IN ITALIA SI STANNO SMANTELLANDO LE AREE PROTETTE: IN FAVORE DEL MATTONE?

Nel caos degli indiscriminati tagli del governo a tutti settori e nel torpore dell’opinione pubblica, si sta consumando lo smantellamento delle Aree Protette italiane.
Oggi, primato in Europa, circa il 12% del territorio italiano è tutelato con l’istituzione di 24 Parchi nazionali, 152 Parchi regionali e centinaia di riserve naturali e aree protette statali, regionali e locali.
Nel 2,5% della superficie dei nostri mari sono inoltre state istituite 30 Aree marine protette.
Circa un terzo dei comuni italiani sono territorialmente interessati dalla presenza di un’area protetta. Un ulteriore 10% del territorio, esterno alle aree naturali protette, è tutelato dalla presenza di Siti di Interesse Comunitario (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituiti ai sensi delle Direttive Comunitarie che hanno costituito la Rete “Natura 2000” in Europa.
La presenza delle aree protette apporta, sia direttamente che indirettamente, ricchezza e valore aggiunto ai territori ed al nostro Paese.
Basti pensare che la stessa Legge Quadro sulle Aree Protette attribuisce ai territori compresi nei parchi nazionali priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali. Nel complesso delle aree protette sono occupati circa 4.000 lavoratori (di cui 760 nei parchi nazionali), oltre a cooperative, associazioni, agenzie ed altri soggetti che impegnano circa 12.000 addetti, impegnati in servizi ed attività relative alla divulgazione e all’educazione ambientale, alla ricerca scientifica, a forme di turismo qualificato, al contrasto ai fenomeni di dissesto idrogeologico ed alle azioni di mitigazione del rischio, alla valorizzazione dell’agricoltura di qualità (nei soli parchi nazionali sono presenti 150 prodotti a Dop, Igp, Doc e Docg, 180 prodotti agro-alimentari censiti da Slow Food, 263 prodotti tradizionali in base al DM 8/9/1999), fino alla gestione degli oltre 2.000 centri visita e più in generale delle strutture culturali e naturalistiche presenti nei parchi terrestri e marini.
Circa 155 milioni di persone visitano ogni anno le aree protette italiane, che registrano il 14% del totale delle presenze turistiche in Italia. L’ecoturismo è la sola forma di fruizione del territorio che registra una media mondiale di crescita maggiore di circa il 4,6% rispetto alle altre forme di turismo, anche in questo periodo di contrazione dei consumi.
Gli Enti Parco sono Enti produttivi che, benchè gestiti da un esiguo personale, altamente qualificato ed altrettanto motivato, garantiscono tutela e sviluppo territoriale, che generano economie sostenibili nel tempo.
Essi rappresentano veri e propri laboratori sperimentali, luoghi nei quali cioè è possibile attivare processi decisionali partecipati dal basso, approntare metodologie innovative, implementare azioni per le quali effettivamente si valuta a priori l’impatto sia sulle risorse naturali che sulla qualità della vita delle popolazioni locali. Sono soggetti istituzionali giovani e molto radicati sul territorio, in grado di fornire risposte alle diverse esigenze del cittadino ed in grado, attraverso le attività di sensibilizzazione e di comunicazione, di promuovere la necessaria trasformazione culturale verso un ambientalismo moderno.
Inoltre nel corso degli anni, gli Enti Parco hanno sempre più implementato la capacità di acquisire risorse esterne al bilancio ordinario finalizzate a migliorare la governance del territorio.
La capacità di intercettare finanziamenti straordinari, soprattutto dall’Unione Europea, ha permesso di realizzare, nei territori protetti, progetti ed iniziative che hanno consentito di attuare attività di conservazione, di ricerca e sviluppo, che hanno contribuito alla crescita sociale dei territori di riferimento, che hanno creato occupazione e determinato benefici economici notevolmente superiori rispetto alle poche decine di milioni di euro che la finanza pubblica dedica ai Parchi nazionali.
Gli Enti Parco Nazionali, in quanto Enti pubblici non Economici, sono stati assurdamente ed incomprensibilmente gettati nel calderone della spending review, con un ulteriore pesantissimo taglio al personale del 10% entro il prossimo 31 ottobre, e con il rischio di causare la totale paralisi e la chiusura di molti di essi; infatti, già allo stato attuale, la dotazione organica degli Enti Parco è decisamente insufficiente a far fronte alle esigenze di conservazione delle risorse ambientali, di sviluppo dei territori, di lotta ai reati compiuti a danno dell’ambiente, di affermazione del concetto di legalità in molti contesti.
Questo è l’ultimo di una serie di provvedimenti che negli ultimi anni, insieme alle riduzioni dei bilanci, hanno seriamente minato il funzionamento essenziale degli Enti di gestione.
Una situazione drammatica per la sopravvivenza delle Aree Protette italiane che, negli ultimi anni, hanno già subito tagli alle spese del personale non dirigenziale pari al 35% (che toccherà il 45% con questa nuova riduzione) e che non potranno più adempiere alle funzioni istituzionali previste dalla L. 394/91 né garantire l’effettiva invarianza di servizi forniti, contraddicendo a quanto richiede espressamente la normativa sulla spending review.
Molti Enti non hanno personale prossimo al prepensionamento poiché i dipendenti hanno un’età media al di sotto dei 40 anni ed inoltre, nella sciagurata ipotesi che per alcuni di essi si attivassero le procedure di mobilità, le loro esperienze e professionalità non potranno essere sostituite.
Il guadagno che si otterrà tagliando circa 60 posti di lavoro negli Enti Parco è irrisorio per la spesa della Pubblica Amministrazione, in confronto alla perdita dell’efficienza e ed efficacia delle azioni dei parchi.
Tutti i risultati raggiunti con fatica negli ultimi decenni, tutte le energie profuse e le risorse economiche investite per la tutela e lo sviluppo di aree di grande valore ambientale, spesso marginali, rischiano di essere irrazionalmente vanificati.
L’Italia non può permettersi una scelta così scellerata.
Senza la strategica azione capillare degli Enti Parco, i territori protetti saranno nuovamente oggetto di speculazione e sfruttamento indiscriminato, rischiando di cancellare le politiche ambientali richieste dalla stessa Unione Europea e sottoscritte dal nostro Paese.
Per questo, per scongiurare il totale fallimento della politica ambientale in Italia, il personale degli Enti Parco chiede con forza:
Che il Governo ed il Parlamento riconoscano le speciali caratteristiche dei Parchi nazionali, e che vengano applicate agli Enti Parco le norme speciali di esclusione indicate nella Direttiva 10/2012 del Dipartimento della Funzione Pubblica, previste per le Amministrazioni Statali “in ragione della speciale normativa di settore, che prevede apposite e specifiche misure di razionalizzazione, e della necessità di garantire lo svolgimento di alcune funzioni primarie che fanno capo a strutture incomprimibili”.
Che venga istituita, alla luce dei tagli già operati, che hanno diminuito in modo drastico gli organici degli Enti Parco, con gravi ripercussioni sul loro funzionamento, una Commissione presso il Ministero dell’Ambiente che definisca le consistenze minime delle dotazioni organiche, in funzione delle specificità e complessità dei singoli territori di competenza.

con preghiera di massima diffusione

Dott. Paola Conti
Servizio Tecnico del Parco Nazionale del Vesuvio
Via Palazzo del Principe c/o Palazzo Mediceo Ottaviano (Na)
tel 081.8653903 fax 081.8653908
e-mail pconti@epnv.it


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