Premio Masaniello in Piazza Mercato

Nella piazza che vide le gesta del pescatore, passato alla storia come il paladino dei deboli contro i potenti, sono stati consegnati il Premio Masaniello e le quattro targhe di riconoscimento a personaggi della vita cittadina che si sono distinti, nella loro attività lavorativa e professionale.
L’ambito premio, raffigurante il mitico personaggio, opera dello scultore Franco Cutolo è andato a Giacomo Rizzo, interprete di centinaia di testi teatrali e cinematografici; i quattro premi speciali per “Ribellismo poetico” a Gerardo Ausiello giornalista e scrittore; “La parlata napolitana” a Carlo Iandolo, docente di italiano, napoletano, latino, greco e autore di numerosi libri; ”Giornalismo di strada” a Cristiana Barone, giornalista impegnata in reportage televisivi per Telecapri e, infine “Arti e mestieri” ad Enzo Pace, decano dei panificatori e pasticcieri.
Arduo il compito della giuria, nominata dal comitato promotore, presieduto dal consigliere provinciale Luigi Rispoli e composta da Francesco Bellofatto del giornale economico “Il Denaro”; Brunella Chiozzini, giornalista di Canale 21; Lucia De Cristofaro direttore di Albatros; Pietro Gargano giornalista del Mattino; Mimmo Carratelli, direttore de l’Isola; Armida Parisi critica letteraria de Il Roma; Pino Simonetti regista Rai.
La serata di gala è stata presentata con brio e simpatia da Lorenza Licenziati con la partecipazione di Maria Nazionale che si è esibita nel suo vasto repertorio. L’On. Antonio Rastrelli, ex governatore della Regione Campania, nel consegnare l’icona di Masaniello al simpatico Giacomo Rizzo, ha disegnato da par suo la personalità del giovane “ribelle”.
Alla manifestazione promossa dall’Aige sotto l’auspicio del presidente della Provincia di Napoli, Dino Di Palma, hanno aderito la Casartigiani; Consorzio Borgo Orefici; Napolimania, Aige.
Sono trascorsi oltre cinque secoli dalla scomparsa del Capitano generale Tommaso Aniello, detto Masaniello ma la figura del mitico personaggio è sempre viva nella mente dei napoletani. Famoso il suo “editto”: “Popolo mio !
Ti ricordi, popolo mio, in che stato eri ridotto per le tante gabelle ed estorsioni, e per le tante tirannie, con le quali gli infami traditori e nemici della Patria ti opprimevano ? (…) Popolo mio, sono il maggior peccatore del mondo perchè ho bestemmiato in Dio e la Vergine Santissima ma resto contento di averti fatto togliere le gabelle. L’ho fatto per te, popolo mio per il quale sono pronto fin da questo momento a perdere la vita”.
E, il 16 luglio, giorno di festeggiamenti per la Vergine del Carmine, Masaniello fu arrestato, passato alle armi (archibugi). Fu fatto credere ad una sua follia. Scoperto l’inganno, il giorno dopo una folla enorme seguì il feretro. Da quel momento la rivolta si estese per tutto il mese di luglio e agosto a tutta la città contro la nobiltà e i soldati.
La ricostruzione degli eventi è contraddittoria, autorevoli letterati hanno scritto interi tomi, sostenendo tesi diverse. Masaniello, pescivendolo insieme al padre, il 7 luglio 1647 – secondo alcuni – stanco dei soprusi organizza di sua iniziativa, tra i banchi di vendita, un’insurrezione popolare contro le autorità per l’imposizione di una gabella sul grano e sulla frutta. Altri sostengono che a fomentare la rivolta, avvalendosi del giovane pescivendolo, fu Giulio Genoino, religioso e umanista, già da prima impegnato nella difesa dei più deboli contro la nobiltà e l’eccessiva tassazione della plebe. Un tentativo di fare uccidere Masaniello fallì e il suo attentatore, Carafa massacrato dalle folli. Il 16 luglio, come accennato, Masaniello fu arrestato sembra con l’appoggio dello stesso Genoino, facendo credere ai seguaci che era in preda a follia, per il successo ottenuto nei nove giorni di rivolta e, quindi ucciso. C’è chi sostiene che il corpo del condottiero, fu sepolto nella Chiesa, chi nello storico Castello del Carmine, chi nell’area portuale. Infine, non fu una rivolta antispagnola, come abbondantemente scritto nei libri di storia dell’Ottocento e, nemmeno una sommossa antimonarchica, giacché il grido di rivolta fu: Mora il governo, viva il re di Spagna. Subito dopo fu dichiarata la Repubblica Napoletana, riconosciuta dalla Francia.
“Il premio Masaniello fa parte di una serie di iniziative per la rivalutazione di una zona pregna di storia e abbandonata a se stessa – ha dichiarato Rispoli – dopo il terremoto e il trasferimento dei maggiori grossisti di tessuti, nel centro commerciale di Nola”. Oltre alla Chiesa di Santa Maria del Carmine, con il suo splendido soffitto e le numerose opere che contiene, a pochi passi, si può ammirare la chiesa di Sant’Eligio con l’arco omonimo, detto dell’Orologio, la Chiesa di San Giovanni a mare, la Chiesa del Purgatorio al Mercato. Nella piazza, esistevano due fontane, sormontate da quattro sfingi o leoni, ridotte in uno stato indecoroso. Le caratteristiche stradine, che portano il nome degli artigiani che vi lavoravano: Via Zabatteria, Via Giubbonari, Via Rota, Via Conceria, via Bianchini, Via Casciari.
Molte leggende sul mito di Masaniello, quello che resta, una lapide e un vicoletto che porta il suo nome.
Mario Carillo [mcarill@tin.it]


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