Lo scrittore Casaburi: “Necessario vivere la città per una narrazione autentica”

Il “racconto coloniale della città” messo al bando al Premio Napoli

“Napoli non è rumorosa per gioia di vivere, me lo hanno insegnato le trombe di latta di Donna Antonietta nella mia infanzia, tutte le città serene si somigliano per il silenzio, ogni città infelice è rumorosa a modo suo”.

Lo ha detto lo scrittore Casaburi, autore di “Napoli aspetta Godot?” (Tullio Pironti editore) nel corso della presentazione del suo libro a Palazzo Reale, sede della Fondazione Premio Napoli, nell’ambito della rassegna “Voci della città”.

“Uno scrittore attraversa sempre il caos, raccoglie le voci, osserva i volti nel tentativo di dare un po’ di ordine al caos – continua Casaburi nel tentativo di spiegare il suo lavoro – per raccontare la città occorre attraversarla e a Napoli capita più spesso che altrove.
Questo libro è frutto dell’attraversamento continuo della città nel tentativo di coglierne l’anima più profonda”.
Ed è per questo che Casaburi ha apprezzato in questi anni la formula itinerante adottata del Premio Napoli al punto da parlare di un vero proprio “metodo Premio Napoli”, un modo capace di svelare la città, di conoscerne anche gli angoli più nascosti nel tentativo di connettere le parti oggi distanti e soprattutto di fornire un racconto autentico della stessa, in alternativa a quello che la Fondazione definisce “racconto coloniale”, ossia la narrazione basata su fonti esterne alla città. Al punto da dire:
“La mia stessa scrittura si è modificata in relazione al Premio Napoli”.

Con l’autore anche Italo Ferraro, autore dell’Atlante della Città storica, il giornalista e scrittore Luciano Scateni, il regista Francesco Saponaro che per il Teatro Stabile di Napoli ha curato la regia di “Aspettando Godot” di Samuel Beckett e Silvio Perrella, presidente della Fondazione Premio Napoli.

L’attore e drammaturgo Antonello Cossia ha letto alcuni passaggi del libro: e così le trombe di latta di Donna Antonietta rivivono accanto alle vuvuzelas sudamericane, così come il “venditore di racconti” di piazza Sannazzaro, i carri della Piedigrotta, il terremoto del 23 novembre del 1980, le due città quella dell’Italsider e quella di Mergellina”.

Ufficio stampa
Luisa Maradei
333.5903471, luisamaradei@libero.it


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