In vista della Giornata del pesce del mare italiano, che si svolgerà nelle città costiere italiane il 1°aprile (ma non sarà un pesce d’aprile…) le agenzie specializzate hanno cominciato a battere tutto quello che c’è da sapere sul pesce nel mondo. Ne è venuto fuori un quadro statistico abbastanza preciso che è opportuno riportare, sintetizzandolo, ovviamente. Le imprese marinare del mondo intero si calcola che assorbano ben 130 milioni di tonnellate di pescato all’anno. Tra i paesi che lavorano più pesce c’è la Cina che detiene il primo posto. Più del 60% della pesca si effettua nell’Oceano Pacifico, nell’Atlantico il 27% e il 9% nell’Indiano. Nel Mare Mediterraneo, si arriva alla percentuale del 3, mentre in Italia la produzione annua è di 530mila tonnellate. Un posto piccolino ma importante per la nostra economia, perché ci vivono migliaia di persone. Per quanto attiene i consumi mondiali, ogni cittadino si calcola che ne assuma 25 kg. l’anno; in Italia la cifra scende a 21,69 kg. Il paese che consuma più pesce è il Portogallo con 59,7 kg.. La somministrazione del pesce nei ristoranti ha la percentuale del 66%, a casa se ne consuma il 34%, più o meno. Per quanto riguarda gli acquisti da parte dei consumatori, oltre il 50% del venduto è fresco, il 22% surgelato e il 20% congelato, solo il 6% il salato e affumicato. Il pesce più consumato ha una particolare classifica, per niente sorprendente, perché ai primi posti ci sono le alici, 18mila tonnellate; le orate, 17mila; le spigole 9,7mila; i merluzzi, 9,6mila. Cioè verrebbe da dire che i gusti sono uguali in Italia come nelle Americhe e viceversa. Le cifre del mare sono abbastanza confortanti: la pesca marina, infatti, vale 1,4 miliardi di euro, l’acquacoltura 480 milioni, e l’Italia figura come quinto importatore mondiale di pesce. Restando nel nostro paese, la flotta peschereccia è composta da oltre 18mila natanti. Tra le regioni italiane la Sicilia è prima, con 4300 navigli, la Puglia 2300, il Triveneto 1900. La Campania ha 1660 battelli. Gli occupati nel settore della pesca marittima sono 40mila, un terzo dei quali in Sicilia, mentre sono settemila gli addetti all’industria del pesce e oltre ottomila quelli addetti all’acquacoltura. Un quadro abbastanza rassicurante, almeno per quanto riguarda l’Italia, ma che ha bisogno, come tutti i settori produttivi, di essere all’attenzione del governo perché la risorsa mare che non è solo turismo ma anche fonte di lavoro e di sostentamento, abbia la stessa valenza di quella dell’industria, agricoltura e così via. (Nota di Gianpaolo Necco, inviata alle Arga)
Attività Arga
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