Le due associazioni italiane che si preoccupano di monitorare la natura, Legambiente e Wwf, per registrarne la salute e denunciare le minacce ambientali, questa volta hanno preso di mira il mare italiano. Risulta che non c’è porzione del mare che bagna la penisola che non sia inquinata in modo più o meno serio. Un inquinamento per lo più chimico, dovuto a scarichi vari delle industrie e le due associazioni hanno fornito luoghi e cifre, indicando di quante volte il valore di inquinamento registrato supera il limite massimo previsto per ogni sostanza.
Liguria: il nichel 30 volte in più, cromo 145, piombo 5, Ddt 48; Veneto: mercurio 7, cromo 11; Friuli V.G.: mercurio 30, cromo 3, piombo 2. Come si vede le regioni più inquinanti sono al nord. Ma al Sud? La Campania è maglia nera con il cadmio 3, cromo 2, piombo 3. E quel che dà da pensare che le oasi protette figurano tra le zone marine inquinate, al nord come al centro e al sud. Per quanto riguarda la Campania, poi,il maggior inquinamento è stato individuato nella foce del Sarno che supera di 4 volte i limiti di legge del cromo totale di 5 volte. Ma la situazione del Sarno già l’anno prossimo potrebbe essere capovolta, risolta, perché si sta lavorando alacremente per far tornare il fiume quello che era un tempo, il piccolo Nilo perché portava fertilità ai terreni che attraversava, prima che le industrie lo rendessero una discarica di tutto il possibile e impossibile. Da parte dei vertici delle associazioni ambientaliste una promessa: questo monitoraggio verrà ripetuto in Italia ogni anno, e si spera già che l’anno prossimo le cose possano andare meglio. D’altra parte l’Italia non può fare a meno di quella che di fatto è la risorsa numero uno: sia per il settore turismo che per quello della pesca. Ma al di là di questi fatti che riguardano l’economia, bisogna guardare all’eredità che ci ha lasciato la natura, preservare tutto ciò che ci ha fatto trovare, và tutto a nostro vantaggio.


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