Caserta e la sua reggia sono famosi nel mondo e non da ora. Parimenti lo è il parco, che fa da cornice di lusso alla maestosa costruzione vanvitelliana. Ogni anno fervono iniziative per portare sempre più visitatori, allettandoli con spettacoli e visite in notturna, favoriti da un clima delizioso che persiste tutto l’anno. Non sono pochi, dunque coloro che vanno in visita all’austero sito borbonico, tra questi numerosi anche gli studiosi che trovano nella costruzione, nel parco, specialmente nel giardino inglese, più di un motivo per soffermarsi anche a lungo per guardare, analizzare e incamerare i particolari del tutto, a seconda del proprio intereese professionale. Tant’è che poi l’itinerario, suggerito dagli stessi studiosi, è quello che congiunge i «giganti verdi» dell’Araucaria (30 metri d’altezza), del Cedro del Libano (30 m), della Sequoia (50 m), alle Magnolie, ai Platani, unici esemplari superstiti tra quelli usati per fiancheggiare le strade del Regno Borbonico, fino ad arrivare alla Camelia, la regina del giardino. E non è ancora tutto. Più in là, ci sono le serre, alcune già restaurate, la Casa del Giardiniere e mille altri angoli ancora tutti da scoprire e da aprire al pubblico. Nel bell’articolo di Lidia Luberto, pubblicato su Il Mattino, si trovano tutte le notizie del caso, per questo lo riportiamo, sapendo di fare cosa gradita ai nostri lettori internet
DA VANVITELLI A GRAEFER di Lidia Luberto.
Non solo i «percorsi di luce» nel parco di Palazzo reale Per verde e rarità botaniche si lavora al pieno recupero. Non solo «Percorsi di luce» per riscoprire ed apprezzare il parco della Reggia e il Giardino all’Inglese, riserve naturali e veri e propri gioielli dell’arte di far giardini. Perché se di notte, al chiarore della luna e con il sapiente gioco di luci, si è sopraffatti dalla magia e dalla suggestione dei luoghi, di giorno è possibile coglierne la perfetta architettura. Soprattutto oggi che il Parco (122 ettari) e il Giardino inglese (23 ettari), sono stati oggetto di un piano di restauro, raccomandato quando la Reggia fu inserita tra i beni del patrimonio dell’Unesco. I giardini reali, infatti, avevamo perso, nel corso degli anni, le caratteristiche delle composizioni settecentesche per avvicinarsi all’immagine più libera e «naturale» dei parchi del XIX secolo. Da qui la necessità di avviare una serie di interventi in grado di far ritrovare ai giardini l’impronta originaria. I progetti di manutenzione furono affidati alla Soprintendenza ai Beni architettonici di Caserta, che li ha redatti e li sta attuando con la consulenza del Comitato Nazionale per lo Studio e la Conservazione dei giardini e parchi storici. E i risultati di tali interventi, sotto gli occhi di tutti, hanno avuto, in questi giorni, un riconoscimento ufficiale. Il Giardino inglese si è classificato al quarto posto nella graduatoria del Concorso «Il Parco più bello d’Italia 2004». I lavori di restauro dei giardini sono affidati alla supervisione dell’architetto Francesco Canestrini, funzionario della Soprintendenza. «Abbiamo cercato di riportare il parco – spiega Canestrini – all’aspetto originario, un intervento che ha richiesto studi e ricerche sui vecchi carteggi e sui progetti dell’epoca».
Così il visitatore di oggi, può vedere, più che in passato, la struttura del parco come l’aveva voluta Carlo III. Con le spalliere di lecci sagomate alla maniera settecentesca, le siepi di bosso, circostanti le vasche, rinfoltite e tagliate come era un tempo, il boschetto adiacente via Giannone, riperimetrato alla maniera settecentesca. Anche la fontana Margherita è stata sottoposta ad un attento restauro con l’impianto della bordura di hipericum intorno alla vasca, di rose antiche nelle aiuole, la messa a dimora di agrumi nei vasi in cotto lungo il perimetro. Ma gli interventi sono stati ancora più complessi e delicati nel Giardino inglese, anche per i danni causati nell’ottobre 1997 da un violento nubifragio che causò la caduta di due grandi pini sulla vegetazione circostante il Bagno di Venere con conseguenze disastrose sul piccolo specchio d’acqua, privato del lussureggiante boschetto di lecci, allori e tassi. «Ma il Giardino, per l’importanza e la rarità delle specie botaniche che conserva, richiede una cura e un’attenzione quotidiana» sottolinea Canestrini. L’attuale aspetto è frutto non solo dell’opera dell’architetto creatore Carlo Vanvitelli e dell’eccezionale esperienza del british gardener, Andrew Graefer, appositamente chiamato a Caserta, ma anche di coloro che hanno introdotto specie nuove. Nel Giardino all’inglese esistono diecine di alberi monumentali e specie botaniche rarissime. Oggi tutto questo patrimonio naturale viene monitorato con un censimento periodico e una catalogazione informatica, continuamente aggiornata, di tutti gli esemplari arborei e arbustivi. Il censimento ha consentito di confrontare la descrizione eseguita dallo studioso del secolo scorso Nicola Terracciano con l’attuale configurazione del giardino e di rilevare e seguire le condizioni di conservazione delle piante e di individuare le eventuali cure per garantirne la salvaguardia. Vale la pena, dunque, dedicare un’intera visita a quest’oasi naturale. Visitare tutto insieme, parco, palazzo e giardino inglese, consente al massimo di avere una frettolosa idea del patrimonio artistico e naturale che il monumento conserva.
Il parco nei versi del Nobel Montale
Il Parco di Caserta anche in poesia. A celebrarlo in una sua lirica uno dei maggiori poeti della letteratura italiana. Inserita nella raccolta “Le occasioni”, è il premio Nobel Eugenio Montale, che racconta e descrive a suo modo la bellezza e la suggestione del luogo. “Dove il cigno crudele/ si liscia e si contorce, / sul pelo dello stagno, tra il fogliame,/ si risveglia una sfera, dieci sfere,/ una torcia dal fondo, dieci torce,/ e un sole si bilancia/ a stento nella prim’ariam/ su domi verdicupi e globi a sghembo/d’araucaria,/ che scioglie come liane/ braccia di pietra, allaccia/ senza tregua chi passa/ e ne sfila dal punto più remoto/ radici e stame. /Le nocche della Madri s’inaspriscono,/ cercano il vuoto.
Categorie: Parchi, foreste e comunità
0 commenti