Mariarosaria Russo: Piccoli ma preziosi, i frutti di bosco…ormai in via di estinzione.

Le osservazioni della nostra giovane corrispondente, questa volta si soffermano su quello che viene riprodotto spontaneamente dalla natura nei giardini, nelle radure e nei boschi, un patrimonio verde che, pur avendolo sotto gli occhi tutti i giorni, l’essere umano non si accorge di quyanto sia importante. Lei, quindi, ci parla dei frutti di bosco che per crescere non hanno bisogno della mano dell’uomo: tutt’altro. E’ necessario che l’uomo stia lontano dalla tentazione di sradicare quel poco di verde che miracolosamente è sfuggito alla tentazione di essere sradicato per essere trasformato in case, strade e stabilimenti. Una bella lettura ed un avvertimento a chi non rispetta la natura.
“Ho sempre amato tanto passeggiare nelle radure, riempire i polmoni di ossigeno puro tra una macchia di verde e l’altra; ponendo la mente nella culla della “tregua” dopo essere fuggita dal caos cittadino. Niente case di cemento dove, come soprammobili, sono poggiate una quantità indefinita di “parabole”; ma cespugli, rovi di ribes e uva spina caratterizzati dai loro piccoli ma colorati e profumatissimi frutti, sempre generosamente pronti per essere colti, sempre pronti ad addolcire il palato di tutti.
Frutta dinamica e variopinta dal rosso rubino (ribes) al nero splendente (more) che spontaneamente cresce accarezzata semplicemente dal sole, tanta luce ed aria che caratterizza di sapori agrodolci e di aromi tanto particolari la bella stagione, l’estate.
Lamponi, mirtilli, ribes, more, fragoline di bosco,uva spina: il “vero tesoro”dei nostri boschi. I frutti di bosco, detti anche frutti a bacca, non hanno mai realmente occupato un posto di primo piano nella storia della nostra cucina, forse perchè un tempo erano facilmente reperibili e consumati esclusivamente dagli abitanti delle zone montane e collinari, non dalle cosiddette “classi agiate”.
Nel periodo medioevale, nutrirsi, per i pellegrini e viandanti era un vero e proprio problema; i quali, non potendosi permettere un piatto caldo per mancanza di denaro oppure per scarsa conoscenza dei luoghi stessi che percorrevano, sovente ricorrevano a radici, erbe e frutti che oggi spesso disdegniamo.
Come può l’umanità dimenticare o comunque trascurare un dono della natura che oltretutto fa tanto, ma tanto bene? Frutti spontanei, ricchi di vitamina C, di sostanze antiossidanti che aiutano a mantenere giovane il corpo e non solo.
Secondo una ricerca neozelandese pare che i frutti di bosco siano un “prezioso scudo naturale ” anti-demenza (oggi il mondo ne ha più bisogno che mai), per cui si pensa di sfruttare alcuni composti in essi presenti per prevenire l’Alzheimer, un “flagello”del nostro secolo. Un tempo questi frutti erano molto più diffusi; oggi con il progressivo abbandono dei boschi, il conseguente infittimento del sottobosco stanno via via scomparendo.
Come può l’uomo non rendersi conto che il disboscamento selvaggio e spesso illegale comporta principalmente la perdita di valori molto importanti quali la bellezza estetica, naturalistica e culturale del nostro articolato Pianeta che gradualmente va impoverendosi sempre più, lasciando di conseguenza spazio a frequenti tragedie spesso annunciate.
Tra le ultime, verificatasi proprio qualche giorno fa, la distruzione di un intero villaggio travolto da una frana nelle Filippine centrali dove i morti nel fango, molti dei quali neanche recuperati ,ammontano a circa 3000.
Anche quest’ultimo è un caso eclatante in cui non è impossibile “prevenire” la natura, come spesso tentano di convincerci, in realtà non è indispensabile laurearsi in geologia per rendersi conto che la riduzione dei boschi provoca rarefazione della fauna, minore produzione di ossigeno, variabilità di clima e naturalmente contribuisce al dissesto.
Eppure mi sono sempre chiesta come fa un seme appena visibile ad occhio nudo a divenire così grande quanto un albero?
I saggi africani dicono che tra la pianta e il suolo viene concluso un contratto proficuo per entrambi. L’albero dice: ”Tu mi dai il succo nutritivo”, il suolo gli risponde: ” Tu mi dai concime e coesione”, attuando cosi una segreta alchimia fra pianta e terra.
Perchè l’uomo si intromette fino a distruggere questo autentico miracolo della natura? Da sempre l’uomo spinto dall’avidità, dalla sete di ricchezza, valore effimero, pervaso dalla negligenza dell’essere egoista, sta preparando un mondo giorno dopo giorno sempre più arido, misero e fragile da consegnare senza pietà a chi lo abiterà dopo di noi.


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