Una vendemmia in Extremadura, Spagna.
di Elisabetta Necco

Cari amici di Argacampania,
anche se un pó in ritardo, vorrei accompagnarvi in un viaggio pieno di avventura e di allegria che ho realizzato circa un mese fa, in tempo di vendemmia, in una straordinaria terra chiamata Extremadura, in Spagna (ai confini con il Portogallo).
Confesso che mai prima di quel momento avevo assistito né partecipato attivamente ad una vendemmia e che l’invito portomi dai miei cari amici Paul e Nacho mi entusiasmó dal primo istante.
L’eccentrica coppia vive in una parte della Spagna molto verdeggiante, ricca di boschi e di segreti della natura tutti da svelare. Proprietari di una fantastica tenuta raggiungibile solo con una jeep, hanno deciso di dedicare la propria vita all’ agricoltura di sussistenza, producendo la maggior parte degli alimenti di cui si nutrono, dall’olio d’oliva alle verdure, dalla carne suina (ne hanno un piccolo allevamento) alle uova fresche di giornata e, naturalmente, il vino.
Nacho vive a Kabul, in Afganistan, lavorando alla conversione di campi d’oppio afgani in campi coltivabili ed é Paul che sta dietro alla baracca 365 giorni all’anno, combinando la vita di contadino con la sua professione di giornalista e scrittore di libri che trattano argomenti culinari.
Quando posso, lo raggiungo, aiutandolo in piccole faccende quotidiane che anche un amante dell’urbe come me puó svolgere senza fare disastri. E cosí ho fatto in epoca di vendemmia.
É stata una magnifica occcasione per ritrovare vecchi amici (un palestinese, un inglese, un francese e tre spagnoli) che vivono sparsi per il mondo e che non hanno voluto rinunciare, come me, all’invito di tuffarsi nel profumato mosto e pestare l’ uva che ci arrivava alle ginocchia, in un’ ilaritá prodotta un pó dall’eccitazione del ritrovarsi e un pó dalle esalazioni dell’uva stessa.
Siamo poi passati alla preparazione dell’ Orujo, una grappa spagnola che aveva conquistato il mio palato un paio d’anni fa: é un porcedimento che consiste nel pulire i grappoli d’uva ormai pestati e inservibili per il vino, sminuzzarli attraverso una griglia di ferro, riporli in botti di legno dove rimarranno per almeno 2 anni a fermentare, prima che si possa passare alla fase successiva, la produzione dell’Orujo.
Nacho e Paul, esperti in tutto ció che sia agricoltura, ci indicavano i passi da compiere, con pazienza e dedizione, facendoci sentire i veri protagonisti dell’ attivitá, gli artefici del piacere gustativo che tra qualche anno assaporeranno, o meglio assaporeremo, quando la grappa sará pronta. Il valore aggiunto dell’esperienza é stata indubbiamente l’atmosfera in cui eravamo immersi: un momento di sintonia con cari amici, una occasione per passare qualche ora tutti insieme, intorno all’uva, raccontandoci novitá, ricordando bei momenti, condividendo quel pezzetto di presente, ridendo di gusto.
Qualcosa, però, ha convertito la mia prima vendemmia in un’ esperienza davvero speciale.
In Extremadura, infatti, proprio nella provincia di Caceres, dove si trova la tenuta di Paul e Nacho, vivono non pochi hippies, audaci anticonformisti che scappano da sempre dalle convenzioni della societá del ventunesimo secolo e che hanno trovato il loro Eden proprio lí, tra piscine naturali e alberi di castagno.
Tra questi originali Robinson Crusoe, alcuni dei quali vivono senza elettrodomestici e senza acqua corrente aiutati dal fatto che intorno vi sono acque sorgive e anche perchè tutti vanno a letto con le galline, facendo a meno della corrente senza avvertirne troppo la mancanza, ho conosciuto un certo Luis, un tipo poco affidabile che ha messo su un gruppo ascetico, i cui adepti cercano la serenitá dello spirito e la imperturbabilitá nella natura che li circonda in un dio che é un pó musulmano, un pó cristiano e un pó buddista.
Ebbene, Luis e i suoi hanno stabilito (molto opportunisticamente, a mio avviso), che, proprio nella tenuta dei miei amici, c’ é un vigneto divino la cui uva celestiale produrrá un vino benedetto e purificatore!
Come rifiutare di cooperare se il fine ultimo era produrre un vero e proprio nettare divino?
Nonostante le nostre riserve, i presenti ci siamo uniti agli adepti nella ricerca di questo vigneto, ne abbiamo raccolto la preziosa uva e abbiamo ripreso con le operazioni del mosto…in cambio, s’intende, di qualche litro del divino nettare. Come dire, non é vero ma ci credo!
Tra un anno, quando il vino sará pronto, saró lí, ansiosa d’ assoporarlo, di lasciare che fluisca dolce, inebriandomi e purificandomi, pagando un altro tributo alla generosa natura spagnola che mi ricompenserá con altre divertenti avventure.

(nella foto un momento della lavorazione dell’Orujo.)


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