LA SESSIONE DEL “COMITATO DELLA PESCA“ (COFI) ALLA FAO :
– I PROGRESSI NELLA APPLICAZIONE DEL “CODICE DI CONDOTTA PER UNA PESCA RESPONSABILE”
– IL RAPPORTO SULLO STATO DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA NEL MONDO (“SOFIA”)
– UN ACCORDO PER RISOLVERE IL GRAVE PROBLEMA DELLA “PESCA ILLEGALE, NON DICHIARATA E NON REGOLAMENTATA” (IUU in Inglese) ?
Si è svolta nella sede della FAO, a Roma, dal 5 al 9 marzo 2007, la sessione del “Comitato della Pesca” (“COFI”) della FAO alla quale hanno partecipato 132 Stati membri del Comitato, la Santa Sede, 6 istituzioni specializzate delle N.U., 41 Organizzazioni intergovernative e 29 Organizzazioni non Governative (ONG).
Aprendo i lavori della sessione il Sig. David A. Harcharik, Vice Direttore Generale della FAO, si è rivolto ai partecipanti, ricordando che il Dipartimento della pesca, si chiama ormai Dipartimento della Pesca e dell’ Acqua-coltura per mettere in luce la crescente importanza dell’ acqua-coltura nel mondo. Il Vice Direttore , ha sottolineato poi la necessità di definire l’importanza dei meccanismi e delle strategie messe in atto per l’applicazione del Codice di Condotta per una Pesca Responsabile in tutti i paesi.
Il Segretario Generale dell’OMI (Organizzazione Marittima Internazionale), il Sig. E. Mitropoulos , ha sottolineato l’importanza di una sempre più stretta collaborazione tra la FAO e l’OMI (due delle principali organizzazioni delle N.U. che si occupano di affari marittimi). In particolare ha ricordato la “Convenzione Internazionale di Torremolinos “(1977) sulla sicurezza delle navi da pesca e la “Convenzione Internazionale sulle norme di formazione delle genti del mare” (1995), sulla concessione dei brevetti…
PROGRESSI NELLA REALIZZAZIONE DEL “CODICE DI CONDOTTA PER UNA PESCA RESPONSABILE” (1995) (STRATEGIE E PIANI DI AZIONE NAZIONALI).
Si tratta del V°) Rapporto sull’applicazione del “Codice di Condotta per una Pesca Responsabile” del 1995, in particolare dei quattro Piani di Azione internazionali e delle Strategie adottate nei paesi membri della FAO.
I delegati degli stati membri del COFI, degli Organismi regionali della pesca e delle Organizzazioni non Governative (ONG), sono intervenuti illustrando i progressi compiuti nei loro rispettivi paesi nell’applicazione di questo Codice di Condotta (leggi nazionali promulgate in conformità con il Codice, 5 paesi hanno redatto dei Piani di Azione Nazionali: in particolare per l’acqua-coltura, la pesca artigianale per ridurre la povertà e per la modernizzazione delle flotta delle navi da pesca come in Cina e Marocco…).
In Africa circa 10 milioni di persone lavorano nel settore della pesca, di cui 7 milioni nell’Africa occidentale e centrale. Anche in Paesi, come Senegal e Ghana, nei quali la pesca industriale svolge un ruolo molto importante per la crescita del reddito nazionale, la Pesca artigianale rappresenta la principale fornitrice di pesce sul mercato nazionale. E’ stato osservato che il pesce costituisce la componente essenziale del regime alimentare dei poveri.
Molti rappresentanti dei paesi membri, hanno parlato dei progressi durevoli dell’acqua-coltura. Per quanto concerne l’Africa, l’acqua-coltura è in forte sviluppo particolarmente in tre paesi: Egitto, Uganda e Camerun.
LO STATO DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA NEL MONDO (“SOFIA”)
Durante questa sessione del COFI è stato anche presentato il Rapporto “Lo stato della pesca e dell’acqua-coltura nel mondo” (“SOFIA” l’acronimo inglese).
Secondo questo Rapporto, il 25% di tutti gli stock marini monitorati sono risultati o sfruttati in eccesso (17%), o depauperati (7%) oppure in fase di recupero dopo un totale impoverimento (1%).
Destano, comunque, molte preoccupazioni le condizioni di alcune specie che vengono pescate prevalentemente in zone di alto mare, quindi fuori dalle giurisdizioni nazionali. Si tratta in particolare dei cosiddetti “stock transzonali” , come anche degli squali oceanici grandi migratori che attraversano regolarmente i confini marittimi nazionali e le acque internazionali.
Gli “stock transzonali” sarebbero sfruttati in eccesso per oltre il 66 % (in questi stock vi sarebbero i naselli, il merluzzo bianco, l’halibut, il pesce specchio dell’Atlantico, lo squalo elefante ed il tonno rosso).
Secondo Ichiro Nomura, Direttore del Dipartimento della pesca e dell’acqua-coltura della FAO , questi stocks, pur rappresentando una piccola parte delle risorse ittiche mondiali, sono indicativi dello stato in cui versa buona parte dell’ecosistema oceanico.
Il Rapporto ritiene che il monitoraggio delle catture in alto mare sia carente : ne conseguirebbe una grande difficoltà nel valutare a fondo lo stato di questi stocks e la loro gestione in maniera più o meno responsabile.
Secondo il Rapporto, la percentuale più alta degli stocks sfruttati al massimo del loro livello sostenibile, si troverebbe nelle zone dell’Atlantico sud orientale, del Pacifico sud orientale, dell’Atlantico nord orientale, nonché nelle aree di pesca di alto mare dei tonni (Atlantico e Pacifico). In queste zone, la proporzione degli stocks a rischio (sfruttati in eccesso o depauperati) va dal 46 al 66% del totale. Secondo Nomura, occorre prendere coscienza che il potenziale di cattura degli oceani, ha quasi raggiunto il limite massimo ed occorre quindi una più efficace gestione della pesca (ripopolando gli stock depauperati, evitando il declino di quelli sfruttati al limite massimo..).
Il Rapporto invita a rafforzare le “Organizzazioni Regionali di gestione della pesca” (“RFMO” l’acronimo inglese ) . Tali istituzioni multilaterali, sono state create dai governi per rafforzare la cooperazione internazionale nella gestione della pesca. Di queste Organizzazioni ne esistono già 39. Esse rappresentano, di fatto, l’unico mezzo realistico di governare lo sfruttamento degli stocks ittici (in zone condivise, per gli stocks transzonali, con diversa giurisdizione nazionale, nelle aree marine internazionali e nelle acque extraterritoriali).
Tuttavia, secondo il Rapporto “SOFIA”, alcune di queste Organizzazioni , per vari motivi (scarso impegno politico dei membri, posizioni intransigenti, etc..), hanno purtroppo bloccato gli sforzi di altre che sono seriamente impegnate nella gestione di queste risorse.
Il rafforzamento delle RFMO, di cui si è molto discusso al COFI, è una sfida quindi che tutti i paesi debbono affrontare per rilanciare la “governance” della pesca a livello mondiale.
Il Rapporto riporta anche che il prelievo di pesce alla cattura, ha raggiunto la cifra record di 95 milioni di tonnellate/anno (di cui 85,8 dalla pesca in mare aperto e 9,2 milioni da acque interne).
La produzione ittica globale (pescato in mare aperto, in acque interne, acqua-coltura), si situa attorno ai 142 milioni di tonnellate/ anno. Di questi, il 75% (circa 106 milioni di tonnellate) è usato per il consumo umano diretto, il resto è usato per prodotti vari (olio, farina di pesce, etc.).
L’acqua-coltura, rimane il settore alimentare che registra la più rapida crescita al mondo (attualmente raggiunge i circa 48 milioni di tonnellate/anno).
La pesca di allevamento quindi fornisce una quantità sempre maggiore di pesce per il consumo. Basta notare che nel 1980 soltanto il 9% del pesce consumato era di allevamento, mentre oggi il pesce di allevamento costituisce 43% di quello consumato.
Pesce e prodotti ittici sono gli alimenti più commercializzati nel mondo. Il commercio ittico globale ha raggiunto un livello record (con un incremento del 23% rispetto al 2.000) : attualmente il valore delle esportazioni si aggira sui 72 miliardi di dollari.
UN ACCORDO PER RISOLVERE IL GRAVE PROBLEMA DELLA “PESCA ILLEGALE, NON DICHIARATA E NON REGOLAMENTATA” (IUU in Inglese) ?
Questa sessione del COFI a cui hanno partecipato i delegati di 132 paesi membri, ha anche deciso di avviare una serie di approfondite consultazioni per arrivare all’ adozione di un Accordo Internazionale, vincolante per tutti i paesi, di lotta contro la “Pesca illegale”(IUU). Sarà necessario, a questo fine, attuare maggiori controlli nei porti dove arriva il pescato (o dove viene lavorato o trasbordato).
Nel corso di questo anno e nel 2008 si terranno ulteriori consultazioni tra i membri del COFI per arrivare ad un consenso sulla bozza di Accordo per combattere con maggiore impegno questa “Pesca illegale”. Tale bozza di Accordo verrebbe quindi approvata durante la prossima sessione del COFI (si riunisce ogni 2 anni, quindi nel 2009).
La situazione della “Pesca illegale”(IUU) si è molto aggravata negli ultimi decenni (navi con bandiere di comodo, reti da pesca lunghe anche 12 km, cattura di specie protette, pesca senza permessi e senza rispettare le quote di cattura…..). Tale IUU, come ben noto, ha effetti deleteri sugli stock ittici, inclusi quelli da cui dipendono i pescatori per la propria sopravvivenza. Essa comporta costi ingenti “in termini di ricavi perduti”e richiede un grande impegno finanziario per combatterla efficacemente. Infatti per realizzare una lotta efficace contro la IUU tramite il controllo delle navi da parte dello Stato occorrerà una formazione specifica degli Ispettori ed una condivisione delle informazioni sulle imbarcazioni che hanno già avuto problemi di “Pesca illegale”, al fine di permettere alle autorità del Paese di rifiutare l’approdo.
LE ALTRE RACCOMANDAZIONI DEL COFI
Il COFI ha inoltre raccomandato alla FAO per la prossima sessione (nel 2009) di :
– preparare una bozza sulle “Linee guida per le migliori pratiche per la pesca raccomandate” (in particolare per la pesca d’alto mare);
– produrre normative sulla “Gestione delle aree marine protette” (come conservare la bio- diversità marina e come migliorare la produzione ittica);
– avviare uno studio approfondito sui probabili “Effetti del “Cambiamento climatico” sulla pesca” (per valutare le necessarie risposte politiche e di gestione);
– organizzare una “Conferenza Internazionale sui problemi e sulle esigenze specifiche della pesca su piccola scala” (la cosiddetta “pesca artigianale”che interesserebbe oltre 35 milioni di pescatori nei Paesi in via di sviluppo).
Lelio Bernardi – UNAGA : Unione Nazionale Giornalisti Agricoli
IFAJ : International Federation of Agricoltural Journalists )
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