Specie protette. La foca monaca è tornata in Sardegna

Esemplare di foca monaca nel Mediterraneo (foto Internet)
Il suo muso scuro e baffuto è tornato a fare capolino fra le onde dei mari sardi. Questa volta è vero, la foca monaca è comparsa e non si tratta della bufala diffusa da qualche turista burlone. Si tratta di un gruppetto di circa quattro esemplari, compreso un cucciolo, attratta probabilmente dalle numerose grotte presenti sulla costa sud-occidentale.
La biologa Federica Maggiani, responsabile scientifico dell’Area marina protetta di Capo Carbonara, spiega che “gli esemplari di Foca Monachus monachus probabilmente viaggiano tra Capo Carbonara e Orosei in cerca di anfratti tranquilli nei quali riprodursi o riposare. Fino a 25 anni fa popolavano ancora le coste sarde, poi la loro presenza si è fatta sporadica. Vanno e vengono nuotando fra le coste sarde, quelle tunisine, greche e turche. Sono dei grandi nuotatoti e coprono grandi distanze senza fatica.”
Negli ultimi anni è capitato spesso che qualche turista o pescatore locale riferisse di avere avvistato quello che in Sardegna viene chiamato il “bue marino”. “È molto probabile – spiega la dottoressa Maggiani -che alcuni di questi avvistamenti fossero reali ma per avere delle prove concrete sarebbe stato necessario un documento fotografico e non sempre si ha a portata di mano una macchina fotografica.” È poi difficile che un animale timido come la foca monaca resti in posa a farsi immortalare dal turista di turno.
“L’ultimo avvistamento accreditato – conferma la biologa -risale al 2002 ed è stato effettuato all’interno dell’Area marina protetta di Capo Carbonara.” È forse presto per parlare di un ritorno ma, precisa la Maggiani, “è probabile che le foche monache non se ne siano mai andate definitivamente dalla Sardegna. Non sono animali stanziali e la loro presenza dipende fortemente da quella antropica”. Insomma tornano se non le si disturba. E per questo il riserbo, anche sugli ultimi avvistamenti, è massimo e le informazioni che vengono concesse dagli studiosi dell’Area marina sono pochissime. Tutto per depistare i curiosi che potrebbero compromettere anni di studi e appostamenti.
“Le norme restrittive che vigono nelle zone delle aree protette – continua Federica Maggiani – hanno dato i loro frutti. Siamo sulla buona strada per offrire a questa specie in via di estinzione dei luoghi nei quali possa sentirsi sicura. In tutto il Mediterraneo ne restano 300/350 esemplari. Le colonie più numerose sono in Grecia e Turchia ma la speranza è che se ne costituiscano anche dalle nostre parti. Per questo non dobbiamo abbassare la guardia e mantenere massimo il livello di protezione di queste zone.”
La Sardegna, infatti, vuole tornare a essere ospitale col simpatico mammifero. L’Area marina protetta di Capo Carbonara da tempo monitora la situazione dei cetacei: “Da due anni – racconta con orgoglio la Maggiani – possiamo avvalerci, per i nostri studi, dell’apporto di telecamere e rilevatori sonori posti sui fondali. Ora avremo a disposizione un’attrezzatura specifica per le foche. I loro versi viaggiano su onde sonore differenti rispetto a quelle dei delfini, per questo servono apparecchiature nuove.”
Insomma qualsiasi cosa consenta agli studiosi di fare ricerca senza disturbare.
La biologa ricorda con emozione il suo avvistamento: “Eravamo in mare per fare dei rilevamenti sui delfini quando all’improvviso emerse una foca. Fu un’emozione fortissima ma anche la conferma di anni di ipotesi e speranze.”

Claudia Mura
(da Tiscali Animali)

Categorie: Mare e Pesca

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