Il diario di viaggio di Mariarosaria Russo: “Alberobello, la città magica, sospesa tra terra e cielo…”
Era da tempo che non facevo una lunga, ma soprattutto rilassante e riposante passeggiata, come quella nella verde Valle d’Itria, in Puglia, nel bel mezzo di un’adorata, profumata primavera dai mille colori. Colori forti, decisi, netti, quello marrone della terra, il bianco della pietra, lavorata faticosamente dall’uomo e resa “viva”, sovrastati dall’immenso azzurro del cielo, nel quale si intersecano le impensabili traiettorie descritte dalle rondini. Un armonioso dipinto, di fronte al quale resto come “imbalsamata”, per la perfezione degli appezzamenti coltivati, tanti rettangoli confinanti, delimitati dai muretti a secco e dai cubi delle bianche “ casedde”. La generosità della natura è un dato di fatto, ma se ad essa aggiungi una mano “giusta” dell’uomo, allora entri nel mondo delle favole, dove con stupore ammiri le casette delle “fate”, protagoniste incontrastate nell’intera Valle ed in ogni borgata.
Parlo di Alberobello, la capitale dei Trulli, situata nel cuore della Valle d’Itria. Chiunque si aggiri, tra i “sentieri” di questa singolare cittadina dalle 1000 cupole é “costretto” a tuffarsi in un mondo unico , irripetibile, avvolto da una particolare magia che a tratti ti rapisce, proiettandoti in un tempo diverso ed in un luogo incantato. Alberobello si erige su 2 rilievi collinari immersi, in una fantastica cornice di folta vegetazione fatta di mandorli e ulivi, ma anche di numerose orchidee che ne sono il vero tesoro. Fiore della passione, davanti al quale anche al turista più educato ed amante della natura, viene messo a dura prova. E’ troppo forte il desiderio di coglierne una, e sistemarla in un vaso di Murano nel salotto di casa, ma per garantire la sopravvivenza delle famose orchidee europee della Murgia é preferibile fotografarle, piuttosto che un vaso, destinerò per loro una cornice. Bhe! Sempre meglio che niente.
Il centro storico, da visitare necessariamente a piedi, é costituito da 2 rioni : Monti ed Aia Piccola, entrambi monumenti Nazionali e nel 1996, riconosciuti dall’ U.N.E.S.C.O. come Patrimonio Mondiale. I trulli, stupendamente adagiati uno di fianco all’altro, come un bambino affiancherebbe le casette della sua costruzione, diversi per dimensione a seconda della condizione economica e sociale del proprietario che lo ha realizzato; ma tutti accomunati dalla stessa storia e dal medesimo fascino, delle puntuali leggende che aleggiano su questa singolare ed elegante cittadina.
Gli alberobellesi, gente semplice, genuina ma profondamente orgogliosa delle proprie origini, racconta la storia e le lunghe sofferenze di chi li ha preceduti, e lo fa tutte le volte che gli viene fornita l’occasione. Cosí scopri che correva l’anno 100l, quando il famoso conte Acquaviva di Conversano inizió la costruzione di un feudo indipendente dalla Corte di Napoli. Tutto ció fondamentalmente per evadere le tasse, direi quindi corsi e ricorsi storici.
Talvolta ci si riferisce al passato nella speranza di conoscere situazioni sorprendenti e principalmente diverse da quelle attuali e invece no, anche la storia ci delude con il suo essere scontata proprio come il presente. Il Conte Acquaviva quindi fece trasferire molti dei suoi sudditi nelle campagne per lavorare la terra, era concesso ai coloni di poter costruire le loro abitazioni soltanto con la pietra a secco, al posto della malta, in modo tale che durante le ispezioni del re, le abitazioni potessero essere velocemente rimosse e altrettanto velocemente ricostruite.
Forse questa è solo una semplice leggenda, in quanto costruzioni simili ai Trulli esistono sparse un pó per il mondo, dall’Egitto alla Sardegna, dalla Cappadocia alla Grecia.
Personalmente, per le sensazioni uniche che questa particolare costruzione mi ha “trasmesso”, preferisco pensare che il Trullo, fresco d’estate e caldo d’inverno, (altra invitante e confortante particolarità), non ha tempo e che fu il sole a scolpire la roccia ed il vento a levigarla, l’incontro tra Occidente ed Oriente a coprirla di polvere storica e, infine, un semplice contadino a donarle vita.
Il contadino, infatti, scavandola, ne prese l’anima e “legandola” ne innalzó il corpo: ecco che nasce il mitico Trullo, leggendaria e misteriosa costruzione.
Tutt’oggi, vagando tra i trulli, si respira ancora il profondo e innato attaccamento alla terra e ad una vita legata al lavoro. Oggi molti trulli sono botteghe di autentici artigiani che con raro amore lavorano dalla pietra al cuoio, dalla lana al cotone, dal grano all’uva, ma è il ricamo che primeggia su tutto, e catturano spontaneamente l’attenzione dei turisti di ogni angolo del mondo, dagli inglesi ai cinesi, dai siciliani ai milanesi.
L’interno dei trulli é l’emblema della semplicitá, la ripartizione degli spazi é molto funzionale e allo stesso tempo le travi in legno al soffitto e gli archi in pietra ti avvolgono l’anima ispirando sensazioni romantiche. Non é un caso che un grande fu ispirato dai Trulli giá in tempi non sospetti, scrivendo: ”Vorrei stendermi per terra in un trullo dalla volta d’oro e lì sognare”. Nientemeno che Gabriele D’Annunzio!.
Ma il massimo della poesia é stato per me vivere i trulli all’imbrunire, quando le rondini continuano a popolare l’azzurro cielo di Alberrobello, e sono in tante e piú sonore che mai; rapiscono completamente il mio sguardo che, tendendo all’alto facilmente, si perde tra le particolari ed affascinanti cime, dei trulli. Quest’ultime sono infatti costituite da un misterioso pinnacolo, accompagnato spesso da simboli dipinti sulla cupola, relazionando il trullo al cielo ed alla terra, comunicando con quelle forme magiche (simboli religiosi, astrologici, ecc.) che sin dagli albori della civiltá rendono l’uomo anello di congiunzione tra il suo mondo e l’Infinito.
Sono varie le croci, i monogrammi, i cuori trafitti, il Calice Eucaristico, le iniziali dei santi patroni e rappresentano il desiderio di apporre simboli religiosi cristiani per invocare la tutela del Cielo, la pace e l’immunitá da ogni male. Invece i segni astrologici, zodiacali, planetari, che gli antichi orientali tracciavano sulle case per le loro forti funzioni magiche, (affinché l’uomo potesse agire sulla natura per mezzo delle forme), sono evidentemente gli stessi che ancora oggi spiccano su alcuni trulli della Valle d’Itria. Qui la magia si tocca e si respira nell’ameno paesaggio dolcemente ondulato, circoscritto dal sorriso del cielo e dalla silente campagna e gli acuminati trulli, protesi al cielo, lontani dal turbine cittadino, chiusi nelle secolari memorie, mentre coi pinnacoli e coi simboli parlano un millenario linguaggio ieratico e misterioso. Se é vero che la storia passa anche attraverso la cucina é stato un vero rito culinario fermarsi a mangiare in uno dei tipici ristoranti della Valle. Qui la cucina é semplice e prelibata, quella dei contadini locali, che ti trasporta attraverso il gusto tipico, nei meandri di una autentica ”storia-leggenda-favola” tutta da scoprire e da assaporare.


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