1) Ruviano in apprensione per la Festa dei Cornuti.
2) Il 13 a Cremona per le città De.Co.

1) Tutto pronto a Ruviano (CE), per l’ormai famosissima festa dei Cornuti in programma martedì 11 novembre, giorno dedicato al loro protettore San Martino, su iniziativa dell’ACR, Associazione Cornuti Ruvianesi, presieduta da Franco Nicolella.
Nel rispetto di una consolidata tradizione i goliardici festeggiamenti prevedono alcune fasi salienti, che richiamano giornalisti, fotografi e televisioni anche dall’estero, per partecipare alla processione degli adepti, con in testa il sindaco, tante altre autorità e professionisti.
Tutti accomunati da vistosissime e ramificate corna sulla fronte, assistere al rituale propedeutico all’ammissione di nuovi soci, all’incendio di un fantoccio e, dulcis in fundo, per partecipare ad una cena in un noto locale della zona.
Molte donne seguono il rituale attraverso le ante socchiuse di finestre e balconi, quasi si vergognassero dei loro uomini “cornuti”, ma tante altre, soprattutto forestiere, si aggregano al corteo, sono in lista per l’ammissione al sodalizio e baciano con orgoglio il cordone del “priore” allorché – previo giuramento – riescono ad ottenere l’agognata affiliazione.
Un pomeriggio diverso, quindi, da non perdere, anche perché tutti hanno la possibilità di chiudere la serata in bellezza degustando prodotti tipici locali innaffiati con l’ottimo vino pallagrello delle amene colline rajanesi.
“Cornuti” in festa, ma san Martino non li protegge.
Grande festa a Ruviano per la ormai tradizionale festa dei Cornuti, ovvero dei tanti adepti e simpatizzanti dell’Associazione Cornuti Ruvianesi, presiedutala Paolo Nicolella, che da anni persegue il goliardico fine di osannare le corna e chi è orgoglioso di ostentarle. Al consueto rituale, che prevede la sfilata per le vie del paese di tutti i cornuti con in testa le autorità cittadine, il giuramento e conseguente ammissione dei nuovi adepti nonché il simbolico incendio di un fantoccio, quest’anno gli organizzatori hanno aggiunto una novità che in serata certamente richiamerà in piazza Nuova tanta gente da ogni dove: la degustazione gratuita di pasta fagioli e prodotti tipici locali che ciascuno sarà libero di offrire, anche se il grosso verrà servito da un “catering” specializzato di Napoli.

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LA STORIA VERA
Un modo certamente insolito di festeggiare san Martino di Tours, ricorda Famiglia Cristiana”, nato a Sabaria (ora Szombathely, Ungheria), fra il 316 e 317 e morto a Candes (Indre-et-Loire, Francia), l’8 novembre 397 ma ricordato dalla chiesa l’11 novembre, giorno della sua deposizione. “Secondo la tradizione – come riporta il sito specializzato “Santi e Beati” (http://teleradionews.altervista.org/) Martino – avrebbe dato prova della sua carità e anche per il prossimo tagliando in due il suo mantello e donandone metà ad un povero. Si ritirò a Ligugé, presso Poitiers, dove con un gruppo di discepoli fondò il primo monastero, divenendo presto famoso in tutta la Gallia. Eletto vescovo di Tours (371), diffuse il cristianesimo in tutta la Gallia occidentale. Martino fu uno dei santi più popolari dell’Europa occidentale; centinaia di parrocchie e di comuni presero il suo nome. É anche considerato il patrono dei soldati. Lottò con energia contro le eresie, l’idolatria e la supremazia. Patronato: mendicanti; etimologia: Martino = dedicato a Marte; emblema: bastone pastorale, globo di fuoco, mantello. Martirologio Romano: Memoria di san Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore. Quattromila chiese dedicate a lui in Francia, e il suo nome dato a migliaia di paesi e villaggi; come anche in Italia, in altre parti d’Europa e nelle Americhe: Martino il supernazionale Nasce in Pannonia (che si chiamerà poi Ungheria) da famiglia pagana, e viene istruito sulla dottrina cristiana quando è ancora ragazzo, senza però il battesimo. Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. É in quest’epoca che può collocarsi l’episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato l’esercito nel 356, raggiunge a Poitiers il dotto e combattivo vescovo Ilario: si sono conosciuti alcuni anni prima. Martino ha già ricevuto il battesimo (probabilmente ad Amiens) e Ilario lo ordina esorcista: un passo sulla via del sacerdozio. Per la sua posizione di prima fila nella lotta all’arianesimo, che aveva il sostegno della Corte, il vescovo Ilario viene esiliato in Frigia (Asia Minore); e quanto a Martino si fatica a seguirne la mobilità e l’attivismo, anche perché non tutte le notizie sono ben certe. Fa probabilmente un viaggio in Pannonia, e verso il 356 passa anche per Milano. Più tardi lo troviamo in solitudine alla Gallinaria, un isolotto roccioso davanti ad Albenga, già rifugio di cristiani al tempo delle persecuzioni. Di qui Martino torna poi in Gallia, dove riceve il sacerdozio dal vescovo Ilario, rimpatriato nel 360 dal suo esilio. Un anno dopo fonda a Ligugé (a dodici chilometri da Poitiers) una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell’altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Di qui intraprende la sua missione, ultraventennale azione per cristianizzare le campagne: per esse Cristo è ancora “il Dio che si adora nelle città”. Non ha la cultura di Ilario, e un po’ rimane il soldato sbrigativo che era, come quando abbatte edifici e simboli dei culti pagani, ispirando più risentimenti che adesioni. Ma l’evangelizzazione riesce perché l’impetuoso vescovo si fa protettore dei poveri contro lo spietato fisco romano, promuove la giustizia tra deboli e potenti. Con lui le plebi rurali rialzano la testa. Sapere che c’è lui fa coraggio. Questo spiega l’enorme popolarità in vita e la crescente venerazione successiva. Quando muore a Candes, verso la mezzanotte di una domenica, si disputano il corpo gli abitanti di Poitiers e quelli di Tours. Questi ultimi, di notte, lo portano poi nella loro città per via d’acqua, lungo i fiumi Vienne e Loire. La sua festa si celebrerà nell’anniversario della sepoltura, e la cittadina di Candes si chiamerà Candes-Saint-Martin. (autore: Domenico Agasso)“. Nessun accenno quindi, dalla storia ufficiale, alla protezione dei cornuti, comunemente attribuita al santo in virtù di una leggenda evidentemente fasulla.

2) Ruviano città DeCo espone a Cremona.
Giovedì prossimo, 13 novembre, Cremona si trasformerà, diventando un frizzante palcoscenico grazie a quei Comuni che saranno presenti a “Le Città DE.CO. in Tour”, un’occasione per conoscere da vicino il fenomeno della Denominazione Comunale, attraverso una mostra-mercato tematica d’Italia.
Corso Garibaldi si popolerà infatti di scenografici stand, appositamente studiati su dipinti del Campi, dove prenderanno posto i Comuni, i produttori e le associazioni: oltre un centinaio di realtà provenienti da tutta Italia. Sarà possibile assaggiare una gran varietà di prodotti altrimenti introvabili: dai limoni di Procida al sedano dorato di Asti; ma anche straordinari formaggi come il murianengo di Sauze D’Oulx e il caso peruto di Ruviano, poi dolci come il pasticciotto di Lecce e i caratteristici pnun di Savigliano. In anteprima pronti per essere degustati i vini DE.CO. d’Italia: dall’arvisionadu di Benetutti (Sassari) al cesanese di Affile (Roma), passando per il vino bianco da uva spergola di Scandiano e il rosso di Scansano. Nutrita la partecipazione delle realtà bresciane: dal salame della ola di Berlingo al fatulì di Berzo Demo, dalle patate di Gottolengo alla ret di Capriolo, passando per il miele di tiglio e il salame cotto di Quinzano e le farine di Barbariga. Nel cuore di Cremona non saranno protagonisti solo i Comuni, capitanati da Riccardo Lagorio, il promotore delle DE.CO. ma saranno presentate anche le eccellenze della terra da parte di quei produttori che hanno scelto di siglare un patto d’onore con la terra. (fonte: Giornale di Brescia, http://www.giornaledibrescia.it/Contenuti/484484.html?idnews=1579)

Da: TELERADIO NEWS
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Categorie: Eventi

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