MANGIASTORIE A…TREVICO.
C’era una volta un mangiastorie. Un mangiastorie “buongustaio”. Era il mangiastorie del mangiastorie. Eh sì, perdonate il gioco di parole, ma quest’anno a Trevico, comune in provincia di Avellino che rappresenta il tetto dell’Irpinia, la manifestazione dedicata alla riscoperta dell’entroterra campano intitolata appunto “mangiastorie” è stata infatti priva dell’”accompagnatore canterino”, che se non fosse stato per il collega del Mattino, Salvatore Salvatore (direttore di “Vicum”, trimestrale di storia e cultura), il tour in navetta sarebbe stato inutile.
Eppure l’idea era entusiasmante: partire tutti insieme, giornalisti e non addetti ai lavori, per la scoperta dell’Irpinia.
Il concept incluso nel programma è lusinghiero. La brochure recita: “L’entroterra campano costituisce una risorsa turistica pronta ad essere scoperta e valorizzata come meritano la sua bellezza e la sua storia. Nell’ambito del progetto integrato ‘Filiera enogastronomica’, il Mangiastorie rappresenta un’offerta importante per ampliare l’offerta ricettiva e per valorizzare le potenzialità attrattive degli eventi e delle tipicità enogastronomiche dell’Irpinia, del Sannio e del Casertano”.
Siamo d’accordo: ma perché, allora, il programma che prevedeva il percorso “Baronia sua bontà” si è trasformato in una visita a Zungoli (dove erano in corso le domeniche de “La Repubblica”) e una sosta – mangereccia e ben organizzata grazie all’impegno della nuova condotta Slow food della Baronia di Vico il cui presidente è Franco Archidiacono – a Trevico?
Non se ne vogliano i promotori: la nostra è solo una pungolata, un’esortazione, per fare sempre più e sempre meglio per la salvaguardia e la promozione del nostro Ambiente, del nostro territorio, della nostra economia e del nostro folklore. Una spinta ad andare avanti per l’Irpinia, il tetto d’Italia e Zungoli col suo splendido castello (quello, per la verità, descritto da una simpatica guida), il suo indimenticabile borgo e la sua nuovissima soluzione ricettiva.
Perchè “per varcare la soglia del tempo” come prometteva il programma, si sarebbero dovuti calibrare meglio i tempi della visita. Permettere ai turisti di assaporare davvero gli spaccati di vita medievale, i viali, i vialetti, le porte storiche e, magari, anche di portare con sé un segno del passaggio. E invece anche l’acquisto dei prodotti tipici è forse stato inibito dalla mancata possibilità di “comparazione” dei vari prodotti degustati: le tavole dello splendido spettacolo enogastronomico erano sparse lungo i viottoli e sarebbe stato necessario ripercorre il percorso all’indietro per poter operare una scelta. Di certo il sapore della ricottina calda calda resterà nei nostri cuori e, crediamo, anche in quello del mangiastorie…che sarà probabilmente rimasto lì a scaldarsi l’anima.
Brunella Cimadomo, vicepresidente dell’Arga Campania (nella foto)


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