Caritas diocesana di Napoli
CS 9/2006
Napoli, 25 febbraio 2006
Incontro di Quaresima – Nel cuore della Missione
Il coraggio di restare
“Il bene c’è e il bene deve essere visibile”: è quanto ha affermato Monsignore Vincenzo Mango, direttore della Caritas diocesana di Napoli nell’ambito dell’incontro di Quaresima “Nel cuore della Missione, il coraggio di restare”, che si è tenuto oggi presso l’Istituto dei Padri Gesuiti a Cappella Cangiani. La carità vuol dire innanzitutto coraggio, il coraggio di restare alla Sanità, di restare a Scampia, di restare nell’Istituto penitenziario di Secondigliano, accanto ai bambini, alle donne, agli uomini, che vivono tutto il disagio di una realtà difficile come quella napoletana, e far emergere il bene. Sono circa 450 i bambini che ogni mese accoglie il Progetto Tonino, nato grazie alla Caritas diocesana, e che vede oggi coinvolti il Centro La Tenda, il consorzio Co.Re. e il centro Regina Pacis. Bambini che entrano nel carcere di Secondigliano per far visita al padre detenuto, e sentono sbattere dietro di sé le porte dell’istituto penitenziario, ma che almeno trovano un’oasi fatta su misura per loro, uno spazio ludico ricreativo in cui sia pure per 15 minuti, due volte a settimana, qualcuno li aiuta a comprendere, giocando. Hanno dai 6 agli 11 anni e per anni conoscono il padre e crescono nella realtà penitenziaria. “Ho iniziato come volontario – ha spiegato Giuseppe Vanzanella, coordinatore del progetto – e ricordo ancora la sensazione che ho provato io entrando per la prima volta a Secondigliano: e pensavo a come dovesse essere per un bambino. Ma sono rimasto, per sei anni. Una volta una guardia penitenziaria ha trovato delle sigarette nei capelli di un bambino (per le quali ci vuole un permesso), il bambino ha iniziato a piangere: era solo una vittima innocente. Ebbene la nostra presenza nel carcere, anche con lo sportello informativo, ha modificato, ha umanizzato il carcere – ha proseguito Vanzanella -. Nel tempo ci è stato permesso di far fare ai bambini dei lavoretti da dare al padre, abbiamo guadagnato la fiducia delle famiglie”. E attraverso i figli si arriva anche al cuore dei detenuti: “Qualche anno fa fui invitato alla messa nel carcere, pensai che i carcerati sarebbero venuti solo per non stare in cella. E invece fu un’esperienza veramente forte. Non c’è stato uno dei detenuti che non sia venuto a ringraziarci per quello che facevamo per loro e le loro famiglie”. Sono state Suor Rosetta Colombo e Maria Domenica Palombo invece a raccontare le difficili realtà che incontrano lo Sportello Sociale della parrocchia Santa Maria della Sanità ed il Centro di ascolto dell’Oasi del Buon Pastore a Scampia. “Il rione Sanità – ha spiegato Suor Rosetta Colombo – conta 15.180 abitanti, con un tasso di disoccupazione del 67%. Ci sono ragazzini costretti dai padri detenuti a spacciare e per un basso si pagano anche 400euro. Ma oltre a tutto questo ci sono anche tanti volontari, tutti del rione, che costituiscono il volto buono che le telecamere non vengono mai a filamare”. Il Vicario Episcopale, Monsignore Antonio Di Donna, ha inoltre sottolineato quanto: “Queste esperienze di carità, sono esemplificative di tante altre che esistono, e sono testimonianze del valore della pedagogia dei fatti”. “La carità vera – ha concluso Monsignor Mango – è quella che fa scoprire ad ognuno le proprie ricchezze. La foresta che cresce è silenziosa, fa rumore solo la quercia che cade: così l’azione dei volontari fa poco rumore mentre il male ne fa troppo”.
Ufficio Stampa
Claudia Torre
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