Napoli. La mostra al Museo del Mare:
“Da scugnizzi a marinaretti. L’esperienza della Nave-Asilo Caracciolo”.

La mostra foto-documentaria “Da scugnizzi a marinaretti. L’esperienza della Nave-Asilo Caracciolo” a cura di Antonio Mussari e M. Antonietta Selvaggio.
La mostra, attraverso materiali fotografici inediti e fonti d’archivio, ricostruisce l’originale esperimento educativo che ebbe luogo a Napoli tra il 1913 e il 1928, richiamando l’attenzione e l’ammirazione di studiosi e di esperti da tutto il mondo.
Il metodo pedagogico di Giulia Civita Franceschi, direttrice della Nave-Asilo, sottrasse alla strada oltre 750 “scugnizzi”, restituendoli a una vita sana e dignitosa.

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Breve storia del Museo del Mare
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Il nucleo iniziale del Museo risale al 1904.
Un annuario del 1910 dell’Istituto Nautico Statale “Duca degli Abruzzi” di Napoli riporta: “Nel primo piano superiore, vi è un loggiato interno e la parte che guarda il cortile ha il gabinetto-museo di costruzioni navali” e ne riporta il catalogo.
L’Istituto, erede della prima scuola nautica sorta in Europa nel 1648 ad opera del nobile Scipione Cosso, fu in età borbonica il fulcro degli studi teorici e pratici della marina del Regno.
La fortuna proseguì nell’Ottocento e ancora nel secolo scorso quando, nel 1904, la scuola ottenne piena autonomia scolastica e una sede propria nello storico edificio di via Tarsia.
Un secondo annuario del 1930 accenna ad un gabinetto-museo di meccanica e architettura navale e al Gabinetto Museo di Arte Navale:
“I modelli di macchine e di costruzione d’ uso men frequente e quelli che hanno un valore puramente storico sono raccolti e ordinati in un gabinetto-museo, che occupa una lunga sala a forma di galleria, attigua alle aule d’ insegnamento. Tra i quadri che ornano le pareti di questa sala, vi è una serie di tavole rappresentanti i diversi tipi di navi delle varie civiltà antiche: Egiziana, Assira, ecc.,”.
Successivamente il D.P.R. n°.1180/1968 del M.P.I. dispose che tra le materie di studio vi fosse anche “Arte navale e laboratorio museale” e conferì personalità giuridica propria ed autonomia amministrativa agli Istituti Nautici e quindi venne regolato l’aspetto amministrativo e contabile del Museo.
Oggi, nella sede di Bagnoli, l’Istituto, dotato di apparecchiature d’avanguardia, continua nella formazione di abili tecnici e di personale esperto dell’arte della navigazione; e nello stesso tempo assolve il compito di tutela della memoria di sé, ospitando dal 1992 in sei suoi locali, su una superficie di ca. 600 mq., un Museo del Mare, i cui materiali sono preziosissimi per ricostruire un segmento di storia dell’arte della navigazione in Italia.
I materiali della collezione (circa 1200 strumenti scientifici, strumenti nautici, apparati di comunicazioni e di governo delle navi, macchine e modelli di macchine marine, modelli di navi, motori e modelli di motori, carte nautiche e filmati ed una biblioteca con preziosi testi di architettura navale e macchine marine che coprono un arco temporale dal XVIII al XX secolo) possono essere assegnati per tipologia alle categorie di: arte navale, navigazione, meccanica e macchine marine, fisica, comunicazione e astronomia.
A tutto questo patrimonio, occorre aggiungere il patrimonio affidato in prestito da privati e le donazioni che lo hanno arricchito perché è stato riconosciuta la sua validità scientifica e la sua centralità nella salvaguardia dell’eredità culturale marinara della Regione Campania.
Nel 1992, il Museo cambia status giuridico: da Laboratorio della Scuola si apre al Territorio e si trasforma, dotandosi di struttura e spazi propri, in Museo riconosciuto dal Ministero del Turismo che lo censisce e dalla Regione Campania che ne finanzia anche se in modo saltuario i progetti.
Ha partecipato a numerose iniziative di promozione culturale del territorio a partire dalle Colombiadi nel 1992, e da Maggio dei Monumenti negli anni: ’96, ’97, ’99, ’00, ’02, ’04, ’05, ’06, ’07, ’08 ed a numerosi convegni internazionali sulla conservazione del patrimonio marittimo dei paesi del Mediterraneo a Barcellona, a Malta, a Gibilterra, a Genova, a Seixal (Portogallo).
Il crescente interesse per lo studio dell’ambiente e delle risorse territoriali – per la regione Campania, nello specifico, il mare – e il dovuto riconoscimento dello status di beni culturali finalmente attribuito anche agli strumenti scientifici (“Codice dei beni culturali e del paesaggio” ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 – (Gazzetta Ufficiale 24 febbraio 2004, n. 45), e la nuova Legge Regionale N. 12 del 23 febbraio 2005 “Norme in materia di musei e di raccolte di enti locali e di interesse locale”) offrono oggi la possibilità di intervenire sul Museo già esistente, riorganizzandolo alla luce delle più moderne tendenze della museologia e della museografia scientifiche.
Nel dicembre 2007 nasce la Fondazione Thetys- Museo del Mare e a partire dallo stesso anno il Museo è stato riconosciuto come Museo di interesse regionale.

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Presentazione mostra – nota storica
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Negli anni tra il 1913 e il 1928, Napoli fu al centro dell’interesse pedagogico internazionale per un esperimento educativo straordinario, che si realizzò sulla Nave-Asilo “Caracciolo”.
A dirigere la “Caracciolo”, che accolse oltre 750 bambini e ragazzi sottraendoli a una condizione di abbandono e restituendoli a una vita sana, civile e dignitosa, fu chiamata la signora Giulia Civita Franceschi (1870-1957).
Il suo metodo, apprezzato da Maria Montessori e da numerosi osservatori italiani e stranieri, i quali visitarono la Nave in quegli anni, viene descritto e illustrato in questa mostra grazie a un insieme di fonti documentali e di materiali fotografici, che ben si prestano ad esemplificare attraverso le parole di protagonisti e testimoni e le immagini dei tanti “caracciolini” ’ammirevole “sistema Civita”.
Con questa espressione s’intende un metodo educativo originale, adatto al recupero e all’integrazione di minori a rischio di delinquenza ed esposti a ogni tipo di malattia, che poneva al centro i valori della dignità legata al lavoro, della solidarietà e degli affetti.
La “Caracciolo”, infatti, non si limitò ad essere una scuola di addestramento ai mestieri marittimi, ma fu piuttosto una “comunità”, in cui – secondo l’impostazione di Giulia Civita – ogni fanciullo, conosciuto e rispettato nei propri bisogni nonché incoraggiato e valorizzato nella proprie tendenze, veniva “aiutato individualmente a migliorarsi e a svilupparsi in modo armonico”.
Per questi tratti caratteristici la Civita la definisce un’educazione naturale.
Ma come nacque la Nave-Asilo? Va detto che il disegno di legge per cui il Ministero della Marina fece dono alla città di Napoli della “Caracciolo” fu opera del ministro Pasquale Leonardi Cattolica, mentre il prof. Federico Celentano, in qualità di presidente del Patronato appositamente costituito, provvide a redigere lo statuto.
Dopo l’approvazione della legge (13 luglio 1911) e dello statuto (23 giugno 1912), la Nave fu inaugurata nell’aprile del 1913.
La ricostruzione della vicenda, tuttavia, sarebbe incompleta se non venisse ricordato l’impegno di altri personaggi che in vario modo sollecitarono, ispirarono e resero possibile la realizzazione del progetto, quali Enrichetta Chiaraviglio Giolitti, David ed Elvira Levi-Morenos, Antonia Nitti, Lucy Re-Bartlett, il deputato Dentice d’Accadia, relatore della legge alla Camera dei deputati, il marchese di Campolattaro, primo presidente del Comitato cittadino pro Nave-Asilo ed altre figure di filantropi/e.
Né va dimenticato uno dei primi propugnatori del trasferimento in Italia dell’esperienza inglese delle training ships, quale fu fin dal 1878 Pasquale Villari, profondo conoscitore dei buoni risultati conseguiti con quel sistema in Inghilterra.
Quando fu inaugurata la “Caracciolo”, l’iniziativa presentava già due precedenti in Italia: la Nave-Officina “Garaventa” a Genova, attiva dal 1883 e finalizzata ad accogliere giovani che avessero scontato delle pene carcerarie, e la Nave-Asilo “Scilla”, promossa a Venezia da David ed Elvira Levi-Morenos fin dal 1906 e funzionante come scuola di pesca per gli orfani dei pescatori dell’Adriatico.
La “Caracciolo”, diversamente, fu destinata ad accogliere sia gli orfani dei marittimi sia i fanciulli abbandonati di Napoli – “pericolati” e “pericolanti” nel linguaggio criminologico del tempo -, meglio noti in Italia e nel mondo col nome di “scugnizzi”.
La Direttrice, Giulia Civita Franceschi, salì a bordo della Nave nell’agosto del 1913 e vi rimase fino al 1928, l’anno in cui fu allontanata dal fascismo che, nel suo intento totalitario, volle inserire questo istituto educativo nell’Opera Nazionale Balilla, interrompendone così la peculiare funzione.
Tra le conseguenze negative di questa decisione vi fu anche la mancata realizzazione di un progetto maturato da tempo nella mente della Civita: l’estensione alle bambine e alle ragazze abbandonate, le “scugnizze”, dell’opera di accoglienza e recupero rivolta fino ad allora esclusivamente ai loro coetanei maschi.
Con la nascita della SPEM (Scuola per Pescatori e Marinaretti) nel 1921, infatti, era stato previsto nella località di Misero un edificio destinato alle bambine, ma l’iter per la sua attuazione, pesantemente intralciato da interessi privati, ebbe un esito fallimentare.
La vicenda è narrata con precisione da Olga Arcuno in alcuni articoli pubblicati sul mensile “Solidarietà” nel corso del 1949.
Bisogna andare, quindi, agli anni del secondo dopoguerra per ritrovare notizie della signora Civita.
E sono due donne, la giornalista Lieta Nicodemi e la vicepresidente del CAF (Centro Attività femminile), Olga Arcuno, a riportarla sulla scena non solo allo scopo di celebrarne i meriti per l’opera compiuta. In realtà, esse si proponevano di ottenere per l’infanzia derelitta di Napoli, all’indomani del secondo conflitto mondiale, una nuova stagione sul modello dell’esperimento educativo della “Caracciolo”.
A questo appello Giulia Civita, nonostante i torti subìti e le amarezze sofferte, rispose con grande senso di responsabilità, fornendo, ad esempio, una convinta e appassionata esposizione del suo metodo, illustrandone i risultati e sollecitando a non lasciar appassire il seme di un’esperienza tanto feconda.
L’occasione le fu offerta, oltre che dagli articoli di Lieta Nicodemi e di Olga Arcuno, rispettivamente sulle pagine dei giornali “Risorgimento” e “Solidarietà”, anche dal Congresso delle donne napoletane (29-30 giugno 1947), in cui le fu riservata l’intervento inaugurale.
Nel corso di esso, “senza false modestie”, Ella ribadì insieme ai concetti fondamentali del suo metodo anche il “primato” femminile in campo educativo e rieducativo. Ma si comprende dal tono del suo discorso e soprattutto dalla conclusione che ciò che le sta più a cuore è, come sempre, la sorte degli “scugnizzi”, quel drammatico problema che “torna oggi ad imperversare in questa nostra martoriata città e vi imperverserà tanto maggiormente quando gli anni renderanno più visibili le conseguenze del passaggio di due eserciti – l’uno di padroni, l’altro di vittoriosi”.

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INFO
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Contatti: Antonio Mussari
tel. 081 6173749; fax 081 2428728 Mobile 3388246691 – 3491882181 stampa@museodelmarenapoli.it

Servizi offerti dal Museo:
Biblioteca specializzata – Archivio di carte nautiche.
Orario di apertura:
Dal lunedì al sabato: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18
Domenica: dalle 9 alle 13
Collegamenti
Ferrovia Cumana – fermata Bagnoli – 100 m.
Ferrovia Metropolitana – fermata Bagnoli – 500 m.
Autobus: linee C129 – C1 -fermata Piazza Bagnoli
Tangenziale: uscita Agnano
Museo del Mare
Via di Pozzuoli, 5 – Bagnoli – 80124 Napoli
Tel & Fax 081 6173749
www.museodelmarenapoli.it
Via di Pozzuoli, 5
80124 Napoli
Mobile: 3491882181
Phone: 0816173749
WeSite: http://www.MuseodelMareNapoli.it
mussari@MuseodelMareNapoli.it

Da: antoniomussari@tin.it

Categorie: Mare e Pesca

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