Legambiente annuncia: due tartarughe rimesse in libertà e la nascita di un delfino di nome Serena Autieri.
All’isola della Maddalena si festeggia Serena Autieri. Non l’attrice, ma un delfino appena nato a cui è stato dato il nome dell’attrice napoletana. Venuto alla luce da poche ore, è già protagonista il delfino Serena, battezzato con questo nome dall’equipaggio del «Veliero dei delfini» in onore della Autieri. Una decisione che non è venuta per caso: la bionda attrice napoletana, infatti, è la madrina del veliero e dell’iniziativa del ministero dell’Ambiente per la promozione delle aree marine protette e la salvaguardia dei delfini italiani.
Una iniziativa che la Autieri è ben contenta di rappresentare perché è convinta che i delfini italiani sono gravemente minacciati dall’inquinamento, del traffico nautico e dalle attività di pesca. Per questo ho accettato con entusiasmo di abbracciare questa campagna che vuole sensibilizzare le persone ad avere comportamenti responsabili e a rispettare le aree marine protette, indispensabili per la conservazione di questa specie meravigliosa.
Per l’occasione, alla Maddalena sono anche stati allestiti dei punti informativi,dove i biologi del ministero sono a disposizione del pubblico per dare notizie sulla biologia e sulle minacce alla conservazione dei cetacei nel Mediterraneo. Intanto nel parco della Maremma tornano in libertà le due tartarughe finite nelle reti. Hanno rischiato la morte, impigliate nelle reti dei pescatori. Salvate dall’intervento di alcuni sub, due giorni fa sono tornate in libertà.
Si tratta di Dino e Danila, due esemplari «caretta caretta», rimessi in libertà sulla spiaggia di Collelungo, nel Parco della Maremma. Sono stati necessari due mesi di cure, prima di farle tornare nel loro habitat naturale. La «caretta caretta» è considerata una specie di interesse comunitario. Secondo i volontari di Legambiente, che si sono presi cura delle due bestiole, la cattura di questi esemplari di tartarughe diventa sempre più frequente. Nella maggior parte dei casi, gli animali incappano in trappole che hanno ami di 8-10 centimetri ed esche destinate ai pesci spada. Proprio questi «bocconcini» attraggono le tartarughe, così ingeriscono metri di nilon delle lenze che il loro acido gastrico non riesce a digerire, provocandone la morte per asfissia. La scelta di liberare le tartarughe nella spiaggia del Parco della Maremma è stata presa da Legambiente, per allontanarle dai luoghi sovraffollati di turisti e favorire la loro nidificazione. Sono due belle notizie, che fanno sentire questo Ferragosto meno rituale, un giorno da ricordare perché possa celebrarsi con più continuità.
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