Minerva, rinasce l’orto della Scuola medica. Dalla scuola medica le piante elisir . Un regolamento a tutela del verde storico
Gli storici giardini della Minerva, che furono uno degli orti dei semplici nel periodo della scuola medica salernitana, sono stati inaugurati e riaperti al pubblico, alla presenza del sindaco e degli assessori comunali. Il Comune ne ha riorganizzato la gestione affidandola all’associazione Nemus, composta da specialisti formati nell’ambito del Programma Urban, e coinvolgendo professionisti come il conservatore botanico Luciano Mauro, il direttore dell’Archivio botanico Paola Capone ed il giardiniere Mauro Pellecchia. Nascosti tra i vicoli del centro storico, ora i Giardini della Minerva sono più facilmente rintracciabili, grazie ad una singolare segnaletica che potrà essere di aiuto per i turisti. Anche per quelli stranieri, visto che a parlare è il linguaggio delle immagini: nelle viuzze campeggiano cartelli con la fotografia in stampa digitale dello storico orto. A guidare il visitatore una freccia direzionale. La direzione ha stilato anche un regolamento: non è consentito raccogliere fiori o danneggiare le piante, vietato l’ingresso degli animali e dei minori di 14 anni se non accompagnati da persone adulte. I giardini saranno visitabili dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 16, orario invernale.
Nell’articolo che segue la giornalista Concita De Luca ha riassunto la storia dei Giardini della Minerva, pubblicata su Il Mattino e che riproponiamo ai nostri lettori:
“Con i loro terrazzamenti panoramici, i Giardini della Minerva tornano a nuovo splendore. Le piante sono state rimesse a dimora e la parte monumentale è tornata ad affascinare per offrire a tutti i visitatori, italiani e stranieri, uno dei fiori all’occhiello turistici del centro storico di Salerno. Dopo le ripetute segnalazioni sulla cattiva manutenzione e il degrado nel quale erano ribiombati nonostante un recupero non troppo lontano, il destino dell’antico orto botanico volta pagina. Il Comune ne ha riorganizzato la gestione affidandola all’associazione Nemus, composta da specialisti formati nell’ambito del Programma Urban, e coinvolgendo professionisti come il conservatore botanico Luciano Mauro, il direttore dell’Archivio botanico Paola Capone ed il giardiniere Mauro Pellecchia. In prima linea per il nuovo decollo dei giardini anche l’ufficio Verde pubblico e il settore Staff sindaco-Servizio risorse comunitarie che avranno l’incarico di referenti per il coordinamento delle attività manutentive e gestionali.Gli storici giardini, che furono uno degli orti del semplici nel periodo della scuola medica salernitana, sono stati inaugurati e riaperti al pubblico ieri sera, alla presenza del sindaco Mario De Biase, del vice sindaco Carmine Mastalia, degli assessori comunali Ermanno Guerra, Mauro Scarlato, Marco Petillo, Franco Picarone e del consigliere Enzo Bove. Di particolare interesse non solo la presenza delle 72 specie di vegetali riportate nei testi storici di Matteo Silvatico, che si distinse come medico e profondo conoscitore di piante e medicamenti naturali, ma anche l’originale sistema di canalizzazione dell’acqua d’ispirazione araba recuperato durante gli ultimi interventi di restauro. «Uno dei nostri obiettivi è quello di piantare in questo giardino le 450 specie di piante – spiega Luciano Mauro – trattate nel testo di Silvatico, considerato un vero e proprio lessico dei semplici». All’interno dei giardini sarà possibile seguire anche delle visite guidate che saranno condotte dai volontari delle associazioni «Hortus Magnus» ed «Erchemperto». Per informazioni e prenotazioni è possibile telefonare allo 089.222237.
Frutto della terra salernitana anche il vino prezioso offerto ieri per il brindisi augurale, un vino che recupera una tradizione popolare e contadina delle nostre colline: il sanginella. Per ora ne sono stati prodotti solo 20 litri di dolce passito, per altrettanti flaconi etichettati e imbottigliati dal Comune di Salerno, con tanto di etichetta che rinvia allo stemma civico. Ma al di là della produzione simbolica, c’è un progetto che insieme alla Coldiretti provinciale mira a censire i vitigni rimasti sulle colline salernitane (Giovi, Ogliara, Matierno, Pastorano) e soprattutto a favorire nuove piantagioni, con piccole oasi protette per la salvaguardia della tipicità. Forte anche il legame con i festeggiamenti patronali: piccola, croccante e delicata, l’uva sanginella era infatti considerata «l’uva di S.Matteo» e veniva servita sulle nostre tavole come segno della festa del patrono”. (Concita De Luca, Il Mattino)
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