FALLIMENTI E RISTRUTTURAZIONI DEL DEBITO: PER DUE GIORNI NAPOLI CAPITALE DEL DIRITTO
15esima Conferenza annuale dell’“International Insolvency Institute”
Castel dell’Ovo, lunedì 15 e martedì 16 giugno 2015
NAPOLI 16 GIUGNO 2015
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RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO: I CASI ATITECH E BAGNOLI
Oggi dalle ore 16 alle 18, Sala Italia di Castel dell’Ovo
Ristrutturazione del debito: oggi riflettori puntati sui casi Atitech e Bagnoli, con il progetto di bonifica ambientale e rigenerazione urbana previsto dallo Sblocca Italia, per le due case-histories scelte all’interno della 15esima Conferenza Annuale dell’”International Insolvency Institute’s”. Appuntamento dalle ore 16 alle 18 nella Sala Italia di Castel dell’Ovo. Intervengono Gianni Lettieri, amministratore delegato e presidente della Meridie Investimenti e di Atitech, Michele Sandulli, Ordinario di Diritto commerciale presso l’Università degli Studi Roma Tre, Francesco Caia, consigliere del Consiglio nazionale forense, Nicola Graziano, magistrato ordinario della Sezione fallimentare del Tribunale di Napoli, Vincenzo Moretta, presidente dell’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti contabili di Napoli, Stanislao Chimenti (Studio Legale Chimenti di Roma), Ennio Magri, senior partner Studio Legale Ennio Magrì & Associati.
Modera Lucio Ghia (Studio Legale Ghia).
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ATITECH, BAGNOLI E ZOO DI NAPOLI
LA VIA ITALIANA ALLA RISOLUZIONE DELLA CRISI
NAPOLI, 16 GIUGNO 2015 – La via italiana alla risoluzione della crisi c’è come testimoniano il caso Atitech, il tentativo istituzionale su Bagnolifutura e il salvataggio dello zoo di Napoli: è quanto emerso dalla giornata conclusiva della 15esima Conferenza annuale dell’“International Insolvency Institute”, evento approdato ques’anno per la prima volta a Napoli prima di fare tappa a Tokio l’anno prossimo.
Al centro del dibattito dal titolo “Ristrutturazioni del debito, valorizzazione attivo fallimentare: la soluzione italiana”, due casi di rilancio aziendale di casa nostra, l’Atitech e Bagnoli, il primo già realizzato grazie ad un’iniziativa imprenditoriale che ha forti radici in Campania, il secondo da realizzare. A discuterne Lucio Ghia, titolare dell’omonimo Studio Legale di Roma, Pasquale Liccardo, direttore generale Sistemi informativi e automatizzati del Ministero della Giustizia, Francesco Caia, membro del consiglio nazionale forense, Michele Sandulli, ordinario di Diritto Commerciale presso l’Università degli Studi di Roma Tre, Nicola Graziano, magistrato ordinario della Sezione Fallimentare del Tribunale di Napoli, Stanislao Chimenti, dello studio legale Chimenti di Roma, Giovanni Lettieri, amministratore delegato e presidente della Meridie Investimenti Spa e dell’Atitech Spa, Vincenzo Moretta, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Napoli, Ennio Magrì, senior partner dello Studio legale Ennio Magrì e Associati. A tirare le conclusioni del dibattito, Lucio Di Nosse, presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Napoli.
Presente all’incontro anche il direttore generale di Personale e Formazione del Ministero della Giustizia Luigi Di Mauro.
A moderare e introdurre il dibattito è stato Ghia, organizzatore della Conferenza insieme allo studio Magrì di Napoli, che ha sottolineato “l’importanza di poter discutere di questi argomenti in una così rilevante Conferenza internazionale a Napoli” e ha presentato i relatori. Il primo a intervenire è stato Pasquale Liccardo che ha illustrato il progetto Common del Ministero della Giustizia. “La crisi che viviamo – ha detto – è la più lunga del nostro secolo. E il tempo è una variabile che condiziona moltissimo la gestione dei fallimenti. Obiettivo del nostro progetto è quello di creare il più grande Marketplace mai realizzato. La nozione di tempo deve essere ripensata rispetto alle aspettative economiche e per questo il nostro progetto mira ad accorciare questi tempi creando un mercato unico, favorendo in pratica una domanda prodotta dalle stesse procedure concorsuali”. L’idea è quella di “trasformare il creditore da soggetto passivo che attende di essere pagato a soggetto attivo che sostiene al domanda”.
Caia ha parlato delle nuove norme della gestione della crisi di impresa mettendone in evidenza anche alcune criticità. “Il cuore del problema, sul piano delle norme – ha detto – è che le procedure di prevenzione e composizione della crisi possono essere e vengono piegate a volte a finalità diverse rispetto a quelle per cui esse sono attivate. Può capitare che imprese senza chance di ripresa utilizzino questi istituti per differire il fallimento nel tempo”. Da qui la necessità di coinvolgere “professionisti seri e dotati di specifiche competente” e la richiesta al legislatore di “introdurre più rigorosi requisiti per chi è volto a salvare piani di impresa”.
Sandulli ha fatto un excursus legislativo della disciplina del fallimento. “Possiamo dire che la nostra procedura concorsuale è bipolare, da un lato ci sono le procedure di tipo amministrativo, dall’altro quelle di carattere giudiziario. Inizialmente queste erano distanti e divaricate, col tempo però c’è stato un avvicinamento, tanto che la procedura amministrativa ha influenzato la procedura giudiziaria. Nel fallimento ha prevalso col tempo l’interesse di salvaguardare e ricollocare le strutture aziendali e c’è stata così una distrazione dall’interesse dei creditori a favore dei bisogni collettivi della risoluzione della crisi”. Da qui la riforma partita nel 2005 che ha fatto del concordato un’occasione di investimento. “Spesso il fallimento viene visto come la morte delle imprese, oggi è anche occasione per creare nuova ricchezza” ha concluso.
Chimenti ha parlato delle procedure d’amministrazione straordinaria comune e quelle d’amministrazione straordinaria speciale nata per affrontare le crisi di imprese di dimensioni. “Negli anni di sua applicazione – ha detto – l’amministrazione straordinaria ha dato buoni risultati con 132 gruppi interessati per un totale di 499 aziende. L’istituto va certamente migliorato ma il mio appello al legislatore è quello di non stravolgerlo totalmente”.
Lettieri ha raccontato la sua esperienza: “Vengo da un settore complicato, quello del tessile, dove per chiudere bilanci in utile si faceva fatica. questa esperienza mi ha portato ad avere approccio diverso nella gestione d’azienda, Approccio diverso che mi ha permesso con Meridie di salvare Atitech dal fallimento”. Lettieri ha ricordato quando da presidente degli industriali fu chiamato dal governo a dare una mano per salvare quella realtà. “Cercai di mettere insieme una cordata di imprenditori. Ci fu inizialmente qualche difficoltà ma alla fine decisi di andare avanti lo stesso. Non dormivo la notte per la riuscita di questo progetto. Individuai allora i punti deboli che risiedevano nel fatto che Atitech lavorava solo per Alitalia e che c’erano tra i lavoratori alcune cattive abitudini. I punti di forza erano invece i certificati, gli impianti, il know how. Nell’accordo che stringemmo a Roma chiesi così una riduzione del costo del lavoro, relativa al salario accessorio e inizia a lavorare per creare un polo internazionale delle manutenzioni a Napoli. Oggi abbiamo hangar pieni di aerei e il polo a cui lavora Atitech con Finemeccanica sta diventando una realtà”. Infine un appello: “Il fallimento deve essere solo l’ultimo stadio di vita di un’azienda, occorre esperire tutte le procedure per intervenire prima delle crisi e salvare realtà potenzialmente sane come è successo con Atitech”.
Moretta ha sottolineato l’importanza di esperienze come quella di Atitech che mettono in luce quello che di buono c’è nelle procedure fallimentari. “Casi come questo – ha detto – ci suggeriscono misure innovative affinché l’insolvenza non diventi il primo passo verso il fallimento della società”. Dicendo questo a chiesto il “rafforzamento delle procedure di allert” per rispondere alla crisi prima ancora che essa intervenga.
Ennio Magrì ha esordito ringraziando l’International Insolvency Institute per aver portato a Napoli questa conferenza spendendo parole di gratitudine per l’avvocato Ghia e il suo studio. Poi si è soffermato sull’articolo 33 dello Sblocca Italia. “Lo stato è intervenuto per valorizzare i beni in mano alla curatela fallimentare dando la possibilità ad un soggetto attuatore di gestire e mettere sul mercato quei beni dando titoli finanziari a favore della curatela stessa. Si mette così in pratica una cartolizzazione dell’attivo”.
Anche Graziano si è soffermato sulla cartolarizzazione dei beni della società sottoposta a curatela fallimentare. “Il caso italiano ci impone una riflessione attenta sui rapporti tra lo Stato, i poteri giudiziari e le amministrazioni locali. Una riflessione che non si può liquidare semplicemente in un intervento dall’alto del legislatore. Quella legata a Bagnolifutura è una grande opportunità. Occorre però che come avvenuto per Atitech e anche per lo Zoo di Napoli si concretizzi nuovamente una collaborazione istituzionali, sinergie che possono rilanciare il ruolo di questa importante zona della città”.
Infine le conclusioni di Di Nosse. “La strada italiana alla risoluzione della crisi sicuramente esiste – ha detto – E’ giusto come si è detto rafforzare il momento di controllo dando nuova vita all’istituto dell’Amministrazione controllata. Importante in tal senso è la riforma in atto delle procedure concorsuali che pare dover introdurre strumenti ad hoc. Occorre però anche una corretta gestione della crisi, per la quale c’è bisogno della massima attenzione delle istituzioni. Abbiamo visto che ci sono procedure che corrono su binari diversi, amministrativi e giurisdizionali. Sono da tempo convinto che la soluzione debba trovare spazio più in ambito extragiurisdizionale che nei tribunali”. L’invito è proprio a lasciar spazio alle prime perché “i tempi delle procedure processuali sono spesso indecenti e non in linea con quelli del mercato. I tempi biblici delle aule giudiziarie non permettono a volte una risposta che deve invece essere attuata con immediatezza per il recupero di tutte le potenzialità dell’impresa. Prospettive per investire anche in una procedura fallimentare ci sono, basta trovarle nelle pieghe della legge. Ben vengano dunque curatori o commissari che siano anche manager”.
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NAPOLI, 15 GIUGNO 2015
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INSOLVENZA, BOCCUZZI APRE LA CONFERENZA INTENAZIONALE A NAPOLI:
LA SFIDA PER IL FUTURO? EVITARE CHE LE BANCHE SIANO SALVATE DAI SOLDI DEI CONTRIBUENTI
UNA SECONDA OPPORTUNITA’ ALLE IMPRESE IN DIFFICOLTA’:
DA NAPOLI LE MISURE ALLO STUDIO DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA
NAPOLI 15 GIUGNO 2015 – Millequattrocentoventinove tavole rotonde, 169 imprese coinvolte, 140 accordi firmati, 46 controversie risolte, 3.800 dipendenti coinvolti: sono i dati forniti da Vito Cozzoli, capo di Gabinetto del ministero dell’Economia e dello Sviluppo Economico, ospite della prima giornata della 15esima Conferenza annuale dell’“International Insolvency Institute”, in svolgimento per la prima volta a Napoli, dopo essere stata negli anni passati in altre grandi metropoli mondiali. Argomento principale dell’evento è quello delle insolvenze e delle ristrutturazioni aziendali in merito al quale l’alto dirigente del Mise ha illustrato la situazione italiana. “Tutti sanno – ha detto – che le imprese possono fallire ma prima di arrivare a questo vale la pena tentare di salvarle. Per questo l’approccio alla materia si è modificato negli ultimi anni. Tradizionalmente la misura adottata in casi di insolvenza era quella della liquidazione. Negli ultimi anni però è emerso un approccio diverso, finalizzato a dare una seconda possibilità alle aziende in difficoltà. Questo perché ci sono in gioco tantissimi interessi, non solo quelli dell’imprenditore ma anche quelli dei lavoratori, dei creditori, delle aziende dell’indotto. Ecco perché la regola italiane prevede gli accordi di ristrutturazione che possono essere portati avanti se c’è l’accordo del 60% dei creditori”.
Un’intesa, spiega ancora Cozzoli, che mira alla rinascita dell’azienda attraverso una serie di agevolazioni. La prima è che “dalla data dell’accordo i creditori con titoli precedenti alla data di sottoscrizione del documento non possono avanzare azioni cautelative nei confronti dell’azienda. Allo stesso modo non si applicano le misure sulla bancarotta semplice e la bancarotta fraudolenta. Lo scopo è quello di sostenere realtà vitali che si trovano in difficoltà ma che possono ripartire”. Un’azione, quella del governo e del Ministero dell’Economia e dello Sviluppo economico che si è già concretizzato in 46 vertenze risolte. “Sostenere le ristrutturazioni – continua Cozzoli – significa creare legami per superare le crisi, promuovere i processi di riconversione aziendale, minimizzare gli effetti negativi sull’occupazione nel paese e anche ridurre al minimo l’intervento del governo”.
Questa la strada tracciata. Quanto al futuro “domani – annuncia Cozzoli – si riunirà per la prima volta la commissione nominata dai Ministeri dello Sviluppo Economico e della Giustizia per lavorare alla riforma delle norme sull’insolvenza. L’obiettivo principale è quello di adeguare la legislazione nazionale alle nuove norme europee per rafforzare al massimo questo istituto”.
Ghia e Magrì: Ristrutturazioni, domani riflettori accesi sui casi Atitech e Bagnoli
– “La sfida più grossa per il futuro è evitare che si ripeta quello che è accaduto con l’ultima crisi finanziaria, quando le banche sono state salvate dai soldi dei contribuenti sancendo di fatto un principio di socializzazione delle perdite che è inaccettabile”: lo ha detto Giuseppe Boccuzzi, direttore generale del Fondo interbancario di Tutela dei Depositi, aprendo a Napoli la 15esima Conferenza annuale dell’”Internazional Insolvency Institute, una delle più importanti istituzioni mondiali che si occupano di insolvenza e ristrutturazioni. Boccuzzi, introdotto dal presidente della conferenza E. Bruce Leonard, ha parlato della crisi internazionale che ha messo in grave difficoltà il sistema economico e bancario soffermandosi in particolare sul caso Italia dove gli effetti della crisi si sono fatti sentire nel 2011. “Dalla crisi del 2007-2009 l’Italia è uscita bene – ha detto il direttore generale del Fondo Interbancario -. Nella seconda fase, però, quando ci si è iniziati a porre il problema dell’interconnessione tra i rischi delle banche e quelli degli stati, degli spread oltre i 500 basis point, sono iniziati i problemi anche per l’Italia. Le banche hanno iniziato a ridurre il credito all’economia. I prestiti concessi alle banche si sono tramutati in sofferenze. Il sistema delle imprese è andato in buona parte in default. C’è stato un minor credito all’economia non per colpa delle banche ma perché le banche sono diventate più selettive. Così l’economia è andata a contrarsi, c’è stata la caduta del prodotto interno lordo, dei consumi. Oggi stiamo ancora vivendo gli effetti di questa fase. Ci sono segnali deboli di ripresa economia ma non sono ancora duraturi ma si devono consolidare”.
Le nuove sfide oggi per Boccuzzi “sono rappresentate dalla realizzazione del nuovo quadro giuridico europeo in materia di vigilanza sulle banche, di gestione delle crisi bancarie, che possiamo riassumere nel concetto di unione bancaria. E’ una grossa sfida per tutti i paesi europei che realizzare le nuove direttive comunitarie. Sicuramente la vigilanza e la gestione delle crisi saranno interessati da radicali cambiamenti con nuovi principi e nuove regole per evitare quello che è successo nel corso dell’ultima crisi finanziaria in cui le banche sono state salvate dai soldi dei contribuenti sancendo di fatto un principio di socializzazione delle perdite inaccettabile. Il nuovo quadro normativo europeo va proprio in questa direzione prevedendo che siano gli stessi azionisti a sopportare le perdite di una crisi bancaria”.
Alla conferenza internazionale, per la prima volta a Napoli, sono presenti duecentododici partecipanti provenienti da ogni parte del mondo, da Tokyo a Buenos Aires, da San Paulo a New York, passando per Hong Kong, Mosca, Dallas, Chicago, Kansas City, Honolulu, Singapore e California.
Soddisfatto per aver portato a Napoli questo importantissimo evento Lucio Ghia, titolare dell’omonimo studio che insieme allo Studio Magrì ha organizzato la Conferenza. “Aver portato a Napoli le delegazioni di 52 Paesi e importantissimi esperti del settore della ristrutturazione bancaria e societaria è un grande orgoglio. Ci sono qui i giudici che hanno avviato a soluzione il caso del crac più grande di tutti i tempi, quello della Leman Brothers, i giudici del caso Fiat Chrysler, e ristrutturatori giapponesi che hanno fatto tantissimo per la riconversione di imprese che sono oggi leader mondiali dei loro settori di mercato. Sono soddisfatto perché ho mantenuto la promessa fatta a Napoli nel 2009, quando fui premiato insieme altri concittatidini napoletani come eccellente all’estero, di portare qui un grande evento internazionale. Spero che da questo nascano anche occasioni di finanziamento per le imprese italiane, che ci sia un ponte con la finanza internazionale”.
E Napoli sarà presente nella conferenza non solo come paese ospitante. “Porteremo domani due esempi di ristrutturazioni italiane, la prima, quella dell’Atitech che oggi dopo un fallimento presta con lo stesso numero di operai, dipendenti, circa 800, la sua attività per flotte internzionali. Il secondo esempio riguarda Bagnoli ed è il tentativo di aprire una finestra sulle potenzialità che ci sono a Napoli, un modo per accendere i riflettori sulla ristrutturazione e riconversione di quell’area che rappresenta il futuro della città”.
E quindi Cristina Magrì, membro del comitato organizzativo della conferenza, a raccontare come si è arrivati alla designazione di Napoli: “E’ stato un bellissimo lavoro di squadra – dice – abbiamo predisposto nel 2013 un video promozionale per la candidatura di Napoli che competeva con capitali internazionali di grandissimo rilievo. Abbiamo girato la città con la telecamera per presentare le location del convegno insieme ad esponenti illustrissimi del mondo giudiziario, accademico e dell’avvocatura. Con quel video abbiamo sfondato e abbiamo ottenuto la candidatura”. Un evento di caratura mondiale. “Basti pensare – continua Magrì – che l’anno scorso lo stesso evento si è tenuto a Città nel Messico, e che nel 2016 si terra a Tokio, nel 2017 a Londra. E’ una soddisfazione tutta napoletana. La città ha risposto in maniera splendida”.
Infine Luciano Panzani, presidente della Corte d’Appello di Roma commenta: “Il fatto stesso che l’International Insolvency Institute, una delle più grandi istituzioni internazionali che si occupano di imprese in crisi e di ristrutturazioni, abbia scelto per la seconda volta l’Italia e in modo particolare Napoli come sede del convegno annuale è un fatto estremamente importante. Come significativo è il fatto che 200 specialisti del settore, si ritrovino qui per discutere temi di importanza internazionale in un momento in cui si sta costruendo la nuova disciplina di insolvenza transfontaliera”.
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NAPOLI, 13 GIUGNO 2015
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– Duecentododici partecipanti provenienti da ogni parte del mondo: da Tokyo a Buenos Aires, da San Paulo a New York, passando per Hong Kong, Mosca, Dallas, Chicago, Kansas City, Honolulu, Singapore e California.
Napoli per due giorni diventa capitale del diritto e dell’economia grazie alla 15esima Conferenza annuale dell’“International Insolvency Institute”, un appuntamento importantissimo che ha toccato già tante metropoli negli anni scorsi, Roma nel 2010, Parigi nel 2012, New York City nel 2011 e nel 2013, Città del Messico nel 2014 e che quest’anno fa eccezionalmente tappa in Campania prima di andare a Tokio nel 2016 e a Londra nel 2017. L’appuntamento è fissato per lunedì 15 e martedì 16 giugno, nella cornice del Castel dell’Ovo.
A portare all’ombra del Vesuvio esperti e professionisti di tutto il mondo due gruppi legali lo studio Ghia di Roma e lo studio Magrì & Associati di Napoli, che hanno ottenuto il successo della candidatura partenopea grazie anche ad un video girato nei luoghi simbolo della città con prestigiosi rappresentanti del mondo giudiziario, accademico e dell’avvocatura.
Nella due giorni sono previsti ventuno convegni articolati in sessioni di lavoro mattutine e pomeridiane durante le quali giudici e professionisti, esperti nel settore di diritto concorsuale e delle tecniche di restructuring terranno interventi in lingua italiana e inglese su argomenti di rilevanza nazionale e internazionale.
Il compito del keynote, il discorso che di solito svolge una personalità con incarico rilevante a livello governativo o economico, è affidato quest’anno a Giuseppe Boccuzzi, direttore generale del Fondo interbancario di Tutela dei Depositi. Lo special guest speaker invece sarà Vito Cozzoli, capo di Gabinetto del ministero dell’Economia e dello Sviluppo Economico.
Il Comitato organizzatore della Conferenza, di cui fanno parte Lucio, Enrica Ghia, Ennio, Cristina Magrì nonché Carlo Ghia che cura la Sezione Giovani dell’Istituto Next Gen, con il prezioso contributo del Presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Napoli, ha studiato tutto nei minimi particolari, compresa la scelta dei due cases history che verranno trattati nel corso delle due giornate come focus territoriali sul paese ospitante, secondo il tradizionale schema della manifestazione. Si tratta dell’operazione di ristrutturazione stragiudiziale portata a termine con successo dall’Atitech Spa e la problematica giuridica connessa all’applicazione dell’art. 33 del DL 133 del 12/09/2014 (cd. decreto Sblocca Italia) con particolare riferimento alla valorizzazione dell’attivo fallimentare.
La Welcome Dinner della Conferenza fissata per il 14 giugno 2015, si terrà presso il glorioso Circolo Nazionale dell’Unione, fondato nel 1861, cui parteciperanno circa 200 persone tra partecipanti al Convegno ed ospiti, e sarà preceduta dalla visita guidata del Teatro San Carlo.
A fare da cornice al Legendary Dinner, l’evento di gala che accompagna la conferenza, sarà il Salone delle Feste della Reggia di Capodimonte, preceduto dalla visita della Collezione Farnese. Il Cocktail di chiusura del Convegno invece si terrà martedì alle 18 a Castel dell’Ovo, al termine della Sessione Italiana. La sera poi sulla Terrazza dell’Hotel Excelsior si terrà la cena riservata alle leadership e sponsorship.
L’INTERNATIONA INSOLVENCY INSTITUTE
L’International Insolvency Institute (www.iiiglobal.org) è un’organizzazione no-profit, composta da circa 300 iscritti di oltre 50 diverse nazionalità, scelti tra magistrati, avvocati, commercialisti e professori universitari, attivi nell’area del commercio internazionale e in particolare nel settore delle ristrutturazioni delle imprese in crisi. La sua attività principale consiste in studi e ricerche sui problemi dei gruppi di imprese, nazionali e internazionali, attraverso la produzione di pubblicazioni e l’organizzazione di incontri di studio e conferenze.
L’Istituto inoltre, anche attraverso l’American College of Bankruptcy, svolge un ruolo attivo presso la Commissione permanente delle Nazioni Unite sul Diritto del Commercio Internazionale (Uncitral), Gruppo V sull’Insolvenza.
Tra i suoi soci l’Istituto annovera magistrati, professori universitari, avvocati, commercialisti e professionisti che si sono occupati delle maggiori vicende di crisi di gruppi d’impresa, quali Worldcom, Enron, Delta, Adecco, Parmalat, Cirio, Lehman Brothers, Chrysler-Fiat.
Al centro degli studi sui quali l’Istituto si sta attualmente focalizzando ci sono temi giuridici, economici e finanziari di interesse internazionale legati alla globalizzazione dei mercati.
La stampa è invitata a partecipare
EcoMed [ecomednapoli@gmail.com]
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