CRISI: COLDIRETTI/CENSIS, PER 85% SPESA SOTTO CASA ANTI-SOLITUDINE
Oltre l’85 per cento degli italiani continua a fare la spesa alimentare quotidiana sottocasa, frequentemente nei piccoli e spesso antieconomici negozi di quartiere che svolgono un rilevante ruolo sociale nei confronti dei cittadini.
E’ quanto emerge dal rapporto Coldiretti/Censis “Crisi: vivere insieme, vivere meglio” dal quale si evidenzia che proprio la spesa è l’attività svolta dal maggior numero di persone nel raggio di 15-20 minuti a piedi dalla propria residenza.
Il desiderio di costruire rapporti umani e di condividere paure, desideri e speranze sono piu’ importanti del conto economico per un grande numero di cittadini.
Il crescente desiderio di fare comunità è avvertito soprattutto dalle persone che vivono sole.
In Italia sono 7,4 milioni e sono aumentate del 24 per cento tra il 2006 e il 2011, con punte del +54 per cento in Sardegna, +45 per cento in Abruzzo, +42 per cento in Umbria. In particolare, le persone con età fino a 44 anni che vivono sole sono 2,1 milioni: +46 per cento nel periodo 2006-2011, con punte del +82 per cento in Toscana, +80 per cento in Abruzzo, +64 per cento in Lombardia, +58 per cento in Veneto.
Il momento di fare la spesa è quello piu’ importante per parlare e stringere rapporti all’interno del Paese o del quartiere e supera addirittura le attività spirituali (il 76,6 per cento), la visita medica (71,6 per cento), la scuola per i figli o i nipoti (65,2 per cento) e la cura del corpo (dalle palestre alle piscine ai parchi per fare jogging ecc.) con il 54,2 per cento).
E’ questa dunque – sottolineano Coldiretti/Censis – la scala delle attività che una maggioranza di italiani svolge dentro un raggio breve percorribile a piedi in un massimo di venti minuti, mentre altre attività come il lavoro o significative per la qualità della vita come la fruizione culturale e il volontariato, sono svolte in un raggio più ampio di spostamento.
“Un fenomeno di riduzione significativa dei negozi tradizionali determina quindi anche evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale dei centri urbani”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini.
A contrastare lo spopolamento dei centri urbani va segnalata la crescente presenza di mercati degli agricoltori e di Botteghe di Campagna Amica dove si crea un rapporto di confidenza e fiducia tra produttori e cittadini, fondato su uno scambio reale di prodotti e di esperienze.
Una opportunità per i produttori e per i consumatori che – precisa Marini – va anche a sostegno della storia, della cultura e della vivibilità dei centri urbani. Nel tempo della crisi oltre un italiano su due (54 per cento), secondo il rapporto Coldiretti/Censis, preferirebbe vivere in un luogo dove le persone si conoscono, si frequentano e si aiutano e pensa che vivere in comunità significhi stare meglio e migliorare la propria qualità della vita, il 28 per cento vive già in un luogo simile e la percentuale sale al 47 per cento nei piccoli comuni con pochi abitati (fino a 5mila).
E’ dunque nelle campagne che si registra una migliore qualità della vita grazie a una maggiore sicurezza sociale, alla buona alimentazione, a un ambiente più sano e alla semplicità nel costruire rapporti personali più duraturi.
“Un patrimonio del Paese che va salvaguardato e conferma che l’agricoltura non è solo importante per l’economia e l’occupazione, ma arricchisce di valori e fa star bene la gente”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “il nostro progetto economico è proprio quello di generare sviluppo in una logica di benessere secondo principi di sostenibilità, etica del lavoro e coesione sociale”.
Nicola Rivieccio, giornalista associato all’Arga Campania[nicola.rivieccio@coldiretti.it]
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