Laura Guerra: per l’incremento di capi di “Razza bovina agerolese”
protocollo di intesa per 32mila euro
Si alleva solo in Penisola sorrentina e nelle zone dei Monti Lattari. E’ la razza bovina “agerolese”, mucca da latte dichiarata fin dal 1992 in pericolo di estinzione. Se ne contano in tutto 150 più 150 fra capi giovani e capi maschi. Producono un ottimo latte di alto valore nutrizionale utilizzato soprattutto nella confezione del fiordilatte agerolese e del provolone del monaco. Un latte di qualità che per la bassa resa non risponde alla legge dei costi e dei ricavi, per questo la mucca agerolese rischia di scomparire.Per scongiurare questo pericolo siglato un protocollo d’intesa “per la tutela e lo sviluppo della Razza Bovina Agerolese” voluto dalla Presidenza della Provincia di Napoli, dall’Assessorato provinciale all’agricoltura, dalla Comunità Montana dei Monti Lattari e Penisola Sorrentina, dall’Associazione Provinciale Allevatori di Napoli, dalla Coldiretti, dall’Università Federico II di Napoli.“Si tratta di una sinergia importante fra le istituzioni e gli operatori del settore, – ha sottolineato il Presidente della Provincia Dino di Palma – un’azione in cui la Provincia di Napoli contribuisce alla realizzazione di attività di sostegno all’incremento di questa razza particolare selezionata solo nelle zone della Penisola Sorrentina e dei Monti Lattari con 32.500 euro. In questo modo concreto – ha concluso Di Palma – dimostriamo la nostra attenzione verso la tutela del Provolone del Monaco e del Fiordilatte Agerolese che sono il risultato genuino e di qualità del nostro territorio e del nostro migliore artigianato”. Obiettivo ribadito anche dall’Assessore provinciale all’agricoltura Francesco Borrelli: “Grazie a questo protocollo d’intesa difendiamo un patrimonio storico oltre che economico. Per noi la difesa delle coltivazioni e degli allevamenti tradizionali è il primo passo per portare avanti una politica di sviluppo sostenibile dell’agricoltura che può e deve essere ancora una valida opportunità economica per la nostra provincia”. Luca Mascolo che a nome della comunità montana Monti Lattari e Penisola Sorrentina ha donato un cesto di delizie agerolesi ad Alfonso Pecoraro Scanio intervenuto a sostenere l’iniziativa che ha annunciato: “Come Verdi proporremo già dalla prossima finanziaria che ci siano misure economiche che i Comuni possano utilizzare per sostenere prodotti di qualità come questi che promoviamo oggi e per i quali è necessaria anche l’istituzione di un Consorzio di tutela che possa adeguatamente promuoverli. E poi – ha concluso – l’ex ministro alle politiche agricole investire sulle aree interne può essere un valido deterrente contro il loro spopolamento e l’abbandono delle colture e degli allevamenti autoctoni”.I rappresentanti delle istituzioni hanno reso queste dichiarazioni sotto gli occhi di una “famiglia” di mucche agerolesi (un toro, una vacca e due vitellini) che sono stati descritti nelle loro peculiarità da Vincenzo Peretti (facoltà di veterinaria, Università Federico II): “Si tratta di una razza incrociata alla metà dell’Ottocento che presenta con un mantello che varia dal castano al nero e si contraddistingue con un’orlatura di peli chiari intorno al muso”. Per Giosuè de Simone, presidente dell’Apa (associazione Provinciale Allevatori di Napoli) “un patrimonio da difendere attraverso il quale si difende l’economia del territorio, si salvaguarda l’ambiente, si mettono sul mercato prodotti gastronomici garantiti e di qualità”. “Il Provolone del Monaco – infatti ha spiegato il direttore della Coldiretti Marcello de Simone – è in attesa del riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta marchio di qualità che ne disciplina la produzione e impone ai produttori l’utilizzo del 20% del latte prodotto da questa razza e per il restante 80% impone l’uso di latte prodotto da bovini del territorio”.Luca Mascolo (vice presidente della comunità montana Penisola Sorrentina e Monti Lattari) ha raccontato la storia del provolone del Monaco richiesto anche fuori dalla Campania:“ha almeno due secoli di storia durante i quali sono state conservate e tramandate le tecniche di produzione delle trecce di fiordilatte e i segreti della stagionatura, da 6 a 18 mesi al buio in grotte o cantine, del provolone del monaco, caciocavallo senza testa dai profumi di agrumi e di menta che deve il suo nome alla mantella, simile a quella dei monaci indossata dai pastori quando nell’Ottocento, da Seiano andavano, via mare, a vendere la preziosa delizia ai clienti di Napoli”. Laura Guerra
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