BASILICATA AMBIENTE
le news da Enzo Palazzo

29 dicembre 2012
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Saponi, cosmesi e salute: il petrolio – e i suoi effetti cancerogeni – è dove meno te lo aspetti.
La comunicazione industriale e il suo mezzo di persuasione collettiva più efficace, la pubblicità televisiva, ci hanno reso abituali e quotidiani alcuni gesti, tipo quello di ritirare dagli scaffali dei supermercati della grande distribuzione dei prodotti apparentemente innocui e necessari. Necessari lo sono per davvero, perché riguardano l’igiene personale, ma innocui non lo sono certamente: ci hanno convinto che sono innocui con le belle e rasserenanti immagini della comunicazione pubblicitaria, ma contengono in realtà sostanze cancerogene e tossiche. Rendendoli, poi, economicamente convenienti, grazie ai derivati del petrolio e alle sostanze chimiche a basso costo utilizzati, ci hanno anche costretti a comprarli a discapito dei saponi naturali derivati dall’olio o da altri frutti oleosi. La retribuzione media di questa nazione, tra l’altro, è tra le più basse d’Europa, motivo in più per comprare prodotti di uso quotidiano a basso costo e …. a bassa qualità, a spese sostanzialmente della nostra salute …. intima, è il caso di dire.
Tra l’altro, pur esistendo una normativa europea che dal 1997 obbliga prodotti di cosmesi e detergenti per l’igiene personale a esporre gli ingredienti, questi non sono chiari né informano dei rischi di cancerogenicità e tossicità. Inoltre, se NON sono sostanze di derivazione chimica, sono scritti in italiano, mentre sono elencati in inglese se i composti sono chimici o derivati dal petrolio. Come mai? Non si sa!
È un vero privilegio che viene concesso alle società petrolifere e farma-chimiche (le vere padrone della società occidentale) e che non viene concesso alle pur forti multinazionali del food, le quali sono obbligate quantomeno a scrivere tutto nella lingua della nazione, anche se la lista degli ingredienti delle società alimentari comunque non spiega la né provenienza – né eventuali prove di presenza di pesticidi e altre sostanze tossiche vietate – di due sostanze alimentari di base sempre presenti in ogni confezione in vendita: le uova e la farina (a tutela della nostra salute, dovremmo sempre sapere come e dove sono state prodotte le uova e come e dove è stato coltivato il grano).
Per fortuna c’è internet e c’è gente che spende il proprio tempo a “disinformare” la disinformazione imperante voluta dalla grande industria, che è padrona dei grandi media e dei network che entrano nelle nostre case e nelle nostre convinzioni.
Vi allego un link di un video in italiano realizzato da un gruppo americano di comunicazione indipendente e un link esplicativo su come riconoscere gli ingredienti nocivi alla nostra salute utilizzati nella cosmesi.
Enzo Palazzo
http://www.youtube.com/watch?v=kG7Wit0ypmw&feature=player_embedded#!
http://www.eco-officine.com/riconoscere-ingredienti-nocivi-inci
da: enzopalazzo56@alice.it

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29 dicembre 2012
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Burocrazia lucana, royalties e informazione: se la struttura è complessa, i conti non tornano
Leggiamo dai giornali (dal sito ufficiale dell’Unmig del Ministero per lo Sviluppo economico è sempre più difficile capire: da un po’ di tempo inseriscono residui di crediti di anni precedenti, rendendo i calcoli meno comprensibile e meno facili rispetto al recente passato) che 63 milioni di euro sono le royalties toccate nel 2011 alla Basilicata e che complessivamente alla nostra Regione sono andati 585 milioni di euro in 14 anni di royalties (1998/2012). 63 milioni di euro dovrebbero essere circa il 5% del bilancio annuale della Regione – che credo si aggiri sul miliardo e mezzo di euro (tremila miliardi di vecchie lire) – e, analogamente, credo che 585 milioni di euro siano l’equivalente maturato dalla Regione dopo 14 anni di royalties in 14 anni di bilanci regionali.
I luoghi comuni diffondono questa notizia: senza il petrolio non avremmo l’Università di Basilicata, visto che ben 10 milioni di euro è il finanziamento della Regione all’Unibas. Io dico che senza il petrolio, fondamentalmente, la Regione non spenderebbe, come ha fatto nel 2007, ben 37 milioni di euro in consulenze. 37 milioni di euro rappresentano più della metà delle entrate annuali medie del petrolio. Il petrolio, si dovrebbe dedurre, dunque, paga le consulenze a tecnici e professoroni a vario titolo, i quali poi, hanno, come dire, un occhio di riguardo per il petrolio stesso?
Delle due l’una: le consulenze andrebbero vietate, dato che la Regione si è dotata di uffici di competenze specifiche con tanto di capi dipartimento strapagati e di nomina politica. Oppure, andrebbero eliminati i dipartimenti, perché gli uni (le consulenze) sono la prova provata del fallimento degli altri (i dipartimenti) …. oppure ancora, potremmo “moralizzare” sia le consulenze che i dipartimenti e gli stipendi dei loro capi …….. che non sarebbe poi male in fin dei conti.
Moralizzare che significa? Una cosa molto semplice: un capo dipartimento, così come un dirigente delle Asl o dell’Acquedotto lucano o pugliese o umbro, o di una qualsiasi compartecipata pubblica svolge sicuramente i ruoli di una struttura complessa. Dirigente di una struttura complessa, ugualmente complessa, è però anche un primario medico, un direttore didattico, un preside. Gente che ha dovuto prima laurearsi in lauree specifiche e poi superare un concorso per prendere stipendi che si aggirano tra i 3 mila e i 5 mila euro lordi al mese, meno della metà della contribuzione mensile che la politica dà ai suoi capi burocrati che, essendo scelti dalla politica e non da un concorso (e spesso non hanno nemmeno una laurea specifica), possono ingenerare il dubbio che si sentano più dipendenti del politico che li ha scelti che non dello Stato e men che mai dei cittadini che con le loro tasse contribuiscono alle loro ampie parcelle mensili.
Cliccate sul link sottostante per leggere l’articolo in questione che, nel titolo, ci dà una dimensione errata del rapporto royalties/estrazione/entrate dei petrolieri/compensazione del territorio perché dà eccessivo rilievo alla somma di 14 anni e non al totale di un anno di royalties e perché non ci dice:
1 – che i petrolieri hanno guadagnato nel frattempo circa 3,5 miliardi di euro all’anno;
2 – che per 14 anni questo guadagno dei petrolieri è di circa 49 miliardi di euro,
3 – a quanto ammonteranno e chi li pagherà i costi della bonifica delle aree estrattive;
4 – che la filiera del petrolio è una filiera cancerogena. In California la legge Proposition 65 obbliga le stesse compagnie minerarie a ricordarlo ogni 3 mesi ai cittadini californiani con pubblicazioni sui media. Anche qui delle due l’una: o il petrolio è cancerogeno solo per i californiani e non per i lucani o in California c’è più trasparenza e correttezza che non in Basilicata e in Italia.
Enzo Palazzo
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallabasilicata_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=579442&IDCategoria=12#a_post_comments
P.s.
Il bilancio complessivo e consuntivo della Regione Basilicata è un altro parametro poco trasparente: non lo trovi scritto da nessuna parte in maniera chiara e netta. E non lo riesci a desumere neanche leggendo centinaia di pagine di delibere di riunioni, alcune fatte anche all’1,38 di notte – ma la notte non è fatta per dormire e raccogliere le idee? http://www.consiglio.basilicata.it/consiglionew/files/docs/31/06/25/DOCUMENT_FILE_310625.pdf

da: enzopalazzo56@alice.it


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