Il rapporto di Legambiente, Pesticidi nel piatto 2004, fa sapere agli italiani che in un piatto di verdura e nella macedonia di frutta si nasconde un nemico in più: i residui di pesticidi, spesso in quantità superiori alle soglie considerate a rischio per la salute. Durante la conferenza stampa organizzata da Salute & Gusto, sportello sulla sicurezza alimentare del Movimento Difesa del Cittadino, è stato messo in evidenza dal rapporto che rispetto all’anno scorso, nulla è cambiato nei dati riguardanti i pesticidi residui su frutta e verdura. Fragole, mele, uva, insalata e ortaggi vari si mangiano insieme ai residui di pesticidi, cioè quei residui di principi attivi di antiparassitari, erbicidi e fungicidi. Ma c’è una buona nuova: nel rapporto si evidenzia che la frutta italiana è meno impestata di quella che importiamo. Un po’ meno a rischio la verdura, con il 78,1% di campioni senza residui su un totale di 3893. Ma la sostanza non cambia, urge un controllo su quel che succede nei nostri campi durante la preparazione del terreno per la semina, fino alla raccolta della frutta e delle verdure varie. Ma con quel che costa l’intervento dei vigili sanitari chi se lo può più permettere?Un’idea è venuta proprio durante la presentazione del rapporto: perché non formare i giovanissimi che frequentano le elementari delle zone rurali ad usare sapientemente i prodotti che necessitano alla terra? Niente male se torniamo a quelle belle scuole di formazione professionale di un tempo, che hanno insegnato ai nostri padri come lavorare la terra.


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