Dicembre 2004 – Natura a convegno con l’Ecologia animale: l’Algeria chiama e Napoli risponde, con il prof. Maurizio Fraissinet.
Il prof. Maurizio Fraissinet, socio fondatore dell’A.S.O.I.M.( ne ha ricoperto più volte la carica di Consigliere, di Vicepresidente e di Presidente) ha curato diverse monografie dell’A.S.O.I.M di cui è tuttora vicepresidente, oltre a diversi progetti di ricerca. Ha fatto parte del Comitato organizzativo del XII Convegno italiano di Ornitologia. Da ornitologo ha pubblicato oltre 100 lavori scientifici e più di 10 libri. E’ stato Consigliere regionale della Campania e Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio. Attualmente è dirigente di staff presso la Presidenza della Regione Campania con il compito di seguire le aree naturali protette e di conservazione della natura. E’ anche il commissario del Parco regionale del Matese. Fraissinet spesso ci onora di suoi scritti, parlandoci delle sue scoperte ornitologiche e degli appuntamenti al parco o altrove. Stavolta, nell’intervista che è stata pubblicata sul quotidiano Roma, si parla di lui e del suo viaggio lampo in Algeria, ma anche del Paese africano e di tante altre cose. Ecco il testo dell’intervista che riproponiamo ai nostri lettori internet, certi di far contenti gli appassionati:
“L’Università di Annaba ha organizzato, il “Primo colloquio euromediterraneo di Ecologia animale”. E da Napoli è partito su espresso invito, il professor Maurizio Fraissinet, commissario del Parco regionale del Matese. Tra l’altro era in buona compagnia tra francesi, portoghesi, svizzeri, belgi, tunisini. Ecosistemi, ambienti marini, zone umide, macchia mediterranea fanno dell’Algeria un Paese che ha molte similitudini con il Bel Paese ed, in particolare con la Campania. Non dimentichiamo che l’altro versante del Mediterraneo rappresenta un ponte per milioni di uccelli che vengono a nidificare in Europa, per, poi, farvi ritorno in autunno. Le isole di Capri, Ischia, Procida, il litorale domiziano, non a caso sono dei punti di sosta in questo andirivieni.Ma si scopre anche, come in Algeria siano golosi della mozzarella e come alcuni ecomostri possano fare gemellare i nostri “scempi” urbanistici con i loro. Ed a Maurizio Fraissinet non possiamo non chiedere quali siano state le sue impressioni in questa esperienza.
Natura ed avifauna che salute godono? Qualche similitudine con i pregi e difetti di Napoli e della Campania?
«Dal punto di vista ambientale nel paese si trovano situazioni di natura selvaggia e incontaminata. Foreste estese di querce da sughero, spiagge bianche e mare trasparente da sballo, uccelli in gran quantità, ma anche situazioni di degrado ambientale che rappresentano autentiche bombe pronte a esplodere: inquinamento industriale, esplosione di una edilizia incontrollate e disordinata che ricorda solo vagamente qualche degrado calabrese, sporcizia ovunque, quasi più di Napoli e della Campania, incendi boschivi, scarsa igiene urbana, boom demografico. Tra gli uccelli ho potuto osservare migliaia e migliaia di anatidi svernanti, tra i quali primeggiavano gli aironi. Abbiamo il dovere di aiutare questo paese, questa gente che sono in Europa come noi non solo dal punto di vista geografico (sono più a nord di Siracusa e di Gibilterra), ma anche come cultura e stile di vita»
L’Algeria riporta alla mente la strage del “Lucina”. Marinai napoletani sgozzati dalle belve islamiche. C’è ancora paura?
«Il Paese è ancora sotto una forte e stretta sorveglianza militare che si esplica in vari modi, io, per quel poco che ho girato, ho visto un numero impressionante di posti di blocco stradali. Ce ne sono perfino all’interno dell’aeroporto per i bus che trasportano i passeggeri agli aerei e viceversa. E in controlli al limite della sopportazione umana, ma direi anche della stupidità, negli aeroporti. Forse questi controlli così forti sono un po’ esagerati dal momento che l’Algeria, e di questo ne vanno giustamente fieri, ha sconfitto il terrorismo. È finita la lunga guerra che dal 1991 al 1998 ha insanguinato il paese facendo migliaia e migliaia di morti, costringendo la popolazione civile a una vita difficile, con il coprifuoco notturno e con la quasi impossibilità a uscire dalle città. Da questo ne deriva la loro attuale grande aspirazione ad aprirsi al mondo: l’incubo è finito e stanno tornando a una vita normale, sebbene la polizia e la gendarmeria ancora non abbia mollato la presa».
Secondo lei, in che modo guardano al mondo occidentale?
«La guerra li ha portati, come conseguenza positiva, ad una democrazia davvero completa: è l’unico paese del Nord-Africa davvero libero e democratico, nel quale è possibile criticare la classe politica al Governo e l’opposizione è garantita senza alcun problema: ho letto giornali locali in francese in cui si contestava apertamente il Governo. Tra i paesi islamici che ho visitato finora, l’Algeria è stato senz’altro il più laico e il più europeo. La metà almeno delle donne ad Annaba veste all’occidentale, e una parte di quelle che vestono con il chador, vanno in giro con aderenti e sensuali abiti occidentali su cui il chador rappresenta un tocco di ulteriore maliziosità. Ci sono ovviamente anche le donne in abiti musulmani, ma i rapporti tra i due sessi sono liberi e le donne godono degli stessi diritti lavorativi degli uomini e ricoprono spesso incarichi dirigenziali».
Come si presenta il Paese?
«Il primo impatto è difficile, in alcuni casi anche drammatico. Non vi racconto il viaggio di andata e ritorno ma vi assicuro che mi è sembrato di vivere in un incubo che non finiva mai.Ma, poi, quando riesci ad abituarti alle loro difficoltà, alla loro miseria, al loro degrado urbano, e cominci a conoscere gli uomini e le donne scopri un mondo di simpatia, di affetti, di ospitalità e di generosità che ti emoziona e ti commuove. Penso di aver provato quello che provano al loro arrivo a Napoli visitatori provenienti dall’Italia settentrionale o dall’Europa centrale e settentrionale, in un primo momento restano sconcertati dalla grande confusione della città e poi si appassionano al calore, all’umanità e alla simpatia degli abitanti.E così è successo a me. Sono stato affascinato dalla simpatia degli algerini e dal loro grande desiderio di dialogare con noi italiani, che rispetto ai francesi non siamo mai stati colonizzatori».
Tipica ospitalità mediterranea, che si riscontrava anche dalle nostre parti, quando Napoli riusciva ad essere la città del sorriso e della spensieratezza?
«Mi hanno trattato sempre con sorrisi e gentilezza infinita, al punto che l’ultima sera, quando abbiamo dovuto salutarci, mi sono commosso. E dentro di me sentivo un gran desiderio di ringraziarli tutti. Di ringraziare Yassine che non solo dirige il Dipartimento di Biologia animale dell’Università, ma è anche impegnato in politica e ha fatto il possibile per far riuscire il convegno, lottando contro i frequenti black out elettrici, i tempi della polizia (che ci ha sempre scortati), la scarsa attitudine a organizzare convegni internazionali. Di ringraziare Slim, uno degli ornitologi più attivi dell’Algeria, che ci ha portati a visitare lo splendido Parco nazionale di El-Kala, dove lui ha messo su una stazione biologica e appassiona decine di giovani alle scienze della natura e alla conservazione e che ci ha fatto bere il miglior vino rosso algerino, tutti gli altri che ho assaggiato facevano…. Di ringraziare il Direttore del Dipartimento di Biologia marina che ci ha fatto conoscere la città e i dintorni.Che spiagge ragazzi. Che ci ha confessato il suo essere ateo, che ha un figlio, Alim, di dieci anni che non sa ancora dov’è l’Italia ma sa che è il Paese in cui gioca Inzaghi,anzi Inzaghì come dice lui. Di ringraziare Zihad, che in arabo vuol dire farfalla, e suo marito, il cui nome in persiano vuol dire “tesoro”.Ci hanno offerto una cena in un ristorante di lusso l’ultima sera e non hanno voluto assolutamente che pagassimo noi occidentali. Per noi pochi spiccioli di euro, ma per loro una cifra considerevole. Soldani, il professore anziano della Facoltà che insieme ad altre professoresse,tutti amanti della mozzarella, mi hanno convinto ad abbandonarmi alle danze algerine la sera di gala. E un grazie, infine, a tutti i giovani laureati e laureate e agli studenti e studentesse dell’Università che ci hanno accompagnato in tutto e che si sono prestati a soddisfare ogni nostra esigenza, facendoci anche un regalo alla fine della permanenza: ragazzi non mollate, non smettete di nutrire la speranza per il vostro paese, non mollate la vostra lotta per la conservazione della natura e per lo studio dell’ornitologia, non smettete di amare l’Italia, la Campania e Napoli in particolare,molti studiano la nostra lingua, e vi garantisco che Venezia è davvero bella e spero che un giorno possiate visitarla .È il loro sogno».
Speriamo che si avveri, aggiungiamo noi, e che si concretizzi anche l’altro: quello di un’umanità senza guerre e fondamentalismi.


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