Foreste sacre, dal valore inestimabile

In occasione della Giornata internazionale delle foreste, una riflessione sull’importanza di salvaguardare un patrimonio troppo spesso violato
L’essere umano può agire in diversi modi per sentirsi soddisfatto, per liberare la mente dalle difficoltà di tutti i giorni: acquistare un oggetto alla moda su internet, entrare in un pub per bere un alcolico e restarvi fino a tardi, passeggiare su una strada affollata, tra scintillanti vetrine di negozi e persone gaudenti, che scelgono di distrarsi in un centro cittadino fin troppo movimentato.
Tuttavia, questi passatempi sono un futile e chiassoso inganno, che dona alla psiche momenti spensierati soltanto in apparenza.
È nelle foreste che si sperimenta l’autentica palingenesi del sé: all’ombra di alberi imponenti, che respirano per noi e con noi, guidati dal frusciare del vento che accarezza le piccole felci e scompiglia le rigogliose chiome arboree, intrecciandosi con i molteplici richiami degli uccelli, l’anima e il corpo comprendono finalmente il significato di rinascita; in questa atmosfera di vera natura, così immersiva, avviene il distacco definitivo dallo smog, dalle onde elettromagnetiche di una tecnologia sempre più invadente e da tutte le altre trappole di una quotidianità artefatta.
Per celebrare questo patrimonio naturale, intriso di purezza e sacralità, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito, nel 2012, la Giornata internazionale delle foreste, che ricorre ogni anno il 21 marzo: in questa occasione, l’umanità è invitata a riflettere sulle bellezza e fragilità di un tesoro così prezioso per la salvaguardia di tutte le forme di vita sulla Terra, ma che viene spesso violato e depauperato da uomini abietti e privi di scrupoli, che pensano solo al proprio effimero tornaconto economico.
Fortunatamente, le conseguenze ambientali, scaturite dalla produzione dell’olio di palma, sono ormai di dominio pubblico, nonostante alcuni spot pubblicitari, di dubbia credibilità, ne esaltino la salubrità e la sostenibilità: per ottenere quest’alimento tutt’altro che salutare, in Indonesia, tra il 1990 e il 2015, sono andati perduti 24 milioni di ettari di foresta pluviale; gli oranghi di Sumatra, definiti dallo stesso Leonardo di Caprio, durante una sua campagna di sensibilizzazione sull’argomento, “rifugiati della foresta”, vengono privati del loro habitat e persino bruciati vivi durante l’abbattimento delle palme.
In Amazzonia, la situazione non è di certo migliore: il legno ipè, una varietà particolarmente pregiata, viene esportato in Italia e in altri stati europei dopo un’incontrollata e rovinosa distruzione della foresta brasiliana, che ha portato a un disboscamento delle terre indigene dell’8%.
Anche il consumo di carne non è di aiuto alla conservazione dei boschi: ogni anno, 17 milioni di ettari di foresta scompaiono, per fare spazio ai pascoli e alle coltivazioni dei cereali che, invece di fornire cibo alle popolazioni povere e malnutrite del pianeta, vanno a ingrassare gli animali degli allevamenti intensivi.
Tuttavia, c’è chi cerca di rimediare all’ecocidio, anche se con piccoli passi: in Italia, per esempio, è stato istituito, in collaborazione con Legambiente, il premio “Comunità forestali sostenibili”, con lo scopo di tutelare le aree verdi in quanto bene comune; vengono premiate le comunità forestali più virtuose, che valorizzano le superfici boschive, preservandone la biodiversità, in armonia con uno sviluppo economico del territorio responsabile e rispettoso dell’ambiente.
La strada è ancora lunga, il risveglio delle coscienze, annebbiate da false realtà, è lento e va incoraggiato, ma non è più possibile temporeggiare, né indugiare in compromessi.
Una leggenda indios recita: “Gli alberi sono il sostegno del cielo, se vengono tagliati il firmamento cadrà sopra di noi”; è arrivato il momento di pensare sul serio alle generazioni future, che hanno il diritto, come noi, di ascoltare il respiro più profondo dell’esistenza, entrando in relazione con una foresta incontaminata e non semidistrutta o riprodotta artificialmente.
Se abbracciamo e proteggiamo un albero, anziché glorificare un grattacielo all’avanguardia, la Terra e le sue foreste si salveranno da una morte agonizzante e le stelle, invece di crollare sotto i colpi del sisma umano, rifletteranno la ritrovata pace tra uomo e natura, disegnando nei cieli un ampio sorriso di speranza.
Alessia Citti0Ambiente, Notizie 21 marzo 2018 A+A-EMAILPRINT
Fonte: www.promiseland.it e foto


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