RINOCERONTE E PRUNO AFRICANO: RISCHIO ESTINZIONE A CAUSA DELLA FARMACOPEA DEL SESSO
di Stefania Elena Carnemolla – Giornalista pubblicista
Non solo corno di rinoceronte finemente triturato per farne pasticche tipo viagra, da qualche tempo nei laboratori delle case farmaceutiche, che già la usavano come antidoto ai problemi di prostata, fa scintille la corteccia di pruno africano, un albero che, a causa del suo sfruttamento senza freni, rischia, così come il rinoceronte cacciato per il suo corno, di scomparire.
Per questo la Cites, la convenzione internazionale per la salvaguardia della fauna e della flora a rischio estinzione, ha deciso di proteggerlo. La Cites ha, ad esempio, calcolato che fra il 2000 e il 2011 il Camerun, fra i maggiori paesi produttori, ha scorticato 138.258 alberi per un totale di 7.604.040 kg. di corteccia destinata all’esportazione, in particolare, in Europa.
Fra i paesi importatori anche l’Italia, la cui farmacopea ha, infatti, riconosciuto come ingrediente di rimedi la corteccia di pruno africano. Una situazione grave, con l’appello ai governi locali di vigilare sul suo sfruttamento. Né aiuta la corruzione, con le case farmaceutiche che sanno come ottenere ciò che serve. Da quando s’è scoperto che la corteccia di pruno africano aiuta l’erezione maschile, la domanda, è il caso di dirlo, s’è impennata, con un vorticoso giro di esportazioni, in gran parte illegali, tanto da allertare il sistema doganale.
C’è poi il mercato nero, assai attivo in rete, dove è semplice acquistare viagra e simil viagra a basso costo. Abbandonata la rete, ci sono gli smart-shops, ormai diffusi anche in Italia: “I frequentatori degli smart-shops” così un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità “appartengono a varie categorie sociali: studenti, che ricercano in questi negozi stimolanti cerebrali dal basso profilo tossicologico per la preparazione degli esami, adulti 40-60enni, soprattutto maschi, che ricercano alcune smart-drugs dalle proprietà simil-viagra”.
Una certa rete è utilizzata anche dalle case farmaceutiche blasonate, come una casa farmaceutica di Belgrado che si vanta di aver inventato un rimedio a base di pruno africano per la cura di problemi di prostata e aiutare l’uomo a essere sessualmente potente. Lo stesso spot della casa farmaceutica, mandato in onda strategicamente in concomitanza di eventi sportivi, è un invito, soprattutto ai giovani, che rappresentano gran parte dell’audience, a utilizzare la capsula del sesso e così per convincerli ha realizzato uno spot con un razzo con i motori accesi, immagine subliminale del pene, inviato a tutta potenza nello spazio, immagine, altrettanto subliminale, di ciò che si vuole possedere sessualmente.
Nei Balcani, dove la corteccia di pruno africano arriva in particolare per via illegale, la casa farmaceutica di Belgrado vende le sue capsule in confezioni con l’immagine di un rinoceronte con un tondino sul corno. “Il vostro prodotto contiene anche polvere di corno di rinoceronte?” abbiamo pertanto chiesto sospettandone un uso non dichiarato.
“No, corno di rinoceronte no. No ingredienti animali” s’è difesa la casa farmaceutica, che poco prima s’era vantata di aver creato un prodotto solo a base di ingredienti vegetali, senza badare al fatto di utilizzare la corteccia di un albero a rischio estinzione. “Ma allora” abbiamo ancora chiesto “perché avete utilizzato per la confezione l’immagine di un rinoceronte con un tondino sul corno?” “Ci sono le zampe, la testa e il collo del rinoceronte, nell’immagine” così, ancora, la casa farmaceutica. “Il rinoceronte è simbolo di forza e potenza. Il tondino è la lancia di Marte, simbolo dell’uomo, così come lo specchio di Venere lo è della donna”.
La polvere di corno di rinoceronte non ha, in realtà, alcun potere afrodisiaco, ciononostante l’animale viene ancora braccato, assecondando, così, un retaggio di antiche credenze. “Si comincia a credere che la natura possa da sola procurare i rimedi per eliminare il dolore e le malattie” così, Luciano Caprino, autore di una monografia sulla storia dei farmaci “e a questo scopo si cercano sostanze nel regno vegetale, minerale e animale, anche sulla base delle loro caratteristiche simboliche; ad esempio, sulla base dell’osservazione che il corno del rinoceronte è forte e robusto, nasce il suo uso come afrodisiaco… In pratica sono la forma, il colore, la struttura di una pianta o di un animale o il suo comportamento che devono suggerire una indicazione terapeutica specifica”.
Ma il marketing è marketing tanto che fra le immagini promozionali del viagra dei Balcani c’è quella di una donna vestita di rosso che galoppa a dorso di rinoceronte verso paradisi di sesso sfrenato. Un marketing che s’è affidato anche al sarcasmo, con il finto africano ritratto in un fotomontaggio con gli Abba, il celebre quartetto svedese, facendo capire che di pruno africano ci sarebbe bisogno in Svezia, dove gli uomini a letto fanno cilecca.
Sono comunque sempre più le donne a richiedere in farmacia la capsula magica, un acquisto per mariti, amanti, fidanzati timidi o in vista di una notte folle di sesso occasionale.
Il viagra classico è ormai preistoria, il sesso oggi si fa con il pruno africano, il cui abuso è rischioso per la salute, con i giovani che sul web si sfidano, con tanto di immagini, vantandosi di peni abnormi gonfiati artificialmente, anticamera di un priapismo costruito, senza pensare alle conseguenze, a tavolino.
Anche in Italia il pruno africano è uno degli ingredienti di un prodotto per il “trattamento delle disfunzioni sessuali maschili” e degli “squilibri prostatici o testicolari” pensato per “favorire l’equilibrio endocrino, la potenza sessuale e la libido”, nonché per “combattere lo stress maschile”.
Per conquistare la clientela, il prodotto viene pubblicizzato come “adatto a vegan e vegetariani” oltre che alle donne, che cerca di attirare a colpi di maca, ginseng coreano e siberiano, radice di Muira Puama, semi di zucca, Chlorella, erba della capra in calore, semi di lino, bacche di Palmetto della Florida, semi e germogli di avena, frutti di Tribulus terrestris, foglie di damiana, corteccia di Yohimbe, oltre che. per l’appunto, di pruno africano. Un mix di specie, molte delle quali, anche queste, protette dalla Cites.
1 dicembre 2016 da Tiscali e foto


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