Il colore? Negli animali domestici è opera dell’uomo.
Uno studio anglo-svedese ha accertato che sono stati gli uomini a “dipingere” gli animali domestici.
L’uomo, nell’arco di migliaia di anni, ha selezionato le mutazioni genetiche più rare dalle quali dipendevano colori, tipi di striature e di macchie.
Che le cose siano andate così lo dimostra per la prima volta la ricerca pubblicata sulla rivista Plos Genetics, condotto dall’università svedese di Uppsala e da quella britannica di Durham e finanziata dalla Ue.
I ricercatori hanno studiato il Dna di maiali selvatici e domestici di Europa e Asia.
I risultati, precisano gli autori, sono sovrapponibili ad altri animali domestici, come mucche e cani.
Gli incroci decisi dall’uomo, ai tempi dei primi pastori come oggi, riguardano infatti un gene comune a numerose specie: è uno dei principali registi del colore del manto e controlla il recettore della melanocortina-1 (Mc1r).
Le sue mutazioni sono estremamente comuni negli animali domestici e molto rare negli animali selvatici.
Il manto prevalentemente nero-marrone degli animali selvatici li protegge infatti dai predatori, che verrebbero invece pericolosamente attratti da colori insoliti e appariscenti.
Il risultato, secondo gli esperti, conferma l’intuizione del padre dell’evoluzionismo, Charles Darwin, che per primo riconobbe l’importanza di studiare gli animali domestici come modello dell’evoluzione.
Per uno degli autori, lo svedese Leif Andersson, “lo studio dimostra che una proteina può cambiare molto velocemente sotto la pressione di una forte selezione e che gli uomini hanno ‘creato’ maiali dal manto a chiazze nere selezionando numerose mutazioni consecutive comparse in modo casuale”.
L’archeologo britannico Greger Larson, rileva che “5.000 anni fa le popolazioni della Mesopotamia avevano animali domestici dal manto colorato in modo diverso rispetto alle specie selvatiche ” ed è convinto che lo studio “dimostra per la prima volta che la predilezione dell’uomo per nuove colorazioni e disegni risale a migliaia di anni fa”.
Le cause potrebbero essere state molteplici: dall’esigenza di rendere gli animali addomesticati più riconoscibili in modo da controllarli meglio al pascolo, perché il colore si associava a caratteristiche pregiate, o più semplicemente perché i primi allevatori erano attratti dal colore e dalla novità.
(da Tiscali animali e foto)
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