NAPOLI. CITTADINI PER IL PARCO DEL VESUVIO. Le notizie a cura di Giovanni Marino cittadiniperilparco@gmail.com]
14 settembre 2015
—————————-
Care cittadine, cari cittadini,
riprendiamo dopo la pausa estiva le manifestazioni di “Girando intorno al Vesuvio – Il Parco agricolo”.
Domenica 20 settembre, tra Somma Vesuviana e San Giuseppe, visiteremo due aziende agricole e assisteremo alla raccolta e lavorazione di “Noci, nocciole e sorbe – i frutti di fine estate”. La qualità delle noci e delle nocciole vesuviane è nota. Le prime risultano essere ancora più sapide di quelle di Sorrento, complice la composizione chimica dei terreni vesuviani. Non è un caso che alcune aziende vesuviane si sono particolarmente distinte e affermate a livello nazionale per la produzione del liquore “Nocillo”. La coltivazione delle nocciole invece oggi segna il passo e molti ettari sono in stato di abbandono. Il fatto è che le varietà vesuviane, pur essendo anch’esse molto valide sotto il profilo organolettico, sono di pezzatura più piccola di altre e quindi trovano mercato non intere ma solo come granella per la industria alimentare, la quale paga poco e tende sempre a trovare fornitori anche esteri a buon mercato. Probabilmente sarebbe necessario investire sulla messa a dimora di nuovi noccioleti con nuove varietà. Le sorbe invece sono un frutto quasi dimenticato.
Il sorbo è una pianta (un albero) bellissima diffusa in tutta l’europa meridionale. I frutti non possono essere consumati appena raccolti, ma vanno lasciati ad “ammezzire” nella paglia oppure, nel vesuviano, si è soliti intrecciarli con rametti di salice facendone mazzetti da appendere sino a quando le sorbe non scuriscono e possono quindi essere mangiate (con grande voluttà). Alcune aziende vesuviane si sono poi inventate la confettura di sorbe con cui si possono fare anche splendide crostate (che probabilmente assaggeremo domenica!).
Arrivederci a Domenica quindi, venite in tanti, ci divertiremo !!!
P.S.
In allegato il programma dettagliato della manifestazione e i numeri per prenotare per chi volesse fermarsi a pranzo.
Il coordinamento di cittadini per il Parco
FRUTTI DI FINE ESTATE. NOCI, COCCIOLE, SORBE
27/09/2015
Visita alle aziende agricole “Gaetano Romano” e “Antichi sapori vesuviani di Pier Fancesco Ammendola”
———————-
PROGRAMMA
——————-
ORE 9.30
Punto di incontro parcheggio Circum. Rione Trieste (via Pigno)
Appuntamento presso il parcheggio antistante la stazione della Circumvesuviana di Rione Trieste a Somma Vesuviana, di lì ci si muoverà a piedi per raggiungere la Masseria Romano (via Pigno, 127) a circa 200 metri dal parcheggio dove ci accoglierà Gaetano Romano per condurci in una visita nella sua azienda.
La masseria Romano esiste da più di 100 anni sul territorio e in essa sono presenti, tra l’altro, molte varietà di noci, tra le quali le classiche noci di Sorrento, le eccellenti tonde di San Martino, le Malizia e le rare noci giganti dette Panella.
In virtù di questa abbondanza assisteremo alla tradizionale raccolta delle noci con la battitura con le pertiche.
Altro frutto autunnale che scopriremo è il sorbo domestico.
I frutti si raccolgono tra settembre e ottobre ed essendo molto ricchi di tannini non possono essere consumati subito, ma devono essere lasciati ad “ammezzire” nella paglia oppure vengono intrecciati a mo’ di piennolo con l’ausilio di rametti di salice per essere consumati man mano che scuriscono.
Le piante di sorbo possono superare gli otto metri di altezza e quindi la raccolta richiede l’uso di scale e una certa abilità da parte dei raccoglitori.
La famiglia Romano inoltre ha una lunga tradizione di vinificazione.
Visiteremo pertanto i vigneti aziendali di Catranesca, Piedirosso, Aglianico e Caprettone.
——————–
ORE 11.00
Partenza per l’azienda agricola Antichi Sapori Vesuviani a San Giuseppe Vesuviano (con auto propria percorrere nella sequenza: via Pigno – via Costantinopoli/Bosco – via Aldo Moro – via Pentelete – via Roma – via San Leonardo, 83 per l’Azienda Ammendola e via Zabatta, 29 per il parcheggio)
———–
Da Francesco Ammendola assisteremo invece all’essiccazione, sui tradizionali telai di legno, delle nocciole raccolte a fine agosto. Dopo l’essiccazione, le nocciole vengono selezionate e quindi conservate in sacchi di tela per essere poi tostate in forno in prossimità delle feste natalizie e quindi commercializzate (ma noi potremo assaggiarle prima!).
L’azienda è fattoria didattica ed ha molti animali tra cui Peppeniello, l’asino napoletano, molto socievole. Francesco è inoltre apicultore e potremo per cui visitare il suo laboratorio. L’azienda produce anche conserve di pomodorino del piennolo e confetture di frutta.
La madre di Francesco è un’ottima cuoca ragion per cui, su prenotazione, sarà possibile fermarsi a pranzo in azienda, dove assaggeremo anche i dolci (con noci, nocciole e sorbe ovviamente) di Libera Feola e i vini di Gaetano Romano.
questo il menu:
Bruschetta con pomodorini del piennolo
palline di riso al forno
tartine assortite
pennette alle noci con salsa di olive e pomodorino
salsiccia con contorno di peperoni e melanzane
e per finire i dolci di Libera Feola
Tortino alle noci e crostata di sorbe
Il tutto innaffiato dai vini di Gaetano Romano
Prezzo per persona: 17,00 €
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:
cell.: 331 4207700 (Luigi Bifulco)
cell.: 333 4742944 (Ciro Teodonno)
Cittadini Per Il Parco [cittadiniperilparco@gmail.com]
————————-
4 giugno 2015
———————————-
Vesuvio. Vent’anni di Parco.–
Care cittadine, cari cittadini,
vi inoltro il testo di una lettera da me inviata a La Repubblica Napoli ieri l’altro e pubblicata oggi nella rubrica “Le opinioni” in risposta ad un articolo apparso il 2 giugno sullo stesso giornale a firma di Ugo Leone. L’articolo di Leone è possibile leggerlo sulla edizione on line del giornale (di seguito trovate il link) .
Il professor Leone, cui avevo inviato il testo della mia lettera preventivamente, replica poi alla mia nella stessa rubrica nel modo che potete leggere.
L’articolo di Leone
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/06/02/vesuvio-ventanni-di-parcoNapoli10.html?ref=search
VESUVIO,VENT’ANNI DI PARCO
di UGO LEONE
LA PROTEZIONE della natura, delle sue componenti animate e inanimate e della sua biodiversità costituisce ancora nell’immaginario di molti solo una serie di vincoli da rispettare.
Pochi ancora sono consapevoli, vivendo in un Parco o nei suoi pressi, di essere titolari di un privilegio.
Tutto ciò specialmente in un’area come quella vesuviana dove la componente umana è particolarmente rilevante anche quantitativamente, dove esistono abitudini, tradizioni, comportamenti profondamente consolidati che in alcuni casi cozzano contro le regole della protezione.
Ma spesso cozzano soprattutto con le regole elementari del vivere/convivere con altri da rispettare e non sopraffare.
È anche per ciò che qui, ma un po’ dovunque, i Parchi vengono visti con sospetto, come lesivi di un malinteso senso della libertà intesa come disponibilità a fare il proprio comodo.
Non è facile raggiungere questi risultati e tanto meno lo è per un Parco giovane come il Vesuvio.
Nel quale, cioè, non è stato ancora sufficiente il tempo necessario per costruire un ottimo rapporto di intesa con i cittadini e con i loro amministratori come è avvenuto nell’ultranovantenne Parco nazionale d’Abruzzo nato nel 1922 ed ora diventato “d’Abruzzo, Lazio e Molise”.
Ma, allora, perché si è sentita l’esigenza di erigere a Parco nazionale un’area come quella sulla quale incombe il complesso del Monte Somma-Vesuvio?
La legge lo dice chiaramente: per “conservare i valori del territorio e dell’ambiente, e la loro integrazione con l’uomo; salvaguardare le specie animali e vegetali, nonché le singolarità geologiche; promuovere attività di educazione ambientale, di formazione e di ricerca scientifica”.
Ciò vuol dire che il legislatore, con il supporto delle associazioni ambientaliste e dei cittadini che per anni hanno lavorato al progetto, ha individuato valori da conservare, specie da salvaguardare e l’esigenza di farlo anche con la promozione della educazione.
Trascurando, però, che tutto questo avviene in un’area sensibile non solo per le importanti presenze da tutelare, ma anche per la presenza di un vulcano attivo tra i più pericolosi della Terra.
Un’area, quindi, nella quale la tutela deve comprendere anche la quantità di cittadini esposti al rischio vulcanico e, non meno di quella naturale, la biodiversità culturale cioè il grande patrimonio di storia, resti archeologici, architettura, folclore, enogastronomia, tradizioni che costituiscono l’identità dei luoghi e del luogo Monte Somma Vesuvio nel suo complesso.
Questo “combinato disposto”, come lo definirebbe un giurista, non è facile e non è stato facile realizzarlo.
Non nei pochi anni che ne costituiscono la recente storia. Tuttavia l’esperienza vissuta alla presidenza del Parco mi induce all’ottimismo.
Soprattutto perché il rapporto con gli amministratori dei 13 Comuni che fanno parte di quell’importante strumento di gestione che è la Comunità del Parco è andato via via migliorando e, superando incomprensioni e non corrette interpretazioni, si va sempre più consolidando in collaborazione.
È importante che questa collaborazione si estenda alla “comunità dei cittadini” e per questo è necessario che gli ammini-stratori del Parco e dei Comuni riescano a veicolare un messaggio comprensibile e condivisibile anche sulle opportunità che protezione e salvaguardia consentono di realizzare a vantaggio di tutti: ambiente e territorio, natura e cittadini.
Anche questo significa l’importante obiettivo, che ricordavo tra quelli che hanno promosso la istituzione del Parco.
E cioè, per concludere questa lunga disamina, l’obiettivo di “promuovere attività di educazione ambientale, di formazione e di ricerca scientifica”.
——————————-
16 maggio 2015
—————————-
Care cittadine, cari cittadini,
sabato 16 maggio terza tappa di Girando intorno al Vesuvio 2015 – Il Parco agricolo.
In allegato trovate il programma definitivo della escursione.
E’ una iniziativa con caratteri di originalità per il semplice ma rivoluzionario fatto che offriremo ai visitatori la possibilità di visitare in una mezza giornata ben tre aziende vitivinicole (cioè aziende che vinificano le uve che coltivano a differenza delle aziende vinicole che vinificano uve che acquistano).
Quindi non si tratta della semplice visita ad una azienda. Qui ne vedremo tre, di ciascuna delle tre assaggeremo i vini (attenzione a non arrivare brilli al finale!), di ciascuna delle tre potremo apprezzare le rispettive peculiarità.
La grande bellezza “ordinata e composta” di Villa Dora, che è anche aziende olivicola. Il grande fascino naturalistico di Sylva Mala; La distesa di vigneti a perdita d’occhio di Sorrentino.
E’ una dimostrazione in piccolo di quella che sarebbe potuta essere ma non è stata “La strada del vino Vesuvio” associazione riconosciuta dalla Regione sulla base di una normativa nazionale, potenzialmente beneficiaria di finanziamenti statali e regionali ad hoc dedicati allo sviluppo del turismo enogastronomico.
La versione vesuviana della strada del vino non è mai decollata per un equivoco di fondo: le strade del vino non sono un mezzo per finanziarie iniziative o manifestazioni di settore finalizzate alla vendita o promozione dei vini o delle aziende, sono bensì un mezzo per attivare nuovi flussi turistici di una utenza interessata al vino come in generale alla gastronomia, un mezzo per attrarre visitatori sul territorio, un mezzo per fare turismo mettendo in rete le aziende vinicole e vitivinicole con le altre risorse del territorio.
E, naturalmente, attraverso la generazione di nuovi flussi turistici, far conoscere e quindi incrementare non solo la vendita diretta dei vini presso le aziende ma anche il consumo dei vini autoctoni, come di tutti gli altri prodotti agricoli, presso la ristorazione locale. Va detto che alcune aziende vitivinicole, in collaborazione con alcuni tour operator e agenzie, hanno intrapreso con successo questa modalità di visita aziendale con degustazione dei vini e di altri prodotti, a dimostrazione che il turismo enogastronomico è un potente attrattore turistico. Importante sarebbe supportare le aziende più piccole a fare altrettanto e creare un circuito di più aziende collegate (La strada del vino e dei prodotti tipici, appunto) fruibile anche dai turisti e visitatori che si muovano autonomamente, al di fuori dei gruppi organizzati.
Buona passeggiata a tutti !
Per cittadini per il Parco
Giovanni Marino
———————————
OTTAVIANO(NA). 14 maggio 2015
———————————
Palazzo Mediceo ore 10.30, Primo Forum del turismo vesuviano.
Care cittadine, cari cittadini,
riceviamo da Felice Picariello, coordinatore della Comunità del Parco, organo istituzionale dell’ente Parco nazionale del Vesuvio che rappresenta i 13 comuni del Parco, questo invito che ben volentieri vi giriamo nell’auspicio che il Forum del Turismo possa essere l’embrione di quella Consulta per il Turismo, in seno all’ente Parco, che abbiamo più volte, inascoltati, sollecitato.
Riteniamo infatti ci sia bisogno di un luogo istituzionale dove gli operatori turistici possano confrontarsi con continuità con funzionari dell’ente Parco e dei comuni e responsabili politici.
Un luogo di confronto, di analisi e di elaborazione di programmi e progetti. L’ente Parco a nostro avviso può e deve svolgere un ruolo di animatore e regolatore sia degli attori pubblici che di quelli privati.
Ma ci auguriamo di poterne parlare al convegno.Buona giornata a tutti.
Per cittadini per il Parco Giovanni Marino
——————
Carissimo Giovanni, come ti accennavo, ho organizzato, con l’assessorato al Turismo del mio comune, il PRIMO FORUM DEL TURISMO VESUVIANO – OTTAVIANO, una interessante kermesse che coinvolgerà la Regione Campania, le Università, le associazioni di categoria e di territorio, il FAI, il Parco Nazionale del Vesuvio ed in particolar modo i comuni dell’area Vesuvio con i sindaci e gli amministratori.
Oltre ad essere onorato della tua presenza e di tutti i soci dell’associazione che rappresenti, mi piacerebbe se con Cittadini per il Parco potessi dare visibilità all’evento ed aiutarmi a coinvolgere quante più persone possibile.
Attraverso la mailing list, il sito internet, il social, il web e come meglio altro credi, potremmo aumentare le adesioni a questa interessante giornata di lavoro e studio per immaginare, insieme, una proposta turistica seria intorno al Vesuvio.
Certo della tua solita e cortese disponibilità, resto in attesa di un tuo riscontro. Cordialmente Felice Picariello Inviato da iPad
da: Cittadini Per Il Parco [cittadiniperilparco@gmail.com]
—————————–
giovedì 9 aprile – ore 11
—————————–
Conferenza stampa: salviamo l’agricoltura tradizionale nel Parco nazionale del Vesuvio
giovedì 9 aprile – ore 11 – Gran Caffè la Caffettiera – Piazza dei Martiri – Napoli
partecipano:
Luca Capasso presidente Comunità del Parco nazionale del Vesuvio
Giovanni Marino coordinatore Movimento “cittadini per il Parco”
Alessandro Mastrocinque presidente CIA Campania
Michele Pannullo presidente Confagricoltura Campania
——–
Dal 1990 al 2010 nel Parco nazionale del Vesuvio si è passati da una superficie agricola totale di 3000 ha ad una SAT di 700 ha. Il Parco nazionale del Vesuvio ha una superficie complessiva di 7259 ha. In questi numeri sta tutta la drammatica evidenza di una crisi profonda, che parte da lontano, ma alla quale, evidentemente, l’istituzione del Parco nazionale del Vesuvio non ha saputo o potuto porre freno. Eppure senza l’agricoltura il Parco nazionale non esiste, né in termini numerici (le aree rurali, più o meno urbanizzate, coprono più del 60 % dell’area Parco), né, sopratutto, in termini culturali e storico antropologici. La stessa funzione del Parco di tutela delle aree di maggiore interesse naturalistico risulta irrimediabilmente compromessa dall’arretramento dell’agricoltura e dall’abbandono delle campagne.
Che cosa fare dunque per invertire questa tendenza?
I terreni abbandonati possono essere recuperati? E con quali possibilità di reddito per dei giovani che volessero cimentarsi con il “settore primario”? L’agricoltura tradizionale è in grado di alimentare un nuovo indotto turistico? E a quali condizioni? O, viceversa, dobbiamo rassegnarci all’abbandono delle campagne e al loro utilizzo come sversatoi di rifiuti?
Il Movimento cittadini per il Parco, insieme a CIA Campania, Confagricoltura Campania, Consorzio di Tutela del pomodorino del piennolo del Vesuvio dop e alla Comunità del Parco che riunisce tutti i Sindaci dell’area protetta, propone “Il Parco agricolo”, un cartello di iniziative da aprile a novembre 2015 rivolte alla cittadinanza per far conoscere e quindi valorizzare le diverse aree rurali del Parco e le loro produzioni tipiche.Tuttavia, nella consapevolezza che la sola promozione oggi non è più sufficiente, la conferenza stampa sarà anche l’occasione per avanzare una serie di proposte concrete per rilanciare l’agricoltura vesuviana a partire da una analisi delle problematiche della produzione e della distribuzione.
——————————
1 aprile 2015
————————-
Care cittadine, cari cittadini,
Abbiamo scelto di dedicare l’edizione di quest’anno di Girando intorno al Vesuvio interamente alla valorizzazione delle aree rurali del Parco nazionale del Vesuvio.
Pongo una domanda paradossale:che cosa sarebbe il Parco nazionale del Vesuvio senza le sue aree rurali?
In termini di mera superficie le aree rurali, più o meno urbanizzate, coprono più del 60% della superficie totale dell’area protetta (fonte: ente parco nazionale del Vesuvio – “La tipicità dell’area vesuviana e la valorizzazione delle sue potenzialità ambientali, produttive e turistiche – Studi e ricerche del Parco nazionale del Vesuvio).
In buona sostanza, da un punto di vista meramente quantitativo, senza le sue aree agricole il Parco del Vesuvio sarebbe un Parco dimezzato, ridotto all’area del Gran Cono, alle pinete della riforestazione e alla riserva Alto tirone (oggi accessibile solo previa autorizzazione).
Se consideriamo invece la valenza culturale, storica e antropologica della agricoltura vesuviana, allora possiamo tranquillamente affermare che senza di essa il Parco del Vesuvio non esiste, in quanto se il Vesuvio è il Vesuvio e cioè il vulcano più famoso del mondo lo è proprio in virtù della interazione/integrazione, non sempre felice né facile, tra uomo e ambiente, tra l’elemento naturalistico, talvolta catastrofico e quello storico antropologico.
Il Vesuvio, in poche parole, è un “prodotto” culturale e la dimensione agricola è non solo parte integrante della sua fisionomia, ma parte essenziale.
Tuttavia l’attuale dirigenza del Parco nazionale, direttore e commissario straordinario, non la pensa così e, al di là delle chiacchiere, che, come si dice, stanno a zero, negli ultimi 6 anni non si è fatto nulla (che si aggiunge al molto poco fatto negli anni precedenti) per arginare e tanto meno invertire la tendenza all’abbandono delle campagne (secondo i dati del 2010, la superficie agricola totale è di circa 700 ettari, su un totale di 7259 ettari che costituiscono l’area Parco, in sensibile riduzione rispetto alla situazione del 1990, essendo allora la superficie agricola totale intorno ai 3000 ettari. Fonte: “L’economia reale nei Parchi nazionali e nelle aree naturali protette – Rapporto 2014 – Ministero dell’Ambiente – Unioncamere”. Questo dato naturalmente tiene conto esclusivamente delle aziende agricole regolarmente censite presso la camera di commercio).
Addirittura è stato teorizzato che la valorizzazione delle aree rurali non è tra le priorità dell’ente Parco, disquisendo di agricoltura sostenibile anzi che no. Tanto vale allora restringere l’area protetta, modificarne i confini, limitandosi a “proteggere” le sole aree di interesse naturalistico in senso stretto, anzi strettissimo.
Noi non la pensiamo così.
Anche perché, ammettendo per assurdo che si possa ridurre il Vesuvio alla sola dimensione naturalistica e geologica, come si può ignorare che la stessa agricoltura tradizionale vesuviana riveste un rilevante interesse naturalistico?
Non fosse altro che per la particolarità chimico – fisica dei suoli, per la loro morfologia, per la biodiversità vegetale che ancora li rende unici, per la funzione di salvaguardia delle aree boschive svolta dagli agricoltori (oggi, certo, meno che in passato), per la funzione svolta dall’agricoltura all’interno della catena alimentare della fauna selvatica, per la funzione di salvaguardia e mantenimento degli equilibri idro – geologici, nessun ambientalista serio può affermare che lasciare andare alla malora l’agricoltura tradizionale non arrechi una grave pregiudizio alla possibilità di tutela delle aree non antropizzate del Parco.
Il Parco semmai andrebbe esteso anche ai centri storici dei comuni “agricoli”.
In questi ultimi anni l’agricoltura vesuviana ha continuato a perdere pezzi sia sul versante sommese che su quello della costa del Vesuvio: la superficie vitata coltivata si è ridotta come pure la superficie dedicata alle arboree da frutto e alle ortive di pregio. Unici importanti segnali in controtendenza il pomodorino del piennolo, dop dal 2013, e il vino catalanesca del Monte Somma, anch’essa recentemente riconosciuta come igp. Per queste due colture possiamo parlare di una fase espansiva, ancora, certamente, da consolidare.
Tuttavia, quello che appare evidente ad un osservatore non superficiale, è che piuttosto che sui prodotti bisogna concentrare l’attenzione sulle aree rurali nel loro insieme. L’agricoltura vesuviana oggi è una agricoltura residuale. Dal dopoguerra in poi una urbanizzazione selvaggia ha sottratto suolo ad una agricoltura povera e non valorizzata per tempo. Certo molti terreni abbandonati potrebbero essere recuperati all’agricoltura. Molti fondi, parcellizzati e divisi oltre ogni sostenibilità economica agricola, andrebbero riaccorpati. Certo l’indiscutibile qualità organolettica dei prodotti agricoli vesuviani conferisce loro un valore aggiunto. Tuttavia per creare un indotto economico significativo da un punto di vista lavorativo non basta la sola produzione agricola. E’ necessario creare una economia turistico rurale, cioè un sistema economico basato sulla agricoltura tradizionale, sul quale andare a imperniare e costruire una offerta turistica variegata e articolata, basata su una ricettività diffusa, produzioni alimentari artigianali, una ristorazione qualificata, integrando l’offerta turistico rurale con la fruizione del patrimonio naturalistico e paesaggistico del Parco e con una offerta culturale e storico – artistica per la quale non mancano certo le risorse.
In altri termini la produzione agricola locale può alimentare, è il caso di dire, un circuito turistico che, a sua volta, è in grado di incentivare il consumo e apportare più valore al prodotto agricolo. In un passato recente, purtroppo, si è pensato di poter fare turismo sul Vesuvio in danno all’ambiente, come se bastasse una bella veduta panoramica da un ristorante abusivo per attrarre i visitatori. Nel frattempo l’agricoltura, la base, andava in rovina.
Viceversa per creare una economia turistico – rurale – culturale è necessario, anzi indispensabile, che si recuperi vivibilità nei centri storici e che si garantisca una maggiore tutela delle aree agricole. Una economia turistico rurale non è compatibile con la pratica degli sversamenti abusivi di rifiuti nei boschi e lungo le strade di campagna né tantomeno con l’abbandono in cui versano boschi e sentieri del Parco. Ma di questo abbiamo già parlato molte altre volte. Una risorsa di fondamentale importanza, di cui invece non si parla mai, è costituita dall’enorme patrimonio architettonico rurale costituito dalle masserie di campagna che andrebbero restaurate e rifunzionalizzate per metterle al servizio del rilancio territoriale. Una grande opera di cui ci sarebbe veramente bisogno.
Ciò detto, rimandando ad altre sedi e occasioni questi ragionamenti, vorrei soffermarmi su come è stata costruita l’edizione di quest’anno, denominata, manco a dirlo, Il Parco agricolo.
Si tratta di una serie di eventi, da aprile a novembre 2015, legati alla stagionalità delle produzioni e delle lavorazioni agricole ovvero alla celebrazione di alcune nostre grandi specialità agroalimentari. Così facendo toccheremo tutti i comuni del Parco, visiteremo tutte le diverse aree agricole del Parco, ciascuna con la sua tradizione/vocazione produttiva. Il nostro auspicio è che questa programmazione, opportunamente riveduta e corretta in base all’esperienza, possa diventare quella ufficiale dell’ente Parco nazionale del Vesuvio, arricchendosi di anno in anno di contenuti, diventando occasione di visita e di conoscenza da parte dei non vesuviani e di festa e di rielaborazione della propria identità da parte dei vesuviani. Proveremo a dimostrare che si può fare con pochissima spesa, coinvolgendo attivamente gli attori locali, senza effetti speciali, show cooking, grandi firme del giornalismo, grandi chef e altre forme di spettacolarizzazione che lasciano il tempo che trovano. Proveremo a capovolgere il paradigma che vuole che la gente incontri il cibo a tavola (o in televisione) sapendo nulla o poco della sua provenienza e della cultura necessaria a produrlo. Porteremo le persone in campagna prima che a tavola, nella convinzione che questo sia il modo migliore per contribuire alla valorizzazione di produzioni che rischiano di scomparire e dare impulso ad una nuova domanda, stimolando il consumo di queste produzioni sia da parte delle famiglie che da parte della ristorazione locale.
Infine, un ringraziamento al Presidente della Comunità del Parco, Luca Capasso e ai Sindaci che vorranno darci una mano nella organizzazione di questi eventi. Auspichiamo che questa collaborazione sia foriera di un maggiore impegno e di maggiore attenzione da parte degli amministratori locali su questi temi e sia loro di stimolo ad operare affinché l’ente Parco diventi “la casa comune” di tutti i cittadini vesuviani, un ente utile, partecipato, capace di produrre politiche efficaci per la tutela dell’ambiente e lo sviluppo delle nostre comunità.
Buone passeggiate a tutti!
Per cittadini per il Parco
Giovanni Marino
da: Cittadini Per Il Parco [cittadiniperilparco@gmail.com]
—————————-
3 marzo 2015
————————–
Care cittadine, cari cittadini,
grandi novità sotto il Vulcano. Legambiente, in occasione degli “Stati generali della agricoltura vesuviana” tenutisi a Cercola Sabato 21 febbraio, alla presenza dei vertici regionali e nazionali della associazione, ha semi – ufficializzato la candidatura a Presidente dell’ente Parco del suo responsabile campano per le aree protette, il dott. Pasquale Raia, già membro del Consiglio direttivo dell’ente Parco durante la Presidenza di Maurizio Frassinet. Officiante il rito, il commissario straordinario dell’ente Parco nazionale del Vesuvio, Ugo leone.
All’incontro è stato presentato un “manifesto per sostenere la qualità delle produzioni locali”. Presenti in sala una ventina di persone più i relatori. Agli agricoltori è stata addirittura data la possibilità di intervenire mentre il coordinatore del Movimento cittadini per il Parco, Giovanni Marino, non è stato invitato, perché evidentemente essere il titolare di una nota azienda biologica del Parco nonché Presidente del Consorzio di Tutela del pomodorino del piennolo del Vesuvio dop non costituivano per Legambiente titoli sufficienti.
Ma analizziamo nel dettaglio il metodo con il quale queste proposte sono state avanzate e diffuse a mezzo stampa, il merito delle proposte e, infine, il ruolo che Legambiente rivendica per se stessa.
Il metodo
Legambiente si intesta, non si sa a che titolo, la rappresentanza degli interessi e dei bisogni degli agricoltori, come se gli agricoltori non avessero la capacità di rappresentare essi stessi i propri interessi e i propri bisogni , ma avessero bisogno di essere accompagnati o messi sotto tutela da Legambiente.
Ora, fa piacere che Legambiente abbia delle idee. E’ legittimo che convochi gli imprenditori agricoli (usando il database dell’ente Parco). E’ utile (innanzitutto per Legambiente) che li ascolti. Ma è pura propaganda che ci si venda questa iniziativa pomposamente come “Gli stati generali della agricoltura vesuviana”, per di più ignorando sistematicamente persone e organizzazioni che rappresentano legittimamente e democraticamente gli interessi degli agricoltori. E ancora più scorretto è che Legambiente si arroghi il diritto, con comunicati e dichiarazioni, di parlare a nome degli agricoltori.
In 18 anni dalla istituzione del Parco nazionale del Vesuvio non ci risulta una sola iniziative seria, non di propaganda cioè, di Legambiente per l’agricoltura vesuviana. Eppure Raia è stato per 5 anni nel Consiglio direttivo. Eppure Legambiente ha sempre contato molto all’interno del Parco nazionale del Vesuvio.
Facciamo un altro esempio. Il Consiglio direttivo dell’ente Parco, prima di essere sciolto (contestualmente Leone è stato nominato Commissario) ha finalmente approvato il regolamento attuativo del Piano del Parco, ora all’attenzione del Ministero dell’ambiente. Ebbene non ci risulta che Legambiente abbia presentato richieste di emendamento a quel regolamento che conteneva rigidità incomprensibili e restrizioni assurde al lavoro degli agricoltori. Gli unici soggetti che hanno presentato degli emendamenti e che si sono battuti affinché fossero apportate delle modifiche sono stati il Consorzio di Tutela del pomodorino del piennolo del Vesuvio dop e il Movimento cittadini per il Parco che, in data 10 aprile 2014, hanno inviato alla Comunità del Parco, cioè all’insieme dei comuni del Parco, delle proposte di emendamento (vedi allegato), atteso che la Comunità doveva esprimere sul Regolamento un parere obbligatorio ma non vincolante.
Il merito
Pasquale Raia nel comunicato stampa seguito alla manifestazione ci informa che “Il Parco è l’unico strumento a disposizione degli agricoltori per valorizzare le loro produzioni”. Si tratta ovviamente di una sciocchezza. Da molto prima che il Parco nascesse esiste una doc per il Lacryma Christi del Vesuvio, vino famoso e apprezzato nell’antichità prima che gli avi di Raia nascessero. Le albicocche del Vesuvio sino a 30 anni fa erano apprezzate in tutta Italia e garantivano ai coltivatori un buon reddito. Recentemente sono nate una IGP per la Catalanesca del Monte Somma e una DOP per il pomodorino del piennolo del Vesuvio. Quest’ultima dop ha dall’aprile del 2013 un Consorzio di Tutela. Vi è poi da più di dieci anni sul territorio un Presidio Slow Food per il pomodorino del piennolo del Vesuvio. Il Pomodorino del piennolo come pure il vino Catalanesca, si sono affermati negli ultimi 10 anni sul mercato nazionale e internazionale per merito pressoché esclusivo di alcune aziende pioniere, che hanno creato le condizioni perché altre aziende nascessero ovvero valorizzassero le proprie produzioni.
Certo, essere nel Parco potrebbe e dovrebbe rappresentare un ulteriore valore aggiunto per le aziende , ma questo, sino ad oggi, non è accaduto per il semplice motivo che il Parco non è mai decollato e mai come durante la Presidenza Leone, che, dal suo insediamento, flerta amorevolmente con Legambiente, il Parco è stato così distante dai bisogni degli agricoltori.
E’ evidente che se migliorasse l’immagine complessiva del Parco, se vi fosse maggiore tutela, se si mettesse fine agli sversamenti quotidiani della qualunque nelle pinete, negli alvei e lungo le stradine di campagna, se vi fosse una politica di promozione delle aree rurali del Parco, se si generassero importanti flussi di turismo rurale, eno gastronomico e naturalistico, tutto questo non potrebbe che giovare alla rinascita della agricoltura tradizionale invertendo la tendenza all’abbandono delle campagne.
E diciamo pure che non giova agli agricoltori del Parco la propensione di Raia e di alcuni suoi compagni di strada all’allarmismo, al sensazionalismo, al catastrofismo ingiustificato che tende ad equiparare il Parco nazionale del Vesuvio alla Terra dei Fuochi, generando sfiducia e preoccupazione nei cittadini, quando sia l’entità che la natura dei problemi sono distinti e diversi in queste due aree della Campania. Lasciamo a chi legge la valutazione su chi e perché abbia interesse a queste forzature ed esagerazioni.
La Consulta
Legambiente propone la istituzione di una Consulta tecnica per l’agricoltura. Conveniamo con Legambiente sul fatto che occorra un luogo di incontro istituzionale, peraltro previsto dallo Statuto dell’ente Parco, a carattere consultivo, dove agricoltori, funzionari dell’ente Parco (che non ha in organico un agronomo), decisori politici, possano confrontarsi per analizzare problemi, trovare soluzioni, fare programmi, elaborare progetti e strategie. E’ indispensabile per il buon governo della cosa pubblica che chi ha responsabilità politiche e tecnico-amministrative si confronti con chi lavora sul campo e che meglio di chiunque altro può rappresentare i propri bisogni e i propri problemi, ma anche avanzare progetti e sottoporre idee.
Noi pensiamo inoltre che della Consulta per l’agricoltura debba far parte un rappresentante delle Consulta per la tutela dell’ambiente e un rappresentante della Consulta per il Turismo, in quanto lo sviluppo della agricoltura porta con sé la possibilità di un forte sviluppo del turismo rurale e naturalistico e viceversa lo sviluppo di un turismo sostenibile può contribuire allo sviluppo della agricoltura.
Tuttavia …
la proposta di istituire una consulta per l’agricoltura, è stata già avanzata dagli agricoltori moltissimo tempo fa, addirittura durante la Presidenza Troiano, reiterando poi la richiesta sino allo sfinimento con la Presidenza Leone, mentre il Movimento cittadini per il Parco ha addirittura presentato formalmente all’ente Parco nel novembre del 2013 più proposte di regolamento (vedi allegato) per attivare le Consulte dell’agricoltura, del turismo, dell’ educazione ambientale e per la tutela dell’ambiente e dei beni culturali .
Ma sopratutto la richiesta oggi sbandierata ai quattro venti da Legambiente come l’uovo di Colombo appare fuori tempo massimo, in quanto Ugo Leone è già alla sua terza proroga e si spera che dopo le lezioni regionali finalmente avremo un nuovo Presidente e un nuovo Consiglio direttivo.
La Consulta, pertanto rimarrebbe in carica per pochi mesi, decadendo, come è normale, insieme al commissario uscente.
Ma se Leone vuole fare oggi da Commissario quello che non ha voluto fare in sei anni da Presidente (cioè approvare il regolamento e fare le nomine sotto dettatura di Legambiente), faccia pure.
Quindi, cari amici di Legambiente, che ci voglia una Consulta sui problemi dell’agricoltura non abbiamo bisogno che ce lo veniate a raccontare voi. E, sopratutto, ben venga all’interno di questa Consulta la partecipazione degli ambientalisti (ma anche di rappresentanti degli operatori del turismo ), ma è ovvio che in essa dovranno avere voce sopratutto gli agricoltori.
Parimenti, considerato il ruolo universalmente riconosciuto alla agricoltura tradizionale per la tutela e la conservazione dell’ambiente, è altrettanto ovvio che all’interno della Consulta sui temi della tutela dell’ambiente (dove auspicabilmente troveranno spazio tutte le associazioni ambientaliste), sia utile e necessaria una presenza degli agricoltori.
Fa piacere comunque che Legambiente si apra ad un nuovo modello di governance democratica dei Parchi (ma forse stiamo forzando un po’ troppo la interpretazione), rinunciando a considerarli, come fa spesso, una riserva indiana all’interno della quale allevare la propria classe dirigente ovvero come un ufficio di collocamento per i propri adepti.
Le altre proposte di Legambiente:
recupero delle terre incolte.
marchio collettivo del Parco.
20% di produzione biologica entro il territorio del Parco.
azioni concrete per frenare il consumo di suolo e tutelare la biodiversità, anche agro- alimentare.
promuovere l’approccio Leader per valorizzare il settore agricolo, “pur non essendo questo un territorio compreso in questa strategia”.
avanzare una proposta di valorizzazione territoriale per Expo 2015
Ora, premesso che per il momento siamo ai titoli, anche i titoli sono sbagliati.
Chiedere per esempio un marchio collettivo per i prodotti del Parco è pura demagogia. Innanzitutto un marchio del Parco esiste già, ma esso non viene più rilasciato a nuove aziende da anni perché la legislazione comunitaria in materia di denominazioni di origine (il marchio del Parco sarebbe una certificazione di origine) proibisce agli enti Parco di rilasciare marchi. D’altra parte gli enti Parco non sono degli organismi di certificazione e non hanno gli strumenti tecnici e operativi per verificare se il tal prodotto sia stato effettivamente prodotto nel Parco e da chi ed eventualmente secondo quale disciplinare di produzione. Dal punto di vista del marketing poi non serve a molto proporre un marchio collettivo se l’immagine del territorio è offuscata o grigia.
Il recupero delle terre incolte. E chi non è d’accordo?
Il 20% di produzione biologica nel territorio del Parco. Obiettivo poco ambizioso. Noi proponiamo di puntare al 70% della produzione totale ottenuta secondo il modo di produzione cosiddetto della agricoltura integrata (con un uso parziale e ragionato della chimica, escludendo fitofarmaci appartenenti alle classi più elevate di tossicità). Ma dare cifre così non ha senso. Alcune colture vesuviane possono essere condotte più facilmente in bio, altre no e richiedono un uso razionale e limitato della chimica. In generale, per promuovere le tecniche di agricoltura sostenibile (sia biologica che integrata), occorre offrire agli agricoltori formazione e assistenza tecnica.
Azioni concrete per fermare il consumo di suolo ecc. L’azione concreta, oltre quella naturalmente di reprimere l’abusivismo edilizio, è quella di sostenere l’agricoltura e le produzioni tipiche.
Su approccio Leader ed Expo 2015, diciamo solo che ci accontenteremmo di un programma serio di promozione delle aree rurali del Parco e delle sue produzioni agricole e agro-alimentari, con un calendario di eventi da svilupparsi nell’arco dell’anno legato alla stagionalità delle produzioni e delle lavorazioni agricole, anziché i soliti eventi “una tantum” che non sortiscono nessun effetto. Meno degustazioni, più cultura e portare i cittadini in campagna e nei luoghi di produzione. Questo è quello che occorre fare (stiamo lavorando ad un progetto che va in questa direzione per la IV edizione di Girando intorno al Vesuvio, si chiamerà il Parco agricolo)
Il ruolo
In conclusione siamo di fronte ad una serie di non proposte ovvero proposte in parte risibili e improbabili, in parte scontate e ovvie, in parte demagogiche, vuote e prive di significato.
L’unica cosa certa è che Legambiente pretende di parlare a nome degli agricoltori, suppone di conoscerne i bisogni e si propone come “mediatrice” tra gli agricoltori e l’ente Parco.
Un ultima considerazione sulla candidatura di Pasquale Raia alla Presidenza dell’ente Parco.
Abbiamo già detto abbastanza a proposito del Raia pensiero su agricoltura e inquinamento sul Vesuvio. Osserviamo che in tanti anni Raia sia da responsabile del circolo di Ottaviano che da responsabile Legambiente per le aree protette della Campania che, infine, da membro del Consiglio direttivo dell’ente, non ha inciso punto nel miglioramento della gestione del Parco nazionale del Vesuvio cui pure ha partecipato. Non si ricordano iniziative efficaci che abbiano lasciato una traccia positiva riconducibili al candidato di Legambiente.
Sul metodo della candidatura osserviamo invece che altri sono stati candidati alla Presidenza dell’ente Parco (ovvero segnalati alla attenzione del Ministro) da 36 associazioni dei comuni del Parco nonché da Confagricoltura Campania e dalla Confederazione italiana agricoltori (CIA) della Campania, alla luce del sole, presentando un progetto ed un programma. Con Raia non c’è un progetto, non c’è un programma e ci si muove di sbieco affidandosi esclusivamente alla forza politica di una associazione nazionale e dei suoi referenti parlamentari.
Si salvi chi può. Ci salvi chi può.
Il coordinamento di cittadini per il Parco
da: Cittadini Per Il Parco [cittadiniperilparco@gmail.com]
—————————
16 febbraio 2015
———————-
Care cittadine, cari cittadini,
vi segnaliamo questi due articoli pubblicati in questi giorni sul Corriere del Mezzogiorno.
Per cittadini per il parco
Giovanni Marino
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/15_febbraio_15/maiello-comandante-senza-esercitoche-scova-piu-inquinatori-soldati-b50363a8-b5b3-11e4-a749-143e709e23f5.shtml
———–
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/salute/15_febbraio_14/i-veleni-terra-fuochi-sono-aria-acqua-non-cibi-e11daeba-b434-11e4-bc47-b49536325042.shtml
—————————–
13 febbraio 2015
—————————–
Care cittadine, cari cittadini,i recenti ritrovamenti ad Ercolano di una ottantina di fusti contenenti scarti di lavorazioni industriali in una ex cava nelle immediate adiacenze di una coltivazione di pomodorini del piennolo (e, per poche decine di metri quadri, anche al di sotto della coltivazione medesima), con il consueto corollario di generalizzazioni, approssimazioni e allarmismi alimentati dal giornalismo televisivo, dalla stampa cartacea e da quella on line (non tutta, ma buona parte) e dagli stessi organi inquirenti (non dai magistrati invero, ma dagli uomini del Corpo Forestale che si sono distinti nella ricerca delle telecamere), hanno riproposto anche sul Vesuvio, come nel casertano – napoletano, il tema della sicurezza alimentare ovvero della insicurezza alimentare. Ma qui, sul Vesuvio, come nel Casertano, analisi dei prodotti e dei terreni alla mano, possiamo affermare che, se la gente muore di tumore più che altrove, la causa non va ricercata in ciò che si mangia, ovvero in quella quota parte di prodotto agricolo o zootecnico locale che ciascuno di noi consuma. Ad oggi, infatti, nelle zone suddette, non è stata sequestrata una sola partita di prodotti agricoli che contenesse sostanze inquinanti. Inoltre, va aggiunto che i suoli inquinati, prevalentemente ex cave, assommano a poche centinaia di ettari su scala regionale di cui poche decine di ettari sul Vesuvio.
Tutto bene, quindi? Nemmeno per niente.
Mettere in sicurezza le discariche autorizzate, quelle storiche e quelle recenti
Censire le discariche illegali e le micro discariche (con la collaborazione delle associazioni di cittadinanza attiva)
Mettere intorno ad un tavolo Comuni, Regione, Città metropolitana, Genio civile, Consorzi di Bacino, Consorzi di Bonifica ed ente Parco e trovare le risorse e i mezzi per pulire il Parco !!!
Realizzare un coordinamento tra polizie locali e Corpo Forestale per la prevenzione del fenomeno degli sversamenti abusivi
Realizzare le isole ecologiche nei comuni del Parco (non tutti i comuni ce l’hanno!)
Realizzare piccoli impianti di compostaggio dell’umido nei comuni del Parco.
Quest’ultimo punto, insieme al corretto funzionamento delle isole ecologiche, ha una grande importanza sia pratica che dal punto di vista della educazione civica e della crescita di una coscienza ambientale.
Differenziare l’umido è infatti il passaggio più importante nel ciclo della raccolta differenziata e realizzare uno o più impianti di compostaggio nei comuni del Parco, preferibilmente nelle aree contigue, sarebbe un esempio virtuoso.
Il Parco è anche e sopratutto un progetto “pedagogico”, un progetto di riconversione ecologica del nostro modo di vivere e di produrre e quindi anche un progetto che impone, alle istituzioni come ai cittadini, di affrontare con un atteggiamento pienamente responsabile il tema dello smaltimento dei rifiuti. Anche le popolazioni che abitano nel Parco producono rifiuti. Produrne di meno e smaltirli correttamente ci sembra una cosa perfettamente in linea con la filosofia del Parco.
Quanto ai più alti tassi di mortalità per tumore denunciati da alcuni comitati in alcune zone (ad esempio in zona San Vito, ad Ercolano), innanzitutto, si facciano ulteriori studi, si applichino protocolli di ricerca riconosciuti dalla comunità scientifica. Solo la assoluta attendibilità dei dati può dare più forza alla denuncia e consentire, con l’aiuto delle istituzioni, di ricercare le cause e di rimuoverle.
Si eseguano le analisi e le caratterizzazioni dei terreni circostanti le grandi discariche, si facciano esami sulla acque di pozzo per uso agricolo a valle (nelle zone a monte i pozzi sono rarissimi e, come è noto, le colture agricole vesuviane sono colture “in asciutto”, cioè che non necessitano di irrigazione).
Si faccia tutto quello che va fatto per disinquinare e per prevenire ma la si smetta di prestare il fianco o addirittura farsi protagonisti di speculazioni autodistruttive nella speranza che “tanto peggio, tanto meglio”. Il problema esiste, ma non ci serve ingigantirlo per richiamare l’attenzione delle istituzioni. Le istituzioni siamo noi.
Il coordinamento di cittadini per il Parco
——————————-
3 agosto 2014
—————————-
Gran Cono: la risposta del direttore dell’ente Parco
Da cittadiniperilparco@gmail.com
Care cittadine, cari cittadini,
in allegato trovate la risposta del direttore del Parco nazionale del Vesuvio alla nostra lettera aperta di qualche giorno fa. Ringraziamo il dott. Esposito e ci riserviamo di commentare la sua nei prossimi giorni.Un saluto
Per cittadini per il Parco
Giovanni Marino
———
LA RISPOSTA
Buongiorno a tutti. Mi scuso per non aver risposto prima ma solo in questo momento leggo la posta. Lei ha ragione. Ci sono ancora molte cose da migliorare in questa sperimentazione avviata da poche settimane. E’ evidente che quanto stiamo facendo come Ente Parco insieme al Comune di Ercolano ed al Corpo Forestale rappresenta una soluzione non definitiva e conclusiva ma è finalizzata a regolare il traffico nell’immediato ed a media scadenza, nelle more delle verifiche e delle simulazioni da effettuare per capire come dare piena attuazione al Piano del Parco, che rappresenta, al momento, l’unica guida per attuare il decongestionamento di quota 1000. A tal proposito è d’uopo evidenziare che il Piano del Parco prevede un impianto di risalita a fune dalla stazione Cook a quota 750; da questa quota i turisti dovrebbero accedere al piazzale di quota 1000 a piedi o con navette elettriche o ibride. Capirete che trasportare anche 8000 turisti al giorno con navette da quota 750 al piazzale di quota 1000 è un’impresa abbastanza complicata. Che senso avrebbe, inoltre, spendere oltre 63 milioni di euro per realizzare il trenino a cremagliera con capolinea a quota 750 e poi allestire un sistema di navette per spostare anche 8000 turisti al giorno da questa quota al piazzale di quota 1000 dove parte il sentiero del Gran Cono? Per cui prima di avventurarsi su tali soluzioni occorre verificarne la fattibilità concreta. A tal proposito costituisce impegno dell’Ente Parco, del Comune e dell’UTB del Corpo Forestale verificare la fattibilità di quanto previsto dal Piano del Parco, ma è evidente che contestualmente occorre regolare nell’immediato il sistema di accessibilità che in sostanza è il seguente:
-gran parte del piazzale di quota 1000 viene pedonalizzato per assicurare la tranquillità e la sicurezza dei turisti. Nel piazzale potranno sostare il mezzo di soccorso e 19 auto (negli apposti stalli fatti dalla Forestale) di cui 10 sono riservati alle guide alpine e 5 ai concessionari della Forestale. Gli altri 4 posti dono riservati alle forze di polizia ed all’ente parco. Spostare sulle strisce blu della strada anche i 10 posti delle guide e i 5 de concessionari significherebbe ridurre ancora di più lo spazio a disposizione delle autovetture dei turisti. Inoltre credo che consentire la sosta a sole 19 auto piuttosto che allo 80 che vi sostavano prima (tale è la capienza del piazzale) può essere considerato come un risultato soddisfacente. E’ vero, Lei mi invia le foto che invece rappresentano una realtà completamente diversa. Ma questo è un problema che risolveremo con i controlli, le multe e la rimozione con i carri gru.
Continuiamo. Bus, minibus, auto private , taxi dovranno scaricare i turisti nella prima parte del piazzale, nei pressi della staccionata, e andare a parcheggiare negli stalli lungo la strada ed a quota 800. Potranno essere realizzati 6 stalli per i taxi come servizio pubblico di piazza dove questi sosteranno a rotazione nella parte del piazzale non pedonalizzata se vi sarà spazio sufficiente alle manovre dei bus. In quest’area non dovrà sostare nessuno in quanto dovrà essere sempre libera per consentire le manovre.Se il sistema funziona e funzionerà certamente grazie ai controlli ed alla gestione delle dinamiche che sarà assicurata dal Comune di Ercolano, ma si spera anche grazie alla disciplina ed al senso civico delle persone, credo che si sarà raggiunto un risultato accettabile in quanto il piazzale sarà riservato ai pedoni e la sosta avverrà negli stalli per auto e bus. Nessuno ha mai pensato di far girare i bus all’altezza dell’imbò. Sicuramente il Comune assicurerà la pulizia dei siti.
Per quanto riguarda le domande poste:
– nessun bando per le navette si potrà fare se prima non si effettua un’analisi puntuale e seria dei flussi, delle dinamiche, nonché di come si intenderà disciplinare definitivamente il sistema di mobilità per il gran cono. La guida è rappresentata dal Piano del Parco ma come ho già evidenziato sopra, occorrerà verificare in concreto la fattibilità di quanto enunciato nel piano. Le posso anticipare che chiederemo alle agenzie di viaggio dalla prossima stagione di salire su con minibus ecocompatibili e che un sistema di navette potrebbe ipotizzarsi per i turisti singoli ma difficilmente per i grossi numeri delle agenzie di viaggio;
-la scelta dell’ente parco per il piazzale già è stata fatta. Zona pedonale dove sistemare il fondo dello stesso garantendo un buona gestione anche del regime delle acque, allestire altre panchine e punti di relax e di osservazione magari anche con cannocchiali specifici; ovviamente tranne la parte iniziale dedicata alle manovre dei mezzi. Inoltre verifica delle fattibilità di allestire un piccolo manufatto da destinare a posto fisso di primo soccorso, bagni, posto fisso forestale e polizia locale. La barriera di accesso al traffico privato dipende dal sistema di mobilità che si deciderà di attuare, ma questo richiede, ripeto, uno studio serio di fattibilità .
In conclusione e mi scuso per la lunghezza del testo, posso dire che molte delle decisioni prese sono state anche il frutto delle riflessioni che con l’assessore Acampora del Comune di Ercolano e l’ing. Zumbolo del Corpo Forestale abbiamo maturato anche a seguito dei proficui incontri con i Cittadini per il parco e con le altre associazioni e stakeholders nel corso delle riunioni tenute al Comune di Ercolano prima dell’estate. Posso rassicuravi, inoltre, che da parte di tutti gli enti pubblici impegnati su quota 1000 vi è la volontà di affrontare le innumerevoli problematiche e di provare a risolverle o quanto meno di dare un contributo in tal senso. Avremmo anche potuto lasciare la situazione com’era e dedicarci ad altro, ma abbiamo voluto incominciare a porre rimedio alla vergognosa situazione stratificata da decenni. Ovviamente scene come quelle che lei ha immortalato nelle foto non si dovranno più ripetere e ci sarà tutto l’impegno per fare in modo che non si ripetano. Ma dateci il tempo di perfezionare il sistema, anche perchè è evidente che qualsiasi dispositivo richiede senso civico e controlli. Due elementi che spesso fatichiamo a trovare nella nostra cultura.
Resto a disposizione per ogni altra informazione oppure osservazione che vorrete dare. buona serata.
dott. Gennaro Esposito
direttore Ente Parco
——————
30 agosto 2014
———————————–
Gran Cono nel caos – Lettera aperta al direttore dell’ente Parco nazionale del
Vesuvio.
—
Caro direttore,
come può facilmente verificare dalle foto scattate da me medesimo settimana scorsa, contrariamente a quello che Lei mi diceva al telefono pochi giorni dopo il suo ritorno dalle ferie, al Gran Cono la situazione non è affatto migliorata. Sicuramente complice la assenza dei vigili urbani quel pomeriggio, abbiamo riscontrato (tutto documentato da foto che non allego tutte per non appesantire la mail):
a) la presenza di pullman parcheggiati tra il rifugio Imbò e quota mille;
b) parcheggio selvaggio nel tratto di strada antecedente il rifugio Imbò e dinanzi lo stesso;
c) pullman parcheggiati a quota mille (pare che la ditta in questione abbia una deroga: a che titolo?)
d) sali scendi di pullman senza nessun coordinamento con conseguenti “incroci pericolosi”
e) il piazzale di quota mille tappezzato di auto private (secondo il personale della forestale che presidia il varco di ingresso si tratterebbe del solo personale autorizzato: commercianti, guide, ecc.)
f) sempre nel piazzale la presenza di numerosi taxi collettivi
Che fare, quindi?
alcune proposte di ordinaria buona amministrazione
a) a quota mille non deve parcheggiare nessuno, tranne l’autoambulanza. Commercianti e guide vulcanologiche possono tranquillamente parcheggiare sulle strisce blu nel tratto di strada tra il rifugio Imbò e il piazzale, gratuitamente, esponendo sul cruscotto apposito permesso rilasciato dall’ente Parco. Va da sé che deve essere consentito ai commercianti il carico e scarico di merci presso i loro punti vendita e punti ristoro.
b) i taxi collettivi, a differenza di tutti gli altri operatori dei trasporti e degli stessi automobilisti privati, godono di un trattamento di favore. Non solo possono parcheggiare nel piazzale ma possono farlo gratis. Che parcheggino sulle strisce blu e paghino come tutti gli altri operatori (pullman Gran Turismo e minibus)
c) Idem come sopra per quanto riguarda la Vesuvio Express
d) consentire “lo scarico” dei turisti nel piazzale liberato dalle auto ai pullman Gran Turismo e ai minibus (e solo ad essi) e quindi l’inversione di marcia nel piazzale in direzione quota 800 dove poi parcheggiare. L’idea di far “ruotare” i pullman all’altezza del rifugio Imbò è chiaramente pericolosa per la sicurezza stradale e impraticabile
e) rivedere il tariffario dei parcheggi: le auto private pagano oggettivamente troppo (sei euro). Stabilire nuove tariffe per i taxi collettivi proporzionali a quanto pagano le altre categorie di operatori
f) prevedere che parte degli introiti (cospicui. E’ possibile quantificarli?) derivanti dal pagamento del parcheggio siano impiegati per la quotidiana, scrupolosa pulizia del tratto di strada compreso tra l’ex Siesta (quota 400) e il piazzale di quota 1000, incluse naturalmente le piazzole di sosta presenti lungo la strada e eventuali piccoli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria
alcune domande
———————
A che punto è la preparazione del bando per il servizio navetta (navette elettriche, naturalmente)?
Quale è la scelta dell’ente Parco per quanto riguarda la sistemazione definitiva di quota mille?
Quale è la scelta definitiva dell’ente Parco su dove posizionare “la barriera di accesso” del traffico veicolare privato e commerciale (quota 800? Altezza Osservatorio? quota 400?) e dalla quale barriera dovrebbe partire il servizio navetta?
—
considerazioni di prospettiva
——————————-
Evidentemente si tratta di domande “intrecciate” alle quali è difficile rispondere separatamente perché l’una chiama in causa l’altra. Se per esempio si pensa che la barriera al traffico veicolare vada posta a quota 600 o 400 ha senso predisporre un bando per il servizio navetta a partire da quota 800? Conseguentemente anche tutte le altre questioni che attengono alla riqualificazione del piazzale e alla riorganizzazione/implementazione dei servizi ai turisti dipendono dalla risposta che si da a questa domanda.
La domanda vera a cui occorre dare una risposta chiara è quindi: quale è la scelta dell’ente per quanto riguarda la sistemazione complessiva e definitiva di tutta l’area del Gran Cono?
Cordialmente
Per cittadini per il Parco
Giovanni Marino
P.S.
Entro settembre si riunirà il coordinamento di cittadini per il Parco per discutere della proroga dei termini dei condoni dell’ 85 e del 94 per la presentazione delle richieste di concessione in sanatoria e dei rischi ad essa connessi di incentivazione di nuovo abusivismo nell’area protetta e non solo in essa. Chi volesse partecipare alla riunione ce lo segnali sulla nostra posta elettronica.
Cittadini Per Il Parco
——————————
1 agosto 2014
—————————–
Care cittadine, cari cittadini,
a partire dal mese di gennaio, nell’aula consiliare del comune di Ercolano, si sono svolte 3 riunioni, indette congiuntamente dal Comune e dall’ente Parco nazionale del Vesuvio, alle quali sono state invitate a partecipare associazioni ambientaliste, associazioni dei Tour Operators, portatori di interesse a vario titolo e anche il Movimento cittadini per il Parco.
Oggetto delle riunioni la volontà dichiarata dalle due amministrazioni di non consentire più il transito e il parcheggio dei pullman Gran Turismo a quota 1000 e, in subordine, nemmeno degli autoveicoli. La proposta degli amministratori era quella di istituire un servizio navetta a partire da quota 800 e quindi consentire la sosta agli automezzi lungo la strada che conduce al Belvedere e alla vecchia stazione della funicolare (quota 800.) Riassumo in breve l’esito di questi tre incontri, durante i quali sono state anche richieste e presentate dalle associazioni e dagli operatori economici delle osservazioni scritte.
In linea di principio tutti si sono detti d’accordo a decongestionare quota 1000, tuttavia nelle more di un necessario bando di gara per l’assegnazione del servizio navetta, andava trovata una soluzione tampone per far fronte ai disagi derivanti dalla attuale situazione e alle problematiche in termini di sicurezza stradale. Alla fine del dibattito assembleare la proposta che ha trovato maggior consenso anche da parte dei Tour Operators è stata quella di vietare con una ordinanza sindacale il transito dei pullman Gran Turismo oltre quota 800 e di consentirlo esclusivamente ai minibus (oltre che alle autovetture). Gli operatori del Turismo, se avvertiti in tempo utile della novità avrebbero potuto organizzarsi per la bisogna. Restava da valutare se i minibus avrebbero dovuto parcheggiarsi a quota mille oppure a quota 800. Restavano (e restano) da risolvere in prospettiva quesiti fondamentali per un assetto definitivo e migliore dell’area.
1) la biglietteria va mantenuta a quota 1000 o delocalizzata a quota 800?
2) qualora la biglietteria dovesse restare a quota 1000 è pensabile costringere i visitatori a fare due file, due code, due biglietti, uno a quota 800 per il biglietto della navetta ed un altro a quota 1000 per l’accesso al Gran cono?
3) la navetta ha da essere elettrica come prescrive il Piano del Parco oppure alimentata da carburanti convenzionali?
Come cittadini per il Parco abbiamo sottolineato che la questione della limitazione del traffico veicolare non poteva essere affrontata efficacemente se non all’interno di un progetto complessivo di ridisegno dell’area e di ridefinizione dei servizi da offrire ai turisti.
Da questo punto di vista, per il Movimento un buon punto di partenza è il progetto Musella (ex direttore dell’ufficio tecnico) che prevede la delocalizzazione a quota 800 della biglietteria e anche delle attività commerciali ivi presenti, la creazione di un info-point oggi inesistente, di servizi igienici non da terzo mondo (come quelli attuali) la delocalizzazione e il restyling delle attività commerciali ivi presenti (oggi allocate in locali che sono poco più che delle baracche) in nuovi locali aventi una immagine coordinata.
Entrando più nello specifico si tratta di fare del Gran Cono non più un punto di arrivo, ma un punto di partenza per gli escursionisti che vogliano da quota mille raggiungere attraverso la sentieristica gli altri comuni del Parco (e viceversa). Una rivoluzione copernicana, quindi, dove finalmente il Gran Cono da meta turistica fine a se stessa diventa attrattore e veicolo per promuovere turismo in tutta l’area Parco.
Le cose ci sembra stiano andando in direzione totalmente diversa.
Uno dei presupposti delle riunioni tenutesi nei mesi di gennaio e febbraio scorso è stato il passaggio della competenza del tratto da quota 800 a quota 1000 della strada provinciale del Vesuvio al Comune di Ercolano, che a lungo si è adoperato per questo esito. Adesso capiamo il perché.
Con ordinanza del 17 aprile il Comune di Ercolano ha escogitato il seguente dispositivo di regolazione del traffico: è sparito il divieto per i pullman Gran Turismo (sul quale anche i Tours Operator si erano detti favorevoli). I pullman grandi e piccoli devono “scaricare” i turisti all’altezza del rifugio Imbò per poi ridiscendere a quota 800 dove parcheggiare, per poi risalire a “caricare” i turisti una volta che l’escursione al Gran cono sia terminata. Di fatto si sono raddoppiate le percorrenze dei pullman in quel tratto di strada. Non solo. I Pullman grandi pagano per il parcheggio 30 euro. I pullman piccoli 15 euro, le autovetture private (cui è consentito di parcheggiare a quota 1000) 6 (dico sei/00) euro!!! Tenuto conto che il biglietto di accesso al Gran Cono costa 10 euro, se una coppia di turisti decide di farsi questa escursione spenderà 26 euro. Non è finita qui. Nei propositi del Comune, timidamente accennati nelle citate riunioni, c’è anche la volontà di istituire 30 dico trenta nuove attività commerciali nel tratto tra il rifugio Imbò e quota 1000. Le attività sarebbero allocate in camper dalla immagine coordinata (una finezza). Siamo al delirio. Niente in contrario alle attività commerciali, ovviamente, ma immaginare di poterne insediare altre 30 oltre quelle già esistenti, con queste modalità e di ubicarle in quel tratto di strada è semplicemente demenziale. Per noi quota 1000 deve essere completamente rinaturalizzata, resa raggiungibile anche a piedi o in bici, lasciando a quota 1000 solo un presidio di pronto soccorso e i bagni. Tutto il resto va portato alle quote inferiori.
———-
Altre considerazioni.
1) dei cospicui introiti incamerati dal Comune di Ercolano, quanta parte va al Parco ?
2) è giusto che sia il Comune di Ercolano a decidere in solitudine gli importi delle tariffe del parcheggio e a prendere qualunque altra decisione sul tratto di strada sottratto alla potestà della Provincia? Non sarebbe più giusto che decisioni su questo sito strategico venissero prese in seno al Parco e alla Comunità del Parco (l’insieme dei comuni del Parco) ?
3) Non c’è il rischio, data la oggettiva esosità delle tariffe di parcheggio, specialmente di quella sugli autoveicoli, di disincentivare la visita al Gran Cono (specialmente da parte del turismo locale), con un danno erariale alle casse del Parco ?
4) L’ente Parco, nella persona del direttore generale Esposito, sempre presente alle riunioni di cui sopra, che dice ?
P.S.
Nel frattempo “Ugo ha firmato” la convenzione con le guide vulcanologiche. Vi aggiorneremo sulla argomento non appena saremo entrati in possesso di copia della convenzione, richiesta con regolare procedura all’ente Parco, una decina di giorni fa, senza aver ricevuto ad oggi alcuna risposta.
Buon fine settimana e buone vacanze a chi le fa.
Per cittadini per il Parco
Giovanni Marino
—————————-
20 maggio 2014
—————————–
Care cittadine, cari cittadini,
nei giorni scorsi il Commissario straordinario dell’ente Parco, prof. Ugo Leone, rispondendo al nostro allarme sul rischio che la nuova convenzione tra Guide vulcanologiche ed ente Parco riproponesse una divisione tutt’altro che equa dei proventi derivanti dalla emissione dei biglietti per accedere al sentiero che conduce al Gran Cono, ci scrive di non preoccuparci, che siamo male informati e che quando la cosa sarà ufficiale (cioè quando la convenzione sarà stata firmata da lui) l’ente la renderà pubblica e tutti potremo sapere.
Noi rinnoviamo l’appello ai sindaci e al Presidente della Comunità del Parco ad andare a vedere le carte. I Sindaci non hanno il potere di impedire la stipula della Convenzione, ma sicuramente hanno l’autorità, per il tramite del Presidente della Comunità, di accedere agli atti e di prendere visione della bozza di convenzione.
Nulla, d’altra parte, vieta all’ente Parco di rendere pubblica la bozza. Non certo una malintesa privacy, a tutela delle guide vulcanologiche.
E inoltre: cosa, di grazia, impedisce di indire un bando pubblico per mettere a gara il servizio di accompagnamento ? Cosa lo impedisce ?
Noi continuiamo a pensare che un atto di tale importanza, decisivo per l’equilibrio finanziario dell’ente e per consentire all’ente nuovi investimenti nel campo della tutela e dello sviluppo, non possa essere approvato da un Commissario straordinario, in assenza di un Consiglio Direttivo. Riteniamo che ciò sia politicamente sconveniente e moralmente inopportuno.
Ma se i Sindaci non hanno nulla da obiettare …Per cittadini per il Parco
Giovanni Marino
Cittadini Per Il Parco [cittadiniperilparco@gmail.com]
———————–
17 maggio 2014
—————————-
Care cittadine, cari cittadini,
gira voce che la nuova convenzione con le guide vulcanologiche sia pronta per la firma, dopo un lungo lavorio preparatorio tra l’associazione delle guide e la Direzione del Parco.
Ma le notizie ufficiose in nostro possesso non ci rassicurano affatto.
Sulla questione principale, infatti, la ripartizione dei proventi della vendita dei biglietti per la visita al Gran Cono, il Parco avrebbe ottenuto solo una piccolissima quota percentuale in più rispetto alla vecchia convenzione che, vogliamo ricordarlo, assegna alle guide il 75% dell’importo del biglietto (e con il restante 25% Il Parco deve anche pagare il servizio di biglietteria in appalto a ditta esterna).
La Corte dei Conti ha già segnalato, nelle sue considerazioni conclusive, “come appaia oltremodo necessario un ancor più proficuo sfruttamento della concessione statale di gestire direttamente i servizi correlati all’utilizzo della Riserva Tirone Alto Vesuvio, che rappresentano una significativa (ed incrementabile) entrata propria”.
Orbene, noi siamo dell’avviso che una gestione commissariale in scadenza a luglio, bene farebbe a non impegnare l’ente per i prossimi 5 anni a venire (tanto dura la nuova convenzione) con un atto di rilevanza finanziaria decisiva per le casse dell’ente.
I proventi dei biglietti per l’accesso al sentiero del Gran Cono costituiscono infatti di gran lunga l’entrata principale dell’ente Parco, ma, purtroppo, vengono quasi completamente assorbiti dalla dazione di denaro alle guide per il servizio di accompagnamento.
Lo abbiamo detto e lo ribadiamo. Il servizio di accompagnamento delle guide vulcanologiche, obbligatorio per legge regionale, potrebbe essere svolto da un numero inferiore di addetti e, in ogni caso, non è in alcun modo giustificato l’importo complessivo che le stesse ricevono per svolgere tale servizio.
Concludiamo con un appello al Commissario Leone a non firmare la nuova convenzione e al nuovo Presidente della Comunità del Parco e a tutti i Sindaci, di acquisire gli atti, di studiarsi le carte e di esercitare le loro prerogative istituzionali perché questa vicenda venga risolta positivamente per l’ente Parco e per tutta la collettività vesuviana.
Per cittadini per il Parco
Giovanni Marino
da: Cittadini Per Il Parco [cittadiniperilparco@gmail.com]
———————–
13 aprile 2014
————————
Care cittadine, cari cittadini,
in allegato trovate il documento che in data odierna è stato trasmesso alla Comunità del Parco che farà da “tramite democratico” tra società e ente Parco in modo che tali proposte di modifica giungano alla attenzione dei funzionari e consulenti del Parco.
Ovviamente la stessa Comunità avanzerà al tavolo di lavoro che si costituirà le proprie osservazioni e richieste di modifica.
Al momento non ci è dato sapere se sarà possibile rappresentare direttamente al tavolo di lavoro le nostre ragioni.
Ma quali sono le principali richieste di modifica da noi avanzate?
Le principali richieste rimandano agli art. 3 – Efficacia; art. 11 – manufatti e strutture a servizio dell’agricoltura; art. 52 – attività escursionistiche e art. 66 – sanzioni amministrative.
La questione relativa all’art. 3 è abbastanza complicata. Provo a riassumerla così, da non addetto ai lavori (ma gli addetti ai lavori li abbiamo consultati).
La questione è quella della prevalenza tra Piano de Parco nazionale (di tutti i Parchi nazionali), come prescrive la legge 394/91 sulle aree protette o, invece, della prevalenza dei piani paesaggistici elaborati dalle Regioni, su tutti gli altri strumenti urbanistici, come prescrive il Codice dei Beni culturali del 2004.
In Campania il piano paesaggistico ancora non c’è e quello in discussione è oggetto di fortissime polemiche.
Attualmente, in luogo del piano paesaggistico, vige, ne fa le veci, potremmo dire, il piano paesistico territoriale dei comuni vesuviani, approvato da un commissario ad acta nel lontano 1998.
Il Piano del Parco nazionale del Vesuvio viceversa è stato approvato nel dicembre 2009 dal Consiglio Regionale.
Secondo il consiglio direttivo uscente il Piano del Parco sarebbe subordinato non già al piano paesaggistico regionale (che ancora non c’è) ma al piano paesistico territoriale del 1998. Piccolo particolare: il Piano del Parco, approvato dal consiglio regionale, si autoproclama strumento urbanistico sovraordinato e sostitutivo di ogni altro strumento urbanistico. Può il Regolamento del Piano smentire il Piano stesso e il Consiglio Regionale che lo ha approvato? Ovviamente no.
Ma qual’è la sostanza di questa diatriba?
La sostanza è che il Piano del Parco è uno strumento urbanistico molto più dettagliato ed analitico rispetto al piano paesistico territoriale vigente; la differenza che c’è tra un primo piano e una foto panoramica; inoltre il Piano del Parco è uno strumento che può essere aggiornato periodicamente (la legge 394 prevede che lo sia ogni 10 anni), quindi migliorabile ed emendabile attraverso percorsi di progettazione partecipata (anche essi prescritti dalla legge), ascoltando le comunità locali e i diversi portatori di interesse. Insomma un vestito che la comunità può cucirsi addosso con perizia sartoriale e prassi democratica, conciliando le esigenze di sviluppo durevole e sostenibile con quelle, centrali, della salvaguardia e conservazione dell’ambiente. Il Piano paesistico del 1988 non risponde a questi criteri, non tiene conto di tutte le variabili ambientali che il Piano del Parco per sua natura considera, e stabilisce vincoli spropositati quanto generici che ingessano il territorio impedendone un corretto sviluppo eco-sostenibile.
La soluzione a questo conflitto di competenze e di attribuzioni, che, tra l’altro, costringe privati, operatori e professionisti al regime della tripla autorizzazione (del Comune, dell’ente Parco e della Sopraintendenza) è quella di un accordo inter – istituzionale (Ministero – Regione Campania – ente Parco) che, secondo quanto previsto dallo stesso Codice dei beni culturali, attribuisca al Piano del Parco valenza paesistica, attraverso l’approvazione da parte della Regione di piani urbanistico – territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici (da cui la necessità del coinvolgimento del Ministero dei beni culturali).
Insomma, all’interno dei Parchi nazionali, pianificazione urbanistica, tutela del paesaggio e tutela della flora, della fauna e dei valori naturalistici in genere, devono essere ricondotti ad una unitarietà di visione, di concezione e di regolamentazione e, a nostro avviso, lo strumento migliore a tale scopo è il Piano del Parco e la sede istituzionale di gran lunga preferibile per questo accorpamento di competenze, perché più vicina alle Comunità locali, è l’ente Parco.
Art. 11 -manufatti e strutture al servizio dell’agricoltura
Illuminante, a tal proposito, è la questione dei manufatti e strutture al servizio dell’agricoltura. Il Piano paesistico Territoriale dei comuni vesuviani, esclude, in maniera assoluta, la possibilità di edificare nuovi volumi in zona Parco. Il Piano del Parco, invece, almeno in linea di principio, ammette la possibilità che le aziende agricole (e solo quelle) possano edificare nuovi locali strettamente funzionali alle lavorazioni agricole e agrituristiche (si veda in proposito il comma 8 dell’art. 23 delle Note Tecniche di attuazione del Piano del Parco).
Tuttavia, lo stesso Piano del Parco, nelle prescrizioni relative agli interventi ammessi nelle diverse zone di tutela, esclude o non prevede tale possibilità, contraddicendo se stesso. Come dire: vorrei, ma non posso. Il punto è che non consentire alle aziende agricole (reali) di non costruire piccoli locali utili per le lavorazioni o per gli usi agrituristici, è irrazionale e controproducente ai fini stessi della tutela, considerata la funzione di conservazione dell’ambiente che la agricoltura svolge.
Art. 52 attività escursionistiche
Le NTA del Piano del Parco (art. 35) prescrivono che “la rete è destinata esclusivamente all’uso dei pedoni”. La prescrizione è probabilmente eccessivamente rigida e penalizzante specialmente per i ciclo escursionisti. Il Piano del Parco prevede, a compensazione, la realizzazione di un percorso ciclabile che dovrebbe “interessare anche alcune aree a vigneto in Terzigno”.
Il Regolamento approvato dal Consiglio Direttivo “apre” invece all’escursionismo a cavallo, non citato nelle NTA e elenca una serie di percorsi tra cui: i “Sentieri con funzioni di servizio (previa autorizzazione dell’ufficio UTB del Corpo Forestale dello Stato per la Riserva Alto Tirone)” e non meglio specificati “sentieri pedonali specificamente allestiti allo scopo dall’ente Parco” nei quali è possibile praticare sia l’escursionismo a cavallo che quello in mountain bike.
Premesso che dove va un cavallo può andarci anche un uomo a piedi o un ciclista e che il problema, semmai, è quello della incolumità fisica del pedone rispetto al cavallo (il cavallo deve andare rigorosamente al passo, laddove la coesistenza tra pedone e ciclista in montagna non ci sembra francamente possa costituire un problema), ovvero quello costituito dall'”impatto” del cavallo sull’ambiente circostante (non è detto che i cavalli debbano avere libero accesso ovunque), confessiamo francamente di non averci capito nulla delle prescrizioni del Regolamento. Suggeriamo inoltre la messa in opera di specifica segnaletica lungo i sentieri che indichi quale tipo di “animale” e con quale mezzo sia autorizzato a percorrere il sentiero in questione.
Art. 66 – sanzioni amministrative
Vi sembra normale che chi cattura o uccide delle specie animali selvatiche vada punito solo con una ammenda sino ad un massimo di euro 1033,00?
Oppure che chi apre discariche o abbatte alberi di alto fusto e/o monumentali sia punito sempre con la stessa ammenda di 1033,00 euro?
A noi no e nemmeno agli estensori della legge 394 sulle aree protette, che, infatti, per questo e altri tipi di gravi reati prevedono sanzioni ben più pesanti di quelle previste dal Regolamento consegnatoci dal Consiglio Direttivo uscente.
Un saluto e a presto.
P.S.
Tra qualche giorno chiuderemo il programma di “Girando intorno al Vesuvio 2014”. Ulteriori proposte “last minute” sono bene accette, purché non troppo last.
Per il coordinamento di cittadini per il Parco Giovanni Marino
Cittadini Per Il Parco [cittadiniperilparco@gmail.com]
————————
8 marzo 2014
————————-
Concorso di idee per Girando intorno al Vesuvio – IV edizione
Care cittadine, cari cittadini,
come al solito in ritardo rispetto alle buone intenzioni programmatiche (ma meglio tardi che mai), ci apprestiamo ad allestire la edizione 2014 di Girando intorno al Vesuvio.
Anche quest’anno andremo alla scoperta del Parco nazionale del Vesuvio e proporremo in collaborazione con chiunque sia interessato a darci una mano, escursioni naturalistiche, visite guidate ai centri storici dei comuni del Parco, puntate enogastronomiche alla scoperta della aziende agricole e vitivinicole vesuviane, e chi più ne ha più ne metta.
Obiettivo, sempre quello: far conoscere il Vesuvio ai vesuviani e ai napoletani e mettere in luce il patrimonio naturalistico, paesaggistico, storico artistico e agroalimentare di cui disponiamo e di cui, evidentemente, non sappiamo che farcene.
Ma adesso veniamo alla costruzione del programma di quest’anno.
Vi invitiamo a farci pervenire le vostre proposte entro il 31 marzo (meglio prima), giacché quest’anno, vorremmo che il calendario delle iniziative si snocciolasse tra maggio e la prima settimana di giugno.
In allegato, a mo’ di ispirazione, vi invio i file delle locandine delle passate edizioni.
Attendiamo le vostre proposte !!!
Saluti, Giovanni Marino
Cittadini Per Il Parco [cittadiniperilparco@gmail.com]
0 commenti