizi (i pagamenti della spesa di parte corrente nel 2012 si sono ridotti per la prima volta del -1% raggiungendo gli 864 euro procapite) e riducendo ulteriormente rispetto al trend negativo degli ultimi anni gli investimenti (-8%). Un trend del genere nel settore degli investimenti locali si era verificato soltanto nel Regno Unito alla metà degli anni 80 in piena era thatcheriana) e le mancate manutenzioni che ne sono conseguite hanno avuto un impatto ben più duraturo.
I differenziali sono molto ampi tra nord e sud del paese. Le riscossioni da entrate tributarie al nord sono pari a 547 euro procapite, contro i 432 euro a sud e i 666 euro del Centro. Questo è effetto della diversa base imponibile, ma anche di politiche di prelievo nelle regioni meridionali più miti.
Il gettito da addizionale Irpef è stato pari a 61 euro medi procapite.
Il gettito IMU destinato ai comuni è stato pari a 213 euro medi procapite, di cui 64 euro procapite derivante dalle scelte locali (extragettito). Dopo un anno di pesanti sacrifici per i cittadini e gli enti, la debolezza della politica nel 2013 pregiudica ulteriormente i rapporti con la popolazione.
Sarà difficile, infatti, spiegare l’effetto finale della sospensione dell’IMU prima casa e della sua sostituzione con la Tasi e ancora più difficile giustificare la definizione delle aliquote dell’ultimo minuto.
Secondo le stime del Rapporto, infatti, la pressione fiscale sul patrimonio non è destinata a modificarsi sensibilmente (rispetto al 2012) a seguito dell’introduzione della Tasi.
Nel 2012, a titolo di esempio, per le sole abitazioni e pertinenze ogni famiglia toscana ha versato 736 euro di Imu, mentre nel 2013, senza il pagamento sull’abitazione principale ma con la maggiorazione Tares che comunque ha come base imponibile il patrimonio, il gettito medio per famiglia sarà di 587 euro. A partire dal 2014, ogni famiglia verserà per Imu e Tasi un importo medio che potrà variare da 617 euro, nel caso di Tasi standard, fino a 739 euro, nel caso di Tasi massima. Il prelievo sull’abitazione principale potrà raggiungere, nel caso di completo sfruttamento dei margini di manovra concessi sulle aliquote, pagato l’importo del 2012.
Sarà il caso che per il 2014 enti locali e Regioni “facciano squadra” ancor più di quanto avvenuto in tempi recenti, potenziando i Patti di stabilità regionali e pretendendo dallo Stato un miglior bilanciamento dei sacrifici tra centro e periferia, fino a che non si pervenga ad intravedere la luce in fondo al tunnel.
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Il finanziamento degli investimenti
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Dai dati di questa sezione del Report emerge il difficile momento che gli Enti stessi stanno attraversando ormai da tempo, con la conseguente diminuzione, per il terzo anno consecutivo, degli investimenti. La crisi economica persistente da un lato e i vincoli del Patto di Stabilità dall’altro, rendono non semplice effettuare interventi per lo sviluppo del territorio ed è quanto mai urgente la necessità di trovare alternative alla finanza pubblica per realizzare infrastrutture e per fornire servizi sempre più di qualità al cittadino.
* Il ricorso ai mutui cala del 39% su base Italia (con un importo di
nuove concessioni pari a 1,88 miliardi di euro); il fenomeno interessa tutte le tipologie di Ente con delle variazioni che vanno dal -29,6% dei Comuni con una popolazione inferiore ai 20.000 abitanti al -42,4% dei Comuni capoluogo; le Regioni con il maggior peso sono Piemonte (19,6% del dato Italia), Lombardia (8,5%) e Lazio (8,1%); gli Enti locali della Campania sono al primo posto, con 140 milioni di euro, nell’ambito della macroarea meridionale (con una quota del 25,7%) e al quinto nella graduatoria nazionale con il 7,4% del dato complessivo;
* aumenta il ricorso al Partenariato Pubblico Privato (+4%), ma
diminuisce il relativo importo (-39%) per un totale di circa 2,6 miliardi di euro; le regioni più dinamiche sono quelle del Nord con il 42,6% delle iniziative e oltre la metà dei volumi movimentati. Al Mezzogiorno spetta il 39% delle gare e quasi il 24% del volume; i settori d’attività più coinvolti riguardano gli impianti sportivi (21%) e le reti (20,8%); prevalgono gli interventi medio-piccoli (oltre il 90% del mercato potenziale) e si riduce di quasi il 40% il peso delle grandi opere;
* i Fondi Comunitari sono una risorsa importante per i territori e per
le imprese, in particolare gli importi a valere sui POR FESR 2007-2013 che, secondo gli ultimi dati, sono stati così ripartiti; agli operatori privati la quota principale di finanziamento (36,9%); seguono i Comuni (28,7%), le Regioni (17,2%) e le Province (4,5%); i comparti con il maggior numero di progetti sono “ambiente” ed “energia”; i “trasporti” sono il comparto con il maggior importo totale…
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La spesa pubblica in conto capitale
* I dati di consuntivo 2012 hanno confermato l’ulteriore calo nel
nostro Paese della spesa per investimenti in quota di PIL, che – dal 2,1% del 2010 e dal 2,0% del 2011 – è diminuita all’1,9%, tornando ai livelli del 2003, con una stima – presentata nel DEF 2013 – che vorrebbe la stessa percentuale scendere addirittura all’1,6% nel 2017.
* L’analisi del trend ha mostrato come, soprattutto nel periodo dal
2004 al 2011, la spesa in conto capitale del SPA sia diminuita drasticamente, passando da 155,5 a 114,3 miliardi di euro (valore addirittura inferiore del 5,7% a quello del 1996 – 121,2 miliardi).
* La spesa totale consolidata del SPA è stata pari nel nostro Paese,
per l’anno 2011, a 1.060 miliardi di euro, dei quali 946 miliardi (ovvero
l’89,3%) riconducibili a spese correnti ed i restanti 114 miliardi circa (pari al 10,7%) a spese in conto capitale. Infine, l’analisi funzionale delle spese in conto capitale del SPA ha consentito di quantificare la spesa pro-capite sostenuta da ciascun livello di governo per singola divisione COFOG. Tale analisi ha permesso di evidenziare come la spesa delle AC sia connessa in particolare ai settori della protezione sociale e degli affari economici; quella delle IPN sia interamente rappresentata dalla funzione affari economici; quella delle AL veda tra le principali funzioni di riferimento gli affari economici, i servizi generali, l’istruzione, la protezione dell’ambiente e l’assetto territoriale; quella delle IPL sia riconducibile soprattutto alle funzioni affari economici, assetto territoriale e protezione dell’ambiente; ed infine quella delle AR sia connessa principalmente alle funzioni affari economici e sanità.
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La seconda parte del volume offre vari contributi sul ruolo delle Regioni, soprattutto con riferimento all’impiego delle risorse comunitarie e all’esigenza di alcune innovazioni nelle politiche regionali quali, ad
esempio:
* considerare le nuove dimensioni economico spaziali emerse a livello
sovra-regionale;
* identificare delle politiche nazionali urbane esplicite, adeguate ai
modelli di policentrismo regionale emergenti;
* legare le politiche regionali sub regionali con la riorganizzazione
amministrativa dei territori;
* completare in maniera sistematica la riforma del federalismo fiscale
garantendo alle Regioni la possibilità di svolgere un efficace coordinamento della finanza locale;
* legare più strettamente le politiche regionali ordinarie con quelle
straordinarie.
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27 dicembre 2013
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Sud: Confindustria – SRM, persi 43 mld di PIL e 600 mila occupati | Risultati Check-up Mezzogiorno
IL TERZO RAPPORTO ANNUALE SULLE
RELAZIONI ECONOMICHE TRA L’ITALIA E IL MEDITERRANEO
SUD: CONFINDUSTRIA – SRM,
PERSI 43 MLD DI PIL E 600 MILA OCCUPATI
Fondamentale ruolo delle politiche di sviluppo,
rischio ripresa senza occupazione
Roma, 27 dicembre 2013 – Al termine del sesto anno consecutivo di crisi, il Mezzogiorno ha bruciato una fetta significativa della propria ricchezza: tenendo conto delle stime per il 2013, saranno 43,7 i miliardi di euro di PIL perduti dall’economia meridionale tra il 2007 e il 2013. Questi i dati pubblicati nel volume “Check-up Mezzogiorno” da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno.
Al centro di questa distruzione di ricchezza c’è una severa selezione della base imprenditoriale, che prosegue con andatura allarmante.
Nei primi nove mesi del 2013, quasi 100 mila imprese meridionali hanno cessato la loro attività ad un ritmo di 366 cessazioni al giorno: ben 2.527 sono le aziende fallite. Confrontando, invece, aperture e cessazioni dal 2007 al 2013, si sono “perse” circa 30.000 imprese, di cui circa 15 mila solo nei primi 9 mesi del 2013.
Si rafforza una netta divaricazione nei risultati d’impresa: quelle che ce la fanno, e si rafforzano anche durante la crisi, sono imprese di media dimensione, che vedono crescere il proprio fatturato (+8,2%), così come le grandi imprese (escluse le raffinerie), che lo accrescono seppur di poco; in flessione, invece, il fatturato delle piccole imprese, con un calo del 9,3% tra il 2007 ed il 2012.
Per le une e per le altre le dinamiche creditizie restano negative: gli impieghi nel Mezzogiorno continuano a scendere (9,3 miliardi di euro in meno rispetto al 2012), mentre i crediti in sofferenza hanno superato i 31 miliardi di euro, cioè l’11,1% del totale.
L’andamento dell’export spiega una parte importante di questi risultati differenziati. Le esportazioni del Mezzogiorno si sono ridotte, nel III trimestre 2013, del 9,4% rispetto al III semestre 2012: si tratta di risultati fortemente condizionati dal calo della siderurgia e degli idrocarburi, mentre segnali positivi fanno registrare i prodotti alimentari, quelli chimici e soprattutto le esportazioni dei distretti produttivi meridionali (+11,5% nel II trimestre 2013), in particolare in Puglia, Sicilia e Campania.
Cresce il numero di imprese che mettono in atto comportamenti proattivi per opporsi alla crisi: in controtendenza rispetto alla riduzione del numero assoluto di imprese nel 2013, si consolida il numero delle società di capitali (+3,2%) e raddoppia in soli 6 mesi il numero di imprese meridionali aderenti a contratti di rete. Il clima di fiducia delle imprese manifatturiere meridionali, pur restando il più basso tra le 4 macro aree, continua il suo lento miglioramento, tornando ai livelli dell’estate 2011.
Se alcuni segnali, dunque, indicano che la caduta imposta dalla crisi inizia a rallentare, non si arresta il calo degli occupati. A fine 2013, si stimano infatti oltre 600 mila occupati in meno rispetto al 2007; questo numero è quasi raddoppiato nell’ultimo anno. La disoccupazione ha raggiunto il 19,8%, quella giovanile interessa ormai un giovane su due.
Se i timidi segnali di crescita che si iniziano ad osservare a fine 2013 verranno confermati, il vero pericolo è che si possa produrre nel 2014 una debole “ripresa senza occupazione”, in cui i posti di lavoro creati non sono sufficienti a compensare quelli perduti per effetto della ristrutturazione in atto.
Ciò rende urgente un cambio di passo nel generale orientamento delle politiche economiche del Paese e, in particolare, delle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno.
Da un lato è necessario intervenire con urgenza per realizzare alcune delle riforme strutturali: la drastica riduzione del cuneo fiscale, il taglio strutturale della bolletta energetica, lo smaltimento completo dello stock di debiti accumulati dalla P.A. nei confronti delle imprese.
Dall’altro, con particolare riferimento al Mezzogiorno, è fondamentale il ruolo che possono svolgere le Politiche di Sviluppo, sia nel breve, sia nel lungo periodo: la loro azione è decisiva per una economia fortemente dipendente dall’azione pubblica come quella meridionale.
In primo luogo, infatti, esse possono ridurre la polarizzazione tra imprese competitive e imprese in difficoltà, contribuendo a riaprire i rubinetti del credito, a favorire gli investimenti, a promuovere l’occupazione tramite una riduzione dei costi dei neo assunti, a sostenere l’internazionalizzazione delle imprese meridionali.
In secondo luogo, possono immettere rapidamente nel circuito economico le risorse ingentissime che la Politica di Coesione, nazionale e comunitaria, ha accumulato fino ad oggi, per ritardi di spesa, incapacità programmatorie e progettuali, vincoli di bilancio e peso del Patto di Stabilità interno.
Sono circa 60 i miliardi di euro, tra risorse dei fondi strutturali 2007-13, del Piano d’Azione Coesione, del Fondo Sviluppo e Coesione, che potrebbero essere rapidamente trasformati, nel prossimo triennio, in investimenti pubblici e privati, e costituire un volano straordinario di crescita economica per il Sud. Senza contare le risorse, altrettanto cospicue, del ciclo di programmazione 2014-2020 che sta per aprirsi.
E’ necessario intraprendere, soprattutto adesso, una robusta accelerazione all’utilizzo delle risorse, imprimendo ad esse una forte impronta anticongiunturale che metta al centro l’impresa; solo così le regioni meridionali avranno buone possibilità di agganciare il treno della ripresa e di scongiurare, o almeno di contrastare efficacemente, il fantasma di una debole “ripresa senza occupazione”.
Proseguendo con stanziamenti virtuali e previsioni di spesa illusorie si condanna per lungo tempo il Mezzogiorno ad una stagnazione con poche vie di uscita.
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TUTELA DELLA PRIVACY

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Napoli, 22 novembre 2013
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Sala delle Assemblee del Banco di Napoli, Via Toledo 177
Marcello Sala di Intesa Sanpaolo, chiude il convegno di presentazione
del Terzo Rapporto Annuale sulle Relazioni economiche tra l’Italia e il Mediterraneo
“Il futuro per l’economia dei paesi europei è accorciare la catena produttiva e distributiva. Per farlo è ovvio che il Nord Africa rappresenta un’area strategica di sviluppo, e l’Italia, in particolare il Mezzogiorno, devono cogliere questa opportunità”.
Lo ha detto Marcello Sala, Vice Presidente esecutivo del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, intervenendo a Napoli, alla presentazione del Terzo Rapporto Annuale sulle Relazioni economiche tra l’Italia e il Mediterraneo, realizzato da SRM.
“Puntare sul Mediterraneo, per l’Italia e il Sud in particolare, non deve essere più uno slogan, ma una priorità assoluta – dice ancora Sala – la singola possibilità più importante che il Mezzogiorno ha per svilupparsi in questo momento. Si inizi finalmente a ragionare del Mezzogiorno d‘Italia non più come negli ultimi 150 anni, ma in termini di paese emergente, adottando le stesse misure, a partire dalle zone franche, che abbiano anche l’obiettivo di attrarre imprese estere, in primis dell’area mediterranea”.
SINTESI DEL RAPPORTO
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19 novembre 2013
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ACCREDITO STAMPA ORE 9.00
Venerdì 22 novembre 2013 SRM presenta a Napoli – presso la Sala delle Assemblee del Banco di Napoli a partire dalle ore 9,00 – il Terzo Rapporto Annuale su Le Relazioni Economiche tra l’Italia e il Mediterraneo: lavoro di ricerca frutto di un intero anno di studi compiuti da SRM nell’ambito dell’Osservatorio Permanente sull’economia del Mediterraneo (www.srm-med.com).
Il convegno sarà introdotto dal Presidente del Banco di Napoli, Maurizio BARRACCO; dal Presidente di SRM, Paolo SCUDIERI; e dal Direttore Generale del Banco di Napoli, Franco GALLIA.
A seguire Massimo DEANDREIS, Direttore Generale di SRM, illustrerà i risultati del Rapporto 2013 proponendo dati e analisi sulle relazioni commerciali, finanziarie e infrastrutturali tra l’Italia e il Mediterraneo. Sarà poi presentato da Luca FORTE, Responsabile Osservatorio Mediterraneo di SRM, uno speciale focus sulla presenza e le caratteristiche delle imprese italiane in Marocco, Tunisia e Turchia.
Nel dettaglio, il Rapporto analizza – nella prima parte – le relazioni commerciali dell’Italia e dei suoi principali competitor internazionali con l’Area Med, e offre un quadro dei più recenti sviluppi economici e politici dei paesi del Sud Mediterraneo. La seconda parte sulla finanza e i flussi finanziari presenta un profilo dei sistemi finanziari dell’area MENA e un’analisi del fenomeno delle rimesse degli immigrati che dai paesi in cui lavorano inviano consistenti flussi di denaro ai loro paesi di origine. Infine, la terza parte è dedicata al tema centrale delle infrastrutture con particolare riguardo a quelle marittimo-portuali e allo sviluppo delle energie rinnovabili nel Mediterraneo, con un focus specifico su Marocco e Tunisia.
Napoli, 19 novembre 2013
Al convegno sarà fornita copia del rapporto e sintesi dei risultati
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NAPOLI 15 OTTOBRE 2013
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SRM LOGISTICA E SVILUPPO ECONOMICO
Il 15 ottobre SRM presenta a Napoli – presso la Sala delle Assemblee del Banco di Napoli (via Toledo 177) alle ore 9.30 – la ricerca Logistica e Sviluppo Economico.
LA LOGISTICA ASSET FONDAMENTALE PER LO SVILUPPO ECONOMICO DELL’ITALIA E DEL MEZZOGIORNO
Economisti e operatori del settore a confronto nel convegno svoltosi presso il Banco di Napoli
Presentata la ricerca di SRM “Logistica e sviluppo economico”
• Italia primo partner negli scambi commerciali con l’area MED con 29,3 miliardi di euro di interscambio.
• Trasporto stradale e via mare (30,5%) sono ancora le modalità di trasporto “regine” del nostro interscambio commerciale.
• Nel Mezzogiorno la modalità marittima è prima in assoluto (62,7%).
• Nel Mezzogiorno il 20% delle imprese logistiche.
• Italia al 24° posto per performance logistica: intercettiamo solo il 6,3% dei traffici marittimi che varcano Suez.
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Napoli, 15 ottobre 2013 – Duecento miliardi di euro, cioè oltre 12,7% del PIL italiano, e oltre un milione di occupati nel settore. Sono questi in sintesi i numeri che spiegano come la logistica sia una componente fondamentale per il sistema economico italiano ed uno degli asset strategici, e dalle grandi potenzialità, su cui puntare per il futuro del nostro Paese.
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Sul settore e sulle sue prospettive si è discusso oggi al Banco di Napoli nel corso del convegno aperto dal Presidente del Banco di Napoli, Maurizio Barracco, nel corso del quale Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM, e Anna Arianna Buonfanti, ricercatrice dell’Area Infrastrutture di SRM, hanno presentato la ricerca sul settore.
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Il report di SRM fornisce una chiave di lettura complessiva della logistica come settore, quindi l’insieme di attività a supporto del processo di internazionalizzazione e innovazione del sistema produttivo, di infrastrutture a sostegno della competitività e di volano per il rilancio dell’economia italiana. La ricerca individua perciò i nodi di maggior rilievo che sconta la logistica, guarda alle possibili strategie per ridare slancio agli investimenti infrastrutturali, fornisce possibili orizzonti di crescita in termini di Paesi e territori – guardando in particolare all’area del Mediterraneo – e porta alla luce gli errori da non ripetere nelle prossime politiche di coesione.
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I risultati della ricerca di SRM sono poi stati discussi nel corso della tavola rotonda, dal titolo “Spunti e proposte per il rilancio della logistica”, moderata da Nicola Capuzzo di MF, che ha visto come discussant Umberto Masucci, Presidente International Propeller Club; Ennio Forte, Ordinario di Economia dei Trasporti, Università Federico II di Napoli; Guido Grimaldi, Corporate Truck & Trailer Commercial Director, Grimaldi Group; Daniele Testi, Marketing & Corporate Communication Director, Contship; Armando De Girolamo, Amministratore Unico Lotras ”.
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Maurizio Barracco, Presidente del Banco di Napoli: “Parliamo spesso di competitività delle nostre imprese, dei loro problemi nel campo dell’innovazione, della patrimonializzazione e della loro difficoltà a competere sui mercati esteri, ma non ci focalizziamo con la necessaria attenzione su quanto sia determinante per le aziende poter disporre di una logistica efficiente e con costi sostenibili. Il Banco di Napoli guarda sempre con grande attenzione alle esigenze delle aziende del nostro territorio e alle loro opportunità sui mercati internazionali e con il convegno odierno abbiamo voluto mettere sul tavolo e discutere alcuni problemi non più rimandabili che troppo spesso si trasformano in un pesante handicap competitivo per le nostre imprese”.
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Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM: “La ricerca evidenzia il grande sostegno che la logistica fornisce all’internazionalizzazione delle nostre imprese ma anche le criticità del comparto. Costi maggiori e tempi di smistamento più lunghi della media europea pesano sulla nostra competitività che infatti arretra nelle classifiche internazionali. E’ maturo il tempo di una riforma normativa di porti e interporti, una maggiore attenzione alle opportunità dell’area Mediterranea e politiche attive rivolte a favorire un uso più efficiente dei fondi comunitari. Queste possono essere alcune delle leve su cui agire. Oltre a questa ricerca specifica presentata oggi, SRM inaugurerà presto un Osservatorio Permanente sulla filiera dell’economia marittima. Uno strumento pensato per offrire agli operatori economici del settore analisi dettagliate ma anche confronti ed esempi internazionali. Come Centro Studi questo è il nostro modo per dare un contributo utile ad un settore determinante per la competitività del nostro Paese”.
Alcuni numeri della ricerca SRM
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La logistica è una componente importante del sistema economico italiano: si stima un valore di circa 200 mld. € pari al 12,7% del PIL. Tra dipendenti diretti e indotto, dà lavoro a 1 milione di unità. L’Italia è al 24° posto nel ranking mondiale per performance logistica sulla base del Logistics Performance Index (LPI) elaborato dalla World Bank. Le maggiori criticità riguardano le procedure doganali (27° posizione); il miglior rank (18°) per il nostro Paese è sul parametro della puntualità delle spedizioni. Le criticità logistiche individuate comportano per le imprese italiane un’attesa di 19 giorni per esportare e/o 17 giorni per importare un container rispetto ad una media UE di 11 giorni.
In Italia il costo della logistica è più alto dell’11% rispetto alla media europea. Tale divario crea un onere per il sistema delle imprese stimabile in circa 12 mld. € l’anno; solo il 6,3% dei volumi che transitano per Suez giungono in Italia a causa dei ritardi e delle incertezze sui tempi di transito delle merci. Ciò si traduce in una perdita sia in termini di redditività per l’imprenditoria locale sia in termini di benefici per lo Stato; molte aziende nazionali scelgono gli scali esteri per la movimentazione dei loro carichi: il volume di merci con origine/destinazione in Italia che transita per i porti del Nord Europa ammonta a circa 440 mila teus.
In Italia considerando tutti i settori connessi alla logistica sono presenti oltre 160 mila imprese, di cui il 17% sono società di capitale. Il Mezzogiorno vanta la presenza di oltre 45 mila imprese. In Campania, Sicilia e Puglia è concentrato il 70,5% delle aziende del Sud Italia.
La strada con il 35,6% e il mare con il 30,5% sono le principali modalità di trasporto delle nostre merci in import-export. Quest’ultima percentuale raddoppia se si considera il Mezzogiorno. È ancora ridotta la quota del traporto merci su ferrovia (2%). Anche nel 1° sem. 2013 l’Italia si conferma il 1° partner negli scambi commerciali con l’area MED con 29,3 miliardi di euro di interscambio e di questi, il 76% (pari a 22,2 miliardi di euro) è ascrivibile al trasporto marittimo.
I nostri porti movimentano circa 9,6 milioni di teus, di cui il 46% dagli scali del Mezzogiorno; complessivamente movimentano 466 milioni di tonnellate di merci. L’Italia è il 1° Paese dell’UE 27 per merci movimentate in Short Sea Shipping nel Mediterraneo con 204,4 milioni di tonnellate (37,5% del totale Europa).
In Italia vi sono 19 interporti operativi e hanno contribuito allo sviluppo del trasporto intermodale e ferroviario movimentando oltre 1,7 milioni di teu, poco meno di 1 milione di UTI e poco più di 100.000 carri di traffico ferroviario.
Secondo elaborazioni di SRM su un panel di oltre 4.400 imprese, il fatturato stimato del settore logistico nel Mezzogiorno è di oltre 8,5 mld €.

Evidenze Regionali: La Campania
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La ricerca ha utilizzato l’interscambio commerciale come uno dei parametri per dare la dimensione della dimensione logistica del Paese; il mare e la strada sono le principali modalità utilizzate dalle imprese campane per gli scambi import-export, con il 46% del valore complessivo della merce nel primo caso ed il 26,3% nel secondo (1° sem 2013). Le imprese dei vari settori connessi alla logistica in Campania sono circa 14mila; un quarto sono società di Società di capitale.
L’interscambio commerciale tra la Campania ed il resto del mondo al primo semestre 2013 è pari ad oltre 9,8 miliardi di euro, dovuto per il 51,5% all’import e per la restante quota a flussi in uscita dalla regione. Rispetto all’analogo periodo del 2012, si registra un calo del 3,3%. Per quanto riguarda, invece, le aree coinvolte negli scambi, i primi partner della Campania sono i paesi dell’Unione europea che assorbono il 47,3% del totale; seguono quelli dell’Asia orientale (11,5%) e quelli dei restanti territori europei (10,6%).
Le principali merci in entrata/uscita dalla regione riguardano, infine, i prodotti alimentari (17,9% del totale) ed i metalli e i manufatti in metallo (15,8%). La regione è ritenuta dalla ricerca come “Area a densità logistica” in quanto possiede requisiti imprenditoriali, infrastrutturali e potenzialità di sviluppo tali da poter rappresentare uno dei territori volano per lo sviluppo del Paese.
Per quanto riguarda le opere della Legge 443/01-Obiettivo, l’ultima ripartizione territoriale dei costi del Programma Infrastrutture Strategiche assegna alle opere campane 21,4 miliardi di euro pari al 5,7% del valore nazionale. La maggior parte degli interventi è relativa, tra l’altro alla rete stradale (5,6 miliardi) e ferroviaria (7,2 miliardi). Tra gli interventi logistici principali figurano l’adeguamento ed il potenziamento degli accessi viari e ferroviari dell’hub portuale di Napoli-Salerno (con un costo al 30 settembre 2012 di 261,5 milioni di euro ed una disponibilità del 6,2%) e l’hub interportuale di Nola, Battipaglia, Marcianise/Maddaloni (con un costo di 203,4 milioni di euro ed una disponibilità del 76,7%).

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10 ottobre 2013
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Scenari economici, analisi delle infrastrutture e prospettive di crescita.
Con questo studio SRM compie un’analisi a 360 gradi del nostro patrimonio logistico, evidenziando punti di forza e di debolezza, rischi e opportunità del settore, e definisce inoltre 4 pilastri per lo sviluppo della logistica, in grado di far decollare il comparto in Italia, e portarlo ad affrontare con successo le nuove sfide commerciali, economiche e produttive, non ultime quelle rappresentate dai Paesi del bacino del Mediterraneo.
Ne discuteranno esponenti del mondo portuale, armatoriale, intermodale, accademico e della finanza.
Il volume sarà distribuito gratuitamente solo ai partecipanti all’evento.
Il programma sarà a breve disponibile.
Per partecipare è necessario compilare il form di registrazione sul nostro sito web o inviare un’email a comunicazione@sr-m.it entro il 13 ottobre 2013.
da: Ufficio Stampa SRM
[m.ripoli@sr-m.it]

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Napoli, 3 gennaio 2013.
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SRM presenta il nuovo numero di “Dossier Unione Europea”
EUROPA: SEGNALI DI RIPRESA?
Napoli, 3 gennaio 2013. SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) presenta il nuovo numero della rivista “Dossier Unione Europea”, dedicato all’analisi dei settori e dei territori che stanno mostrando dinamismo e voglia di uscire dalla crisi economica, ma che soprattutto si caratterizzano per spiccata capacità innovativa e di internazionalizzazione.
Riflessioni e testimonianze sono state infatti raccolte nell’ambito del turismo, comparto che SRM segue con attenzione, e del settore high-tech dell’aeronautica, con un’intervista ad un big player internazionale quale Alenia. Al trasporto marittimo, settore strategico per il nostro Paese e per l’intera Europa, è poi dedicata un’intera rubrica con analisi sugli scenari internazionali e interviste agli operatori: dai rappresentanti dei porti adriatici di Trieste e Koper ai vertici di Maersk Line e MSC, carrier leader mondiali del trasporto marittimo.
Tra i partner europei e competitor dell’Italia, il Dossier guarda alla Slovacchia, Paese in crescita nonostante la crisi in termini di PIL, export e molto dinamico in termini di attrazione di investimenti esteri. Questi i temi dell’intervista con l’Ambasciatrice in Italia, Maria Krasnohorska.
Ad arricchire poi gli approfondimenti di questo numero: le collaborazioni con l’EPEC-European Public-Private Partnership (PPP) Expertise Centre (emanazione della Banca Europea per gli Investimenti e della Commissione Europea), il Ministero degli Affari Esteri e Confindustria con un saggio sulla programmazione comunitaria 2014-2020.
«Dossier Unione Europea – dichiara Massimo Deandreis Direttore Generale di SRM e responsabile della rivista – intende guardare alle migliori esperienze e testimonianze europee, offrendo un valido supporto agli operatori economici e uno stimolo al confronto con la dimensione europea, per ricordare che lo sviluppo dell’Italia e del Mezzogiorno non può prescindere dal contesto comunitario e mediterraneo del quale siamo parte integrante».
Informazioni su “Dossier Unione Europea – Rassegna di Economia e Finanza Territoriale”
Il Dossier Unione Europea è una pubblicazione semestrale di carattere operativo, realizzata da SRM per il monitoraggio delle politiche europee e incidere sulla dimensione economica del Mezzogiorno favorendone lo sviluppo. Nato nel 1993 come veicolo interno di informazione e autoformazione azien-
dale, ha riscosso nel tempo larghi consensi tra gli operatori pubblici e privati, trasformandosi nel 1999 in una rivista registrata con periodicità prima bimestrale poi semestrale. Il Dossier U.E. propone articoli, analisi, dati e interviste che approfondiscono le tematiche del mondo delle imprese, quello delle infrastrutture e delle politiche pubbliche, dal punto di vista comunitario e dell’impatto sullo sviluppo locale, con un’attenzione particolare ai fondi europei. Proprio su questo tema, offriamo un servizio online, realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo Eurodesk, e dedicato ai bandi europei: uno “scadenziario” costantemente aggiornato, e disponibile sul nostro sito web, per fornire in modo semplice e concreto un aiuto alle imprese e agli operatori che desiderano accedere ai finanziamenti offerti dall’Unione Europea.
http://www.sr-m.it/i-dossier/
http://www.sr-m.it/bandi
SRM | Ufficio Stampa
Marina Ripoli
tel. 081.4935232
m.ripoli@sr-m.it


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