TARTARUGA CARETTA-CARETTA NEL CILENTO.
di Nando Cirella.

L’acquario di Napoli protegge nido di tartaruga Caretta-Caretta sulla spiaggia di Ogliastro Cilento(Sa).
Un’estate ricca di sorprese per quanto riguarda la biologia marina. Un nido di tartaruga marina appartenente alla specie Caretta caretta è stato deposto nella spiaggia di Ogliastro Marina, nel Cilento, nella notte del 25 luglio.
“Non accadeva da decenni – spiega Flegra Bentivegna (nella foto), responsabile dell’acquario e Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, ora il nido è protetto e monitorato, con l’aiuto dei volontari di Legambiente e del WWF della sezione Cilento.
La segnalazione dell’avvistamento della tartaruga è partita dai proprietari di un lido balneare, visto che il rettile ha deciso di deporre le uova proprio nel loro tratto di spiaggia tra ombrelloni e sdraio.
“Un evento eccezionale – spiega la Bentivegna – visto che normalmente questa specie va a nidificare nel settore orientale del Mediterraneo, in Turchia, Grecia, Libia dove la temperatura dell’acqua è più alta. Rarissimi i siti italiani dove solitamente avvengono deposizioni, solitamente in Sicilia, quest’anno è particolarmente eccezionale vista la localizzazione di altre due ovo-deposizioni una in Sardegna e l’altra in Puglia.
Ci si interroga su per capire questo ritorno dopo decenni di totale mancanza di deposizioni. “ E’ possibile fare due ipotesi – spiega la Bentivegna – la prima è che questi animali di solito nidificano nello stesso luogo in cui sono nati, quindi è possibile che una trentina di anni fa il piccolo sia nato ad Ogliastro e quindi sia ritornato sulla spiaggia natale per deporre le uova. La seconda possibilità è legata ai cambiamenti climatici, è possibile che le nostre acque siano diventate più calde come quelle del settore orientale, creando le condizioni ottimali per la deposizione delle uova”.
Costante il monitoraggio del nido sino alla schiusa delle uova prevista per la seconda decade del mese di settembre, installato dagli esperti della stazione zoologica un computer con una sonda che registra costantemente tutte le variazioni di temperatura e di umidità del nido, parametri fondamentali per la sopravvivenza degli embrioni.
Di Caretta caretta, come della maggior parte delle tartarughe marine si conosce ancora molto poco. Come tutti i rettili, hanno sangue freddo il che le porta a prediligere le acque temperate. Respirano aria, essendo dotate di polmoni, ma sono in grado di fare apnee lunghissime. Trascorrono la maggior parte della loro vita in mare profondo, tornando di tanto in tanto in superficie per respirare. In acqua possono raggiungere velocità superiori ai 35 km/h, nuotando agilmente con il caratteristico movimento sincrono degli arti anteriori. Sono animali onnivori: si nutrono di molluschi, crostacei, pesci e meduse.
Le uova hanno un’incubazione tra i 45 e i 65 giorni e, grazie a meccanismi non ancora chiariti, si schiudono tutte simultaneamente. I piccoli per uscire dal guscio utilizzano una struttura particolare, il “dente da uovo”, che verrà poi riassorbito in un paio di settimane. Usciti dal guscio impiegano dai due ai sette giorni per scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido e raggiungere la superficie e quindi, in genere col calare della sera, dirigersi verso il mare. Solo una piccola parte dei neonati riesce nell’impresa, cadendo spesso vittima dei predatori, di quelli che raggiungono il mare infine, solo una minima parte riesce a sopravvivere sino all’età adulta.
L’Acquario Anton Dohrn di Napoli, sta portando avanti una vera e propria campagna a favore delle tartarughe marine. Le popolazioni delle tre specie di tartarughe marine che vivono nel Mediterraneo (Caretta caretta, Chelonia mydas, Dermochelys coriacea) sono infatti in netto decremento, per cause che i ricercatori attribuiscono sia alla diminuzione delle spiagge adatte alla nidificazione, sempre più invase dal turismo estivo, che agli incidenti che avvengono in mare per inquinamento, collisioni con imbarcazioni e attrezzature da pesca. Le tartarughe marine sono totalmente indifese di fronte a queste insidie che ne stanno causando la graduale estinzione. Ogni anno la stazione effettua decine e decine di soccorsi a esemplari di queste specie, in particolare la Caretta caretta, la più diffusa, intervenendo su malattie e ferite di tutti i generi: dalla semplice congiuntivite da inquinamento a profondi squarci nel carapace causate da eliche di motoscafi. Il compito dell’Acquario è recuperarle, curarle, riabilitarle e infine liberarle in zone più adatte alla loro sopravvivenza e riproduzione. Oltre alla salvaguardia delle tartarughe, la stazione è impegnata in una serie di altre attività che l’hanno messa al passo con gli acquari più moderni del mondo. Oggi, gli acquari svolgono un ruolo di primaria importanza nella salvaguardia dell’ambiente marino e quello di Napoli, ricco di esperienza acquisita in più di un secolo di storia, è un vero e proprio soggetto di politica ambientale, perseguita attraverso due linee d’azione, una didattico-educativa e l’altra di ricerca e conservazione.
La sezione didattica mira a sensibilizzare il pubblico attraverso conferenze, mostre, seminari e campagne di informazione; per quanto riguarda l’attività di ricerca e conservazione dell’ambiente marino, sono in atto studi approfonditi sugli organismi e animali marini maggiormente colpiti dall’inquinamento o dall’uso di reti a strascico, e quindi più in pericolo di estinzione. Per tutte queste attività, l’Acquario di Napoli è oggi riconosciuto a livello internazionale come il centro europeo più qualificato per la ricerca, la cura e la riabilitazione di tutti gli esseri che popolano l’ambiente marino.
Nando Cirella [n.cirella@denaro.it]

Categorie: Mare e Pesca

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