INFLUENZA DEI POLLI, ZUCCHERO AMARO E POCO VINO
Presentato a Legnaro (Pd) il rapporto 2005 di Veneto Agricoltura sulla congiuntura Agroalimentare regionale 2005.
In Veneto diminuiscono le aziende agricole(-1,9%) e la produzione (13,8%). La ricetta è la cooperazione.
L’andamento dell’Agroalimentare veneto non è positivo, lo indicano Regione e Veneto Agricoltura, nel loro tradizionale Rapporto congiunturale che si è svolto stamattina 5 luglio, presso la Sala Convegni di Veneto Agricoltura a Legnaro (PD). A presentarlo Corrado Callegari, Amministratore Unico di Veneto Agricoltura e tra i relatori Andrea Povellato dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria, Antonio De Zanche di Veneto Agricoltura ed il professor Corrado Giacomini dell’Università Agraria di Parma. I motivi vanno individuati nel clima, che nel corso dell’annata ha presentato alcune situazioni anomale, e nella flessione dei prezzi, nonostante la diminuzione della produzione, con riflessi negativi sul reddito agricolo e l’occupazione nel settore.
La relazione del professor Giacomini ha evidenziato l’importanza della cooperazione per il Veneto, una grande risorsa e potenziale per la regione.
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Negativa la vendemmia. Il numero di riferimento è il -20%, che si riferisce al calo sia dell’uva da vino, a causa del clima, che del vino prodotto. Il Veneto “enoico” continua però a proporre un prodotto di qualità, di cui il 31% marchiato come DOC-DOCG e il 61% come IGT. Anche i prezzi dell’uva, sono diminuiti del 20% sui mercati regionali. Continua il calo delle superfici coltivate a melo, ora 7 mila ettari, di cui il Veneto rimane il secondo produttore nazionale dopo il Trentino Alto Adige (prima dell’Emilia Romagna e del Piemonte). Analoghe considerazioni riguardano la coltura del pero: anche in questo caso il Veneto è la seconda regione più produttiva, dietro l’Emilia Romagna, con l’11% della coltivazione su scala nazionale. Annata negativa per pesche e nettarine la cui produzione è diminuita del 9%, con i peggiori risultati commerciali ottenuti nel corso degli ultimi anni.
In lieve aumento gli ettari dedicati alle orticole (+1%). Tra queste, le colture più importanti in Veneto sono nell’ordine: radicchio, patata e lattuga. Alla coltivazione stazionaria della patata in termini di investimento corrisponde un incremento della produzione del 3%. E’ aumentata inoltre la superficie a radicchio, (+8% con rese del 9% più alte), mentre la coltivazione della lattuga rimane sostanzialmente invariata rispetto al 2004.
Diminuiscono gli allevamenti dei bovini da latte, ora sono circa 5600 le aziende conferenti in Veneto (-10%) e gli allevatori continuano a superare le quote latte assegnate. Ciò ha causato l’esubero di 1,8 milioni di quintali di latte, pari a circa il 10% della produzione regionale. Nonostante qualche caso poi, si è verificata una tendenza al ribasso dei prezzi del latte, per il 75% utilizzato nelle produzioni casearie. Riduzione pure per i bovini da carne, stimati circa in mezzo milione nei 16 mila allevamenti veneti. Una notizia buona e due meno: se da una parte è cresciuta la domanda interna di carne fresca, dall’altra sono aumentate le importazioni dall’UE (+12,8%), ed è diminuita del 9% la produzione regionale. Per gli avicoli è stato forte il danno economico causato dalla psicosi dell’influenza aviaria. La perdita per la filiera del pollo da carne è stimata in 450 milioni di euro solo tra settembre e dicembre. La carne non venduta è stata in parte congelata ed in parte esportata.
Ufficio Stampa di Veneto Agricoltura
05.07.06
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Categorie: Il Contadino
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