Le molteplici funzionalità che caratterizzano l’attività agricola in provincia di Napoli fanno di essa un riferimento di valore per la sua capacità di rispondere alle esigenze della collettività in termini di realtà trainante per soddisfare le sentite aspettative dello sviluppo sostenibile del territorio, della tutela ambientale e della sicurezza alimentare.
“Insostituibili e ineguagliabili – evidenzia il presidente di Coldiretti Napoli, Mena Caccioppoli– sono le attività colturali e le produzioni agricole per la sana alimentazione, la riqualificazione e la salvaguardia ambientale, insieme ai nuovi impieghi dei prodotti agricoli quali fonti per la produzione di energie e prodotti alternativi al petrolio e alla plastica, mentre particolare valore assumono il recupero dei valori della identità culturale locale attraverso la riscoperta delle tradizioni rurali”.
Il significativo contributo fornito in tal senso dalle produzioni agroalimentari tipiche e di qualità e l’utilizzo delle produzioni agricole come fonti energetiche e come materia prima per la produzione di bioplastiche a basso impatto ambientale, costituiscono una sicura certezza in tal senso, sottolinea la Coldiretti che in occasione della manifestazione “ I nuovi scenari dell’agricoltura”, programmata a Napoli in Piazza Plebiscito, ha allestito uno stand con un campionario di produzioni tipiche di qualità e di prodotti biodegradabili di origine vegetale sostitutivi della plastica.
In particolare, studi scientifici accreditati hanno dimostrato che un pasto con prodotti locali genera la metà delle emissioni di CO2 di uno con prodotti acquistati normalmente al supermercato. Un pasto contenente piatti “a lunga distanza” è in grado di liberare 170 chili di CO2 per portate come la carne argentina (36 chili), le suine sudafricane (26 chili), il riso tailandese (27 chili), gli asparagi spagnoli (6 chili), le pere argentine (36 chili) e il vino rosso cileno (39 chili).
Basta, invece, mezzo chilo di granoturco e un chilo di girasole per produrre circa 100 buste di bioplastica non inquinante (bioshopper) che possono sostituire i normali sacchetti della spesa in plastica che vengono dispersi nell’ambiente dove occorrono duecento anni per decomporli. In particolare, abbandonare completamente le buste della spesa di plastica in Italia significa – sottolinea la Coldiretti – ridurre l’emissione di 400mila tonnellate di anidride carbonica (CO2) grazie a un risparmio nei consumi di petrolio stimato pari a 200mila tonnellate l’anno ed un contributo concreto alla raggiungimento degli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto. Si potrebbe evitare la dispersione nell’ambiente – precisa la Coldiretti – di trecentomila tonnellate di plastica utilizzate annualmente per i sacchetti che potrebbero essere realizzati con materiali biodegradabili di origine agricola come il granoturco che l’agricoltura italiana offre in abbondanza, con un effetto ambientale che giustifica l’attuale differenza di costo di pochi centesimi e che tende progressivamente a ridursi (8 centesimi per il sacchetto biodegradabile rispetto ai 5 di quello in plastica tradizionale). Peraltro – conclude la Coldiretti – la “coltivazione” della plastica potrebbe rappresentare una importante opportunità per il recupero ambientale di aree degradate ed inquinate che non possono essere destinate alla coltivazione per fini alimentari.
Da: Rivieccio Nicola [nicola.rivieccio@coldiretti.it]
Agricoltura e agroalimentare
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