Earth Overshoot Day, da oggi le risorse della Terra sono finite: ci servirebbero 1,7 pianeti
Da oggi le risorse della Terra per il 2017 sono finite. E iniziamo a sovrasfruttare il nostro pianeta. Cade quest’anno il 2 agosto l’ «Earth Overshoot Day», il giorno in cui la popolazione mondiale ha consumato tutte le risorse che la Terra è in grado di rigenerare da sola. In pratica per soddisfare i consumi globali al ritmo attuale ci sarebbe bisogno di 1,7 Terre. E per soddisfare la domanda degli italiani ci sarebbe bisogno di 4,3 «Italie».
Un giorno che arriva sempre prima
Ogni anno, il Global Footprint Network calcola l’impronta ecologica dell’umanità (ovvero le nostre necessità di utilizzare risorse dalle aree agricole, dai pascoli, dalle foreste, dalle aree di pesca e lo spazio utilizzato per le infrastrutture e per assorbire il biossido di carbonio, la CO2), e la confronta con la biocapacità globale, ossia la capacità dei sistemi naturali prima indicati di produrre risorse e assorbire biossido di carbonio. Secondo questi dati, dagli inizi di agosto sino alla fine dell’anno, soddisferemo la nostra domanda ecologica dando fondo alle risorse (il capitale) e accumulando gas ad effetto serra nell’atmosfera. Il calcolo è del Global Footprint Network, evidenzia come ogni anno questa giornata cada sempre prima a causa dell’aumento dei consumi mondiali . L’anno scorso era stata celebrata l’8 agosto, due anni fa il 13 agosto, nel 2000 a fine settembre.
Il mondo come non l’avete mai visto: ecco la Terra vista dai satelliti
La classifica

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Nelle classifiche stilate dall’organizzazione gli italiani non fanno una bella figura. Emerge che se tutti gli abitanti del globo vivessero come gli italiani ci sarebbe bisogno di 2,6 Terre per sostenerne i consumi. In questo elenco siamo decimi al mondo, mentre al top ci sono Australia (5,2 pianeti), Stati Uniti (5) e Corea del Sud (3,4). Invece per soddisfare con risorse nazionali solo la domanda degli italiani ci sarebbe bisogno di 4,3 «Italie». In questo siamo al quarto posto dopo Corea del Sud (8,8), Giappone (7,1) e Svizzera (4,3).
L’impatto del cibo
La produzione mondiale di cibo produce almeno il 26% dei gas serra mondiali. In particolar modo, come sottolineano ormai decine di studi ( e in primis quello della Fao del 2006), ad essere messa sotto accusa è la produzione di proteine animali. La zootecnia globale è ritenuta un fattore centrale nell’uso di risorse alimentari e idriche, inquinamento delle acque, uso delle terre, deforestazione, degradazione del suolo ed emissioni di gas serra. Un esempio su tutti: per produrre un kg di carne di manzo sono necessari ben 15.500 litri di acqua. «É da rilevare che non si tratta in gran parte di acqua che rientra nel ciclo naturale, ma di acqua destinata ad inquinare, sotto forma di reflui, fiumi, oceani, terreni, con conseguenze irreversibili sulle falde acquifere – sottolinea Enpa – Ma, come tutti ben sappiamo, gli allevamenti fanno anche altro: le loro emissioni di metano, anidride carbonica, protossido di azoto e altri gas serra danno un potente impulso al riscaldamento globale e dunque alla siccità». Sotto accusa – come sottolineano anche le ricerche della Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (Bcfn) – anche lo spreco alimentare. In Italia si spreca il 35% dei prodotti freschi (latticini, carne, pesce), il 19% del pane e il 16% di frutta e verdura prodotti. Ma l’impatto sulla Terra che viene generato da questo spreco non si ferma alla produzione di anidride carbonica, perché determina anche una perdita di 1.226 milioni di ml l’anno di acqua (pari al 2,5% dell’intera portata annua del fiume Po) e produce l’immissione nell’ambiente di 24,5 milioni di tonnellate CO2 l’anno, di cui 14,3 milioni dovuti agli sprechi domestici. L’assorbimento della sola CO2 prodotta dallo spreco domestico in Italia richiede una superficie boschiva maggiore di quella presente in Lombardia.
La trasformazione della Terra
I cambiamenti indotti dall’intervento umano sulla superficie terrestre hanno esercitato impatti significativi per la struttura e le funzioni degli ecosistemi con effetti significativi sul benessere stesso dell’umanità. Il Wwf ricorda che le più recenti valutazioni sull’impronta umana (Human Footprint) dell’uomo sulla Terra, cioè l’impronta fisicamente visibile dai satelliti relativa alle trasformazioni causate dal nostro intervento sul pianeta dimostrano che il 75% della superficie delle terre emerse subiscono una pressione umana riscontrabile e misurabile. Inoltre oggi l’umanità si appropria del 25% della produttività primaria netta (definita Human Appropriation of Net Primary Production, HANPP), cioè dell’energia raggiante solare utilizzata dalla vegetazione terrestre per trasformarla in materia organica che consente il resto della vita sulla Terra. Questa percentuale si ritiene possa raggiungere il 27-29% entro il 2050 se il nostro livello di impatto sui metabolismi naturali dovesse proseguire con i ritmi attuali, giungendo al 44% nel caso di un massiccio utilizzo di bioenergie prodotte dai suoli coltivati.
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