Lettera aperta al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris dagli operatori sociali

Caro Sindaco,
ogni promessa è debito! E sui debiti Lei (anche per il tramite dei Suoi assessori) aveva fatto tante promesse agli organismi del Terzo Settore napoletano che gestiscono i servizi sociali del Comune e attendono da anni la giusta remunerazione per i servizi! Il tempo dell’attesa è ormai scaduto ed è urgente onorare qualche impegno.
Chi si è candidato per amministrare questa città e ha suscitato in tanti cittadini napoletani concrete speranze di rinascita civile e morale non può semplicisticamente rispondere “non ci sono soldi”!
Per le politiche sociali servono scelte coraggiose, in linea con gli impegni assunti in campagna elettorale.
Non solo per programmare il futuro secondo criteri di minore precarietà (come si sta facendo), ma anche per “risanare” un passato che incombe come un macigno sul presente, rendendolo assolutamente incerto; e senza un presente certo il futuro non esiste.
La situazione economico-finanziaria del Comune di Napoli era nota a molti. Soprattutto agli operatori che per anni hanno realizzato servizi per conto dell’amministrazione comunale. Imprese ed enti che orami da tempo stanno finanziando il Comune con le loro prestazioni, remunerate con oltre tre anni di ritardo.
Grazie a ciò i servizi pubblici di rilevanza sociale continuano a essere garantiti; grazie al lavoro di tanti operatori sociali che vivono sulla propria pelle la precarietà, migliaia di cittadini napoletani possono godere di prestazioni e interventi che mitigano le già gravi condizioni di vita, oggettivamente destinate ad aggravarsi.
Il 5 ottobre scorso, mentre si svolgevano in piazza del Gesù a Napoli le attività dei nostri Centri (case-famiglia, centri diurni, semiconvitti, case alloggio per malati di Aids, servizi per le tossicodipendenze) per mostrare a tutti i cittadini cosa la città sta perdendo, una delegazione ha portato simbolicamente le chiavi di questi centri ai rappresentanti delle istituzioni cittadine e regionali (sindaco, governatore, prefetto) per annunciarne la chiusura.
Lei e i suoi assessori hanno respinto con forza questa “consegna”, affermando che «la chiusura dei centri e dei servizi per i più deboli e fragili sarebbe il fallimento di questa amministrazione cittadina!», impegnandovi (in quella e in successive occasioni) a prendere in tempi brevissimi alcune concrete decisioni riguardo a:
– pagamento tempestivo di un bimestre agli enti gestori delle comunità di accoglienza residenziale per minori;
– pagamento tempestivo dei cosiddetti “progetti finanziati”, per i quali sono già avvenuti da tempo i trasferimenti economici al Comune;
– avvio in tempi brevi della procedura di cessione “pro-soluto” del debito a tutto il 2010.
Purtroppo ad oggi nessuna risposta su queste tre questioni si è fatta concreta.
Mentre per ripianare la situazione fallimentare di “Napoli Sociale”, sottoposta con un certo “vigore” (per usare un eufemismo) alla vostra attenzione dai suoi operatori, si sono fatti i salti mortali riuscendo nell’impresa, di fronte a migliaia di altri operatori sociali che da mesi non vengono retribuiti e con grande dignità continuano a lavorare praticamente in forma di volontariato per tenere aperti servizi pubblici, si traccheggia e si addossa la colpa alla “macchina burocratica”.
Possibile che in questa città bisogna per forza “fare ammuina” per essere ascoltati e far valere i propri diritti?
E intanto i servizi rischiano la chiusura “ad horas”!
Napoli non può permettersi anche questa vergogna nazionale e internazionale dopo quella della “munnezza”.
Almeno sugli impegni presi esigiamo risposte immediate! Pronti a realizzare il nostro particolarissimo “presepe vivente” sotto la casa comunale per dire a tutta la città che, come 2000 anni fa, per i “poveri cristi” più deboli e indifesi non c’è più posto a Napoli.

Comitato
Il welfare non è un lusso


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