L’UE E LE NUOVE REGOLE PER LA PESCA NEL MEDITERRANEO
di Iranna De Meo

Addio a risotti con seppioline, antipasti di telline e calamaretti fritti dalle tavole degli italiani, ma anche a rossetti, bianchetti e latterini, frittura di paranza per eccellenza dalla Liguria alla Calabria.
Da ieri 1 giugno è entrato in vigore il Regolamento Mediterraneo della Commissione europea che detta nuove regole per la pesca nel Mediterraneo. Obiettivo: tutelare le specie a rischio e il nutrimento dei pesci adulti, imponendo quindi limiti a metodi e confini dei territori di pesca.
Le reti dei pescatori di gianchetti (nome ligure dei bianchetti) dovranno avere la maglie più larghe e ciò rende impossibile la cattura in quanto, essendo pesci molto piccoli, non rimangono impigliati e resteranno in mare.
Previste, inoltre, nuove distanze dalla costa a non meno di 1,5 miglia per le reti gettate sotto costa, che diventano 0,3 per le draghe usate per la cattura dei bivalvi, come telline e cannolicchi che vivono e si riproducono a pochi metri dalla costa. Questi piccoli molluschi si annidano nella sabbia e normalmente vengono raccolti ad appena 20 metri dal litorale.
In Versilia, persino i bagnanti, muniti di rastrello con setaccio, spesso si dilettano nella pesca delle conchiglie piatte dalle valve lattiginose, con sfumature arancio-blu: frutti di mare non blasonati come altri, ma profumati e gustosi. Pellegrino Artusi, nel suo trattato «Scienza in cucina e l’ arte di mangiar bene» (1891) già proponeva un impeccabile risotto con le telline. Ai nostri tempi, a parte le preparazioni casalinghe in località marinare, sono pochi i ristoranti che hanno in carta zuppe o spaghetti con le telline, dato che non è facile trovarle e vanno consumate fresche. Mentre i gianchetti, specialità delle coste liguri (e non solo), hanno una diffusione più vasta ed è possibile acquistarli congelati.
Del resto, i decreti ministeriali italiani, che fanno i conti con i regolamenti Ue, ne limitano la raccolta annuale, dal 1° dicembre al 30 aprile, per un periodo non superiore ai due mesi consecutivi.
Il novellame di sarda e di acciuga arriva in tavola secondo ricette diverse.
La più semplice: gianchetti scottati e conditi con olio e limone. Oppure si preparano come frittelle, con pastella di uova e farina.
Queste prelibatezze, dunque, godono di una solida tradizione gastronomica nell’ Italia dei sapori e delle biodiversità.
La tellina del litorale romano, ad esempio, è diventata il primo presidio ittico di Slow Food nel Lazio (la Regione ne detiene la leadership per la produzione).
In Italia, il 5% della pesca è dedita cattura di piccoli pesci. Non sono mancate le proteste, come quella dell’associazione Marinerie d’Italia davanti al ministero delle Politiche agricole a Roma.
Nel frattempo, si pensa ai Piani di gestione da presentare all’Ue, ovvero a deroghe per maglie e distanze dalla costa che permetterebbero la cattura delle specie messe a rischio dalle nuove disposizioni; ma anche a misure economiche in grado di alleviare i pescatori penalizzati.
Si stima che le limitazioni alla pesca rischiano di colpire un indotto di circa 3000 persone e 1000 pescherecci, oltre al rischio di un aumento delle importazioni dall’estero.
Si prevede una brusca caduta di reddito per 3 mila addetti, oltre all’aumento della dipendenza italiana dall’estero, da dove arriva il 60% del pesce che mangiamo ogni giorno.

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I RISTORATORI
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La voce dei ristoratori, di giornalisti di settore e pescatori.

Favorevole alle restrizioni Luciano Pignataro, giornalista enogastronomico il cui sito (www.lucianopignataro.it) è tra i più cliccati:
“Il mare non è una risorsa infinita – ha detto – le nazioni che hanno applicato divieti di pesca seri non hanno avuto problemi. In Italia, il regolamento sarà applicato perché è una normativa europea. Noi abbiamo la mentalità di trovare sempre e dappertutto i prodotti. L’Italia è piena di frutti di mare e i piccoli molluschi possono essere sostituiti con calamari. Bisogna tutelare il mare e i suoi prodotti”.

Dello stesso parere Francesco Rizzuti, chef dell’Osteria Marconi:
“Nella mia cucina non utilizzo fritture di questo genere – ha detto. Preferisco crostacei, gamberi e a volte vongole d allevamento. Sicuramente quelle di mare sono più saporite e gustose, ma i prezzi lievitano. Sono favorevole non solo a questo divieto perché che aiuta a salvaguardare l’ecosistema marino, ma anche a quello della pesca del tonno. Ci sono tanti pesci che possono essere utilizzati in alternativa. Io preferisco pesce azzurro e pesce bandiera e soprattutto baccalà servito in diversi modi. A volte il prezzo alto non è sinonimo di qualità”.

Da Potenza, dove la cucina di terra è più utilizzata alla perla del Tirreno per sentire i commenti di ristoratori e pescatori.
“In carta non ho pietanze con seppioline e calamaretti – ha detto Nello Razzano, chef del ristorante “Saccello delle donne monache”. Non è una richiesta che mi fa la mia clientela. Anni fa avevo introdotto qualcosa, ma alla fine li ho eliminati. Generalmente preferisco pesci poveri come acciughe, pesce azzurro e pesce bandiera che non tutti conoscono. La mia è una cucina semplice, del territorio, puntando molto su gusto e presentazione. Uno dei piatti forti è un primo fatto con gnocchetti di patate e baccalà e risotto con limone e scampi”.

Non è mancato il parere di uno degli ultimi pescatori marateoti. Tutti lo conoscono come zio Pino, un vecchio lupo di mare:
“La restrizione è abbastanza compromettente per i pescatori – ha commentato. Ci voleva una stretta, ma ora è esagerato. Nella nostra zona i pescherecci non potranno pescare a meno di un miglio e mezzo e le maglie devono essere allargate. Questo mette in gravi difficoltà economiche chi vive di questo mestiere.
Una misura così andava fatta con gradualità, bisognava dare il tempo di organizzarsi.
Il divieto di pesca poteva essere fatto per almeno due anni per far sì che il pesce si riproducesse e i pescatori potevano usufruire di un sussidio per sopravvivere.
Con questa misura drastica, molti abbandoneranno.
Nella nostra zona non peschiamo questi pesci. Da noi si utilizza molto la frittura con questi molluschi tranne le telline.
Molto apprezzata in zona la pastella con il bianchetto spalmata sul pane e sotto pepe. Il rischio è che si favorirà la pesca di frode e contemporaneamente l’importazione di alcune specie ormai “irrinunciabili” in molti ristoranti”.

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I CONSUMATORI
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Cosa ne pensano le associazioni dei consumatori.

Non è mancata qualche perplessità delle associazioni dei consumatori. Vittoria Marzione, presidente regionale dell’ Adusbef ha espresso qualche dubbio sul divieto:
“Speriamo che non si faccia come per i datteri che, nonostante siano stati vietati, si possono mangiare ancora in alcuni ristoranti e a prezzi molto salati. Se fosse così a rimetterci sarebbero le tasche dei consumatori e l’indotto turistico che vive di queste specialità. Non dobbiamo dimenticarci che molta gente vive di questo lavoro e saranno costretti a ripensare al loro domani. Mi sembra una legge contro l’Italia e il made in Italy. Molte Regioni saranno penalizzate, dal Lazio alla Liguria passando per Veneto e Calabria. E ripercussioni ci saranno anche dal punto di vista economico, per il settore ittico: un danno di almeno 5 milioni di euro l’anno”.

“Ma se l’Europa rispetterà i vincoli, faranno lo stesso i paesi extra Ue e quelli africani?”. E’ questo l’interrogativo di Nino D’Andrea, presidente dell’Adoc Basilicata.
“C’è gente che vive solo di questo. Le barchette non possono riciclarsi. Così si andrà a impoverire un reddito già misero. Sono d’accordo a limitare la pesca del pesce spada, ma bisogna capire se gli altri Paesi saranno soggetti allo stesso vincolo. Il rischio è quello delle importazioni selvagge”.

INFO
Iranna De Meo
giornalista free lance
Mobile + 39 347-9553076
Referente Arga Campania per la Basilicata

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