Maria Rosaria Russo:
L’Andalusia, un ventaglio di “veraci” emozioni spagnole
Stavolta la nostra giovane se n’è andata in Spagna, nel cuore della Spagna, in quell’Andalusia così simile al territorio napoletano e per le bellezze naturali e per la gente che vi abita. Una lettura che invita ad un viaggio, per lasciarsi prendere dal racconto del flamenco magari al soffio leggero di un ventaglio.
“Chi di noi non conosce, sia pure per sentito dire, quella striscia di Terra che si trova in fondo alla Spagna? Si affaccia per una parte sull’Atlantico, per l’altra sul Mediterraneo per poi terminare con il baciarsi nel famoso stretto di Gibilterra. E’ la magica e vivace Andalusia, terra ricca di bellezze; esplosiva di colori e profumi, perennemente accarezzata dal Sole.
L’Andalusia è stata la scoperta di una regione culturalmente tanto lontana dall’Europa occidentale, la sua è una storia di povertà, indigenza e dalle profonde radici islamiche.
E’ stato naturale cogliere le sue affascinanti e contrastanti bellezze: dall’esotismo dei palazzi islamici ai piccoli villaggi senza tempo, dagli aspri paesaggi di monti rocciosi alle rilassanti e lunghe spiagge, un vero e proprio patrimonio per l’umanità che ha origini tanto spagnole quanto moresche.
Un luogo particolarmente esotico e tanto differente da quelli noti, che lascia forti tracce dentro di me al punto da trasferirmi un viaggio nel viaggio durante il quale la sensazione di “ vacanza”si è rivelata come una breve “ parentesi”.
Mi sono completamente dedicata a questa splendida terra; spogliandola gradualmente fino a raggiungere la sua più profonda intimità, come se ad una donna orientale le si togliessero gradualmente i veli.
Un pò per il suo clima torrido, un pò per la sua gente vera, spontanea che fa del divertimento uno dei motivi principali con il quale affrontare la vita, è tanto simile all’Africa; cubi di case bianche e gialle,realizzata per essere vissuta all’esterno.
Sin da subito mi ha letteralmente catturata, legandomi a lei profondamente; proiettandomi nella vita cose come se vivessi in un miraggio. Qualcosa di irripetibile è stata la passeggiata tra le vie della suggestiva cittadina di Cordova , vicoletti a misura d’uomo, raffinate volte, ricche cupole arabesche; ogni passo accompagnato dalle note dei caratteristici canti popolari che si riversano tra le strade dalle finestre aperte.
Spinta dalla proverbiale curiosità femminile, sbirciando attraverso qualche porta di legno spalancata, scorgo stupendi cortili fioriti a condir di profumo la vita coloratissimi tappeti, soprammobili tipici , spumeggianti gerani variopinti. Inebriata di vita vera giungo a Siviglia, capitale dell’ Andalusia, capolavoro storico ed artistico, culla del flamenco.
“Fla-menco”, termine d’origine araba, il cui significato è “canto dei poveri”, una sorta di blues orientale che armonizza, colora di autentica passione tutta la ricchezza culturale ed architettonica di questa magica terra. Espressione sensibile ed accattivante; miscela di musica e danza, fu introdotta dai gitanos alla fine del 1700, per testimoniare la loro condizione di emarginazione.(Nella foto un momento della danza)
Una danza. Esempio forte e travolgente di come attraverso un disagio sociale, l’uomo esprime arte da condividere e diffondere. Siviglia, turbinio di emozioni; dalla vastissima cattedrale alla Giralda, antico minareto, dalle intriganti e vecchie viuzze del quartiere medioevale ebraico; il Barrio de Santa Cruz,un tempo abitato da gitani ora completamente rinnovato, sede di caratteristici localini e caffe’ alla moda; alla romantica passeggiata notturna sul Guadalquivir,un ricco corso d’acqua che attraversa l’intera penisola iberica; le cui sponde un misto di colori, quelli della caratteristica luce di ogni locale; gente in continuo movimento pervasa dal senso di “Fiesta”.
L’Andalusia è una seduzione di giorno, quando i raggi del sole accarezzano il dormiente paesaggio gitano ed islamico; una meraviglia di notte, nella calda unione di persone, musiche e bicchieri di sangria.
A Siviglia come a Malaga l’aperitivo (Tapas) si serve a mezzanotte; è l’inizio della palpitante e ritmata notte andalusa, ricca di feste, sapori semplici, rustici ma unici come la famosa paella Spagnola, uno dei piaceri della vita.
Mi entusiasma il passaggio per la profumata Malaga; graziosa, animata dove si respira l’atmosfera del sud, caratterizzata da pittoresche viuzze, immensi giardini colorati, profumatissimi fiori,eleganti viali alberati che t’invitano a piacevoli passeggiate.
La fortezza di Alcazaba, dei governatori musulmani di Malaga, domina la città; ancora oggi protetta da una doppia cerchia di mura, caratterizzata da un gran numero di torri difensive e da porte di accesso non allineate. E’ qualcosa che spaventa ma che ti si mostra amica allo stesso tempo, un misto tra inquietudine, rifugio, serenità ed abbandono; arroccati armoniosamente su una dolce collina.
Malaga, terra di grande ispirazione, da Picasso a Banderas artisti da lei “partoriti”. Il massimo della poesia l’ho “respirata” sul famoso promontorio delle scimmie, Gilbiterra.
Luogo circondato da un’aurea di mistero e fascino assai particolare che si protende nel mare all’estremità occidentale della Costa del Sol ,tesa verso l’Africa. Antichi navigatori alla vista di questo promontorio credevano di essere giunti nel punto in cui terminava il mondo.
Qui si respira,si tocca, si sogna l’Africa vera. Un’antica leggenda narra che Ercole aveva innalzato due colonne ai margini della Terra,ossia il Promontorio di Gibilterra ed il monte Musa, che si erige in Africa. Proseguendo attraverso profili tondeggianti di roccia “spumosa” , fisionomia tipica dei monti africani, giungo a Granada.
La sua posizione geografica, nelle immediate vicinanze della Sierra Nevada, la rende un luogo tanto speciale, privilegiato in quanto per primo vede sorgere e tramontare il sole. Il mio animo romantico subisce il benefico influsso di trovarsi all’interno di una autentica leggenda animata da principesse, tesori nascosti, maghi, prigionieri, astrologi; con un pò di fantasia mi proietto in una favola, vivo da “mille e una notte”.
Granada, inesauribile fonte di ricchezze architettoniche, detentrice del gioiello dell’arte islamica, l’Alhambra, una delle sette meraviglie del mondo; un insieme di edifici appartenenti ad epoche diverse, maestose testimonianze del passato moresco, magnificamente fuse insieme, situata su di una collina e circondata da cipressi, olmi, giardini curati in ogni piccolo particolare; “ma non sono gli inglesi i maestri del prato?”
La cultura islamica si coglie in profondità: facciate degli edifici molto semplici, ciò che conta per loro è l’essenza, l’intimo delle cose, per cui gli interni sono ricchi di fontane, riproduzione di agoniate oasi, luoghi di preghiera, meditazione, forti colori , intarsi di legno e granito che mi appaiono come merletti ricamati a mano con raro amore.
Sono tre i suoni importanti per gli arabi: il rumore dell’acqua: la vita; il suono delle parole della propria donna: l’amore; il suono delle monete: la ricchezza. Pur sforzandomi non riesco proprio a cogliere la profonda diversità tra cattolici e musulmani;che da sempre mi hanno trasmesso.
Ho chiacchierato a lungo con i cordiali negozianti dei bazar, dove sono esposti alla vendita, ricchi ed impolverati oggetti tipici; porcellane,dolcetti.
L’oggetto che più di tutti ha catturato la mia attenzione è stato il famoso ventaglio, di tutte le dimensioni, colori e possibili lavorazioni artigianali, è per gli andalusi parte di se stessi, lo maneggiano con estrema disinvoltura e per comunicare in modo alternativo, l’armonioso movimento delle mani mi ipnotizza, proiettandoti in un mondo nuovo.
Stregata completamente da questa terra ricca di passione dove non c’ è posto per la noia; avrei voluto non finisse mai la “ Fiesta”; sono costretta ad andare, la saluto con un arrivederci; ringraziandola sinceramente di avermi trasmesso infinte emozioni; attraverso le quali mi sento più ricca e tanto rinnovata”.
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