“Il Territorio devastato. Scarti velenosi della lavorazione dell’alluminio sversati nei campi arati e nei lagni, comprando il silenzio dei proprietari con 250 euro. Il risparmio per chi smaltiva rifiuti tossici scaricandoli nelle campagne, sostiene la Procura di Nola, poteva arrivare a 250.000 euro in venti giorni. Quaranta i camion della presunta organizzazione che, per gli inquirenti, era perfino in grado di fare contro inchieste sulla Forestale ed influenzare i responsi delle analisi (c’è un autonomo filone di indagini sulle complicità nella pubblica amministrazione). Avrebbe gestito venticinque discariche abusive nel triangolo fra Nola, Marigliano ed Acerra (più una cava a Francolise, Caserta). Gli arresti sono scattati ieri mattina. Si tratta di Giuseppe Ferrara, 42 anni, di Nola considerato un intermediario. Felice ed Antonio Passariello, padre e figlio, autotrasportatori. Nicola De Lucia, 26 anni, di Nola, autotrasportatore, Vincenzo Carfora, 46 anni di San Felice Cancello, proprietario di automezzi, Gennaro Stanco, 53 anni, Napoli, gestore della ditta Redermet, Antimo Fava, 46 anni di Teano, Vincenzo e Gennaro dell’Aversana, 65 e 50anni, proprietari di un fondo a Francolise. Ai domiciliari Vincenza Napolitano, 50 anni, convivente di Felice Passariello, Saverio Ardolino, 45 anni, Giovanni Nunziata, 42 anni, custode della ditta Italmetalli, Federico De Vito, 33 anni, di Saviano, ragioniere della ditta Italmetalli, Raffaele Simonetti, 32 anni, di Portici, della Redermet. Sequestrate quattro aziende che trattano rifiuti ferrosi, per lo più da auto demolite: La Italmetalli Sud, San Vitaliano, la Redermet di Casoria, La Fercom, Napoli, la Italmetalli di San Giuseppe Vesuviano. Due imprenditori si sono sottratti all’arresto. Un sedicenne, G.M., faceva parte dell’organizzazione. L’ipotesi di reato sulla quale indaga la procura di Nola, con il capo dell’ufficio Adolfo Izzo ed il sostituto Federico Bisceglia, è gravissima: associazione a delinquere (tranne Simonetti e Stanco) e disastro ambientale. L’operazione, condotta con il Corpo forestale del comandante Fernando Fuschetti ed i carabinieri del Noe e di Castello di Cisterna, è durata due anni. Lo scenario, da brividi, che ci consegna è già passato al vaglio del giudice per le indagini preliminari e sarà di nuovo valutato dopo i ricorsi che gli avvocati Silvio e Fabio Fulgeri ed Emiddio Della Pietra stanno preparando. Qualunque sia il responso, però, i rapporti dell’agenzia ambientale Arpac in qualche modo andranno spiegati. Un esempio: Acerra, masseria Porchiera, l’Arpac segnala «scorie saline da metallurgia dell’alluminio, smaltibile in discarica di seconda categoria tipo C». Un tipo di discarica che esiste solo in Piemonte. Di questi veleni ne hanno trovati anche nell’uliveto di un esponente delle forze dell’ordine che, se non fosse da poco defunto, sarebbe nel registro degli indagati. Non a caso il procuratore Izzo, pur non riferendosi all’inchiesta, ha voluto sottolineare che nel triangolo dei veleni «l’incidenza dei tumori è salita fortemente». Ed il sostituto Bisceglia ha rilanciato un’accusa grave: «Da due anni segnaliamo le discariche a Regione, Commissariato, Comuni. Nessuno bonifica. A che servono le inchieste?» (Chiara Graziani, Il Mattino, 10 giugno 2004)


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