UN VECCHIO AMICO: IL TRENO IRPINO PER ROCCHETTA…

Avellino-Rocchetta S.Antonio; sul treno corre l’Irpinia che fu.
Ti saluto eurostar! E se sento di dover partire, scelgo la carrozza del tempo che fu. Di colpo, nei vagoni, i passeggeri si accorgono che il treno è immobile pur stridendo sulle rotaie. Perché immobile è il pensiero, fermo a quell’istante tanto lontano, ma vivo nel cuore come fosse un ‘adesso’, delle notti d’estate passate nel buio della stazione a guardare le stelle, delle feste natalizie quando accoglievi i parenti ritornati a casa dalle famiglie, delle giornate trascorse ad ascoltare il fischio fumoso che dal capoluogo attraversava tutta l’Alta Irpinia. Ma il caldo nel cuore è anche quello dei turisti che hanno fatto capolino in questa terra in un mercoledì di Liberazione, perché il treno evoca ricordi in ognuno. E’ il ritorno verso casa o la partenza verso la nuova vita, è il fazzoletto che sventola dal finestrino, è la corsa fino alla fine del marciapiede che costeggia i binari, è l’occhio che osserva la locomotiva allontanarsi e farsi sempre più piccola… e quella mano che un istante prima ti ha salutato con una carezza sul volto e con un bacio lanciato nell’aria, diventa un puntino rosa nella nuvola bianca della stazione che si perde nella prospettiva visiva. La valigia di cartone con il nastro adesivo, poi quella di pelle con la corda, poi il trolley super roteante con lucchetto a combinazione matematica. Il ‘ciuf-ciuf’ ne ha viste salire di tutti i tipi. E, giocosità verbale a parte, il treno è un quadro in movimento, una cartolina cangiante, una diapositiva di immagini, paesaggi, spettacoli naturali e colori. Da Avellino sono partiti in 130, o forse più… verso la prima tappa, che avrebbe condotto a Nusco, hanno attraversato una fetta di territorio contornata dal verde dei prati e dal marrone della terra, incastonato tra i monti Terminio e Cervialto e la piana di Laceno, bagnata dall’Ofanto e dal Calore, fino alle acque di Conza. In ogni spicchio, una nicchia. In ogni nicchia, un tesoro. Il primo è il centro storico di Nusco. Ad attendere gli ospiti c’è Antonio Della Vecchia del forum dei Giovani. Con lui, inizia un viaggio nelle radici della storia del paese “un luogo del buon vivere – come lui stesso lo definisce – ed un laboratorio di bellezze che possa accogliere al meglio i turisti. In questo senso, l’iniziativa del treno d’Irpinia gioca un ruolo fondamentale. Una tratta che difficilmente può essere implementata dal punto di vista del trasporto ma che potrebbe trovare la sua dimensione più vera nel farsi treno del turismo, attraverso percorsi tematici basati sulle risorse del territorio. Come, ad esempio le vie del vino, dei formaggi e dell’olio. Percorsi ideali per un itinerario enogastronomico come quello organizzato in questa giornata”. Ma la visita a Nusco è anche tradizione artigianale, quella in mostra alla Vetrina del Territorio. Dove troviamo alcune donne del paese intente a ricamare o a lavorare all’uncinetto. Qui, la responsabile ci mostra i lavori e ci spiega l’intento della Vetrina “farci conoscere come operatrici dell’artigianato locale, perché questa iniziativa fino ad ora non era ancora stata intrapresa da nessuno. Il Gal e la Vetrina ci danno proprio la possibilità di apprezzare le opere altrui e di far apprezzare le nostre”. La passeggiata continua nel borgo antico, fino all’ora della nuova partenza alla volta di Lioni. Il sole non scotta, ma riscalda. E lungo il tragitto si fa fatica a star fermi al suon di Cicirinella mia sei buona e bella, Cicirinella aveva un giardino e l’innaffiava con l’acqua e col vino… intonata da un gruppo di musica popolare, con chitarra e fisarmonica. E’ l’ultimo tratto di ferrovia, almeno per questa giornata. E Lioni è l’ultima tappa di questo primo viaggio della Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, lungo la ferrovia degli antichi sapori. Alla centralissima stazione lionese, ad accogliere i passeggeri prima l’odore della grigliata di carne, poi la gente del paese. E come accadeva in tempi ormai lontani, quando la tradizione non stava certo nel ricordo del passato, bensì nell’essere famiglia una intera comunità, il sindaco del paese ha salutato tutti stingendogli la mano, dando il benvenuto nella sua casa. “E’ arrivato il treno – questo il primo commento di Rodolfo Salzarulo – è già un fatto importante e speriamo che possa diventare un appuntamento fisso. Questo treno, oramai, è stato cancellato dalle tratte di trasporto merci e persone, ma io credo che possa offrire un buon servizio turistico nel fine settimana. Attraversa la strada del vino (Lapio, Taurasi, Castelfranci e Paternopoli), quella delle castagne (Montella, Bagnoli) e arriva a Lioni che potrebbe diventare un emporio di prodotti tipici locali, raccogliendo tutti quelli dell’area. Oltre, abbiamo il centro manifatturiero di Calitri. Insomma, è un treno che può fare turismo nel weekend. Un piccolo sassolino nello stagno, di uno sviluppo dell’Irpinia che tende in questo momento ad andare un poco a rilento, ma che dobbiamo rilanciare. Questa è una delle tante iniziative possibili, realizzata grazie alla Regione Campania e all’impegno del Gal, ma anche delle associazioni locali. Una iniziativa che potrebbe diventare un progetto a lungo termine anche, ad esempio, attraverso una rete di sindaci, che metta in comunicazione le varie aree del territorio”. Accanto a lui, l’assessore alle Politiche Sociali, ma soprattutto cittadina di Lioni, nonché ex sindaco, Rosa D’Amelio. “Una iniziativa voluta fortemente dalla Regione – ha detto – simbolicamente importante perché interessa il tratto di una ferrovia che può essere utilizzata davvero a fini turistici, avendo completato il progetto per il Laceno e potendo fare di esso una stazione sciistica del Mezzogiorno così come Cortina lo è del Nord. In questo modo, località come Montella, Bagnoli, Lioni, Nusco possono avere possibilità di sviluppo turistico, culturale e gastronomico, grazie alle risorse del territorio: vera ricchezza di questa zona. Questo tratto della ferrovia non è competitivo e quindi, non potrà certo trovare potenziamento nel trasporto merci o in quello dei passeggeri, ma in quello turistico certamente sì. E’ una manifestazione che ha un grande impatto, però, anche dal punto di vista emotivo, per tutta la popolazione di Lioni”. L’invitante buffet ha catalizzato un po’ l’attenzione di tutti gli ospiti, accalcati sotto i gazebo allestiti per il pranzo. E tra un latticino ed una fetta di carne, ci si è saziati ben bene, pronti a mettersi in marcia per la visita al museo etnografico e poi all’inaugurazione del ‘Mercatino dei saperi e dei sapori’. E se il pranzo è stato innaffiato da buon vino, le prime ore del pomeriggio da una temporale primaverile che, però, ha dato tregua durante la passeggiata nel centro storico dove, nei pressi del Municipio, incontriamo Rosanna Repole, presidente del Consorzio Servizi Sociali ‘Alta Irpinia’ che plaude all’iniziativa. “Eventi di questo tipo portano persone sul territorio, per far conoscere quello che ha da offrire. E’, quindi, una modalità del territorio per promuoversi e presentarsi, spendendo a favore dei visitatori, una delle nostre caratteristiche peculiari: l’ospitalità, facendone una categoria economica”. La piazza del Comune è un prato in fiore. Una esplosione di colori e di sapori, di suoni e di saperi. Uno spazio rurale che dalla ferrovia si è snodato nei vicoli della tradizione. Quattro gradini e raggiungi l’ingresso. All’interno del palazzo comunale c’è un’altra festa, quella dei ‘Master of Food’ prima, e quella del paese dopo. Una tavolata imbandita dei piatti della cucina tipica: dalla migliazz’ e menestra ‘maretata alle matasse e ceci, dalle tracchiolelle con peperoni al baccalà alla ualanegna, fino ai dolci ed ai vini doc e docg. Intorno, i quattordici ristoratori irpini che hanno l’attestato di Slow Food. Loro, gli artisti del gusto. La festa continua fino a tarda sera, con i concerti organizzati dalla Consulta delle associazioni. Ma per qualcuno è tempo di tornare. Mentre ti appresti ad uscire, ritorni con la mente al fischio del capostazione che ti avvisa della partenza, al chiacchiericcio tra i sedili dei vagoni. Ripensi agli sguardi incrociati ed ai sorrisi ricambiati. E pensi che hai osservato la tua terra, tra la mescolanza dei turisti entusiasti ed affannati, con gli occhi di chi l’ha vista per la prima volta. Il cono di luce che dai vetri moriva nella galleria, ti ha fatto pensare ad un viaggio in luogo senza tempo. E il treno, in fondo, è un po’ una fuga, sospesa tra la suola che si stacca dall’asfalto quando sale, e quella che si poggia quando scende. Il ritmo segreto della simmetria dei binari si svela … Bentornato treno!
Maddalena Verderosa

(Da Ottopagine online, quotidiano di Avellino e provincia)


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