Nando Cirella: Sicurezza alimentare ed ambientale, si è svolta a Napoli la lezione del corso di aggiornamento, riservato al personale del Corpo Forestale dello Stato.

Sicurezza alimentare ed ambientale: si è svolto giovedì 14 settembre a Napoli, presso il complesso dei Salesiani in via Don Bosco, la seconda lezione del corso di aggiornamento, riservato al personale del Corpo Forestale dello Stato. Il corso è promosso dal Dipartimento di scienze zootecniche e ispezione degli alimenti della facoltà di Medicina Veterinaria della Federico II di Napoli, dall’associazione razze autoctone a rischio di estinzione e dal l’Ugl del Corpo Forestale dello Stato.
La seconda lezione tenuta da Luigi Esposito docente di allevamento degli animali di interesse faunistico e venatorio della facoltà di medicina veterinaria della Federico II di Napoli, ha evidenziato la necessità delle conoscenze multidisciplinari per poter sperare in una buona gestione delle risorse faunistiche disponibili sul territorio nazionale.
“La fauna selvatica – spiega Esposito – assume una estrema importanza per le conseguenze igienico-sanitarie, pratiche ed ecologiche ad essa legate”.
Sulla complessità di approccio e sulla scelta strategica di opportune azioni gestionali da operare si è soffermato il docente, che ha sottolineato il sistematico calo di attenzione, sulle problematiche di emergenza o acute quali l’influenza aviare e la BSE, al cessare dell’attenzione dei media. La gestione delle emergenze depista una gran parte di denaro verso operazioni straordinarie, sottraendole alle operazioni ordinarie. L’attivazione di un’adeguata rete di monitoraggio assicurerebbe, infatti, un costante grado di attenzione verso il settore faunistico evidenziando, al momento opportuno gli eventuali punti critici e proponendo adeguati piani di intervento strategico.
I centri di recupero, legalmente riconosciuti dalla Legge n. 157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, rappresentano un validissimo strumento per il monitoraggio di specie selvatiche e lo studio sistematico e continuativo dei fenomeni di mutagenesi ambientale attraverso il biomonitoraggio di popolazioni animali che potrebbe essere, ad esempio, coordinato dal Polo delle Scienze e Tecnologie per la Vita dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Il percorso formativo del Corso per la sicurezza alimentare e ambientale organizzato dall’Unione Generale del Lavoro (UGL) Federazione Nazionale del Corpo Forestale dello Stato si inerpica verso l’ampia interpretazione della risorsa biodiversità animale selvatica che includa non solo le aree naturali e seminaturali ma anche quelle venabili (aree in cui è permessa la caccia). Anche quest’ anno l’apertura della caccia ha suscitato critiche e polemiche relative all’ingiusto abbattimento di animali selvatici quale bene indisponibile dello Stato. Nessuno pensa però che l’attività venatoria può essere associata alla sicurezza alimentare. Qual è il destino degli animali che giustamente o ingiustamente vengono abbattuti? E’ possibile che nessuno pensi a quante problematiche connesse alla sicurezza alimentare possano essere racchiuse da un animale abbattuto? “La giornata di aggiornamento – continua Esposito – degli agenti forestali coinvolti nel corso è infatti totalmente dedicata alla spiegazione di tutti rischi connessi con la salute umana cui anche il Corpo Forestale dello Stato è chiamato alla vigilanza”.
Un cinghiale, un volatile, una lepre, un cervide abbattuto durante una battuta di caccia può essere un serbatoio di numerose malattie zoonosi (trasmissibili dall’animale all’uomo).
“La manipolazione delle carcasse – continua Esposito – abbattute dovrebbe seguire un ben preciso protocollo metodologico e le carni di questi animali (incluse le viscere che normalmente vengono lasciate sul luogo dell’abbattimento) dovrebbero sempre subire una visita post-mortem da parte del Veterinario di Stato (ASL) prima di essere consumate”. L’associazione tra stato di salute di un ambiente naturale con la presenza di fauna selvatica è sempre più marcato dalle politiche di ripopolamento esercitate dai Parchi (Nazionali o Regionali) e dagli Ambiti Territoriali di Caccia e numerosi sono i comuni che organizzano sagre paesane a base di carni di selvaggina. Da dove arrivano quelle carni che servono a soddisfare il gusto di migliaia di persone tutte nella stessa giornata? La gestione della produzione degli animali di interesse faunistico e venatorio è sufficiente al fabbisogno nazionale? Quanto spazio c’è in questo mercato di nicchia e chi è deputato al suo controllo?
Nando Cirella [n.cirella@denaro.it]


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