NAPOLI: LA DUE GIORNI DI SLOW FOOD.
LA FILOSOFIA DI CARLO PETRINI

In programma un convegno sulla resilienza alimentare e la presentazione del recente libro di Slow Food Editore. Carlo Petrini a meno di un anno è tornato in Campania. Dopo la presenza nel 2011 ad Acciaroli per l’incontro in memoria di Angelo Vassallo, infatti, il fondatore di Slow Food ha partecipato al convegno
“Resilienza alimentare con le Comunità del Cibo di Terra Madre”, teso a rafforzare i rapporti degli eventi a difesa dei contadini, discutendo con le Comunità del Cibo alle prese con le difficoltà di un’agricoltura responsabile che “resiste” grazie ad un certo tipo di coltivazioni portate avanti da contadini mai domi. L’incontro, che si è svolto venerdì 20 gennaio, alle ore 17, al Castel dell’Ovo – Sala Italia, è stato coordinato da Luciano Pignataro, giornalista, vice presidente Arga Campania e responsabile regionale Slow Food del progetto Vino.
Ad introdurre i lavori Gaetano Pascale (Presidente Slow Food Campania), cui sono seguiti gli interventi di: – Luigi De Magistris (Sindaco di Napoli); – Giuseppe Montesano (Scrittore); – Carlo Petrini (Presidente Internazionale di Slow Food), nella foto. L’iniziativa è stata patrocinata dal Comune di Napoli.
“Si tratta di due appuntamenti straordinariamente importanti per Slow Food in Campania – ha detto Gaetano Pascale -, con la possibilità di approfondire su alcuni temi di scottante attualità. Il fallimento in corso di modelli alimentari proposti negli ultimi anni da alcune corporazioni del cibo impongono un ritorno a metodi di produzione e di consumo troppo frettolosamente bollati come obsoleti. Oggi più che mai è importante ripartire dalle produzioni locali, attente alla naturalità e alla stagionalità, dal recupero delle tradizioni e della manualità nei processi di produzione”.
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La nota di Gianpaolo Necco
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Avevo letto un po’ di cose su Carlo Petrini ma non avevo mai visto né ascoltato il fondatore di Slow Food. Ora che è venuto a Napoli ho colto l’occasione per farlo. Luciano Pignataro, vice presidente dell’Arga Campania, ha moderato l’incontro sulle comunità del cibo di Terra Madre mostrando ancora una volta di tenere a cuore il settore dell’agricoltura che non trascura mai, seppure impegnato nel suo lavoro di giornalista a Il Mattino di Napoli. Dunque Petrini.
Intanto, tanto di cappello alla sua mostruosa cultura nel campo della gastronomia che forse gli va anche un po’ stretta, visto che mostra molta attenzione ai destini dell’agricoltura che la crisi economica di quasi tutti i paesi industrializzati fa retrocedere ancora al posto di cenerentola dei settori produttivi, privandola di sostegni anche i più necessari.
La fuga dai campi andrebbe rivista non solo dal punto di vista economico ma paritariamente anche da quello sociale. Petrini lo spiega con grande facilità: la sua parlantina attira, rapisce e zittisce chiunque pensa di saperne di più.
E’ più di un professore: ama e conosce bene quello di cui si occupa. Spazia sulle economie dei paesi latino americani e sottolinea come questi, utilizzando memorie antiche, riescono a produrre e vendere prodotti della terra biologicamente perfetti;nel vecchio continente, dice, le cose non vanno più allo stesso modo. Ma lo preoccupa la bio diversità che ha subito gravi danni dall’intervento umano con la scomparsa di numerose specie animali e vegetali. Nelle regioni più industrializzate d’Europa, poche persone hanno la fortuna di abitare in ambienti a contatto con la natura, percependo i suoi suoni e i suoi profumi, vedendo e vivendo accanto a piante ed animali selvatici, accorgendosi quotidianamente del mutare delle stagioni.
La maggior parte della popolazione, infatti, abita in agglomerati urbani, immersa in ambienti artificiali, spesso troppo grandi e dispersivi.
A tal proposito ricorda che la scelta della chiocciola, prescelta come simbolo e logo di Slow Food, è il condensato di come dovrebbe essere l’uomo: la chiocciola fa da sé la sua casa. Prima si srotola girando più volte in tondo, poi si ferma quando sa che può entrarci, invece di continuare ad ampliarla, torna indietro, srotolandosi fino all’imbocco della sua dimora per rafforzarla col suo fluido: si accontenta. L’uomo no, fa le cose in grande, smisurate.
E per farsi capire meglio riferisce il pensiero di San Francesco: fai il necessario, poi se ti riesce il possibile, e quando ci sei riuscito tenta l’impossibile.
Ama confrontarsi con i numeri che sono il termometro delle sue preoccupazioni. Snocciola cifre e statistiche sul lavoro nei campi: nella prima metà del secolo scorso i contadini rappresentavano il 70 per cento dei lavoratori. Poi è cominciata la discesa arrivando sino al 3 o 5 % della forza lavoro in Italia.
D’altra parte invita a verificare cosa mangiamo: pasta e pomodoro vengono dall’estero, baccalà, olio e latte idem.
Sorprende la sua conoscenza di cose della Campania: lamenta la scomparsa della mucca agerolina il cui latte serviva a fare il provolone del monaco che continua ad essere prodotto ma non è più quello di prima perché il latte è di mucche di altre zone.
Si potrebbe definirlo un “indignato” dell’ultima ora, ma è una vita che Petrini parla di queste cose e gli indignati di oggi ancora non ci sono arrivati….
Condanna perchè non sa dove vogliono andare, i sapientoni dello “sviluppo sostenibile” ben lontani dall’avere chiara la visione di quello che bisogna fare per uscire da una situazione che secondo lui vedrà la fine solo verso la metà di questo secolo.
Ricorda che, nonostante tutto, la gente continua a vivere, perché può mangiare quello che la terra gli dà. Qui fa una lunga disamina di come l’omologazione ad un certo tipo di cibo, (complice anche la programmazione che si fa in quasi tutte le tv con chef che pur di comparire non sanno cosa dicono…), abbia fatto perdere il gusto di assaporare le pietanze. Non sappiamo più cosa ci danno, dice, ma lo mangiamo.
Carlo Petrini ha fatto da papà alla nascita di centinaia di Slow Food in 147 paesi del mondo, si appresta a tornare in uno di questi, l’Argentina, per il 20° anniversario della Convenzione sulla Biodiversità, elaborata a Rio de Janeiro nel 1992, dove si affermava il valore intrinseco della diversità biologica e dei suoi vari componenti: ecologici, genetici, sociali ed economici, scientifici, educativi culturali, ricreativi ed estetici. La convenzione riconosceva inoltre che l’esigenza fondamentale per la conservazione della diversità biologica consisteva nella salvaguardia in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali, col mantenimento e ricostruzione delle popolazioni di specie vitali nei loro ambienti naturali. Lo farà in un contesto deteriorato e perciò diverso da quello prospettato venti anni fa quando già si discuteva della distruzione degli habitat, della colonizzazione di nuovi habitat da parte di specie aliene, dell’innalzamento della temperatura. Bisognerà ribadire quei concetti ma stavolta la partecipazione dei governanti dei paesi firmatari dovrà essere determinante e convincente, magari tornando alla terra, ha detto Petrini, all”ora et labora”di memoria benedettina.
Applausi. Grazie professor Petrini, una lezione da tenere bene a mente e magari impartirla nel nostro piccolo attraverso le arga che sono in quasi tutte le regioni d’’Italia.
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17 gennaio 2012
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NAPOLI: PER LA DUE GIORNI DI SLOW FOOD ARRIVANO CARLO PETRINI E ROBERTO BURDESE
In programma un convegno sulla resilienza alimentare e la presentazione del recente libro di Slow Food Editore
Carlo Petrini a meno di un anno torna in Campania. Dopo la presenza nel 2011 ad Acciaroli per l’incontro in memoria di Angelo Vassallo, infatti, il fondatore di Slow Food parteciperà al convegno “Resilienza alimentare con le Comunità del Cibo di Terra Madre”, teso a rafforzare i rapporti degli eventi a difesa dei contadini, discutendo con le Comunità del Cibo alle prese con le difficoltà di un’agricoltura responsabile che “resiste” grazie ad un certo tipo di coltivazioni portate avanti da contadini mai domi.
L’incontro, fissato per venerdì 20 gennaio, alle ore 17, al Castel dell’Ovo – Sala Italia, sarà coordinato da Luciano Pignataro, giornalista, vice presidente Arga Campania e responsabile regionale Slow Food del progetto Vino.
Ad introdurre i lavori sarà Gaetano Pascale (Presidente Slow Food Campania), cui seguiranno gli interventi di:
– Luigi De Magistris (Sindaco di Napoli);
– Giuseppe Montesano (Scrittore);
– Carlo Petrini (Presidente Internazionale di Slow Food), nella foto.
L’iniziativa, il cui ingresso è gratuito, è patrocinata dal Comune di Napoli.
Domenica 22 gennaio, invece, alle ore 11, alla Casina Vanvitelliana di Bacoli, si terrà la presentazione del libro “Scienza incerta e dubbi dei consumatori, il caso degli organismi geneticamente modificati”.
Introdurrà Antonio Puzzi (Consigliere Nazionale Slow Food), mentre a moderare sarà il giornalista Ciro Cenatiempo.
Dopo i saluti di Ermanno Schiano (Sindaco di Bacoli), Giuseppe Mandarano (Fiduciario Slow Food Napoli) e Pietro Foglia (Presidente Commissione Agricoltura Regione Campania), relazioneranno:
– Federico Infascelli (Docente Dipartimento Scienze Zootecniche Università Federico II di Napoli)
– Roberto Burdese (Presidente Slow Food Italia).
A cavallo dei due eventi è previsto anche il consiglio regionale straordinario di Slow Food, in programma sabato 21 presso l’Osteria Abraxas, di Pozzuoli con la partecipazione di Carlo Petrini.
Per maggiori informazioni si può scrivere all’indirizzo e-mail info@slowfoodcampania.com
ufficio stampa Slow Food Campania:
Sandro Tacinelli, giornalista associato all’Arga Campania
mob. 339 2073143
[sandrotacinelli@tin.it]
e
Vito Trotta Fiduciario Condotta
Slow Food Campi Flegrei
Via Cuma Licola, 59 80078 Pozzuoli
Tel. 081 8044295 – 340 6001837
Fax 1782217379
fiduciario@slowfoodcampiflegrei.com


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