Il veterinario: Giardini zoologici, un’aberrazione umana.
Di Oscar Grazioli
(nella foto)

Un cucciolo di leontigre La settimana scorsa ho scritto della triste situazione in cui versano i tursiopi nei delfinari, dove, per divertire un pubblico ignorante, si rischia la loro vita, come è accaduto recentemente a Genova e in altre strutture.

Peggio ancora dei delfinari, i circhi, gli zoosafari, i caravanserragli che esibiscono animali”esotici” a un pubblico che li può vedere ormai, in immagini tridimensionali, a Superquark o nelle decine di canali televisivi dove stupendi documentari ci mostrano, fin nei minimi particolari, la loro struttura e il comportamento in condizioni naturali.

Se, quando non c’era la televisione, poteva avere un senso il classico giardino zoologico dove anch’io, da bambino, amavo andare a vedere l’imponente elefante indiano piuttosto che l’incredibile collo della giraffa, oggi i giardini zoologici dovrebbero essere aboliti tout court, per lasciare il posto a strutture in cui si fa della ricerca tesa alla salvaguardia di specie in pericolo d’estinzione.

Amsterdam, Londra, San Diego, Francoforte, Praga sono alcuni “zoo” che ho visitato dove fior di ricercatori lavorano quotidianamente sulla riproduzione del koala, piuttosto che sulla salvezza del cavallo di Przewalsky (come avvenuto a Praga).

In Italia invece ci tocca assistere all’aberrazione mentale della nascita di un fantomatico “leontigre” di cui tre cuccioli sarebbero venuti alla luce al Safari Park d’Abruzzo a Rocca S. Giovanni (Lanciano-Chieti). Guarda caso la proprietaria del Safari possiede anche un omonimo circo che, essendo territorialmente stabile – come previsto dall’articolo 2 del decreto legislativo n. 73 del 2005 – risulta legalmente essere abilitato all’esercizio di “spettacoli circensi con mostra faunistica itinerante” e, come tale, si è sempre sottratto agli obblighi derivanti dalla condizione di giardino zoologico.

Tra questi obblighi vi è quello di partecipare a ricerche scientifiche, in Italia o all’estero, che risultino vantaggiose per la conservazione delle specie. Ora, ditemi voi “che c’azzecca” un leontigre, inesistente in natura, frutto quindi di un incrocio tra specie diverse, evidentemente ottenuto in modo forzato e con scopi che nulla hanno a che fare con la ricerca scientifica, come è naturale che avvenga tra specie che in natura non potrebbero mai ibridarsi.

Si sono mossi finalmente alcuni parlamentari che, con un’interrogazione al ministro Stefania Prestigiacomo chiedendo, tra l’altro, di verificare se gli animali nati da tali incroci saranno poi eventualmente impiegati nei circhi e se il ministro non ritenga di dover intervenire sanzionando la struttura in questione per infrazione alla normativa vigente.

Intanto è nata una chimera, l’ennesima “donna cannone” da esibire negli spettacoli viaggianti, nonostante la sua fragilità e la morte certa nell’arco di poco tempo. Sempre per il nostro divertimento.

(da: Tiscali animali)


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