Perché le carni avicole italiane sono sicure.
Adriano Santoro, (nella foto),docente del dipartimento di ispezione degli alimenti di origine animale: La filiera delle carni avicole è super controllata.
L’elevato allarme indotto in Italia dall’ipotesi che il virus influenzale ad alta patogenicità H5N1 possa varcare i confini, con il rischio che
ricombinandosi con virus influenzali umani dia origine ad una nuova devastante
pandemia influenzale, analoga alla “Spagnola” del 1918-1920, ha provocato grossa confusione, a discapito del comparto avicolo, che sta subendo serissimi danni con cali nei consumi di carni, arrivati sino all’80%. A chiarirci le idee sulla sicurezza delle carni avicole italiane è Adriano Santoro docente presso il Dipartimento di Scienze Zootecniche e Ispezione degli alimenti di origine animale della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Napoli “ Federico II”. L’accademico, ci fa presente che –“ la filiera delle carni avicole è sottoposta a vari controlli sia da parte di veterinari aziendali che dal servizio veterinario pubblico”.
Nello specifico, ancor prima di nascere vengono controllate sia le uova che gli incubatoi da cui proverranno pulcini destinati alla produzione sia di uova che di carne destinate al consumo alimentare umano. I pulcini prima di essere immessi in allevamento sono sottoposti a controlli sanitari per impedire che uno solo di essi possa compromettere la sanità dell’intero allevamento, vengono sottoposti a programmi di profilassi e si effettuano controlli sia sulle modalità di allevamento che sul tipo di alimentazione a cui sono sottoposti. Gli animali destinati alla macellazione vengono visitati dal veterinario dell’ASL di competenza ove è ubicato l’allevamento, il quale oltre a controllarne lo stato di salute, controlla i registri di allevamento, ove sono annotati i consumi di acqua, di mangime e gli eventuali trattamenti farmacologici effettuati e nel caso in cui siano stati somministrati farmaci, verificherà che siano stati rispettati i tempi di eliminazione del farmaco assunto dall’animale (“tempo di sospensione”), periodo che varia a seconda del farmaco somministrato. Solo dopo il giudizio positivo, il lotto di polli potrà essere avviato al macello in apposite gabbie sigillate ed accompagnato dall’apposita documentazione sanitaria. Prima della macellazione il veterinario del macello controlla la documentazione che accompagna la partita e se non prontamente macellato, il pollame, viene sottoposto a nuova visita ante mortem, i veterinari del servizio sanitario nazionale vigilano su tutte le operazioni di macellazione ed effettuano una visita post mortem sulle carcasse e su tutti i visceri e se necessario ricorrono ad indagini di laboratorio. Solo le carni giudicate idonee al consumo alimentare umano saranno etichettate, trasformate e commercializzate.
Spiega Santoro-“uno dei principali punti critici per la biosicurezza degli allevamenti è costituito dal rischio di introdurre agenti infettanti trasportati da veicoli, persone o merci che varcano i perimetri aziendali degli allevamenti, ma questo non è il caso di quelli italiani, che sono costantemente controllati e ove vengono messi in essere tutti gli accorgimenti per scongiurare quest’evenienza sia dal servizio sanitario pubblico che dai veterinari aziendali.
Il “caso diossina”, esploso in Belgio nel 1999, il caso “mucca pazza” e quant’altro hanno contribuito a destabilizzare sempre più il consumatore, creando, diffidenza, insicurezza e sicuramente confusione, dovuta alla cattiva o parziale informazione diffusa dai mass media. Diffidenza e disinformazione, che sta inducendo a non consumare più carni avicole, sicuramente non legata ad un reale problema, perché oltre alla sicurezza del pollame commercializzato, un ulteriore conferma ci viene trasmessa dal dato che alla temperatura di 70° il virus influenzale rimane in vita solo pochi secondi colmando così ogni dubbio sull’ipotetico pericolo legato al consumo di carni, visto che queste vengono consumate solo dopo essere state sottoposte a cottura.
Oltre il 90% delle aziende che commercializzano carni avicole secondo il sistema d’integrazione verticale, possiedono propri allevamenti di riproduttori, incubatoi, allevamenti da ingrasso e mangimi per l’alimentazione degli animali, in grado quindi di controllare totalmente ogni fase produttiva, permettendo così alle autorità sanitarie di controllare l’effettivo rispetto delle norme igienico-sanitarie. Precisa Santoro-“Si può senz’altro affermare che il nostro sistema sanitario nazionale garantisce gli alimenti dalla forca alla forchetta”.
La dieta alimentare seguita dai polli italiani è composta al 65% da granturco e grano, al 20% da soia e il resto da integratori vitaminici e sali minerali. Negli allevamenti avicoli sia italiani che comunitari non vengono usate sostanze ad azione ormonale, per favorire l’accrescimento dell’animale non solo perché sono vietate, ma anche perché risulterebbero inutili e troppo costose, essendo il ciclo di vita del pollame, molto breve (per un pollo è di 48 – 52-65 giorni). Un bollo certifica la salubrità delle carni italiane, si tratta di un’etichetta che il veterinario deve apporre sulle carni per certificarne l’idoneità al consumo e per certificare che sono state osservate tutte le norme igieniche prescritte, detto bollo, viene apposto solo dopo che sono stati effettuati tutti i controlli necessari.
Il consumatore al momento dell’acquisto leggendo l’etichetta potrà verificare la provenienza della carne, la ragione sociale e il marchio del produttore, apposto su tutte le carni avicole confezionate e non, prodotte nel nostro Paese.
Le carni vengono trasportate a una temperatura massima di 4°C su camion refrigerati per essere distribuite nei vari punti vendita.
Sul rispetto della catena del freddo, della salubrità delle carni e sul rispetto delle norme igieniche il servizio sanitario nazionale e precisamente il servizio veterinario vigila su tutta la filiera alimentare, radicato su tutto il territorio nazionale in più occasione ha dato dimostrazione di essere il più efficiente dei paesi europei basti vedere come si è gestito il problema BSE e altre problematiche sanitarie legate al consumo di alimenti.
Nando Cirella


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