NAPOLI, LA CITTA’ CANTANTE

Preceduta da una conferenza stampa, è stata inaugurata, giovedì 2 luglio nella sala dorica di Palazzo Reale, la mostra La Città Cantante, Teatro musicale a Napoli nel Settecento a cura di Pasquale Scialò.

Il percorso espositivo – spiega la brochure – è strutturato in modo tale che, come entrando in un teatro, il pubblico attraversa le testimonianze del genere teatrale più riconosciuto in Europa nel diciottesimo secolo: lo spettacolo musicale.

Rilevante la raccolta di bozzetti, disegni, scenografie, macchine per fuochi d’artificio, scene di esercizi ginnici eseguiti nei teatri, partiture e libretti sul tema Partenope, pregiati strumenti musicali, tra questi, un clavicembalo del 1691, opera di Carlo Grimaldi, l’orologio musicale di Charles Clay, il leggio rotante appartenuto a Maria Carolina, ceramiche con raffigurazioni musicali, giochi di società con l’intento di illustrare le diverse forme teatrali dell’epoca: l’opera seria, quella buffa, le serenate, gli apparati per le feste borboniche, oggetti e stampe, sino ad oggi mai esposti, provenienti dalla Biblioteca nazionale, Palazzo reale e collezioni private.

Nel Settecento, l’eccellenza musicale di Napoli derivava da un sistema produttivo efficace ed equilibrato in tutte le sue parti che affondava le radici in una adeguata formazione delle giovani leve. La città, all’epoca vantava quattro conservatori, nati come istituzioni caritatevoli per proteggere ragazzi di fasce precarie che costituivano una fucina inimitabile per la creazione e la riproduzione musicali. Gli allievi erano impegnati nelle diverse occasioni: messe, solennità religiose e profane, processioni, accademie in case private. Ciò consentiva, più che altrove, un costante tirocinio delle giovani leve che potevano sperimentare direttamente il loro apprendimento musicale, grazie ai numerosi contatti con il mondo del lavoro.

A questo si aggiunge la presenza di molti teatri con diverse programmazioni, da quella reale (San Bartolomeo, San Carlo, teatrini di Corte di Napoli e Caserta), a quella più informale destinata alla commedeja pè musica napoletana (teatro de’ Fiorentini, della Pace, San Ferdinando, San Carlino, del Fondo).

Il neo assessore, ai Beni culturali della Campania, Oberdan Forlenza, presente al vernissage, dando atto all’ex assessore Velardi di aver voluto questo evento e nel frattempo, predisposto un gruppo di lavoro e un comitato scientifico per sostenere la candidatura della canzone napoletana a “Bene immateriale dell’umanità”, presso l’Unesco. In fase avanzata anche l’istituzione, presso il convento di San Domenico Maggiore del museo della musica partenopea. Dove a poca distanza, nel Palazzo Sansevero, nell’omonima piazza, esiste la liuteria della famiglia Cacace, nata 180 anni fa e da oltre cinque generazioni, realizza splendidi esemplari di mandole e di mandolini, molti dei quali esportati in Giappone e conservati in collezioni private.

La mostra chiuderà il 4 agosto, prevede visite guidate e musica dal vivo dell’Accademie vocali e strumentali. Catalogo Electa.
Mario Carillo


0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *