ENOHOBBY CLUB LA PREMIAZIONE
Serata di gala al Ristorante Villa Lucrezio sulla collina di Posillipo, per la consegna dei premi del concorso qualità/prezzo dei vini campani, promosso dall’Enohobby Club, il sodalizio presieduto dalla giornalista-scrittrice Lya Ferretti che opera da anni come delegazione della Comunanza dell’Ordine dei Colli Malatestiani di Gradara.
I vini premiati con medaglia d’oro, esaminati alla cieca, vale a dire con etichetta coperta e costo in busta chiusa da esperti del settore, sono il “Morabianca”, Irpinia Falanghina doc 2007 dell’azienda Mastroberardino di Atripalda; “Vetus Ampelos”, da viti taurasine a piede franco ultracentenarie, dell’azienda agricola Antica Hirpinia di Taurasi; “Giardini Arimei”, vino da tavola da uve stramature, dell’azienda Giardini Arimei di Forio d’Ischia.
Una menzione speciale è stata decisa per quest’ultimo vino ottenuto da uve stramature che lo rendono strutturalmente incomparabile con le tipologie principali cui appartengono gli altri due.
Scopo del concorso promuovere le eccellenze dei vini campani e, soprattutto sfatare la convinzione che una bottiglia di rispettabile qualità debba necessariamente costare cara.
Quest’anno sono stati scelti quattordici Crus, vini prodotti da uve di vigneti di particolare pregio dell’Appennino meridionale.
La giuria composta dal presidente dell’Enohobby, Lia Ferretti, con esclusivi poteri di coordinamento, dal presidente dell’Osservatorio Appenninico Meridionale, prof. Aurelio Tommasetti; dal presidente della Fondazione Universitaria di Salerno, prof. Giorgio Donsì, dagli enologi-enotecnici di Assoenologi Angelo Pizzi, Carmelo Ferrara, Nicola Trabucco; dal giornalista enogastronomo Antonio Fiore, dai sommelier dell’Enohobby Nicola Sallustio cofondatore del Club, dal Gran cancelliere Agostino Catuogno, da Michela Guadagno; dal titolare dell’Enoteca Partenopea, Rosario Russo. Per l’impegno profuso in questo premio, il neo presidente dell’Osservatorio Appenninico, prof. Tommasetti, è stato insignito del collare di socio onorario del sodalizio.
Il prof. Raffaele Beato dell’Università di Salerno, nel bel libro, fresco di stampa, presentato ai giornalisti, alle autorià e ai soci de Club, “Alle radici del Vino, i crus dell’Appennino Meridionale”, spiega come il concetto di “terroir” faciliti la comprensione della personalità di un vino incidendo profondamente sulla sua identità, tanto da graduarne le qualità e la gamma delle emozioni sensoriali. Per certi versi – in uno con le particolari cure in vigna – i vini del territorio possono, a ragion veduta, aspirare ad una propria carta d’identità con tanto di inconfondibile impronta digitale. Non è un caso se Hacchette riassume il concetto di “Terroir” percepito essenzialmente come ecosistema derivato dalla combinazione terreno-orografia del sito-clima-vitigno.
Da sondaggi emersi in questi giorni risulta che agli italiani piace bere poco e bene.
Meritevole quindi, l’intento di un sodalizio, formato da professionisti impegnati in vari campi, nel difendere, i produttori del buon vino, nell’usare la cultura come arma per la difesa del patrimonio enologico italiano
da: Mario Carillo [mcarill@tin.it]
0 commenti