Riso, Cia Ferrara: soddisfazione per accordo sulla tutela del “made in Italy”
I maggiori produttori europei hanno detto no alle importazioni senza dazi che stanno provocando seri problemi ai nostri risicoltori.
Il problema delle importazioni selvagge di riso dai paesi extracomunitari, favorito dall’assenza di dazi, non è più solo italiano. Soddisfazione da parte di Cia-Agricoltori italiani Ferrara per l’accordo raggiunto dai sette Paesi produttori di riso europei (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Bulgaria e Ungheria) durante gli “Stati generali del riso”, organizzati a Milano dall’Ente Risi. Nel corso del summit è uscita una chiara richiesta di revisione delle norme che regolano le importazioni di riso da paesi Pma (Paesi Meno sviluppati), rivolta alla Commissione europea e ai governi dei singoli Stati. Nel 2016 paesi come Cambogia e Myanmar hanno importato in Europa oltre trecentomila quintali di riso – con un incremento di oltre centomila tonnellate solo nel 2016 – saturando il mercato di varietà Indica e provocando un’inesorabile discesa dei prezzi.
“Nel corso di questo importante incontro -spiega Massimo Piva, vicepresidente di Cia Ferrara e risicoltore, delegato al summit di Milano- è stato approvato all’unanimità un documento, firmato da produttori e industria di trasformazione, che chiede alla Commissione europea di regolare l’importazione di riso dai paesi asiatici. Come risicoltore e rappresentante di un’associazione che tutela un territorio a vocazione risicola -a Ferrara la superficie investita è di oltre settemila ettari- sono soddisfatto di questo impegno comune. Nel documento approvato si chiede: il riconoscimento della qualifica di ‘sensibilità’ del comparto e il ripristino delle limitazioni alle importazioni da Paesi extra comunitari; l’applicazione della ‘clausola di salvaguardia’ nei confronti delle importazioni dai Paesi meno avanzati; la fissazione di regole in ambito fitosanitario e commerciale, per favorire un mercato trasparente e i diritti dei lavoratori; il mantenimento della qualifica di ‘specificità’ del settore, nella Politica Agricola Comune; l’attuazione di campagne promozionali per incrementare il consumo di riso coltivato nell’Unione Europea. Queste richieste, davvero decisive per il comparto e già presentate alla Commissione europea, sono il massimo risultato a cui si poteva ambire in questa fase, perché hanno trovato l’accordo di tutti, dai produttori all’industria. Ora attendiamo che la Commissione si pronunci sul documento e risponda con azioni concrete a un grido d’allarme lanciato da un’intera filiera in forte sofferenza. Ma le richieste all’Europa non sono finite: il prossimo, importante, obiettivo sarà l’inserimento dell’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine del riso. Una forma di tutela fondamentale per i consumatori, che devono conoscere l’origine della materia prima e scegliere se acquistare un riso proveniente da paesi extraeuropei, dove ci sono regole fitosanitarie e produttive diverse. Quella sull’etichettatura potrebbe essere una battaglia tutta italiana, così da identificare il riso made in Italy e inserirlo nel paniere di eccellenze che vengono prodotte nel nostro Paese”.
da: http://www.cia.it/news 06 marzo 2017


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