Guarire la terra per guarire l’uomo
Canosa di Puglia,
(21-23 giugno 2008)
Tra il cielo blu della Puglia e il giallo paglierino del tufo delle Murge, si è concluso da qualche giorno il convegno internazionale
“Guarire la Terra per guarire l’Uomo” dedicato all’agricoltura biodinamica e strutturato attraverso incontri, visite guidate, dibattiti e degustazioni che ne hanno movimentato lo sviluppo.
L’organizzatore, Ivo Bertaina, vice presidente di AMAB e presidente dell’Associazione dei produttori e consumatori biologici e biodinamici con sede in Piemonte (Agribio onlus, che dal mese scorso ha una consociata anche in Campania, Agribiocampania, www.agribiocampania.it) si è dislocato a sud per ampliare la rete dei produttori coinvolti in questa pratica agricola tanto antica quanto innovativa.
Al suo fianco Fabrizio Rossi, titolare dell’Azienda Biodinamica Cefalicchio, che ha ospitato i lavori del convegno negli accoglienti spazi della sua tenuta, con il supporto del Consorzio di promozione del DOC Rosso Canosa, e di Renaissance des AOC di Nicolas Joly.
Nei tre giorni si sono intrecciate competenze e punti di vista differenti: dall’attenzione dell’agricoltore per la vitalità della terra alla ricerca della comprensione delle leggi che regolano la vita del cosmo, passando per la salute dell’uomo intesa nella complessità dei legami fra il corpo e la mente e fra questi ultimi e la necessità di un nutrimento sano e soprattutto vitale.
In apertura dei lavori Bertaina ha mostrato gli effetti dell’agricoltura biodinamica sulla qualità dei terreni e dei prodotti agricoli.
Nella comparazione eseguita attraverso metodiche qualitative come per esempio la cromatografia, la cristallizzazione sensibile o la dinamolisi capillare, i terreni ed i prodotti da agricoltura biologica e biodinamica hanno maggiore vitalità di quelli da agricoltura convenzionale e quindi un maggior valore nutrizionale: non sono soltanto alimenti ma soprattutto nutrimenti.
Il giorno seguente Nicolas Joly, vignaiolo della Valle della Loira e straordinario comunicatore della sua ventennale esperienza in biodinamica, ha invitato a praticare l’osservazione della vita in natura, per capirla e lasciarla esprimere al meglio. Joly insiste sulla figura dell’agricoltore come artista: la parte che ha il vignaiolo nell’interpretare il terroir – ovvero l’interazione tra clima, suolo e vigneto –, è paragonabile a quella di un direttore d’orchestra, ruolo tanto inafferrabile quanto determinante, o di un traduttore, l’autore invisibile per eccellenza. L’appassionata esposizione del vigneron francese, produttore di uno dei più famosi vini bianchi del mondo, ci ha coinvolto in una interessante riflessione sul ruolo delle piante in natura e sul “carattere” che ognuna di esse ha in relazione all’ “archetipo” che la performa, e che quindi le definisce come peculiare ed unica, nelle propensioni e nelle possibilità produttive.
Nella parte del convegno riservata alla salute ed alla medicina il Dott. Sergio Maria Francardo, oncologo, medico antroposofo e scrittore ha ribaltato la funzione della medicina da trattamento della malattia a promozione della salute.
Il suo atteggiamento nei confronti della medicina è apparso quanto mai costruttivo in relazione alla espressa necessità di comprendere le disfunzionalità in senso olistico, non limitandosi ai sintomi ed alle terapie.
In ciò rientra appieno la necessità di alimentarsi con cibi naturali che, costringendo il nostro organismo ad un’attività più intensa, tengono il corpo allenato alla vita.
La capacità di “nutrire” propria degli alimenti come risorsa inestimabile e fonte di salute, contrapposta ai cibi costruiti ed inutili, se non dannosi, di cui sovente si abusa senza adeguate conoscenze e informazioni, specialmente in tenera età.
In seguito sempre nella seconda giornata una gradevole visita a Castel del Monte, opera di Federico II di Svevia, monumento ricco di rimandi storico-culturali pregni di curiosità e mistero.
Nell’ultima giornata del convegno dedicata ai vini biologici e biodinamici provenienti da tutta l’europa, dall’est europeo e dal bacino del mediterraneo, Laura Zini, sommelier specializzata in vini naturali, ha infine condotto un’eccezionale degustazione di oltre trenta etichette, divisa in due sessioni da quindici vini ciascuna, dedicate rispettivamente ai bianchi ed ai rossi.
La modalità di degustazione alla cieca e la presenza dei produttori hanno reso possibile un’esperienza sensoriale che ha messo in relazione gusto e agricoltura, ha acceso la curiosità ed il dibattito spostando di molto la visuale dei presenti rispetto ai “limiti” che un certo tipo di prodotti, si sente dire, dovrebbe avere.
E’ emerso infatti un’indiscutibile standard qualitativo dei vini prodotti da agricoltura biologica e biodinamica che si traduce in una enorme diversità di risultati in virtù delle enormi differenze che i vitigni, i climi, i terreni e gli agricoltori imprimono ai vini stessi.
Nella maggior parte dei casi i vini presentati erano espressione di fermentazioni effettuate da lieviti indigeni dei luoghi di produzione. Nella sessione dedicata ai vini bianchi sono emerse diverse sorprese soprattutto in relazione alle aspettative sensoriali di alcuni dei presenti, bianchi come non si è abituati a vedere in giro che però si caratterizzano per l’estrema personalità e schiettezza.
Meno facile sorprendere con i rossi, di certo molto buoni ma effettivamente più “convenzionali” nell’espressione sensoriale anche se comunque capaci di esprimere territorio e vitigno con decisione e soprattutto con una avvertibile salubrità di fondo.
Coadiuvati nella degustazione dalla già citata e bravissima Laura Zini si è affrontata la valutazione dei vini seguendo un canovaccio poco convenzionale riguardo a parametri e metodiche di valutazione (soprattutto rispetto all’esame visivo dei vini bianchi, spesso carichi di colore o leggermente velati, particolari, ma di buon valore).
INFO
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