Sotto la direzione di Vessicchio la musica si fa materia ed accelera i legami chimici del vino
“Quando la musica rispetta certe proporzioni, diventa quasi un composto fisico, capace di sollecitare nuove organizzazioni intermolecolari nel vino” Barolo,
Beppe Vessicchio tra vino e musica
Quando il vino incontra la musica il risultato è garantito, quasi sempre sotto forma di festival o di degustazione, altre, molto più raramente, si trasforma in sperimentazione. Capita così di imbattersi nella musica tra i filari, o di incontrare il direttore d’orchestra più famoso del piccolo schermo, Beppe Vessicchio, alle prese con un nuovo progetto, in cui la musica diventa compost fisico, capace di incidere attivamente sull’evoluzione di un vino e sui suoi legami chimici. “La musica, quando ha proporzioni particolari e rispetta una serie di concetti che riguardano gli armonici dei suoni – racconta Vessicchio a WineNews – diventa quasi un composto fisico che risponde a concezioni naturali: queste regole di organizzazione polifonica sono desunte dall’organizzazione delle molecole d’aria in movimento e dagli armonici intorno ai suoni fondamentali, e questo tipo di prodotto musicale ha la capacità di sollecitare nuove organizzazioni intermolecolari. Che appartengono comunque al vino, che viene sollecitato a completare quei legami che avrebbero bisogno, per completarsi, di anni di bottiglia. La musica è in grado di accelerare questo processo in pochi minuti, così possiamo avere un prodotto completo già da subito. Non invecchiato – specifica Vessicchio – ma come se fosse stato vinificato nelle migliori condizioni, come se l’uva fosse stata raccolta nella giornata ideale, pigiata e lavorata con tutte le attenzioni che merita il vino”.
Ma il vino, al di là della musica, è materia particolarmente cara e Beppe Vessicchio, perché “è un’espressione degli individui che lo fanno, ma anche un’espressione artistica di cui ora più che mai riesco a percepire i contorni, i valori. Nella mia orchestra enoica ideale troviamo prima di tutto i vitigni storici, quelli che segnano il territorio, a partire dal Piemonte: ammetto, da napoletano, che il primo innamoramento l’ho avuto per il Nebbiolo – ricorda il maestro d’orchestra – in tutte le sue declinazioni, dal Gattinara a Barolo, passando per Barbaresco. Negli ultimi anni mi sta piacendo tantissimo la Barbera, perché è come se avesse in sé cose più antiche degli altri vini, che invece hanno un po’ perso con le vinificazioni che si fanno sempre più sapienti. Come gli strumenti musicali, che sono sempre più raffinati: la Barbera invece è come imbattersi in uno strumento antico – spiega Vessicchio – dove esistono proporzioni specifiche da ottenere e legni particolari da usare. Scendendo, mi piacciono vitigni come il Catarratto ed il Grecanico in Sicilia, il Negramaro in Puglia, il Montepulciano d’Abruzzo, una bacca strepitosa. In Campania, un grande Aglianico nella zona del Vulture, ma sarebbe molto interessante approfondire la storia del Falerno, vino celebrato nell’antichità, per comprenderne la sua costituzione. L’Italia – conclude Beppe Vessicchio – è bella per questo, non è un caso che ci chiamassimo Enotria e fossimo i tenutari di questa bevanda e di questa sapienza”.
17 Luglio 2018, da wine news web online


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