Dal 16 al 22 ottobre il Matese si riaffaccia al turista con le iniziative del Gal. I tre giorni del cigno. Il ricordo.
L’AGRI-CULTURA MATESINA
16-22 ottobre, a Piedimonte Matese (Caserta), “Forme di Agri-Cultura”, evento promosso dal Gal Alto Casertano. Il Gal (Gruppo di Azione Locale) e le esperienze di valorizzazione territoriale tra arte e agricoltura: le ricchezze naturali, rurali e paesaggistiche dei 41 Comuni dell’Alto Casertano al centro di un importante evento culturale promosso nell’ambito del Programma di iniziativa comunitaria “Leader Plus”.
Sarà presentata lunedì 16 ottobre, alle ore 10, presso l’aula multimediale della Biblioteca comunale di Piedimonte Matese, la prima edizione di “Forme di Agri-Cultura”, manifestazione promossa dal Gal Alto Casertano per valorizzare le risorse artistiche e paesaggistiche del territorio dei 41 Comuni inseriti nel programma di iniziativa comunitaria “Leader Plus”. L’evento, attraverso il connubio di agricoltura e natura, ha come obiettivo la promozione delle radici culturali e delle tradizioni legate in particolar modo alla ruralità del territorio ed ospiterà, fino al 22 ottobre, alcuni artisti italiani presenti con le proprie opere, attraverso le quali essi proporranno una rielaborazione del concetto stesso di “ruralità”: un vero e proprio “concorso di idee” aperto alla diverse forme di creatività per “ridisegnare” il territorio e la sua antica vocazione turistica “di qualità”. Tele, sculture, fotografie, audiovisivi, saranno esposti dal 16 al 22 ottobre a Piedimonte Matese, all’interno della Biblioteca comunale e presso la sede dell’Associazione storica del Medio Volturno.
Di seguito i dieci artisti che partecipano alla mostra collettiva e che da sempre vivono un’esperienza profonda con il loro territorio, l’ambiente, il paesaggio e il mondo agricolo: Gianfranco de Angelis e Anna Maria Pugliese di Napoli – Giuseppe Fiore di Benevento – Vincenzo Aulito di Pozzuoli (Napoli) – Roberto Mannino, Maria Sabina Segatori e Mauro Pallotta di Roma – Gianni Cestari di Bondeno (Ferrara) – Sergio Capone e Stefano Girotti di Modena. Previsti, durante i sette giorni di esposizione, incontri con gli studenti, visite didattiche, laboratori e workshop estemporanei con gli artisti. Il 20 ottobre, inoltre, alle ore 16, nell’auditorium comunale di piazza San Domenico a Piedimonte Matese, si terrà il convegno di studi sul tema “I Gal e le esperienze di valorizzazione territoriale tra arte e agricoltura”. “L’ idea di coniugare cultura e agricoltura – spiega il coordinatore del Gal Pietro Andrea Cappella – in un evento che vuole farsi manifesto culturale di un progetto di ampio respiro, concretizza la sintesi tra due mondi da sempre uniti, ma ancora poco conosciuti e valorizzati, che possono arricchirsi e qualificarsi a vicenda, diffondendo gli aspetti più autentici che l’Alto Casertano sa esprimere. Opere di pittura, scultura, fotografia, istallazioni audiovisive, unite agli incontri che si terranno in questa occasione, vogliono lasciare un’ impronta per tracciare un cammino comune. Tutti gli artisti che partecipano alla mostra collettiva e che sono i protagonisti di un catalogo realizzato in occasione di questo evento, da sempre vivono ed esplorano, nella libertà del quotidiano, un’ esperienza profonda con il loro territorio, con l’ essere delle proprie origini, con l’ ambiente, il paesaggio, il mondo agricolo e la natura dei rispettivi paesi. Essi hanno scelto di riesplorare il concetto straordinario di ruralità incontrando il territorio dell’ Alto Casertano,per tradurlo nelle opere future e nel loro percorso artistico e di vita”. L’evento è patrocinato da Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Provincia di Caserta, Comune di Piedimonte Matese, Camera CIAA di Caserta.
Gianfrancesco D’Andrea, Comunicato stampa del 12 ottobre 2006.
Info: Claudia Fortini 329-5676288 A cura di Anna Russo Pubblicato il 12/10/2006 . I link di www.superava.com correlati all’argomento: Il Pelatello casertano, l’eccellenza di antichi sapori – Il Pallagrello, eccellente e versatile vino regale – Anna & “Il Sommelier” – I vini campani vivono un momento d’oro
I TRE GIORNI DEL CIGNO
Percorsi didattici “I 3 giorni del Cigno” . Il CE.D.A. “Matese” incontra il territorio. Il CEDA (Centro Documentazione Ambientale) “Matese” della Rete INFEA Campania, gestito dal circolo Legambiente di Piedimonte Matese ed ospitato nella Biblioteca Comunale, ha svolto nell’ultimo fine settimana un intenso programma di attività nell’ambito della manifestazione nazionale “I 3 giorni del Cigno: incontri ed esperienze nei luoghi di qualità di Legambiente”.
Durante i giorni 6-7-8 Ottobre tutti i presìdi di Legambiente, cioè i luoghi gestiti dall’Associazione che svolgono un’attività di presidio sul territorio contribuendo ad innalzare la qualità ambientale e culturale dei luoghi in cui operano, hanno presentato una sintesi delle attività realizzate e svolto iniziative in collaborazione con Enti, scuole, associazioni.
Il CEDA “Matese”, venerdì 6 Ottobre, ha svolto una campagna di sensibilizzazione nelle Scuole Medie di Piedimonte Matese (SMS Vitale e I.C. “Ventriglia”) sulla riduzione dei rifiuti e riuso, recupero e riciclaggio, distribuendo ed illustrando a circa 300 alunni un opuscolo realizzato dalla Regione Campania “Centra l’obiettivo: rifiutali con intelligenza”.
Sabato 7 diverse scuole cittadine (SMS Vitale, ITI “Caso”, ITA “Coppola”, Liceo “Galilei”, ITC “De Franchis”) hanno visitato nella Biblioteca Comunale una mostra sul Parco del Matese e le aree protette della Campania e assistito alla proiezione di video sulle attività del CEDA e sul Progetto didattico “Tesori d’Italia”.
Alle 11,30 si è svolto un incontro con gli Enti che hanno accreditato il CEDA: il Presidente del Consiglio Comunale di Piedimonte M., dott. Buonomo, ha portato un saluto a nome dell’Amministrazione Comunale e confermato il sostegno alle attività del presidio di Legambiente; inoltre hanno inviato un messaggio di sostegno all’iniziativa il prof. Scialla, Presidente Ente Parco Matese, ed il dott. Esposito, coordinatore della Rete dei CEA INFEA della Regione Campania.
Domenica 8 il CEDA ha allestito uno stand informativo nell’ambito della manifestazione “Centrali Porte Aperte”, organizzata dall’ENEL nella Centrale Idroelettrica “L.Vanvitelli” di Piedimonte Matese. Nella mattinata è stata realizzata anche una visita guidata storico-naturalistica alle Mura Megalitiche Sannite di Monte Cila, per promuoverne il recupero e la valorizzazione.
Insomma una tre-giorni davvero intensa, in cui il CEDA ha fatto conoscere al territorio le proprie attività e ha ancora una volta promosso la crescita della cultura ambientale nell’area del Parco del Matese. Ferdinando Pirro
Comunicato stampa del 9 ottobre 2006
A cura di Anna Russo Pubblicato su www.supereva.com il 11/10/2006
I link correlati all’argomento:“La coscienza alimentare” – “Sms, difendiamo i muretti a secco” – Il Modello Alimentare Ecologico – Calcola la tua impronta ecologica
IL RICORDO DEL MATESE.
Sul finire degli anni ’60 Napoli fu invasa da manifesti che recavano questo slogan:”Il Matese è la montagna dei napoletani” e si elencavano le località montane del casertano che dovevano spingere i napoletani a visitarle. Il Matese, a quei tempi, era stato scelto dalla Cirio come luogo di produzione e lavorazione dei prodotti alimentari e lattiero-caseari, con tante mucche di cartone che facevano da guida da Caserta fino al lago Matese, dove, però, le mucche diventavano vere e i pascoli verdi e rigogliosi. Un luogo tutto da scoprire, dunque, tant’è che un costruttore calabrese fece costruire un villaggio dotato di tutti i confort in località Bocca della selva, su una spianata posta come confine naturale tra i comuni di S.Gregorio matese(Ce) e Cusano Mutri (Bn). Fu anche costruito e funzionò subito, un impianto di risalita per gli sciatori che nei fine settimana erano numerosi. La neve a Napoli ha fatto rarissime apparizioni, là c’era almeno tre mesi l’anno. Insomma, c’era di tutto per passare giorni diversi, anche perché il mondo della flora e della fauna offrivano visioni che un cittadino poteva vedere solo nei documentari. D’inverno, nel villaggio, non era raro ascoltare l’ululato dei lupi che affamati scendevano ogni tanto a far razzie di pecore che i pastori tenevano nei recinti proprio verso il lago che ospitava anche un allevamento di trote e anguille. E si poteva starsene seduti tra gli alberi, ad ascoltare picchi, upupa e usignoli, consumando la colazione con gli scoiattoli che venivano a prendersi dalle mani briciole di pane. Nelle poche trattorie, la pasta era fatta in casa, la carne di vitello sempre gustosa e tanti i contorni fatti di sottaceti e verdure, le caciotte col verme erano il dolce e il vino di ottima qualità. Tutte cose, queste, che davano ai ristoratori la possibilità di saziare la fame dei visitatori, utilizzando prodotti genuini. Persino l’acqua, sorgiva, aveva qualcosa di diverso, più gradevole di quella della città perché non c’era cloro. Altri tempi. D’estate, poi, si facevano escursioni alla ricerca di funghi nelle faggete che sono numerose, ma anche di fragoline di bosco, mirtilli e bacche varie, che spesso si concludevano con grandi mangiate di polli allo spiedo cotto nei prati seduta stante. Per i più intraprendenti c’era anche la caccia alla lepre che di notte andavano al lago. Un sistema per individuarle, ricordo, era quello di ascoltare le rane acquattate nei canneti. Quando smettevano di gracidare era il segnale che le lepri erano là. E per prenderle bastava accendere i fari dell’auto che le immobilizzava.Ma si lasciavano andare, il coniglio che pure viene allevato in ogni casa, coi polli e gli agnelli, è molto più tenero. Ma ciò che stimolava di più il cacciatore, anche al di là di pernici e fagiani, era la battuta di caccia alla volpe d’argento. Non l’hanno mai presa. Ne vidi una, di notte, al chiaro di luna ma non sui monti matesini, bensì tra le alte rocce di Castello Matese, poco prima di arrivare a S.Gregorio. Mi ero fermato per riposare dopo una lunga passeggiata a piedi, e lei era là, su uno spuntone di roccia; non si allarmò minimamente per la mia presenza. Anzi, si accoccolò e stette a guardarmi fissa finchè non ripresi il cammino. Era la volpe d’argento, da quelle parti c’è ma nessuno l’ha mai presa. Esiste? Oppure era il chiaro di luna a farmela vedere d’argento? Ma per gli amanti della natura il manifesto ci aveva azzeccato: era la montagna dei napoletani. Oggi lo è ancora, anche se il turismo da quelle parti stenta a decollare.
Ben vengano, dunque, le iniziative di tutti coloro che vogliono cambiare il destino del Matese. Ne ha bisogno e lo merita.
Gianpaolo Necco
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